Non ho mai voluto sfatare il
mito dell’inaspettato. Ho sempre pensato che ogni romanzo abbia bisogno del suo
tempo, e talvolta così inaspettati che ci attendono, lì, invisibili, silenziosi,
maturando col passare degli anni, pronta a esplodere, in un milione di altre
cose. Nel caso de La nona casa della oramai celeberrima Leigh Bardugo la cosa
inaspettata, il lato << nascosto >> di questo romanzo
disgraziatamente per me si è discostato dalla bella e avvincente lettura di
Tenebre e ghiaccio in cui ogni cosa sembrava sfuggisse al mio controllo, mi
incitò ad appassionarmi. Cosa mi aspettavo da questa ultima sua fatica pubblicata, certamente non lo
so, ma la cosa inaspettata in tutto ciò è che confidavo che il romanzo,
definito come lettura per adulti, sofisticata e colta, si sia rivelata piatta,
monotona, a tratti incomprensibile … e per quale motivo per me è stato insoddisfacente? Perché sono stata “schiava” di un gioco perverso, ben studiato,
ma fastidiosamente lento e poco appassionante. E poi, in uno straordinario
scenario collegiale inglese, ho avuto la conferma che La nona casa mi aveva
escluso completamente dal suo magico ed esoterico mondo. Tentare di integrarmi,
nel momento in cui ho preso consapevolezza di ciò, mi ha costretta a giudicare
definitivamente e mediocramente l’improbabilità che fosse il luogo in cui
adattarmi. Ho volato attraverso una tempesta durata quattrocento pagine, in cui
non ho avuto ne riscontrato alcuna soddisfazione. E per districarmi da questo
torpore, svegliarmi da questa brutta sorpresa, fingo che La nona casa non sia
stato scritto da Leigh Bardugo e che il mondo Grishaverse sia più intrigante di
questo posto.
Titolo: La nona casa
Autore: Leigh Bardugo
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 19, 90€
N° di pagine: 420
Trama: Galaxy “Alex” Stern è la
matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con
una madre hippie, abbandonata molto presto la scuola e, giovanissima, entra in
un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di
molto, molto peggio. A soli vent’anni, è l’unica superstite di un orribile e
irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l’impensabile. Ancora
costretta in un letto d’ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una
borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più
prestigiose del mondo. Dov’è l’inganno? E perché proprio lei? Ancora alla
ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso
affidatole dai suoi misteriosi benefattori; monitorare le attività occulte
delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto “tombe”
senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di
alto rango ai grandi Wall Stree. E le loro attività occulte sono più sinistre e
fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paronoica, possa
immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E,
a volte, prendono di mira i vivi.
La recensione:
Il romanzo di Leigh Bardugo, a
differenza dello straordinario Tenebre e
ghiaccio, mostrò una nuova faccia, una sorprendente costruzione letteraria
nettamente superiose , e, a quanto pare, inadatta per i miei gusti. Beh, non
che il romanzo si sia rivelata una lettura malvagia, ma non preziosa, unica, e
sola come confidavo di riscontrare, che mi ero prefissata di accogliere nel mio
cantuccio personale un’autrice del calibro come la Bardugo. Con tutte le
batoste che stiamo vivendo, che francamente non avrei immaginato assolutamente,
per non dover concedere un giudizio fin troppo frettoloso nei riguardi di
questa storia non escludo la possibilità che non mi ha entusiasmato né soddisfatto
come credevo, e non credo che proseguirò a leggere la serie. Io, che amo i
romanzi con la r maiuscola, quelli per adulti insomma, confidavo che La nona casa potesse rivelare qualcosa
che mi avrebbe sorpreso. Vedere e ricevere notizie, in un certo senso
sconcertanti, ma che non denotano nulla di memorabile e incommensurabile come
altri romanzi del genere, che non possono prorogare nella mia vita di lettrice.
È questa Nona casa che decreterà il << destino >> della forte e
coraggiosa Alex, e se dovevo comprendere i meccanismi del romanzo dovevo
comprenderla affondo. E questo romanzo sarebbe stato utile purchè ciò
accadesse.
Ciononostante, non mi ero
prefissata di leggere qualcosa che sarebbe perpetuato nelle stanze polverose
della memoria per un certo lasso di tempo. Non mi aspettavo un romanzo per
adulti sorprendente e intimistico, ma nemmeno che dalla sua lettura non avrei
ricevuto che ben poche lodi. Io che ho aspettato pazientamente che le tracce disegnate
dall’autrice realizzassero un disegno divino che, perlomeno nel finale,
avrebbero concepito una realtà in cui presto o tardi vi avrei fatto parte.
In quattrocento pagine, che
cosa vi ho riscontrato? Il mondo esoterico e dell’occulto risiedeva
silenziosamente nelle maglie di una società sorretta da qualcosa di estremamente
confuso, conflittuale, enigmatico che nemmeno il più intelligente o scaltro di
turno avrebbe potuto osservare, neanche tra mille possibilità. Un romanzo
dunque intelligente ma poco coerente? Beh, io l’ho intepretato così. Non una
lettura malvagia, irriverente o insulsa, marcio ma non così tanto da non
impedirmi di immaginare le sue mosse. Ed in tutto ciò, al lettore non è stato
concesso l’opportunità di farne parte. Non che La nona casa manchi di introspezione, coinvolgimento emotivo, ma è
assurdo considerare come l’idea di fondo su cui ruotano le vicende della
giovane Alex reclamano eventi, situazioni prive di senso. La piattezza iniziale
soppiantata da un epilogo insoddisfacente e un po’ insulso, che ha sbarrato la
mia via di fuga semplicemente perché invogliata a comprenderne a fondo i
meccanismi. Una cupa atmosfera, che si è appiccicata alla mia anima come una
patina trasparente, accatastata in pagine e pagine di situazioni scritte magnificamente
e che si sono intersecati in luridi passaggi. Lungo una strada in cui la stessa
Alex dovrà effettivamente comprendere il vero motivo per cui sarà coinvolta, c’è
stato un tratto coinvolgente incustodito ma ricco che ha reso accessibile ciò
che non credevo possibile. La nona casa
è stata insufficiente da tanti punti di
vista tranne che per la caratterizazzione di personaggi che sfociano nella
lotta prolungata per la sopravvivenza della stessa Alex, violata e dal forte
senso di autoconversazione, assolutamente rilevante per monumentare la sua importanza in un romanzo in
cui la sua assenza avrebbe comportato un giudizio completamente diverso. Assolutamente
negativo.
Per un certo momento, la storia
che la Bardugo ritrae in queste pagine ha pompato qualcosa di oscuro, inzuppato
di magia ed esoterismo – anche se presenti in minima parte – che ha annerito la
sua anima, bloccata da muri di violenze, atti di vandalismo, di omicidi
efferrati, tappati da blocchi di fantasia ostica. Questi, in soldoni, gli
aspetti che inizialmente mi hanno indotta a restare in un luogo che non ho
amato particolarmente, ha sfornato qualcosa di rilevante ma che a mio avviso è
stata sviluppata male, il cui lo stesso finale evapora qualunque dubbio o
perplessità o intento nel proseguire la serie. Era stata la Bardugo ad attrarmi
in inganno, un autrice che sino a qualche due settimane fa non ne sapevo
nemmeno l’esistenza, calorosamente accolta nel mio cantuccio personale con la
lettura di un romanzo che languiva sullo scaffale da troppo troppo tempo.
Oscuro, dalle mura insormontabili,
imponenti e a tratti spaventosamente inaccessibili come il monumento funebre di
una grande dinastia, La nona casa è
un romanzo indirizzato particolarmente ad un pubblico di adulti, ma anche di
giovani, quelli dagli stomaci forti, dal forte carisma, che è stato
particolarmente fondamentale per la carriera dell’autrice. Un romanzo che
disgraziatamente per me non ha attraversato il mio corpo né è rimasto lì, nel
quale ho riscontrato solo effetti negativi e inappaganti che sporadicamente provo
quando mi imbatto nella lettura di un romanzo cui confidavo fosse narrato
diversamente. Quel mezzo adatto per raggiungere quel fine che è stato meccanico
ma confusionario, un operazione unilaterale nella quale la Bardugo non mi ha
coinvolta particolarmente. Anziché destabilizzarmi, estasiarmi, mi ha annoiata,
fatto storcere il naso un mucchio di volte, non compreso a fondo i sordidi
meccanismi che avrebbero dovuto invogliarmi a scrutare a fondo il prossimo, sia
esso buono che cattivo, nulla se non i desideri, i segreti celati o repressi
della stessa Alex, nel momento in cui toccherà il Male con le sue stesse mani. Come
qualcosa che resta sospeso, qualcosa che non potrà mai giungere, poiché restio
alla luce, ai colori, alla gente, così nebuloso, ineffabile in cui non ci si
eleva al mondo, alla natura, a questo mondo sinistro e misterioso, portatore di
eventi numerevoli e incomprensibili. Ingigantiti da qualcosa che non ha un vero
e proprio concetto di fondo, con opprimente insistenza, esplicato da qualcosa
che ho avvertito con un certo disagio. Scialbo e stagnante meccanismo in cui
non vi ho riscontrato nulla di così solenne da definirlo maestoso più di quel
che avrebbe potuto essere.
La nona casa ci pone dinanzi a questioni individuali ed esistenziali che non
hanno risposto alle mie domande, non ha spiccato per amore, amicizia o fervore
che solitamente si riserva alle sorti di un Fato crudele ed egoista, in questo
caso il ruolo che Alex svolgerà nell’accademia di Yale. Poiché immerso in
sfaccettature diverse della menzogna che, nonostante ciò, non mi ha coinvolta. Mi
ha impedito di rincorrere qualcosa che solitamente mi affascina moltissimo e mi
allontana dai postumi di una vita grigia e piatta.
Ossessivo, disturbante, un
romanzo che non credevo di accogliere così malamente nel mio cantuccio
personale. Non una lettura malvagia, ma nemmeno quel tipo di storia nel quale l’individuo
non è propriamente se stesso, spegne il cervello, anche se per un breve attimo,
ma dovizioso di principi dogmistici basilari. Un dipinto post moderno ostico e a
tratti banale, che non enuncia quella libertà senza limiti da cui si desidera fuggire
o scomparire. Bensì marasma di cose mutabili, dirompenti, folli e prevedibili che
altri non è che un sussurro velenoso nel mondo, autodistruzione innescata da un
tragico evento che non mi ha investita. Perlomeno non come speravo.
Valutazione d’inchiostro: 2 e mezzo
İlginç bir kitap ☺️ teşekkürler paylaşım için Gresi 😊
RispondiElimina🤗❤️
EliminaOttima recensione, grazie
RispondiEliminaGrazie a te ☺️☺️
EliminaIt is a great book for summer reading!
RispondiEliminaGreetings
True! Thank you 🤗🤗
Eliminaa me invece questo libro è piaciuto tanto, ma veramente tantissimo. Ho letto con piacere però la tua recensione
RispondiEliminaGrazie mille ☺️☺️
Eliminaleggo tanti pareri contrastanti, dovrebbe arrivarmi tramite uno scambio e non vedo l'ora di leggerlo *-*
RispondiEliminaAttenderò aggiornamenti ☺️☺️☺️☺️
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