mercoledì, maggio 06, 2020

Amori di carta: Cornelia Funke

Un martedì pomeriggio di fine aprile, neanche un mese dopo l’inizio di questa tremenda ed infinita quarantena, decisi di rifugiarmi fra le pagine di una saga fantasy che quando ero ragazzina amai intensamente. Con gli anni cedetti più volte alla tentazione di soggiornarvi nuovamente, ma quel giorno si impose come uno strappo alla regola perché il Mondo d’inchiostro era il luogo che avrei voluto vedere, sebbene tale itinerario non fosse in programma, ma né alcun romanzo o nuovo autore avrebbe distolto i miei intenti che mi avrebbero vista impelagata in situazioni o vicende che già conoscevo. Se non avessi assecondato tale desiderio, per l’ennesima volta, avrei dovuto vederlo ancora una volta.
Cornelia Funke fu quell’autrice tedesca, naturalizzata statunintense, che come tanti altri autori, ha segnato la mia infanzia, e gran parte della mia adolescenza, nonostante quelle ritratte nei suoi romanzi sono storie che se fossi stata un po’ meno grande avrei apprezzato molto di più dell’entusiasmo che riservo ogni qualvolta mi ci imbatto, ma il Mondo d’inchiostro che amo tanto è perfetto così com’è. Quante volte ho immaginato viverci? Incontrare Maggie, Mo, Dita di Polvere, quel meraviglioso mondo in cui i libri hanno un importanza fondamentale. Tanto fondamentale quanto pericolosi.

Ed è stato un caso in cui sono stata involontariamente coinvolta. E’ oramai un’ossessione questa, lo riconosco, ma rivedere una vecchia amica come Meggie, sentire sui miei polpastrelli quella magia trascendentale che trasuda tutt’intorno, è qualcosa di meraviglioso. Cornelia Funke, schiva e misteriosa, non concesse molte interviste quando questa meravigliosa saga approdò nel campo dell’editoria. Gli innumerevoli tentativi di agganciare un barlume d’informazione erano vani, ma non come la forte speranza di andare a finire in un posto particolare: nel mio cuore. Eppure, in ogni storia descritta dall’autrice, la magia sembra fuoriuscire da pagine cariche di promesse. Suoni, rumori, voci, sussurri, sembrano completamente diversi. Come ricordi lontani, racchiusi in piccole sfere di vetro, di cui il lettore custodisce gelosamente nel palmo della sua mano. E ciò è infatti ciò che ho fatto anche io. Custodire gelosamente ogni sua storia. E le ragioni sono le più svariate: ragazzini che amano i libri e la letteratura, ladri furbi e fuggiaschi ma giovani e imberbi, fauni spaventosi ma dotati di un cuore. Tutte storie perfette per il mio essere, che giorno dopo giorno desidero rileggere all’infinito.
Si è come catapultati in una realtà che in pochissimo tempo diviene nostra, ci si rifugia cercando aiuto o conforto vivendo realtà parallele molto simili alla nostra, in cui la letteratura è sempre l’unica e sola linfa di sostentamento per il nostro essere. Luoghi sicuri in cui depositarsi, che scritti in tempi diversi, con amore e passione, rinfocolano lo spirito. Attingono a memorie che non sentono la voce acuta di un lettore da qualche anno, o da alcuni decenni.
Ciò che secondo le leggi della natura dovrebbe svanire viene, grazie al miracolo dell’inchiostro sulla carta, conservato. La magia dei romanzi della Funke, infatti, si cela in questo. Mentre la nostra anima è smossa dal tocco lieve come piuma di un’altra mente che legge, sensibile e sentimentale, ma anche tragico e realistico, un sogno meraviglioso come un vivido ricordo lascia un dolce sapore. Una piccola lanterna che divampa, all’infinito.

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