sabato, febbraio 06, 2021

Gocce d'inchiostro: Martin Eden - Jack London

Si può non vivere un’esperienza come questa? Ebbi come un’illuminazione, uno scoppio di ilarità, un brivido di eccitazione mista a una buona dose di interesse che, come una risata spontanea, rimbalzò sulle pareti della mia stanza. Invase la mia coscienza al punto tale da non poterne dare una sua forma. Sono giunta tardi in balia della coscienza di questo giovane, con la copia perfetta e ancora profumata di nuovo che stanziava sullo scaffale da parecchio tempio. Ma i romanzi, per fortuna o per sfortuna, sono pazienti ed il momento di leggere della storia di Martin giunse inaspettato solo negli ultimi giorni di gennaio. Venne a trovarmi nel momento in cui mai me lo sarei aspettata, di cui io stessa ho interpretato in svariato modo. Non eclissando però ciò che effettivamente è: un viaggio interiore che è il raggiungimento delle proprie aspirazioni letterarie nonché ascesa nel campo dell’alta società, ma in particolare una parabola. Una rappresentazione dell’inizio di un avventura verso l’inconfutabile fine. Una specie di processo naturalistica dove l’ascesa sociale è narrata come una progressiva regressione autodistruttiva, in cui lo scontro fra uomo e natura non sarà altro che metafora dei contrasti sociali dell’America fra il XIX – XX secolo.

Titolo: Martin Eden
Autore: Jack London
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 11, 90 €
N° di pagine: 526
Trama: Martin Eden, un giovane marinaio di Oackland, salva la vita a un ragazzo della buona borghesia di San Francisco, Arthur Morse. Per ringraziarlo, questi lo presenta alla famiglia e alla sorella Ruth. Tra lei e il giovane marinaio scatta subito un’attrazione vitale, ostacolata però dalle differenze di classe e quindi dalla prevedibile resistenza della famiglia di Ruth. Un po' per farsi accettare socialmente, un po' perché sinceramente affascinato da quel mondo borghese, Martin decide di affinare la propria cultura. Da giovinastro un po’ rozzo, in anni di studio forsennato si trasformerà in uno scrittore di successo. Sembra finalmente realizzata quell’ascesa sociale tanto agognata da Martin.

 

La recensione:

Affascinata. Le prime pagine di un romanzo sono un chiaro segno di quanto materiale, abilità stilistica e letteraria ci sia al suo interno. Una storia comune, banale, o atipica, se scritta in maniera a dir poco eccelsa combattono qualunque pregiudizio o diniego iniziale, una storia che pullula di vita e rinascita che ha preso lo studio, l’istruzione come qualcosa di serio, di cui il suo autore è una new entry fra gli scaffali della mia libreria, di cui sapevo essere parecchio bravo e nominato e di cui Martin Eden era uno dei suoi tanti romanzi più celebri. L’averlo, il possederlo ma non leggerlo poteva dire che di Martin e della sua ascesa sociale avrei letto solo negli ultimi giorni di gennaio, avendo così la possibilità di conoscerlo, andando in qualunque posto mi avrebbe spiattellato, seguendolo in ogni sua mossa. Dal suo decadimento alla sua ascesa, a cui però ha lavorato sodo per migliorarsi e tirare fuori controllo ciò che più lo affascina: la letteratura. Era passato dalla semplice bravura diplomatica a lavorare come marinaio a qualcosa che sfiora l’eccellenza, con un’elevazione che, malgrado il suo forte ed altisonante eco, non è stato proprio imponente, permettendolo però di crescere sia spiritualmente sia individualmente.
Il problema di quando leggi romanzi che trattano temi come quello della rinascita ti ritrovi automaticamente relegato fra i postumi di una vita inappagante, in un’atmosfera così languida e appiccicosa e impalpabile come un sogno, e quindi condannata a raccogliere solo le briciole di quell’umile lavoratore che aspira a divenire scrittore. Comprendo l’importanza dell’istruzione, del riassestare la propria crescita spirituale, il forte desiderio di amare ed essere amati così come siamo anziché per come dovremmo essere e sarei stata contenta di questo ruolo da subordinato se non si fosse ritenuto uguale a tutti gli altri, un marinaio che annaspa a crescere ma i cui tentativi saranno perlopiù miseri.
Sicuramente un giudizio di cui molti lettori si discosteranno da me, non riconoscendo in Martin le parole con cui l’ho ritratto, ma per gran parte della sua lettura sono stata posseduta da questo pensiero, non rovesciando niente di tendenzialmente orribile, ma non così accolorato come credevo fosse, fra i quali militano una buona posizione sociale, il portamento, il linguaggio che è si tangibile, tattile ma non vanno al di là del semplice concetto di ispirazione intellettuale.
Martin Eden che è stato nettamente disgustato dalla sua posizione di umile, ignorante lavoratore che per certi versi non possiede niente di speciale da altri romanzi di formazione, evidenzia tuttavia come non fosse giusto condannare l’uomo a una condizione simile affrontando duri ed intensi << allentamenti >>.
L’istruzione è una forma di sapere, per molti incomprensibile, che specialmente sul finire del XIX secolo era perlopiù sconosciuta, incomprensibile non riuscendo a capire cosa inducesse ad ottenere. Jack London, ex marinaio ed attivista americano, conobbe a fondo questo argomento e lo espugna in maniera alquanto egregia riversandolo in pagine di diario che perlopiù sembrano essere atrofizzate in una massa gommosa e stucchevole di fili mentali squagliati, appiccicosi, altisonanti, quasi solenni e le sue innumerevoli valvole di un linguaggio diretto ma in cui il connubbio fra bellezza e verità fanno appello a quanto c’è più di sublime e nobile nella natura umana, ma perseguitata dalla violenza, dalla tragedia alleggerita dall’ironia. La letteratura, a questo scopo, è un vasto cosmo che nobilita con i suoi sublimi pensieri dell’animo, accrescono qualunque forma di bellezza assieme all’amore che avvolge in sospiri di calma eterea, una luce soffusa da cui è possibile attingere a quel vasto regno di ricerca spirituale. La natura umana è una delizia da modellare a cui bisogna dargli una certa forma.
La determinazione a proseguire lungo una strada che potrebbe per un primo momento destabilizzarti, in un secondo sorprenderti, non offriva alcun barlume di speranza a divenire qualcosa o qualcuno che sembrava impossibile ottenere. Ma come non attingere a certe bellissime forme di vita, da cui London attinge e valorizza elementi senza sacrificare niente e nessuno? Limpido e accorto, si limita all’analisi della meccanica della vita non più come forma della vita in se, ma al meccanismo per cui si muovono gli oggetti all’interno della società e nel romanzo visti attraverso una forte critica che London serba nei riguardi dell’individualismo e del capitalismo.
Una manciata di giorni dietro a un romanzo davvero bello come questo denotano come di Martin e della sua storia serberò un bel ricordo, un guazzabuglio di sensazioni che si sono scontrati contro la mia gabbia toracica, mescolate al forte desiderio di rinascere, crescere e poi vincere. Mediante un processo di lenta crescita dalla corsia della vita verso un posto che avrebbe dovuto essere più colorato, più confortevoile, rivolgendosi esclusivamente all’anima, ai sentimenti. Una volta dentro, la letteratura avrebbe donato forme sconosciute di bellezza in cui l’illusione cozza con la realtà, un certo moralismo dipingono l’individuo come essere convivente di svariate metologie di adattamento. Quando ci si inerpica nei meandri della letteratura, così ostile ma intensa, nell’immediato si provano moti di diniego e perplessità. Incapace di dare un significato, ho così accolto questo << tentativo >> di Martin come un gesto di tenerezza o affetto che costruito mediante piani emotivi intimistici ma poco convincenti, esplica una certa forza ma non una certa durezza. Un amabile forma di proclamare amore alla letteratura che tuttavia si regge su qualcosa di fragile. Nonostante Martin ha una sua forma, il problema sta che è effettivamente solo lui ad averla, emettendo così battiti che sono comparsi e poi svaniti come la scioglievolezza di un sogno. Maggiormente affettivo e trasognante, ma che anniente forme di solidarietà e unione.
Romanzo dunque che mi ha piacevolmente colpito, mi ha attratta nelle sue maglie sentimentali, in cui il protagonista egregiamente si trascina nel fango, nella crudeltà interpretando svariate forme di rinascita. Ma che si discosta dall’idea di indimenticabile e imprescindibile che suscitano le sue pagine, poiché qualunque forma di sentimento, coinvolgimento emotivo è un soffio di vento che a malapena si riesce a toccare. Una certa luce, inizialmente ardente e attraente, ma poi fievole come una piccola fiamma.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Ciao Gresi, non ho letto il romanzo, ma ricordo una puntata molto interessante di "Per un pugno di libri" incentrata su questo libro :-)

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    1. Spero ti sia piaciuta! Il romanzo comunque è molto bello ☺️☺️

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  2. Devo leggerlo, ho amato molto il film :)

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