Una sera di fine
marzo, dall'aria mite e tranquilla, quando il silenzio avvolse ogni cosa,
persino le nostre fragili membra, lasciai per l'ennesima volta la mia casa per
recarmi in un bel posto. Un posto che ha rievocato ricordi, nozioni che credevo
perduti, in una città che si regge sui segreti.
Il ladro di
nebbia, romanzo d'esordio
della giovanissima Lavinia Petti, è stata esattamente quel genere di storia che
desideravo facesse al posto mio. Ricerca interiore in cui sogni, ricordi e
realtà si fondono.
Augurandovi un
buon weekend e, soprattutto un buon 1° d'Aprile, vi racconto come questo
piccolo gioiellino ha illuminato i corridoi bui della mia anima. Cercando di
distinguere il vero dal falso, immergendomi completamente, e solo dopo
cominciando a distaccarmi dal simpatico Antonio. Solo e insoddisfatto,
costretto a vagare come un anima in pena dinanzi al fragore del mondo.
Titolo: Il ladro di nebbia
Titolo: Il ladro di nebbia
Autore: Lavinia Petti
Casa editrice: Longanesi
Prezzo: 14, 90 €
N° di pagine: 426
Trama: Antonio M. Fonte è uno scrittore di enorme successo, ma per
lui fama e ricchezza non hanno alcun significato. Stralunato e sociopatico,
vive in una vecchia casa dei Quartieri Spagnoli di Napoli con la gatta
Calliope, e se non ci fosse il suo agente letterario a ricordargli scadenze e
doveri sarebbe incapace di distinguere ciò che è reale da ciò che forse non lo
è. Ma un giorno, in mezzo alle migliaia di lettere dei suoi ammiratori, Antonio
ne riceve una che non può ignorare. Datata quindici anni prima, è indirizzata a
una donna che Antonio non crede di avere mai conosciuto. Solo il nome del
mittente gli è famigliare, perché è il suo. Quella lettera l'ha scritta lui,
senza alcun dubbio. Quelle parole accennano a un ricordo smarrito a un uomo che
è stato ucciso, forse da lui stesso. Ma Antonio di tutto questo non ricorda
nulla. Il giorno del suo cinquantesimo compleanno, si perde nei vicoli di
Napoli e in un palazzo mai visto prima incontra uno strano personaggio che ha
la mania di raccogliere tutto ciò che gli uomini perdono: nel suo Ufficio
Oggetti Smarriti non si trovano solo mazzi di chiavi, libri o calzini spaiati,
ma anche ricordi di giochi infantili, amori giovanili, speranze e sogni dimenticati.
Antonio intuisce che è da lì che deve partire per ritrovare il filo del suo
passato e risolvere l'enigma della lettera. Ma quell'enigma nasconde arcani
ancora più insondabili: il segreto di una città che cambia forma e aspetto,
l'avventura di un viaggio imprevedibile...
La recensione:
In una strada buia e polverosa, un sudario di bruma cade in
un'area residenziale tipica delle classi medie, situata alla periferia di una
grande città. E' quasi sera e, in questo vicolo completamente buio, la brace di
una sigaretta nell'oscurità della notte illumina una sagoma appoggiata al nero
dei muri - imbrattate da anni di risse, spintoni e insulti - le cui volute invisibili si alzano nel cielo come fiati di
vapore. Dall'aria inquieta e pensierosa, con mani tremanti e sudate, un uomo
osserva una vecchia fotografia che ritrae l'immagine di una figura a lui
sconosciuta: il volto di una giovane ragazza, Genève, il cui mistero della sua
identità al momento sfugge alla sua memoria. Come una scia di orme rossastre
che brillano sulla neve e si allontanano verso l'ignoto, con una luna vaporosa
situata nel cielo avvolta nelle crepe di nubi plumbee...
Leggendo Il ladro di nebbia,
romanzo gotico a tinte fosche dell'esordiente Lavinia Petti, di figure
evanescenti che vagano lungo la riva dell'insoddisfazione e che avvertono la
presenza di una realtà che sarebbe presto diventata loro e che avrebbe colmato quel senso
d'incompletezza delle loro esistenze, questa è l'immagine che vedo non appena chiudo gli occhi. Sprazzi di una vita passata,
lontana. Un impasto di pensieri e di sogni, di speranze e delusioni, sospeso
nell'aria stagnante, impossibile d'annullare del tutto. Memoria di una vita
rubata di un giovane e talentuoso scrittore, nonché storia di un ricordo che
non è mai stato tale.
Gioco di luci e ombre, d'immagini che si affacciano nelle frasi e
che riportano in una Napoli vecchia e tenebrosa, come quella che aveva segnato
sia me sia il giovane David, protagonista indissolubile de Il gioco dell'angelo, il romanzo della Petri è quel genere di
storia che, assieme ai suoi personaggi, ti condanna a vagare per il mondo in
fiamme che avevamo sognato, in cambio di qualche moneta o di una promessa che
adesso sembra la più dolce delle ricompense. Zeppo di distrazioni magiche e
fantastiche, una suspense non del tutto perfetta e un ritmo sincopato ma
appassionante, il romanzo si ammanta di un linguaggio che ha una sua
particolare cadenza, di uno stile che ammalia e penetra nel lettore al punto
tale d'immergerlo in uno stato fra il fascino e la dimenticanza, e di una spiccata
predisposizione dell'autrice nel suscitare, negli animi dei lettori, turbamento
e allo stesso tempo magnetismo. Un racconto che non è altro che un esaltazione
sull'importanza dei ricordi, detriti trascurati di una vita lontana, del
godimento di narrare e del piacere della letteratura, una bolla di sapone che
cambia repentinamente colore e che, per opera di un disegno imperfetto,
appassiona ma non conquista completamente, e rivela la passione dell'autrice
per Zafon e cattura chiunque ami i suoi romanzi. Asciutto, determinato e
incalzante trasmette una piacevole inquietudine per tutto il tempo della
lettura e, strutturato alla maniera dei romanzi della narrativa contemporanea,
è ambientato in un epoca in cui il tempo e lo spazio scorrono a loro libero
arbitrio.
Quella della Petti è una storia molto carina che gioca tra il
reale e l'assurdo, sentimentale e drammatica che è una nostalgica rievocazione
del passato, nonché rivisitazione di un epoca irrecuperabile fatta di strani e
oscuri personaggi, rivelazioni sconcertanti e patti stretti con eccentrici Collezionisti. Trascina in un mondo di luce e ombre,
fra le stanze polverose di una modesta caffetteria o fra le vecchie mura di un
ufficio un po' troppo pacchiano. E' inoltre evidente la meravigliosa sintonia fra l'autore, la propria
ispirazione e la capacità ricettiva dei personaggi, che si rispecchiano
perfettamente nei personaggi. Fantocci pallidi imprigionati in un pozzo oscuro.
Un manipolo di ombre accomunati dall'insaziabile
sete delle parole, di ciò cui ritengono più prezioso, che hanno la stessa
forma, la stessa voce, lo stesso volto e che, con la loro originalità, la loro vita, la loro oscurità interiore, riescono a
catturare tutto ciò che li circonda.
Le
vicissitudini di un giovane scrittore pieno di ambizioni, reso poco sensibile,
che ci narra la sua storia quasi come una lunga scoperta sul senso della vita.
Scritte in quelle che non sono altro che pagine della sua memoria, che si
trascineranno fino a quando esalerà il suo ultimo respiro, per poter così
finalmente farlo fuggire nell'unico luogo dove né il cielo né l'inferno
potranno mai trovarlo.
Leggendo
ho avuto l'impressione di rivedere quel mondo
di pagine e sogni che Zafon ha meravigliosamente creato. La storia della Petti
ha qualcosa di questa straordinaria bellezza, e a mano a mano avevo la
sensazione di percorrere passo dopo passo le vicissitudini del protagonista.
Come Daniel de Il gioco dell'angelo,
riga dopo riga, avevo l'impressione che il simpatico Antonio avesse imboccato
senza saperlo la sua discesa in un abisso di insoddisfazione e follia.
Vivida
testimonianza del racconto di un amore incommensurabile covato per anni, di
tradimenti, odi e amicizia, Il ladro di
nebbia è una storia con tanto potenziale la cui trama, se intessuta
diversamente, avrebbe potuto lasciare un infinità di sensazioni altalenanti.
Tra il vocio di lettori curiosi e voraci, che richiedevano a gran voce da tempo
il seguito, ci sarebbe potuta essere anche la mia. Impaziente e in trepidante
attesa di leggere il seguito, speranzosa di poter riscontrare le medesime
sensazioni del primo volume. Capace di colpire persino i più diffidenti,
rifugio personale nel momento del bisogno.
Valutazione d'inchiostro:
3
Non so perché, ma questo libro mi fa sempre venire in mente L'ombra del vento di Zafòn, che tra l'altro non ho ancora letto...
RispondiEliminaComunque è sempre interessante scoprire nuovi autori!
Beh, non nascondo che il romanzo ha vasti richiami a Zafon. Ma, Beth, credimi: non c'é paragone! L'ombra del vento, e i suoi seguiti sono bellissimi! Dunque, ti consiglio d buttarti. Ti assicuro non te ne pentirai ;)
RispondiElimina