In svariati momenti
della mia vita capita di imbattermi in romanzi che espugnano tematiche che non
si conformano a quelle della mia anima, come è naturale che sia per ogni cosa,
in cui l’atto di scoprire qualcosa che apparentemente sembra non fare al caso
mio diventa un diritto, una sorpresa straordinaria, quando il mondo sembra
scivolare via in una gora di ottusità e di grettezza materialistica. Non ci
sono più ideali, non ci sono più virtù, non ci sono più sogni. Mi aggrappo a
delle semplici pagine bianche affinchè la mia anima possa vivere meglio: non
uno stile di vita, piuttosto un modo di essere. Raramente mi sono mai sentita a
disagio quando mi imbatto in letture che richiedono un certo impegno, soprattutto
quelle che ti trascinano fuori dalla tua comfort zone, privi di figure portanti
o di personaggi amati. Ma per essere un lettore forte, un lettore volentoroso e
coraggioso, bisogna saper cogliere quei pochi momenti in cui avviene qualcosa
di straordinario.
I romanzi thriller, non i gialli, badate bene, più di qualsiasi classico in circolazione, specie quello risalente al periodo vittoriano, non mi tengono sempre stretta nel loro freddo abbraccio, a causa del poco tempo che io trascorro assieme a loro. Diviene quasi un’aberrazione l’idea originale di stanziare in un posto nuovo chiedendo persino di starci confortevolmente, andarci di persona, magari. Ciò ha comportato, negli anni, ad indirizzarmi dritto dritto dinanzi a un autore tedesco che conobbi per caso, proprio perché chiacchierato e amatissimo, e che persino io stessa ho potuto constatarne la grandezza. E la suspense, l’arte di saper connettere sviate concezioni di paura, timori fisici o psicologici, non mi ha aiutato semplicemente a dover stare più attenta a ciò che faccio o a chi mi circonda. Semplicemente a cogliere l’essenza delle cose, specie se queste sono invisibili agli occhi.
Dorn è un artista che ritrae immagini, figure recise i cui
messaggi senza codice sono verità che salvano. L'unica cosa vera che forse
condurrà alla salvezza. Inquieta, sconcerta, domina sulla scena come una figura
invisibile che sottopone le sue creature a un trattamento speciale, per usare
un eufemismo, che include un esame attento sulla psiche umana. Considerati come
messaggi provenienti da qualche divinità, lunghi percorsi ad ostacoli senza
alcuna possibilità d'uscita. Identità distorte o
bipolari che come animali selvaggi ringhiano e agognano la libertà; assurde
chimere di felicità dove esiste la compassione, il conforto, l'amore; amori
segreti sopiti dal tempo. Un fratello scomparso e forse mai più ritrovato; un
segreto di cui non si conosce l'identità; indelebili ferite dell'anima che
ricoprono il nostro cuore ma lo intrappolano nelle tenebre di una mente
inconsapevole e folle.
L'ingegno dell'autore sta nel sprofondare abilmente nel sotterraneo buio della psiche umana di cui non si trovano limiti, non si conosce la fine e che forse non dà alcuna speranza di sopravvivenza. Ci invita a percorrere le sue straordinarie storie avvicinandoci a tentoni verso suoni, voci confusi. Qualunque cosa, qualunque sia la voce che sussurra il nostro cuore, che ci porta dritto all'isolamento. Alla solitudine.
L'inaspettata consapevolezza di essere vivi, e allo stesso tempo di non esserlo, non andando più in giro come un morto. Perché l'essere umano è tormentato continuamente da un demone perfido che lo costringe a ridurlo in un involucro senza anima, e a quel punto è completamente perduto. Con un discreto bagaglio di esperienze alle spalle, un particolare tipo di esperienze che non mi stanco mai di voler sperimentare. Apparire "normali" in un mondo che di normalità ha ben poco, mi aveva incoraggiato ad accettare nuovamente l'insolito invito dell'autore tedesco più acclamato degli ultimi tempi.
I romanzi thriller, non i gialli, badate bene, più di qualsiasi classico in circolazione, specie quello risalente al periodo vittoriano, non mi tengono sempre stretta nel loro freddo abbraccio, a causa del poco tempo che io trascorro assieme a loro. Diviene quasi un’aberrazione l’idea originale di stanziare in un posto nuovo chiedendo persino di starci confortevolmente, andarci di persona, magari. Ciò ha comportato, negli anni, ad indirizzarmi dritto dritto dinanzi a un autore tedesco che conobbi per caso, proprio perché chiacchierato e amatissimo, e che persino io stessa ho potuto constatarne la grandezza. E la suspense, l’arte di saper connettere sviate concezioni di paura, timori fisici o psicologici, non mi ha aiutato semplicemente a dover stare più attenta a ciò che faccio o a chi mi circonda. Semplicemente a cogliere l’essenza delle cose, specie se queste sono invisibili agli occhi.
L'ingegno dell'autore sta nel sprofondare abilmente nel sotterraneo buio della psiche umana di cui non si trovano limiti, non si conosce la fine e che forse non dà alcuna speranza di sopravvivenza. Ci invita a percorrere le sue straordinarie storie avvicinandoci a tentoni verso suoni, voci confusi. Qualunque cosa, qualunque sia la voce che sussurra il nostro cuore, che ci porta dritto all'isolamento. Alla solitudine.
L'inaspettata consapevolezza di essere vivi, e allo stesso tempo di non esserlo, non andando più in giro come un morto. Perché l'essere umano è tormentato continuamente da un demone perfido che lo costringe a ridurlo in un involucro senza anima, e a quel punto è completamente perduto. Con un discreto bagaglio di esperienze alle spalle, un particolare tipo di esperienze che non mi stanco mai di voler sperimentare. Apparire "normali" in un mondo che di normalità ha ben poco, mi aveva incoraggiato ad accettare nuovamente l'insolito invito dell'autore tedesco più acclamato degli ultimi tempi.
Ciao Gresi, di Dorn ho letto solo "La psichiatra", ma mi piacerebbe leggere altro di suo... hai qualche suo romanzo da consigliarmi? Grazie e buona domenica :-)
RispondiEliminaTutti quelli citati 🤗🤗🤗 praticamente mi mancano da leggere gli ultimi due pubblicati 🤗🤗
EliminaPost interessante, grazie
RispondiEliminaA te ☺️❤️
EliminaNon conosco, sembra interessante, grazie
RispondiEliminaA te ☺️
Elimina