giovedì, maggio 14, 2020

Gocce d'inchiostro: Il labirinto del fauno - Cornelia Funke e Guillermo Del Toro

E’ indispensabile parlare, non limitarsi a frasi circoscritte ma parlare sul serio, raccontare cosa ho visto, come mi sono sentita affinchè riversassi, in quelle che non sono altro che pagine di diario, le mie impressioni, i più vividi ricordi di ciò che la lettura di Il labirinto del fauno mi ha elargito. Perché c'è tanto da dire su un connubio di forza e talento come questo, troppa magia da contenere in meno di quattrocento pagine, che nella settimana che ci siamo lasciati alle spalle ha descritto così bene l’anima di una storia semplice ma molto carina, rievocata magnificamente mediante uno stile diretto e appassionante che tuttavia rinuncia a certe meraviglie che ho potuto vedere invece nel Mondo d’inchiostro. Non una parola in più dunque, su un romanzo che è un piccolo cantuccio di segreti, misteri, ricordi, speranze violate, che non censura il male né quel messaggio intrinseco che conferiscono bene le sue pagine: la fede è l’unico disvelamento di una tenebra che avvolge il nostro cuore come uno stampo e che ci aiuterà a scovare la pace.





Titolo: Il labirinto del fauno
Autore: Cornelia Funke e Guillermo Del Toro
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 347
Trama: Spagna, 1944. Ofelia è soltanto una bambina quando con la madre prossima al parto si trasferisce in un vecchio mulino tra le montagne dove il patrigno, lo spietato capitàn Vidal, è di stanza per annientare i ribelli che si oppongono al regime franchista. Presto le sue amate fiabe e l’antica foresta incantata attorno alla casa divengono l’unico conforto, una via di fuga dal terrore e dal dolore che avvelenano la sua vita. Finchè un giorno, guidata da una Fata, si addentra in un labirinto nelle cui profondità un misterioso Fauno la attente da tempo per sottoporla a tre prove di coraggio. Solo superandole, potrà fare ritorno nel Regno Sotterraneo, lei, la principessa perduta, fuggita perché sognava il mondo degli umani, e condannata a vagare sulla terra senza memoria. Sembra il finale di una fiaba. Ma quando la magia si rivelerà non meno oscura e terrificante della realtà, Ofelia dovrà scegliere cosa è disposta a sacrificare per salvare se stessa.


La recensione:

Sono sempre pochi coloro che sanno dove cercare, e come ascoltare, questo è vero. Ma per le storie più belle, pochi bastano.

Ho completato la lettura di questo romanzo alla vigilia della fine di una settimana apparentemente normale ma frenetica, a inizio maggio, meno di quattrocento pagine composte nell’intervallo fra sogno e realtà, verità e finzione, la visita di Meggie e Mo e quella di una ragazzina inquieta e sfortunata, circa duecento pagine al giorno, con l’obiettivo di scoprire cosa sarebbe accaduto. Una pagina dopo l’altra e qualunque altra in più che mi ha indotta a divorare questo piccolo grande componimento medievale. Colmo di coraggio, ma anche di tanto orgoglio, paura, disperazione, diffidenza, presentata dagli autori come un prodotto finito da elargire a chiunque, specie ad un pubblico estremamente giovane, le cui pagine tuttavia ho visto come l’inizio di una faida, un autodistruzione di un nucleo famigliare di fallimenti o misteri mai celati, le innumerevoli incursioni con la madre incinta a guidarla o prendendosi cura della sua gravidanza avanzata e la trasformazione della sua opaca vita preannunciata da un Fato crudele ed egoista in una parte di mondo oscuro e tenebroso, tredici anni della sua fanciullezza cominciati molti anni fa, quando la madre gli disse che il padre era morto in guerra, e finite nelle << mani >> di un uomo crudele e malvagio che accompagnano il ritmo di una storia sempre più avvincente.
Ci volle una manciata di secondi per prendere confidenza con un nuovo ambiente e conoscere Ofelia, le motivazioni che l’avevano indotta a ritrovarsi in un luogo solitario ma soleggiato, ma le cui sorti cambieranno repentinamente quando meno se lo sarebbe mai aspettata. Quando si era già preparata alla << situazione >> della madre facendo ammenda dei limiti che avrebbe potuto oltrepassare e poi, con l’aiuto di un orribilante Fauno, svelare un mistero che avrebbe compromesso ogni cosa, spesso in maniera alquanto brusca, o a volte proiettati su uno schermo onirico in cui finzione e realtà si sposano, in un resoconto dettagliato di qualcosa che non avevo immaginato nemmeno io, con le sue innumerevoli immagini ancora vivide nella mia memoria quando cominciai a metterle su carta nel mio taccuino personale. Stranamente una lettura per giovani fanciulli nel quale emerge sempre più prepotentemente un forte desiderio di rinascere, sfuggire da un mondo che concede poco e niente, uno specchio che riflette due mondi contrapposti ma non separati, nel quale l’idea di raccontare o parlare di << magia >> salva la vita da qualunque elemento o fattore esterno o contrapposto, nel quale non ho potuto fare a meno di scorgere una via di fuga, rimasugli di ricordi, speranze, desideri repressi in cui sarà possibile scoprire o conoscere se stessi. Come nel caso della piccola Ofelia, il cui approccio non è stato dei più memorabili ma basato sulla visione di una trasposizione cinematografica che fu il frutto di un sogno vivido e indimenticabile. La Funke, mediante la presenza del regista Guillermo Del Toro, vide quel bambino intrappolato in un adulto camminare sperduto nei bosci magici del Fauno che ci parla il romanzo, e l’argomento che dominò con più insistenza fu la speranza. Quasi impossibile persino da scrivere, intrisa di malvagità, oscurità e follia, che figura come atto di debolezza, prostazione, purchè il mondo acquistasse un senso. Sebbene ciò che lo caratterizza sono effettivamente le nostre scelte, vivide motivazioni per cui l’individuo è contagiato irrimediabilmente, fin quando smarrisce la strada. E dove gli autori analizzano le differenze tra questo mondo e quello descritto, riflettendo molto su ciò per cui è stato deciso di raccontare, creando così alla fine un buon prodotto commerciale in una sfilata di storie fantastiche e misteriose.
Ed ecco che, dopo una full immersion, ho patito una manciata di ore per cercare di mettere i miei pensieri su carta, rendendomi conto che il tema che stavo per affrontare non c’entrasse niente con quello già visto in precedenza, immersi in qualunque tipo di storia o racconti, e che in questo romanzo sui padri morti, patrigni ossessivi e disturbarti, madri in difficoltà e bambini distrutti e fiaccati dalle maldicenze della vita non dà posto per la serenità. E questo progetto, questa collaborazione, ne è un esempio. Un percorso nel quale è elargito un tema piuttosto significativo, profondo, maturo, proiettato in un romanzo non del tutto maturo ma che mi ha parlato della vita di ognuno di queste figure, specie quella di Ofelia, che si chiudeva ancora nei suoi amati libri. Aggiunge capoversi sulla descrizione di figure fantastiche, impelagate quasi sempre in una qualche vicenda, analizzando la sfera del quotidiano in maniera più approfondita, aggiungendo al tutto il cuore emotivo di tutte le cose. Come non poter immaginare la descrizione di una simile scena, quando in realtà tutto il libro andava crescendo verso gli affetti, i legami fra qualunque persona o cosa, vergate da parole che mi hanno fatto sentire viva?
Riponendo queste poche righe nelle ore che ho impiegato per terminare questa recensione, mi sono trovata dentro un nuovo rapporto con il fantasy. Ho avvertito un legame più intimo con i miei sentimenti e allo stesso tempo mi sentivo più vicina, più calorosa nel poter guardare nuovamente quelle storie fantastiche le cui viscere appartengono a un altro, ma che ha ristabilito una certa connessione. Troppo consapevole per riscoprire il fantasy, nel senso letterario del termine, ma per molti versi ancora curiosa nell’esplorare e poi toccare ciò per cui faccio fatica ad uscirne.
Il labirinto del fauno è un libro “vero” ma di fantasia, un giardino pieno di surrealismo e inquietudine attraverso il quale ho potuto contare su una lettura giusta e imparziale, molto carina e appassionante, seducente e quasi onirica, con tantissime cose da dire sulle opere che evidenziano ed esimano assieme certi retroscena attuali che sfociano poi in individualizzazioni coscienziose, chiare e scorrevoli che ci insegnano a leggere e riflettere su ciò che ci circonda, su ciò per cui vale la pena combattere o riflettere su determinate cose mediante l’osservazione diretta. Ha mostrato e rivelato una certa attitudine romantica, più complice, che quando bussò alla porta del mio cantuccio personale ha acceso una scintilla, ha ravvivato l’immagine di me stessa che non immaginavo potesse essere così fievole.
Valutazione d’inchiostro: 4

12 commenti:

  1. Amo tantissimo il film, fra i miei preferiti. Per completezza potrei anche recuperare questo!

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  2. Ofelia?? Io adoro questo nome! Libro interessante, grazie della recensione

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  3. this book looks interesting to me.
    Take care.

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  4. Ciao Gresi!
    Io ho un problema con Cornelia Funke. La trilogia de "Cuore d'inchiostro" per me è stata una fatica concluderla. I primi due mi erano abbastanza piaciuti, mentre il terzo è stata una tortura finirlo. Infatti ho un brutto ricordo di tutta la trama, non fece proprio per me.

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