In una Parigi luminosa e scintillante, fra le fauci di
un quartiere povero, in un gioco di luci e ombre, vecchio e nuovo, moderno e
antico, persistono senza mescolarsi e senza nemmeno sfiorarsi mentalità
antiche, quasi trecentesche che costituiscono l’anima di questo romanzo. Anno 1930.
In un periodo non dissimile da questo, si osserva il mondo circostante
desiderosi di comprenderlo a fondo, centellinandolo con disprezzo e pietà. Strade
di notte reclamò la mia attenzione nel momento in cui me lo sarei immaginata,
assediata da eventi immaginari e non che, man mano proseguivo nella lettura,
divennero reali e che possiedono un fascino di cui la stessa realtà – quella vera
– è priva. Con un certo dispiacere, lo ammetto, ho salutato il tutto, sebbene
questo romanzo non era incluso nei progetti immediati ma faceva parte di una
smisurata TBR di ottobre. E ora che ci sono stata, ora che è tutto concluso, mi
sorprendo scrivere come ho nutrito un certo fascino, sin dal primo momento in
cui vi misi piede. Non legatissima alla sua anima, ma coinvolta a tal punto
che, presto o tardi, vorrò leggere qualcos’altro di questo autore. Per il
momento, mi reputo soddisfatta di ciò che ho letto, di ciò che ho visto, e
tornare alla vita quotidiana è stato parecchio traumatico. Ma ecco come l’atto
di catturare il pensiero astratto su carta non mi concede nemmeno un attimo per
pensare: sogno o realtà. Finzione o concretezza? La cupezza lirica di un poema
decadente che mi ha attratto nel suo freddo abbraccio, fra la tragicità dell’assurdo
e la potenza dell’esistenza.
Autore: Gajto Gazdanov
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16, 50 €
N° di pagine: 238
Trama: Un tassista russo vaga per le strade buie della Parigi degli anni Trenta. È una Parigi misera e splendida, popolata da un sottobosco di personaggi ai margini: nobili decaduti, filosofi alcolizzati, emigrati afflitti da manie di persecuzione, prostitute che imparano la professione da frequentatrici del demi – monde finite in disgrazia. Sono animali notturni, le mille sfaccettature della disperazione umana. Incontri fugaci regolati dal caso, compagni di viaggio con cui condividere un pezzo di strada nell’inevitabile cammino verso la morte. Il tassista osserva, ascolta e si lascia trascinare nelle loro tragiche, insulse esistenze per sfuggire alla solitudine che lo attanaglia e all’amara consapevolezza della vacuità della propria vita, una vita priva di legami e di futuro, una vita da esule, da eterno viaggiatore in terra straniera.
Quando mi imbatto in letture come queste riscontro quasi sempre delle difficoltà. Gran parte di ciò che vortica nella mia testa, pensieri che non hanno un senso se non per me stessa, mi consumano – letteralmente – poiché sorge la cruenta spontaneità, per non dire necessità, come succede quasi sempre, di andare a raccogliere le idee, durante un momento di assoluto silenzio, solitudine, nel quale il romanzo appena terminato mi appare come quella strada appena percorsa dalla quale io ne sono uscita stravolta. In Strade di notte, seppur la mole ridotta delle sue pagine, ho imparato molto dalle sue figure di carta e inchiostro, e dopo aver ascoltato la voce dolce e melodiosa di chi l’ha raccontata, ho appreso cose che prima ignoravo impunemente. Oppressivo, ammaliante, seducente, ammorbante, drammatico, denso e destabilizzante, Strade di notte è fondata in una grigia disperazione dell’anima di figure attanagliate dal passato, dai rimorsi di una vita che avrebbe potuto esserci, che fra i silenzi più sovreccitanti dell’autunno, ho udito fremiti, spaccature dell’animo, la gioia furiosa della vita. La perenne lotta per la sopravvivenza che funge da differenziazione fra il vivere e l’esistere.
Ciò che è ritratto in questo romanzo è lo sciorinamento di fatti di vita quotidiana che, come la bellezza di un sogno ad occhi aperti, sprona a lottare contro la sofferenza umana, esplorare il labile confine fra sogno e realtà. In faide personali fra speranze tradite e poi risorte, affinità fra una cerchia ristretta di individui che conducono una mera esistenza.
Ho partecipato a questo personalissimo percorso spirituale che, quasi come un pellegrinaggio, fu un processo di maturazione in cui la speranza, tradita e senza alcun miglioramento, mette in discussione qualunque forma di salvezza. Mi ci sono avvicinata con una certa curiosità, in una città di cui ho letto molto e visto poco in cui la realtà cozza con i sogni, i sospiri vani e implacabili di chi perseguita la libertà. Mentre nei pressi qualcuno ha deciso di raccontare questa storia, in un surreale dramma, memorabile per la profondità dei temi trattati, lo scompiglio generale di sentimenti che non hanno potuto coprire il frastuono di atti di eroismo o durezza, immobilizzati in un ambiente famigliare, onirico e luminoso.
Gajto Gazdanov si è preso la briga di emettere un certo ululato, che per molti è stato ammaliante. Certamente per me, che di questo autore non ne conosceva nemmeno l’esistenza e a dir poco portentoso, uscito dal rumore stesso della modernità, montato fino a raggiungere le crepe del mio cuore.
Non conosco nè l'autore, né il libro; ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te 🤗
EliminaBoa noite Gresi. Não conheço o autor desse livro. Muito obrigado pela dica.
RispondiElimina🤗🤗
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