Quando ci si lascia contagiare dal tono, dall’hype
che si cela dietro un romanzo, un film, una saga si insiste sul medesimo senza
contare che dietro questo processo ci sia un lavoro arduo che nel momento in
cui lo si realizza c’è anche un’importante componente sentimentale. Sia io che
altri confermeranno nel dire o nel credere, che quando ci si innamora o appassiona
a qualcosa o qualcuno sanno che la profilica e straordinaria tradizione di
perpetuarne il processo di vita causa un certo magnetismo. Conferiscono orgoglio
e forza a quella tradizione.
Sul finire del mese di ottobre, con l’approssimarsi di Halloween, Intervista col vampiro giunse nel mio Kobo come un moto perpetuo e bellissimo. Le grandi fondamenta poggiavano su aspetti in cui alla fine non resta nient’altro che lasciarsi andare fra le braccia di creature che in un mutuo incantensimo si lasciano travolgere da sensazioni vibranti, quasi una mappa miniaturizzata di circuiti elettrici luminosi dal suono lento. Quasi la linfa di tutta una vita.
Il mio progetto di leggere interamente questa saga prosegue imperterrito includendo certamente il desiderio di ridare un certo prestigio, quasi un caro omaggio al lavoro straordinario di una donna che è un’icona della letteratura gotica. Forse, come ogni cosa nella vita, era giusto giungesse anche per me questo momento: far mettere in luce alcuni aspetti salienti dell’individuo in cui arte, poesia, scrittura si unicoscono e decompongono in un unico straordinario miscuglio di sensazioni altalenanti a cui mi sono affidata completamente.
Sul finire del mese di ottobre, con l’approssimarsi di Halloween, Intervista col vampiro giunse nel mio Kobo come un moto perpetuo e bellissimo. Le grandi fondamenta poggiavano su aspetti in cui alla fine non resta nient’altro che lasciarsi andare fra le braccia di creature che in un mutuo incantensimo si lasciano travolgere da sensazioni vibranti, quasi una mappa miniaturizzata di circuiti elettrici luminosi dal suono lento. Quasi la linfa di tutta una vita.
Il mio progetto di leggere interamente questa saga prosegue imperterrito includendo certamente il desiderio di ridare un certo prestigio, quasi un caro omaggio al lavoro straordinario di una donna che è un’icona della letteratura gotica. Forse, come ogni cosa nella vita, era giusto giungesse anche per me questo momento: far mettere in luce alcuni aspetti salienti dell’individuo in cui arte, poesia, scrittura si unicoscono e decompongono in un unico straordinario miscuglio di sensazioni altalenanti a cui mi sono affidata completamente.
Titolo: Armand il vampiro
Autore: Anne Rice
Casa editrice: Tea
Prezzo: 6, 90 €
N° di pagine: 430
Trama: Morto carbonizzato sul sagrato della cattedrale di Saint Patrick, a New York: questa era la fine che tutti credevano avesse fatto il vampiro Armand. Invece Armand è sopravvissuto ed è pronto a raccontare al vampiro biografo David Talbot la sua vita, lunga oltre cinquecento anni. Bello come un angelo, Armand ha l’aspetto di un eterno adolescente; tuttavia, dietro quell’eterea sembianza, si celano una vicenda colma di violenze e un’anima tormentata e profondamente inquieta. Dalle steppe russe alla Venezia più misteriosa fino all’incontro con Marius, il Maestro, colui che gli offrirà la conoscenza e l’immortalità, colui che lo salverà dall’abisso e lo condannerà in eterno…
Autore: Anne Rice
Casa editrice: Tea
Prezzo: 6, 90 €
N° di pagine: 430
Trama: Morto carbonizzato sul sagrato della cattedrale di Saint Patrick, a New York: questa era la fine che tutti credevano avesse fatto il vampiro Armand. Invece Armand è sopravvissuto ed è pronto a raccontare al vampiro biografo David Talbot la sua vita, lunga oltre cinquecento anni. Bello come un angelo, Armand ha l’aspetto di un eterno adolescente; tuttavia, dietro quell’eterea sembianza, si celano una vicenda colma di violenze e un’anima tormentata e profondamente inquieta. Dalle steppe russe alla Venezia più misteriosa fino all’incontro con Marius, il Maestro, colui che gli offrirà la conoscenza e l’immortalità, colui che lo salverà dall’abisso e lo condannerà in eterno…
La recensione:
Siamo immortali. E soltanto un nemico può distruggerci:
il fuoco che arde in quella fiaccola laggiù o nel sole che sorge. È dolce
pensare che, quando alla fine ci stanchiamo di tutto questo mondo, possiamo
contare sul sole che sorge.
Per quelli della mia generazione, lettori e
non, l’ideologia di vampiro, i suoi tratti, le sue fattezze celebri e
orripilanti, la bramosia di sangue e potere, l’odore di sale e ruggine
resteranno il simbolo del fascino perduto della vecchia letteratura gotica
americana. Definisco vecchia perché il XXI secolo ha soppiantato nuove forme di
vampirismo. Molto più veloci, stucchevoli, romantiche, ma è una tipologia di
letteratura che all’epoca mi affascinò tantissimo: inspiegabilmente, ero caduta
anche io fra le braccia dell’algido Edward Cullen. Trascinante, sofisticato,
cruento, folle, immersivo e inimaginifico furono però i primi cinque volumi di
Anne Rice: soffocante, senza concederti un attimo di respiro, dominata da una folle
sete di sapere e conoscenza, il cui odore di vecchio invade ancora le mie
narici. La vista di un mondo che disgraziatamente non avevo ancora visto, uno
dei mille esempi di come l’uomo si immiserisce la vita comprendendo chi è e per
quale motivo è stato trascinato in questa landa deserta.
Armand il vampiro,
quindi, non toglie niente né aggiunge
alcunchè che non sapevo o avevo visto nei volumi precedenti. È l’ennesima
bellissima metropolitana di sadismo, misticismo, magia, esoterismo in cui si
retrocede nel passato, nell’antichità affinchè si faccia luce sul potere che fu
investito attraverso questo vampiro, non scacciando alcuna forma quanto
ascoltando la ragione. Conoscendo così se stesso, valicando i confini del
possibile e dell’impossibile. Era tutto così bello, affascinante che anche nel
tratto in cui questo treno sferragliante corse inarrestabile in una catena di
minuscoli avvenimenti che convergono in tanti altri, sorrido se penso che nel
momento in cui misi piede a Costantinopoli la gente che mi attorniò mi
fissarono sbalorditi. Più che una città nel nulla mi sembrò di essere in una
grillaia nel pieno della notte. Sentimenti come l’isolamento e la tristezza, la
conoscenza come l’amore spiccano in un cielo ammantato di stelle osservandole
splendenti, brillanti sopra scintillanti torri di città di vetro quasi avessero
emesso un canto. Un perfetto suono tremolante che si è propagato nell’universo la
cui natura prevede che tutte le cose siano divorate, il tempo era una bocca
sanguinaria che divora da dentro.
Chi ha letto questa saga, mi aveva detto di
prendere una bella boccata di aria fresca, fra un romanzo e un altro, una
lettura e un’altra…. Non aveva tutti i torti! Dal primo volume avevo scorto
come queste bellissime creature erano nate dal nulla e dal nulla tornano. Hanno
goduto di illusioni dell’immaginazioni, dell’immortalità che disgraziatamente
hanno asservito al Male senza curarsi dei desideri di Dio e della Grazia
concessa quella cioè di non bruciare fra le fiamme dell’inferno bensì nelle
ombre della terra. Del resto, non si tratta di figure macchiate di impurità
create a immagine e somiglianza di Gesù Cristo nella sua infinita perfezione? Belli
come divinità, sculture di bronzo così immortali la cui vista seducente ma non
infallibile affiorano sulla terra come gigantesche falene sulla grande terra, ma
alla lunga consapevoli di essere più uomini che riveli quel rimasuglio di
nobiltà che si cela e che deriva dalla stessa umanità. Ed ecco che l’immagine che
l’autrice ci propone di questo Signore assoluto, misericordioso, non causando
dolore e confusione, ma sfruttando ogni possibilità di essere generosi con gli
altri, in modo tale che la morte diventasse il guizzare di una fiamma nell’estasi
e poi il più dolce dei silenzi. Come dei bellissimi Adone si mossero in
battaglie fra il carnale e l’ascetico – quello in cui si cerca la perfezione –
l’anima elevandosi nel più alto livello di esaltazione di cui si trova o
riscontra nelle belle arti.
Come credevo, tutto ciò mi ha suscitato un
guazzabuglio di sentimenti contrastanti. Avevo trovato tutto ciò estremamente
affascinante. Vivendo in questa landa deserta, in mezzo a queste creaure
estremamente tormentate, ho imparato che si può interpretare un opera come la
si vuole ma niente e nessuno toglie lo splendore e la magnificenza delle sue
tematiche. Perché pur quanto cerchi di scrivere lunghi e inutili sproloqui,
riporre nero su bianco le mie più nitide impressioni al riguardo, ho imparato
come l’idea di << capolavoro >> è spesso sopravvalutata o meglio
adoperata in contesti irreversibili. Questo romanzo, così come i suoi precedenti,
esprime qualcosa che va al di là dello stesso capolavoro, qualcosa di
trascendentale e potente che non conosce alcun limite. Perché proiettato in un
paradiso pagano dinanzi a forme dissonanti ma non prive di redenzioni finali,
ho scorto e desidero scorgere ancora questi vampiri come piccoli grandi Prometeo
strappare stelle lontane, eterne, illuminado la luce di un cammino fosco e
tetro grazie a cui è possibile comprendere tante cose. L’odore della corruzione
mescolato a quello della crescita, la magia di cose che sbocciano e maturano in
cui ogni processo verso la maturità o la tomba delizia e affascina a eccezione
della disintegrazione dell’anima. Lo studio delle arti avrebbe indotto a una
conoscenza più ampia, deplorando o celebrando le condizioni degli uomini, non
spiccando il volo, ma vagliando i confini umani come qualcosa di raggelante. L’amore,
i sentimenti, la supremazia della carne derivano da tutto ciò, in una magnifica
fiamma chiazzata di autentico cespuglio di fiamme per trasfigurarle in eterne,
nella stessa estasi della carne, in qualcosa che riflette lo splendore carico
di speranza.
Dopo una manciata di settimane in compagnia di questi
vampiri, dove se non altro per osmosi, ero divenuta parte integrante delle loro
vite, ora trovavo ancor più seducente il mio starci fra le sue pagine che
queste <<povere >> bestie venissero tenute su come delle marionette
appese a dei fili, solo per il semplice gusto di tenerli ancorati in un
perpetuo equilibrio instabile. Il tempo passa, l’anno sta per concludersi. Le letture
aumentano sempre più, un toccasana contro gli effetti devastanti e sorprendenti
della vita, come qualunque altro viaggio letterario vissuto in precedenza. Armand
il vampiro fu così vicino alla mia anima,
esattamente come i suoi predecessori, che inconsapevolmente aveva prodotto un
impeccabile prestigioso arazzo di bellezza, grandezza, beatificazione allo
scontro di una battaglia che è stata intrapresa lungo la Redenzione.
Posso vivere nell’ombra. Adorandola, posso
vivere per sempre nel buio perché non esiste buio quando le sono vicino.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te :)
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