Mi capita ogni tanto di leggere romanzi
brevi di Alessandro Baricco, così come mi capita di dovermi spostare
repentinamente da un posto all'altro. In quel momento ci sono io, la mia anima,
pronta ad imbarcarsi in una nuova avventura.
Emmaus non
si può considerare memorabile, ne altrettanto bello come Oceano mare o Castelli
di rabbia. Trattandosi di una novella alquanto breve, quasi un monologo di
crescita interiore, leggerlo brevemente è stato divertente. Coinvolgente e
appassionante come del resto sono per me tutti i romanzi di questo autore.
Titolo: Emmaus
Autore: Alessandro Baricco
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 8 €
N° di pagine: 139
Trama: Parabola di vita, romanzo di formazione, Emmaus segue
il percorso di quattro giovani uomini alla scoperta del mondo e di loro stessi,
delle loro potenzialità positive e negative, dei labili confini tra perdizione
e salvezza. Sullo sfondo gli adulti, i genitori, rimangono figure evanescenti.
Solo a tratti escono dal loro torpore per cercare un contatto con i figli, con
imbarazzo e quasi con timore.
La recensione:
Il mondo ha, per noi, confini fisici molto immediati e
confini mentali fissi come una liturgia. E quello è il nostro infinito.
Ho guardato il palcoscenico che è stato
messo su, in queste poche ma salienti righe, trattenendo il fiato, curiosa di
sapere cosa sarebbe successo. Nel silenzio generale sono rimasta incantata,
come del resto lo fu lo stesso autore nel lasso di tempo che lo vide impegnato
nella stesura, osservando immobile gli oggetti che si muovevano invisibili nel
vuoto, come per prendersi una pausa o porre una riflessione molto importante
sul senso della vita. Mi ero trovata in un mondo senza cautele in cui l'umana
avventura non correva a ridosso della normalità. Lentamente mi ero sorpresa a
vedere divampare una fiamma nel palmo della mia mano destra. Qualunque
spettatore avrebbe emesso un suono che non era né uno strillo né un sospiro. Ho
visto la punta di questa piccola fiammella bruciare, e crescere a dismisura.
Sembrava quasi di sentire lo sfrigolio che produceva. Un uomo comune, un poeta
che cerca di interpretare la vita mediante parole che se non utilizzate bene
potrebbero ingolfarsi e danneggiarsi, aveva scritto una storia che è resistita
alle soglie del tempo con tutte le sue concezioni filosofiche e veritiere,
squarci di una vita comune in cui chiunque potrebbe rispecchiarsi. Che
meraviglia!
Aprendo con curiosità le pagine che
compongono Emmaus penso che la
decisione di leggere questo racconto, come pure la soggezione provata da chi
non comprende il mio amore per i romanzi, non mi tormentarono nemmeno una volta
quanto la ferrea decisione presa questo pomeriggio di fine gennaio e tutto ciò
che ne conseguì. Escogitando sistemi sottili di follia, infilando in ogni
dettaglio dei suoi romanzi perle riguardanti la mia vita, che inaspettatamente
si intrecciarono alla sua, come una matassa da sbrigliare per il resto della
vita. Naturalmente sapevo che Emmaus,
così come Senza sangue, sarebbe stato
così piccolo ma essenziale da sprigionare una melodia che è arrivata dritto
dritto al mio cuore, condotta in un luogo imprecisato, nei cuori di personaggi
silenziosi, solitari, esperti conoscitori di una vita che gli appartiene,
scolpiti come una macchia nera su una tela bianca.
Un linguaggio forbito e a cavallo fra due
generazioni, soave, a tratti lento a tratti monotono che come una dolce litania
mi ha tuttavia invaso con la sua inspiegabile essenza, ed io, assieme a Santo,
Luca, Andrè, Bob sono andata e tornata, girando su me stessa, puntando dritto
verso una meta sconosciuta.
Valutazione d'inchiostro: 3
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