domenica, agosto 16, 2020

Gocce d'inchiostro: Via dalla pazza folla - Thomas Hardy

Mi rifugio nel mondo dei classici, da qualche tempo a questa parte, più vicina di quanto credessi, sfogando la monotonia e il pattume di certe giornate con la speranza di non esserne sopraffatta. Camminavamo in due direzioni completamente opposte, sola con i miei pensieri, senza curarmi delle cose intorno. Gli anni, nuove letture, nuovi autori mi hanno slanciato ad ispezionare questo territorio esplorandolo con occhi completamente diversi. Perché, da cosa partire se non dai classici, per comprendere appieno la letteratura? I suoi meccanismi distorti, il suo linguaggio complicato ma magnetico. E sorrido raggiante mentre ripongo queste poche righe, rapita dall’ennesima bellissima lettura di Thomas Hardy. Per nulla sbigottita nell’ascoltare i battiti frenetici del mio cuore, avanzando lentamente nei cuori di protagonisti che, fra un gioco di luci e ombre, natura e modernità, spiccano con incanto e grazia.
Titolo: Via dalla pazza folla
Autore: Thomas Hardy
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 472
Trama: “Via dalla pazza folla” narra le appassionanti vicende di Gabriel Oak, un giovane  la cui vita viene sconvolta dall’inatteso arrivo dell’affascinante Bathsheba, bellezza orgogliosa e nullatenente di cui s’innamora. Quando le chiede di sposarlo lei lo rifiuta, ma i loro destini tornano a incrociarsi; mentre lei eredita una fattoria dallo zio, lui perde tutti i suoi averi in una notte di tempesta. Si ritrova così costretto a lavorare per Bathsheba e a contendersi le sue attenzioni con altri due uomini.


La recensione:


Quell’amore che nessun’acqua riesce a dissetare, nessun diluvio ad affondare, e di fronte ai quali quella passione che usurpa il nome svanisce come vapore nell’aria.

Questo romanzo, costellato da situazioni ed eventi così inaspettati e devastanti, enuncia la vera e propria poetica hardyana. Quando mi trovai nuovamente  a camminare fra la campagna inglese, a vagare come uno spettro incolore ed evanescente fra campi incolti e soleggiati, rievocai il ricordo di quando, nemmeno un mese fa, mi ci recai in compagnia di una ragazza malinconica e, ai miei occhi, sfortunata. La colpa non era effettivamente della protagonista, Tess, sebbene a molti lettori sia sembrato così. Perché pur quanto non dotata di quella folle ed accattivante esuberanza che contraddistingue certe eroine vittoriane inglesi, Tess è stata coraggiosa, forte nel suo essere spirito inquieto e perennemente incompreso. Tess e la sua folle storia d’amore avevano ravvivato la fiamma che già bruciava nel mio cuore, e il tormento e l’angoscia in cui sguazzarono impunemente fu superiore alla capacità di sopportazione. Speranzosa a scovare la felicità, e stando così le cose non è errato affermare che si sia trattato di un principio d’amore.
Tornata nella mia umile dimora, mi sono sdraiata sul letto e tentato di vagliare le possibilità. Alla fine, sedendo alla scrivania, dinanzi al computer, ho compreso i motivi per cui Hardy mi piace davvero tantissimo. Penso alla magia, al contatto indistricabile e trascendentale che vi è fra uomo e natura, al lirismo mediante le quali sono state descritti certi eventi, alle piacevoli sensazioni di abbandonarsi alla massa umana civilizzata, rapita nei suoi sogni, indifferente e a esperienze varie, contemplando a lungo quietamente il proprio incedere maestoso attraverso le stelle. Inscrivibile persino per un ristretto organismo umano. Forse questa era una delle tante e affascinanti vie o modalità pur di avvicinarsi ad Hardy, ai suoi personaggi, al punto tale di farceli scoprire in ogni loro forma e sfaccettatura. Io lo so bene di quanto ce ne siano state. Quanto sentimento, magia, lirismo, dramma, esplicano queste pagine, mosse ad eseguire, attuare il piano di districare il nodo di una matassa che avrebbe potuto sbrigliarsi in cento pagine in meno. Eppure, quando si legge Hardy, si dimentica ciò che ti circonda, completamente assorbita dalla linfa vitale di una storia che fa cantare l’anima di chiunque.
Questo nostro incontro non era previsto, perciò accogliere nel mio cantuccio personale figure i cui rapporti non sono stati per nulla concisi – affatto! – ma ben lungi dalle cotte letterarie, limitati all’essenziale ha aperto una falda che confido possa non essere più colmata. Stabilito che Thomas Hardy è un altro di quegli autori che prediligo, ho letto Via dalla pazza folla consapevole che il mio cuore sarebbe stato afferrato e strappato violentemente come una maschera sul viso. L’individuo, infatti, era una figura piuttosto vigile, che pur di non cadere nella mediocrità, abbracciare l’oscurità, dovette sfruttare al massimo le proprie capacità, in relazione al mondo esterno – soprattutto della natura e del regno animale – mettendo a nudo la sua anima non sentendosi più banale, inutile, uno spirito evanescente che occupa una massa di carne e ossa. Vide la mia figura minuta avvicinarsi ed accogliermi calorosamente fra le maglie di una storia che non credevo potesse irretirmi così tanto. Rincorrendo la vana speranza di raggiungerli, assistere alla realizzazione dei loro sogni, placcandoli da dietro, e bloccandoli scalfendo quella dura corazza di freddezza e severità dietro cui si rifugiarono.
Via dalla pazza folla è l’ennesimo classico della letteratura inglese, che con i suoi vasti territori di immaginazione visionaria, mi invitò a fiondarmi immediatamente fra le sue pagine. La sua storia, così come quella di Tess dei D’Urbeville, mi lasciò addosso una strisciante ricchezza di sentimenti che tutt’ora non riesco a dare un nome. Il propagarsi di tanto amore per la natura, la letteratura, con tutti i pericoli impliciti per chi la considera come un male per lo spirito, catena di fatti concatenati che destabilizzano, inorgogliscono, incuriosiscono e che, fra coincidenze miracolose, avvenimenti di persone che ritornano e poi svaniscono – o muiono -, è stato talmente contagioso, bellissimo, toccante che persino gli oggetti inanimati sembravano dotati di una qualche magia. Poiché non esistono parole per descrivere l’infinità di sensazioni che mi hanno accompagnsto, durante il corso della sua lettura, essere legata a ogni cosa entro i limiti del possibile, provando struggimento, dolore, sofferenza, generato il tutto da una semplice visione geocentrica delle cose, contorta febbrilmente per la natura opprimente di un’emozione gettata sui nostri cuori da una crudele legge naturale. Un’emozione che avevo atteso, e che confidavo di poter abbracciare. Solenne, romantico, sensibile, evanescente, zeppo di distrazioni realistiche, ha richiamato alla mente certi miti in cui le emozioni pure e semplici sono proiettate in apparizioni casuali, nella fugacità di certi sguardi, nella descrizione di paesaggi così crudelmente sincere e tattili in cui ciò che è narrato è narrrato mediante gli strumenti della letteratura: l’uomo in bilico fra estasi e sogno. Il cui mondo che lo circonda è zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, che rivelano l’intento dell’autore nell’esaminare uno dei temi a lui più cari: il senso della vita.
Una storia che ha scaldato il mio piccolo cuore, che ha logorato dall’interno il mio spirito, ha suscitato un’empatia naturale a tal punto di risvegliare zone assopite nel fondo della mia coscienza. Ennesimo dramma sentimentale, seducente e romantico sciorinato in descrizioni dettagliate, proiettato con sano e forte romanticismo da cui sono emersa come un’immagine definita nell’immediato.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

7 commenti:

  1. Bom dia obrigado pela ótima dica de leitura. Um excelente domingo.

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  2. Mi hai fatto pensare che, forse, non leggo abbastanza classici. Soprattutto quelli della letteratura inglese, che di solito riescono a coinvolgermi molto...
    In ogni caso, ho visto il film ispirato a "Far from the maddening crowd" un po' di tempo fa e l'ho amato molto. Quindi mi sa che prima o poi mi butterò anche sul libro, sì sì! ^____^

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    1. Attenderò aggiornamenti, allora! Il romanzo è una bellissima lettura, che a mio avviso, non potrà mancare nella lista di quelle letture da leggere almeno una volta nella vita :)

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  3. Non conosco ne l'autrice, ne il libro; ottima recensione, grazie!

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