mercoledì, maggio 20, 2020

Gocce d'inchiostro: Molto forte, incredibilmente vicino - Jonathan Safran Foer

La seconda volta con Jonathan Safran Foer andò meglio della precedente, che avevo giudicato Ogni cosa è illuminata una bella lettura ma non indimenticabile, filando tuttavia dritto al mio cuore. Stanziò per qualche tempo non riuscendo però a toccare le corde del mio animo dove dovevano essere toccate, a farmi scongiurare di poter leggere qualcos’altro il prima possibile osservando il cammino che avevo intrapreso con piacere, tranquillità, e poi il languore di leggere qualche altra sua opera che non si smorzò se non quando lessi Molto forte, incredibilmente vicino. Era diventata una questione personale, anziché solitaria, lasciando dietro alle spalle le migliorie di una bellissima storia che non credevo potesse colpirmi così tanto, e in meno di tre giorni mi sono abbandonata alle brutali e drastiche elucubrazioni di un bambino di soli dieci anni senza più dubitare mentre mi lasciavo contagiare dal suo tono malinconico, maturo, tenero e dolce che ha scorso lungo il mio corpo, su e giù, non comprendendo i motivi per cui ho procrastinato per così a lungo questa lettura. Perché i ricordi, le relazioni, i sentimenti, sono tenuti a bada mediante semplici pagine di diario, che solo impersonando chi scrive possiamo ringraziarlo del piacere sedotto.



Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
Casa editrice: Guanda
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 350
Trama: A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: “C’è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo”. È l’11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo portetà a dare finalmente risposta all’enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l’incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.




La recensione:


Che c’è di così orrendo nell’esser morti per sempre e non provare niente, non sognare nemmeno? Che c’è di così fantastico nel provare sensazioni e far sogni?

La settimana che ci siamo lasciati alle spalle mi vide recarmi in un bel posto, dove dubitavo che un autore come Foer potesse scrivere qualcosa che ha contenuto parole indelebili, bellissime, concitate, dato che in Ogni cosa è illuminata i temi ritratti erano attraenti ma non funzionali allo scopo. Splendore letterario, non c’è che dire, per supplire al fatto che i romanzi di questo autore non sono dei semplici racconti bensì squarci dell’anima di chiunque sul mondo, architetture tattili anziché visive, passaggi studiati quasi alla perfezione, incredibilmente impegnoso, pieno di personaggi e vicende rigogliose ma anche un po’ asettiche, come se il vasto regno su cui sorgono i personaggi foeriani fossero stati trasformati in un gigantesco piano di studio come quello de l’11 settembre, una versione distorta sebbene drammatica di ideale americano nel salvaguardare ciò che si è perduto e mai più ritrovato, specie nel preservare se stessi e i ricordi.
Sapevo senz’altro che Oscar sarebbe stata una piacevole compagnia alquanto atipica per i ragazzini della sua età, mentre mi mossi inquieta fra le pagine di diario di un flusso inarrestabile di coscienza, completavo una lettura che per certi versi mi ha rimembrato le vicende della giovane Paloma e della portinaia Renèe, un bambino che ha creduto all’amore, agli affetti con fervore ed intensità, ma trascorso il resto della sua esistenza divenendo quasi come un anima in pena che vaga lungo la riva dell’assurdo, a cui è stata sottratta qualunque spiraglio di felicità. E anche se i ricordi sono tutto ciò a cui si aggrappa, memorie intrappolate in piccoli e svariati oggetti ( un vecchio giradischi, una serratura arrugginita, una chiave piccola e grigiastra, un album fotografico), la sua è stata una storia dotata di una bellezza incredibile, una mite ma devastante dolcezza che sedimenta nell’animo, relegata in un angolo di mondo a cui aspira da tantissimo tempo.
Costellato dalle << vicende >> di svariati personaggi, soprattutto dei suoi nonni, avevo confidato che un romanzo toccante e bellissimo come questo si mostrasse non solo affabile ma indimenticabile. Perché Molto forte, incredibilmente vicino mi ha dato la sensazione di esser stata trascinata in una landa deserta che nessuno potrà mai scrutare a fondo e come si deve perché il dolore provato da Oscar, a menochè non sia stato provato sulla propria pelle, è qualcosa che ha a che fare con sensazioni, impressioni, emozioni che si possono comprendere appieno solo se siamo stati coinvolti in una situazione del genere, rimuginando sulle conseguenze e sui pro. Probabilmente nessuna ragione comprensibile potrà mai colmare il vuoto di una perdita, una mancanza, ma io non ho solo condiviso il suo dolore ma l’ho << sentito >> intensamente come quando, oramai sedici anni fa, persi la mia cara amata nonna materna. Sono letture, queste, che ti sorprendono. Destabilizzano nel suo freddo abbraccio, col suo strano modo di aggrapparsi alle cose pur di rievocare e tenere salda la magia dei ricordi, affinchè essi non svaniscano. Ma bisognerebbe conoscere se stessi, impersonare persino altre vite, per immedesimarsi a tal punto di riconoscerne la provenienza, i sentimenti, la parvenza di un toccante e sano sentimentalismo.
Fra un viaggio letterario e un altro si rischia quasi sempre di confondersi, lasciare dietro qualche strascico, qualche rimasuglio di storia precedente – così impossibile da staccare – nel quale spesso desidero protrarne il ricordo evitando qualunque romanzo possa non coincidere con la mia anima. Quasi sempre i suggerimenti letterari a cui mi aggrappo non si rivelano adatti, fremente di riscontrarne fra le sue pagine quella magia riscontrata precedentemente. Ma la lettura di Molto forte, incredibilmente vicino, che ho ignorato impunemente per due anni, è stata la lettura più memorabile, più bella che mi sono concessa per conoscere a fondo l’autore e vedere, o per meglio dire, toccare ciò che fece di questo romanzo un opera acclamatissima, letta in ogni parte e in ogni luogo, e tutt’ora ricordata. Certamente, dopo la lettura del romanzo, non ho potuto fare a meno di perdermi fra la visione monitorata della sua trasposizione cinematografica, giudicandola non altrettanto bella come il romanzo ma con sentimenti affini suscitati durante il corso della sua lettura. Esperienza a dir poco indimenticabile, straziante e toccante che reciderà i cuori persino dei più coriacei.
Ho così affrontato quella << condizione >> in cui non resta nient’altro che lasciarsi andare, poiché la vita, i dispiaceri, le negazioni strappano da qualunque forma di sopravvivenza, circumnavigata da un folle cantastorie che ebbe il potere di trasformare la vita in una pozzanghera grigiastra, inviolabile, l’epopea di una macchietta in bianco e nero proiettata in un posto inquietante ma, storicamente parlando, rivelante che solo grazie alla scrittura, a frasi sparse in ordine a caso, potrà elevarci ad interpretare il linguaggio contorto del suo cuore. Inserire una piccola chiave nella serratura arrugginita di un piccolo colibrì, affinchè è stato possibile conoscerne i suoi più oscuri segreti. Rimasti “relegati” comodamente nella soffitta del suo animo, mediante sprazzi di pensieri, lettere, ricordi trafugati dalle sabbie del tempo che colpiscono proprio per il loro essere tranquilli e apparentemente disinvolti, schietti ma malinconici e depressi che colpiscono proprio per il loro essere apparentemente disivolti, le cui azioni sfociano quasi sempre in vicende indimenticabili e bellissime.
Non so se definirmi guasta, a fine lettura. Non so se definirmi innamorata, mentre ripongo queste poche righe. Non so di preciso cosa scrivere, come mi senta, dopo che a questa lettura ho dichiarato una certa ammirazione, un fedele sentimento di abnegazione verso qualcosa che non mi piace effettivamente leggere in letteratura. Qualunque forma logica, schietta e sincera ha denunciato qualunque atto di vulnerabilità, alimentato dalla stessa forza delle passioni, sospese in un vuoto cosmico che ancora fa sentire l’inuttabilità di certe battaglie.
Molto forte, incredibilmente vicino è un romanzo dalla visione pessimistica ma veritiera della maggior parte di quegli individui solitari nel giudicare o criticare ciò che la vita gli ha crudelmente torto. Quando si è in balia di un dolore, si provano forti sofferenze, ogni cosa sembra aver perso la sua forma, la sua visione delle cose. Ma l’interesse per ciò che si ritiene scontato o inutile affinchè qualcosa possa tornare al suo posto, dotato del candore di un bambino, ha un chè di ammirevole, sorprendente che resta e resterà saldamente ancorato all’anima, a pensieri e nozioni relative al tema della perdita e di ciò che essa comporta.

Dover vivere è triste, ma è tragico poter vivere una sola vita.


Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

6 commenti:

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