domenica, luglio 05, 2020

Gocce d'inchiostro: La nona casa - Leigh Bardugo

Non ho mai voluto sfatare il mito dell’inaspettato. Ho sempre pensato che ogni romanzo abbia bisogno del suo tempo, e talvolta così inaspettati che ci attendono, lì, invisibili, silenziosi, maturando col passare degli anni, pronta a esplodere, in un milione di altre cose. Nel caso de La nona casa della oramai celeberrima Leigh Bardugo la cosa inaspettata, il lato << nascosto >> di questo romanzo disgraziatamente per me si è discostato dalla bella e avvincente lettura di Tenebre e ghiaccio in cui ogni cosa sembrava sfuggisse al mio controllo, mi incitò ad appassionarmi. Cosa mi aspettavo da questa ultima sua fatica pubblicata, certamente non lo so, ma la cosa inaspettata in tutto ciò è che confidavo che il romanzo, definito come lettura per adulti, sofisticata e colta, si sia rivelata piatta, monotona, a tratti incomprensibile … e per quale motivo per me è stato insoddisfacente? Perché sono stata “schiava” di un gioco perverso, ben studiato, ma fastidiosamente lento e poco appassionante. E poi, in uno straordinario scenario collegiale inglese, ho avuto la conferma che La nona casa mi aveva escluso completamente dal suo magico ed esoterico mondo. Tentare di integrarmi, nel momento in cui ho preso consapevolezza di ciò, mi ha costretta a giudicare definitivamente e mediocramente l’improbabilità che fosse il luogo in cui adattarmi. Ho volato attraverso una tempesta durata quattrocento pagine, in cui non ho avuto ne riscontrato alcuna soddisfazione. E per districarmi da questo torpore, svegliarmi da questa brutta sorpresa, fingo che La nona casa non sia stato scritto da Leigh Bardugo e che il mondo Grishaverse sia più intrigante di questo posto.


Titolo: La nona casa
Autore: Leigh Bardugo
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 19, 90€
N° di pagine: 420
Trama: Galaxy “Alex” Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandonata molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent’anni, è l’unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l’impensabile. Ancora costretta in un letto d’ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov’è l’inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori; monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto “tombe” senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi Wall Stree. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paronoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.



 

La recensione:
Il romanzo di Leigh Bardugo, a differenza dello straordinario Tenebre e ghiaccio, mostrò una nuova faccia, una sorprendente costruzione letteraria nettamente superiose , e, a quanto pare, inadatta per i miei gusti. Beh, non che il romanzo si sia rivelata una lettura malvagia, ma non preziosa, unica, e sola come confidavo di riscontrare, che mi ero prefissata di accogliere nel mio cantuccio personale un’autrice del calibro come la Bardugo. Con tutte le batoste che stiamo vivendo, che francamente non avrei immaginato assolutamente, per non dover concedere un giudizio fin troppo frettoloso nei riguardi di questa storia non escludo la possibilità che non mi ha entusiasmato né soddisfatto come credevo, e non credo che proseguirò a leggere la serie. Io, che amo i romanzi con la r maiuscola, quelli per adulti insomma, confidavo che La nona casa potesse rivelare qualcosa che mi avrebbe sorpreso. Vedere e ricevere notizie, in un certo senso sconcertanti, ma che non denotano nulla di memorabile e incommensurabile come altri romanzi del genere, che non possono prorogare nella mia vita di lettrice. È questa Nona casa che decreterà il << destino >> della forte e coraggiosa Alex, e se dovevo comprendere i meccanismi del romanzo dovevo comprenderla affondo. E questo romanzo sarebbe stato utile purchè ciò accadesse.
Ciononostante, non mi ero prefissata di leggere qualcosa che sarebbe perpetuato nelle stanze polverose della memoria per un certo lasso di tempo. Non mi aspettavo un romanzo per adulti sorprendente e intimistico, ma nemmeno che dalla sua lettura non avrei ricevuto che ben poche lodi. Io che ho aspettato pazientamente che le tracce disegnate dall’autrice realizzassero un disegno divino che, perlomeno nel finale, avrebbero concepito una realtà in cui presto o tardi vi avrei fatto parte.
In quattrocento pagine, che cosa vi ho riscontrato? Il mondo esoterico e dell’occulto risiedeva silenziosamente nelle maglie di una società sorretta da qualcosa di estremamente confuso, conflittuale, enigmatico che nemmeno il più intelligente o scaltro di turno avrebbe potuto osservare, neanche tra mille possibilità. Un romanzo dunque intelligente ma poco coerente? Beh, io l’ho intepretato così. Non una lettura malvagia, irriverente o insulsa, marcio ma non così tanto da non impedirmi di immaginare le sue mosse. Ed in tutto ciò, al lettore non è stato concesso l’opportunità di farne parte. Non che La nona casa manchi di introspezione, coinvolgimento emotivo, ma è assurdo considerare come l’idea di fondo su cui ruotano le vicende della giovane Alex reclamano eventi, situazioni prive di senso. La piattezza iniziale soppiantata da un epilogo insoddisfacente e un po’ insulso, che ha sbarrato la mia via di fuga semplicemente perché invogliata a comprenderne a fondo i meccanismi. Una cupa atmosfera, che si è appiccicata alla mia anima come una patina trasparente, accatastata in pagine e pagine di situazioni scritte magnificamente e che si sono intersecati in luridi passaggi. Lungo una strada in cui la stessa Alex dovrà effettivamente comprendere il vero motivo per cui sarà coinvolta, c’è stato un tratto coinvolgente incustodito ma ricco che ha reso accessibile ciò che non credevo possibile. La nona casa è stata insufficiente  da tanti punti di vista tranne che per la caratterizazzione di personaggi che sfociano nella lotta prolungata per la sopravvivenza della stessa Alex, violata e dal forte senso di autoconversazione, assolutamente rilevante per  monumentare la sua importanza in un romanzo in cui la sua assenza avrebbe comportato un giudizio completamente diverso. Assolutamente negativo.
Per un certo momento, la storia che la Bardugo ritrae in queste pagine ha pompato qualcosa di oscuro, inzuppato di magia ed esoterismo – anche se presenti in minima parte – che ha annerito la sua anima, bloccata da muri di violenze, atti di vandalismo, di omicidi efferrati, tappati da blocchi di fantasia ostica. Questi, in soldoni, gli aspetti che inizialmente mi hanno indotta a restare in un luogo che non ho amato particolarmente, ha sfornato qualcosa di rilevante ma che a mio avviso è stata sviluppata male, il cui lo stesso finale evapora qualunque dubbio o perplessità o intento nel proseguire la serie. Era stata la Bardugo ad attrarmi in inganno, un autrice che sino a qualche due settimane fa non ne sapevo nemmeno l’esistenza, calorosamente accolta nel mio cantuccio personale con la lettura di un romanzo che languiva sullo scaffale da troppo troppo tempo.
Oscuro, dalle mura insormontabili, imponenti e a tratti spaventosamente inaccessibili come il monumento funebre di una grande dinastia, La nona casa è un romanzo indirizzato particolarmente ad un pubblico di adulti, ma anche di giovani, quelli dagli stomaci forti, dal forte carisma, che è stato particolarmente fondamentale per la carriera dell’autrice. Un romanzo che disgraziatamente per me non ha attraversato il mio corpo né è rimasto lì, nel quale ho riscontrato solo effetti negativi e inappaganti che sporadicamente provo quando mi imbatto nella lettura di un romanzo cui confidavo fosse narrato diversamente. Quel mezzo adatto per raggiungere quel fine che è stato meccanico ma confusionario, un operazione unilaterale nella quale la Bardugo non mi ha coinvolta particolarmente. Anziché destabilizzarmi, estasiarmi, mi ha annoiata, fatto storcere il naso un mucchio di volte, non compreso a fondo i sordidi meccanismi che avrebbero dovuto invogliarmi a scrutare a fondo il prossimo, sia esso buono che cattivo, nulla se non i desideri, i segreti celati o repressi della stessa Alex, nel momento in cui toccherà il Male con le sue stesse mani. Come qualcosa che resta sospeso, qualcosa che non potrà mai giungere, poiché restio alla luce, ai colori, alla gente, così nebuloso, ineffabile in cui non ci si eleva al mondo, alla natura, a questo mondo sinistro e misterioso, portatore di eventi numerevoli e incomprensibili. Ingigantiti da qualcosa che non ha un vero e proprio concetto di fondo, con opprimente insistenza, esplicato da qualcosa che ho avvertito con un certo disagio. Scialbo e stagnante meccanismo in cui non vi ho riscontrato nulla di così solenne da definirlo maestoso più di quel che avrebbe potuto essere.
La nona casa ci pone dinanzi a questioni individuali ed esistenziali che non hanno risposto alle mie domande, non ha spiccato per amore, amicizia o fervore che solitamente si riserva alle sorti di un Fato crudele ed egoista, in questo caso il ruolo che Alex svolgerà nell’accademia di Yale. Poiché immerso in sfaccettature diverse della menzogna che, nonostante ciò, non mi ha coinvolta. Mi ha impedito di rincorrere qualcosa che solitamente mi affascina moltissimo e mi allontana dai postumi di una vita grigia e piatta.
Ossessivo, disturbante, un romanzo che non credevo di accogliere così malamente nel mio cantuccio personale. Non una lettura malvagia, ma nemmeno quel tipo di storia nel quale l’individuo non è propriamente se stesso, spegne il cervello, anche se per un breve attimo, ma dovizioso di principi dogmistici basilari. Un dipinto post moderno ostico e a tratti banale, che non enuncia quella libertà senza limiti da cui si desidera fuggire o scomparire. Bensì marasma di cose mutabili, dirompenti, folli e prevedibili che altri non è che un sussurro velenoso nel mondo, autodistruzione innescata da un tragico evento che non mi ha investita. Perlomeno non come speravo.

Valutazione d’inchiostro: 2 e mezzo

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