Non penso sia necessario leggere le innumerevoli
recensioni positive, o qualche testo parrocchiale, o qualsiasi libro del genere
per conoscere la storia della povera Agnes. Solo le cose che io ho reputato
davvero importanti.
Ho visto la nebbia aleggiare tutt'attorno, nella
brughiera incolta di un piccolo paesino del sud dell'Islanda, ho udito i corvi
gracchiare all'odore di sangue copioso sparso per terra, immaginando il tutto
come se questa storia l'avessi vissuta sulla mia pelle. Come se il fardello
troppo pesante che la protagonista di questa bellissima storia è costretta a
portare sulle spalle gravasse sulle mie, che evita gli sguardi delle donne per
cui lavora, sapendo già che avrebbe dovuto ben presto andarsene da questo
mondo. Consapevole dell'antico rituale di cui sarà imbrigliata, soggetta ad
accuse e pregiudizi, una figura misteriosa e affascinante che appare sfocata
come un estraneo che cammina sotto una tormenta di neve.
Della sua lettura serbo dei bellissimi ricordi;
ricordi silenziosi e, taluni, inaffidabili. Ma condividere questa storia,
questo ricordo con qualcuno ha significato mettere a repentaglio la fede che
ciò che la Kent ci racconta sia accaduto per davvero. Spinta in silenzio ad
attaccarmi alla sua vita come una lappola, consapevole di non essermi mai
sentita sola.
Titolo: Ho lasciato entrare la tempesta
Autore: Hannah Kent
Casa editrice: Piemme
Prezzo: 17, 50 €
N° di pagine: 350
Trama: Strega, seduttrice, colpevole, assassina: Agnes
Magnùsdòttir è accusata di molte cose. Perché nell'Islanda dell'Ottocento -
immersa nella nebbia come in mille superstizioni, lei -, con la sua bellezza,
il suo animo ribelle, la sua intelligenza troppo vivace, è diversa da tutte.
Diversa anche per l'uomo che si è scelta: Natan Ketilsson, un uomo più vicino
ai diavoli dell'inferno che agli angeli del paradiso, come mormorano nel
villaggio, capace di risuscitare i morti con pozioni a base di erbe conosciute
solo da lui. E ora che Natan è morto, ucciso da diciotto coltellate, il
villaggio decide che la colpevole dell'efferato omicidio non può che essere lei,
Agnes. La donna che lo amava. E mentre, ormai condannata, attende la morte per
decapitazione, Agnes racconta la sua versione della storia alle uniche persone
amiche che il destino le concede nei suoi ultimi giorni: la moglie del suo
carceriere, e un giovane e inesperto confessore. E anche se la morte sarà la
fine inevitabile, per Agnes la vita continua oltre altrove: nei pensieri, nei
sogni, nelle storie che ha letto, e nell'amore per Natan. Le cose che
appartengono soltanto a lei, e che nessuno potrà toglierle.
La
recensione:
Ho
pensato molto a tutto quello che mi ha detto Agnes sulla natura della sua
condanna. Ne ero venuta a conoscenza mediante una sensazione di calore,
solidarietà inaspettata, e anche adesso che ne ho terminato la lettura provo la
medesima cosa. Da questo momento, ho avuto modo di sentire molte cose, vedere cose che
non credevo potessero vedere i miei occhi, e tutto è stato davvero efficace.
Meraviglioso, prettamente realistico. E so anche che le mie intenzioni
iniziali, si basavano su un progetto davvero fantastico che mi avrebbe visto
impegnata in qualcosa che desideravo da tempo. Leggere una storia oscura,
intrisa di magia ed esoterismo. E non ho potuto non essere più soddisfatta di
così, in quanto la storia della povera Agnes mi ha ispirato inquietudine,
ansietà, ha turbato la mia psiche senza che io lo volessi, senza portare i miei
sentimenti nella giusta direzione là dove non credevo potessero essere
condotti. Agnes sapeva, ma al di là delle mie congetture, al di là delle mie
parole, ci sono arrivata grazie a lei.
Una
cosa mi ha sorpreso più di tutte: a giudicare dalla storia che mi ero
immaginata, Ho lasciato entrare la tempesta ha una coscienza di stati emotivi
profondi, intriganti, quasi segreti, che io ho raggiunto solo mediante la voce
carezzevole dell'autrice, che non cercavo. Sono adesso molto curiosa di
conoscere l'altro suo romanzo, pubblicato da Piemme nel mese di settembre, e
sarei molto curiosa anche di scoprire quali sono le ragioni che mi porteranno
ad afferrare l'essenza di queste storie.
Mi
sento davvero una stupida per aver letto così tardi, ma altre letture più
urgenti reclamavano la mia attenzione, che ho appena deciso metterò da parte
per qualche altro tempo. Conclusa la saga de Il mondo d'inchiostro, tornerò a
farti nuovamente visita, cara Hannah. Lo farò con una nuova recensione, con
nuove curiosità e aspettative. Ecco perché mi sento ancora un po'
insoddisfatta.
Per
la storia che ho letto e che mi è stata raccontata ho cercato di saperne di più
sulle origini delle streghe, dell'Irlanda del secolo e, soprattutto, sui riti
magici che aleggiano tutt'attorno. Ho immaginato infatti pezzi di vita di un
epoca passata verso la prosa semplice e profonda dell'autrice e la qualità
bucolica che la caratterizza. Cosa che mi ha lasciata davvero stupefatta. A
volte ci sono stati pezzi della sua prosa che mi hanno davvero spiazzato.
Persino Agnes si è stupita del mio fervore.
Non
è stato così difficile immaginarla, questa donna ribelle e coraggiosa. Torturata, incompresa, sola, talvolta fredda e distaccata, talvolta solidale e
amichevole, seduta sempre in un quadrato buio illuminato debolmente dalla luce
penetrante della luna, tra polvere e ragnatele, a rammendare. Ad un lettore
curioso ed avido di storie, un'immagine di questo tipo non poteva di certo non
esercitare un fascino misterioso su questa figura imperscrutabile, fantasma
della mente e dell'immaginazione che mi accompagnò ovunque e in ogni ora, e soprattutto
fra le ombre della notte, quando il chiarore freddo e luminoso di un astro,
riflesso in una stanza familiare o rimandato da uno specchio sembrava conferire
una dimensione sconosciuta romanticamente romanzesca. La si osserva con
trepidante attesa per scorgerne le aspettative; una mente talmente intorpidita
dalla pesantezza di una storia realistica, confluita su pagine bianche che
hanno brillato in variopinte descrizioni.
Una
condanna a morte, indetta ingiustamente, costituisce l'attrattiva principale,
che ha marchiato Agnes come peccatrice di una colpa che realmente non può così
definirsi. Una meteora apparsa in un momento, ardendo fosca attraverso un banco
di nubi.
Racconto
di una donna apparentemente forte, ma fragile, frutto di un arte e di una
fantasia così fertile e sontuosa la cui protagonista ha un cuore talmente
grande che ha racchiuso molti ospiti, il romando della Kent è in realtà una dimora solitaria e gelida
senza un focolare domestico. Con conseguenza che il mondo risulta oscurato
dalla sua bellezza e più perduto ancora per il sentimento generato; la cortigiana innamorata ma non ricambiata di un ricco possedente.
Mi
sono calata nei panni di una giovane combattente che, accusata di omicidio a
causa della sua relazione illecita con un ricco proprietario terriero e alla
descrizione di una relazione illecita fra una cortigiana e un uomo dell'alta
società, condotta in un angolo del suo inferno, facendomi così acquisire senza
alcun eccezione un nuovo tenore di vita.
Ho
avvertito un'angoscia interiore, un vuoto, che ho scorto pian piano nell'anima
dei personaggi - avvertita da quest'ultimi in una bellissima ostentazione del
nulla - con una capacità di osservazione chiara e diretta. Un monito verso la
religione, la libertà d'espressione e d'agire in cui i protagonisti avvertono
l'esigenza di essere confortati, capiti, consolati e che percepiscono la
presenza di una realtà che li avrebbe presto resi partecipi. Una realtà in cui
Agnes è accusata di essere una strega, che ha infranto le regole e le
convenzioni del secolo pur di sopravvivere, inducendo così a chi le sta attorno
a desiderare quello per cui è giusto lottare: la libertà, l'indipendenza. Una
dinastia destinata al baratro in cui non si riesce a scorgere nemmeno il fondo,
con la perenne speranza di poter un giorno scorgere la luce, nel pozzo oscuro e
profondo in cui sono precipitate l'anima di chiunque abbia deciso d'imbarcarsi
in questa storia.
La
percezione dell'aver perso tutto, il distacco dal mondo, infondono una certa
irrequietezza.
Vuoto
su vuoto, come battere la testa contro un muro. E in questo silenzio, in un
mondo orrendo, folle, smanioso di potere e privo di amore, si riesce a cogliere
qualcosa di significativo. Un vasto assortimento di citazioni bibliche e
riferimenti dettagliati sulla vita e la letteratura, in cui Agnes sperimenta le
gioie dell'amore carnale attraverso un lungo processo di scoperta della propria
condizione di penitente. Tutti incarnati in un unico volto, in quello del suo
amato Natan, del piccolo demonio mandato dall'inferno - suo fratello Frederik
-, e naturalmente, della sua condizione.
Una
storia in cui prevale una generale malinconia che, alla fine, guarisce tutti. I
problemi che affliggevano la povera Agnes e tormentavano senza posa la nostra
anima sono finiti. Ci si convince di aver preso in mano la vita di un altro, e
che questo alla fine ha trovato la sua strada e che da peccatore si sono
espugnate le colpe.
Valutazione
d'inchiostro: 5
Non avevo mai sentito parlare di questo romanzo, ma mi hai davvero affascinata! Me lo segno immediatamente e cercherò di recuperarlo il prima possibile! :)
RispondiEliminaGrazie, Adele! È una lettura che non posso non consigliare caldamente, e spero vivamente potremo presto confrontarci ☺☺
EliminaHo già visto questo titolo in giro e devo dire che mi incuriosisce, la tua valutazione super positiva ancora di più
RispondiEliminaTe lo consiglio!! ☺
EliminaEro rimasta molto colpita da questo libro quando è uscito, un po' per l'ambientazione, un po' per la trama, ma poi non l'ho mai preso e l'avevo un po' dimenticato. Adesso sono di nuovo curiosa.
RispondiEliminaIo non posso non consigliartelo! A me mi ha rapita ☺☺
EliminaCiao Gresi! Finalmente riesco a passare dal tuo Blog e che trovo? La magnifica recensione di un romanzo che ho letto anch'io!
RispondiEliminaSono davvero felice che ti sia piaciuto! Hai scritto una recensione meravigliosa, perfettamente in linea con ciò che l'autrice ha voluto raccontare e far trasparire dalla storia! Ammetto che io non ne ero rimasta così tanto e entusiasta, ma il fatto che sia una storia vera fa comunque riflettere e intristisce moltissimo anche per il finale aimè non positivo.
una cosa che certamente non conoscevo è che l'autrice ha scritto un secondo libro... Andrò a curiosare la trama!
Ciao, Jasmine! Grazie davvero per le belle parole :) Leggerò anch'io il suo secondo romanzo, e spero mi conqusiti come questo :)
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