La
De Gregorio ha scritto della sua solitudine come qualcosa di destabilizzante,
atroce, usando il linguaggio del cuore e dei nervi, sperimentando cosa
significa avere e allo stesso tempo lasciarsi scappare l'amore profondo dei
figli, carne, sangue, muscoli che le sono appartenuti e che adesso, alla soglia
della vecchiaia, si è lasciata sfuggire come sabbia fine sul palmo di una mano.
Titolo:
Mi sa che fuori è primavera
Autore:
Concita De Gregorio
Casa
editrice: Feltrinelli
Prezzo:
13 €
N°
di pagine: 122
Trama:
Ferite d'oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara
con oro liquido. E' un'antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le
esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche
per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può
trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si
chiama amore. Questa è la storia di Irina, che ha combattuto una battaglia e
l'ha vinta. Una donna che non dimentica il passato, al contrario: lo ricorda,
lo porta al petto come un fiore. Irina ha una vita serena, ordinata. Un marito,
due figlie gemelle. E' italiana, vive in Svizzera, lavora come avvocato. Un
giorno qualcosa si incrina. Il matrimonio finisce, senza traumi apparenti. In
un fine settimana qualsiasi Mathias, il padre delle bambine, porta via Alessia
e Livia. Spariscono. Qualche giorno dopo l'uomo si uccide. Delle bambine non
c'è più nessuna traccia.
Una
goccia, mille parole:
Cara
Irina,
trovo
a stento le parole. Ho cercato di mettermi nei tuoi panni, però mi è
impossibile. Mi dispiace.
Dovrei
schiarirmi le idee, sedermi al computer, e tenere a bada quelle emozioni che mi
si sono agitate dentro, perché il giorno in cui mi rivelasti tutto questo
cambiò ogni cosa … ed io che cosa ho fatto? Nulla, se non stare a guardare. O,
per meglio dire, sentire. Sono rimasta qui seduta a leggerti. So che avrei
dovuto essere più emozionata all'idea di leggerti, però immagino che una punta
di dispiacere sia più che normale. Non che abbia dubitato nemmeno per un
secondo della mia scelta … L'intera faccenda tuttavia mi ha resa un po'
inquieta, pensierosa, unanime. C'è da dire che, non avendo ancora figli, non so
cosa voglia dire perderli. Non ho idea di cosa significhino parole come "abbandono",
"allontanamento", quando io di tutto questo non conosco nemmeno il
significato, si fa per dire, presa come sono da una vita frenetica e un po'
ingarbugliata e dalle conversazioni che solitamente avvengono - fitte fitte, a
bassa voce - con i miei scrittori preferiti.
Non
so bene cosa mi abbia spinto a trovarmi qui, seduta dinanzi al pc, a scriverti
tutto questo: so soltanto che nel momento in cui le nostre anime entrarono a
contatto parteciparono tutti i miei "conoscenti" … e forse persino
qualcosa che non conoscevo nemmeno. Probabilmente una certa drammaticità, mista
a una buona dose di rabbia e apprensione e la quantità di dolore, mancanza di
affetto che non mi sono stati distribuiti ne quelli che potrò ricevere a
lettura conclusa. La donna è un esemplare vivente davvero inusuale: forte, ma
allo stesso tempo fragile; bella ed avvenente, agghindata e stretta in drammi
da cui riesce a piluccare molto poco. Parti della vita che vengono annaffiate
ripetutamente da litri e litri di una bevanda sconosciuta, che nella maggior
parte dei casi causa malessere, l'unica cosa di cui farebbe anche a meno, ma
costellate ogni tanto da una serie di colori dalle mille sfumature da far disperare
qualsiasi pittore. Questo praticamente il ciclo della vita.
E
non ho potuto fare a meno di pensare a te, cara Irina, nella tua stanza, seduta
accanto al caminetto, che ti fai bastare quelle piccole gioie che ogni tanto ti
riserva la vita, dopo tanto dolore e sofferenze. Devo ammettere che mi ha
rattristato tutto questo: tutta questa solitudine, tutto questo dramma, mentre
io e le mie preoccupazioni vagavamo su un altro fronte; se mi chiedessero il
motivo per cui la tua storia mi ha colpita così tanto non penso ci sia
risposta. Se mi chiedessero cosa ho ottenuto, risponderei: "Molto poco, a
dire il vero!" Senza alcuna esitazione.
Ma
allora perché mi trovo qui a scriverti, ti domanderai? Mi sono catapultata fra
le braccia della tua storia navigando da una zona a un'altra, da un cuore a un
altro, in attesa che tu potessi parlarmi, in attesa di una tua lettera. E in
pochissimo tempo mi sono resa conto di quanto questo fosse stucchevole: per
quanto lontano io possa aver fuggito, le cattive notizie ti trovano comunque.
Ed
è stato quindi troppo difficile, per me, rimanere seduta nella mia poltrona
preferita, con le mani in mano. Cosa avrei dovuto fare? Costruire una nuova
realtà in cui avrei dovuto viverci? Come un edificio moderno in pietra con
l'intonaco e la pavimentazione nuova. Accludo un piccolo abbozzo di ciò che
sento; lascerò che siano le parole ad esprimermi: non ce la faccio a tenermi
tutto dentro!
Mi
chiedi dunque cosa mi abbia spinto a trovarmi qui. L'ennesima sfida indetta su
Facebook, naturalmente. Da amante della lettura e della buona letteratura, non
riesco a saziarmi di libri. Trascorro ore e ore seduta a leggere nella mia
poltrona preferita, o sul mio morbido letto, a girovagare fa i borghi di
qualche strada rurale, o fra i cuori di personaggi che poi finiscono per
raccontarsi. A un certo punto la tua storia ho cominciato a portarla nel mio
grembo, pur di ricevere in cambio nient'altro che qualcosa che potesse mettere
a posto una parte della mia anima, ed io non ho potuto fare a meno di esserne
contagiata. In ogni momento, durante il corso della lettura, non ho mai avuto
la sensazione fossi rimasta sola, e sapevo che presto questa quotidiana routine
avrebbe cessato di esserci. Prima o poi avrei dovuto accomiatarmi da te,
decidere se continuare a stare in tua compagnia o su un nuovo traghetto che sta
per salpare, provando una felicità che non provavo da tempo. Lo so; questo è
ciò che accade alla fine di ogni romanzo. Alla fine di ogni storia. Eppure io
non sono un tipo che resta a guardare mentre il traghetto parte, mi porta
lontana da te. E forse questo è il nostro saluto definitivo, forse questo è
quel giusto commiato predestinato. Forse la scelta più giusta. E tu sai già qual
è.
Con
gratitudine e amicizia
La
tua sognatrice d'inchiostro
O_O questa tua lettera mi ha lasciata senza parole... un libro così si deve leggere e penso di farlo presto.
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Grazie mille, Simis! ☺☺
Eliminadavvero bella!
RispondiEliminaGrazie ☺☺
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