giovedì, novembre 26, 2020

Gocce d'inchiostro: Lolita - Vladimir Nabokov

Cosa mi riserva la vita non so dirlo, ma so per certo che talvolta è scandita da splendide sorprese e ciò è più bello della sorpresa in se. La lettura di questo romanzo, anzi rilettura, giunse inaspettata, ma leggerlo è stata l’ennesima bellissima sorpresa, un gran bel lavoro per un romanzo tacciato di oscenità, volgarità, proiettato in un epoca che non è più la nostra, il cui brutale impatto coincise con una visione istantanea in un susseguirsi di parole. Il loro accumularsi sulla pagina con fare concreto che sortì un brusco ed unico effetto. E descrivere ciò che mi si agita ancora dentro è davvero difficile, e l’unica soluzione è scrivere. Riporre nero su bianco conversazioni solenni fra autore e lettore, in cui le anime entrano in contatto e che fra costumi e scene estremamente teoriche è sostenuto da un roseto di ricordi estrapolati dall’infanzia del protagonista, proiettati nel mondo tridimensionale e antico che si vede di rado. Drammatico e introspettivo, lirico e seducente, complesso e aulico, un susseguirsi di brancolamenti ed errori, menzogneri embrioni del piacere in cui il bello e il bestiale si fondono in un unico elemento, l’individuo è quel fedele segugio della natura che non riesce a scrollarsi gli errori del passato.


 

Titolo: Lolita
Autore: Vladimir Nabokov
Casa editrice: Gli Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 395
Trama: << Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo - li - ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita >>.

La recensione:

 

L'avrei stretta a me tre volte al giorno, tutti i giorni. Tutte le mie pene sarebbero svanite, sarei diventato un uomo sano. 


Una full immersion nella letteratura americana fu quello straordinario momento di equilibrio e soddisfazione interiore che anelavo da qualche tempo. La botte piena e la moglie ubriaca. Nessuno, proprio nessuno, avrebbe colmato questo forte senso di vuoto. Anelavo rileggere Lolita da qualche tempo a questa parte, e nonostante talvolta sia stata tartassata dal dubbio di aver giocato un brutto tiro, di aver pronunciato una parola che avrebbe costato caro il mio prezzo, quest’anno mi sono sentita più impavida e folle del previsto.
Questo 2020 è stato davvero indimenticabile e insensato sotto ogni punto di vista. Le mie letture, i romanzi, immancabili e onnipresenti, scandirono giornate di tedio e solitudine che non credevo di poter avvertire maggiormente. L’affetto della mia famiglia, dei miei cari ha irrimediabilmente colmato questa mancanza. Ma mentre la cerchia famigliare conferisce un chè di sostentamento alla tua anima semplice, la lettura è sempre stata quell’attività necessaria e indispensabile per la mia vita. Non ricordo un momento della mia infanzia in cui non ho avuto il naso infilato fra le pagine di qualche romanzo. Mentre il mondo proseguiva il suo lento percorso e nuovi eventi scandagliavano ere o momenti che si conserveranno per sempre, la mia passione per la lettura non ha mai cessato di esistere. L’aria densa di curiosità, novità intellettuali che perfino i lettori più ostici abbracciano con un certo fervore sembrano possedere una parvenza tutta loro, e ovunque un elemento o appiglio che si espande ai miei piedi. Negli ultimi tempi, fra le tante novità editoriali, Lolita cadde sul mio personalissimo mondo col fragore di eventi che richiamano antichi miti, poemi solenni e classici, di cui inevitabilmente mi sono fatta investire costringendomi ad impelagarmi in una vicenda amorosa che sotto certi aspetti ha dell’incredibile. Oltrepassa i limiti del possibile, vive in un mondo nuovo di zecca, folle e antico dove ogni cosa è permesso, non premurandosi a scoprire il sesso nel vero e proprio senso della parola ma fissando il periglioso sortilegio delle ninfette. Anzi, della ninfetta Lolita. Ragazzina dalla natura doppia, tenera e sognante. Da una raccapricciante volgarità, la cui anima discese nei cuori del protagonista e del lettore confondendosi con la tenerezza che ha personificato l’antica brama dello scrivere. Una furiosa beatitudine che cozza contro tante ombre perplesse, e non averle ascoltate è uno dei più grandi temi di questo romanzo. Incarnati nel protagonista, Herbert, che si sorregge da un bastone d’acciaio, che infatuato da un demone fanciullesco ci si approccia con estasi, dolore e amore. Prigionieri di noiosi attimi di vita quasi sempre uguali a se stessi, anime costrette a vagare lungo la riva dell’assurdo in cui l’amore è quel sentimento assoluto che muove ogni cosa. Esprime ciò che siamo e cosa siamo, colma ferita incolmabili del passato, ascende a forze mistiche e solenni poiché ricordano la vita, il fuoco ardente della passione sotto due tipi di memoria visiva. L’uno ricercato con perizia nel laboratorio della memoria, l’altro replica oggettiva di  un viso amato, un fantasma dal piccolo  colorito naturale.
Accolsi nuovamente la storia del giovane Herbert rendendo grazie a una delle opportunità più influente nel panorama delle mie letture: una sfida letteraria indetta con me stessa. Nel buio interno delle palpebre, ho visto elogiare, replica oggettiva, esclusivamente ottica di un viso amato, un piccolo fantasma di colorito naturale. E nel mentre la mia anima andava in estasi e si innalzava su fiumi d'inchiostro che ancora bruciano la pelle, un amore irruente e segnato da quella ferocia che spesso distrugge la vita degli adulti mi castigò come una punizione eterna, una simpatia molto prossima alla santità riaffiorò placando quella mutua frenesia di possesso che avrebbe sorpreso i due amanti, assimilando sino all'ultima particella lo spirito e la carne dell'altro. Ho aperto silenziosamente queste pagine di diario macchiate di sangue, in cui sono stati riportati sprazzi di memorie di una vita lontana, passata, che inducono a domandarci se proprio allora, nello scintillio di un'estate remota, abbia avuto origine quella crepa che percorse la vita del protagonista. La sua mano esperta si scorgeva ancora in morbide e bianche lenzuola e riconobbi quasi tutte le tracce del suo passaggio, come se il tempo non avesse cancellato le ferite del passato. Gli anni di spudorato e folle amore del giovane Herbert mi avevano regalato una calma velenosa e torbida che fece buon gioco alle pagine d'intensa passione. In quattrocento pagine di follia, tormenti, pene inflitte a un cuore ancora giovane la storia d'amore con la ribelle Lolita cominciava a comparire e ad assomigliare più che altro a una bomba a orologeria.
Mi sono domandata come, in un mondo di ferro battuto, con le sue grida di causa ed effetto incrociato, queste ninfette discole di cui ci parla  Nabokov, che tralucono da giovani, non avessero influenzato la vita dello stesso autore. Spinto dalla vana ricerca di una mera presenza lenitiva, ingenuo e focoso, trascinato con astuzia nella farsa di chi lo ha sedotto. In un divario fra luce copiosa e angusta ombra; la luce che attiene al conforto delle ricerche infruttuose della vita, l'ombra ai suoi atroci struggimenti e alle insonnie.
Il dolce - amaro sapore in bocca lasciatomi dall'incontro di questi due amanti e la coppia di sciagure e sventure che si portavano dietro come scorta durò soltanto qualche giorno, mentre vagavo come un anima in pena fra i corridoi bui della mia anima e mi domandavo cosa fosse effettivamente l'amore: intenso, passionale, duraturo, senza dolore ne conseguenze. Senza alcun dubbio o incertezza di un abbandono sicuro e repentino che mi ha asfissiato per quarantotto ore. Qualcosa mi diceva che il legame indissolubile e incompreso nato fra Lolita e Herbert fosse qualcosa di insano, contro natura. Eppure non è pur vero che l'amore può essere ingannevole? Ci si innamora con facilità della persona sbagliata. E quando nasce la passione, quasi sempre qualcuno è destinato a rimanere bruciato dalla fiamma del desiderio.
L'amore intenso, appassionato e travolgente di un giovane professore francese, amante della scrittura e della buona letteratura, desideroso di trovare un equilibrio mentale e, soprattutto, "qualcuno" che lo avrebbe fatto fuggire dallo sfogo legale del suo "stravagante problema", avrebbe dovuto riempirmi di dispiacere e repulsione, ma né io né la mia coscienza fummo in grado di provare qualcosa che andasse oltre la più piacevole indifferenza. In una mattina di inizio settembre Herbert e Lolita mi avevano invitato a varcare i cancelli celesti del loro giardino incantato ed io non potei farne a meno di immettermi.
Muovendomi silenziosamente fra un susseguirsi di brancolamenti ed errori, di menzogneri embrioni del piacere, risucchi di dettagli di una radiosa bellezza, con l'idea di fare una visita a sorpresa a entrambi, ho accolto Lolita nella soffitta impolverata della mia anima con la certezza di riabbracciare una vecchia amica. La storia aveva una sua particolare magia, e quella che all'inizio mi era sembrato come scandaloso e impuro svelava un canto ipnotico che penetrò in me immergendomi in uno stato fra il fascino e l'oblio. La stessa cosa accade con il contenuto, il cui asse centrale emergeva sulle innumerevoli accuse a cui era stato sottoposto il romanzo, per il crescendo di scene erotiche e immorali, per la natura voluttuosa della ribelle e maliziosa Lolita, lontanissimo dalla vena che aveva reso Nabokov apprezzato e famoso.
Mi sono addentrata in questo harem di lettere e parole create dall'autore Herbert, turco vigoroso e raggiante che rimandava a bella posta il momento in cui poté godere della più giovane e fragile fra le sue schiave, in un rompicapo stravagante di sospiri e ansiti di piacere sempre più frequenti in cui l'amore è descritto come brama di un rapporto palpitante, dolce e gemente, fisico ma non necessariamente coitale con una fanciulla, su un crepuscolo tiepido che via via è andato stemperandosi in un'amorosa oscurità.
Chiunque fosse Herbert, in queste pagine di diario l'amore si è dispiegato come una forza vorace ed eterna. E catturando per la sensualità presente, il bisogno necessario di possedere l'amata, in Lolita diviene sempre più forte e presente l'esigenza dell'autore di esplorare la zona dei sentimenti. Esplicata mediante il desiderio del protagonista, Humbert, di poter trascorrere più tempo assieme alla sua Lolita. Assaggiare il suo piccolo corpo, così caldo e ancora un po' immaturo. O, fare qualunque cosa, pur di poter stare in sua compagnia, stringerla fra le braccia e godere di lei. La brunetta, maliziosa e ribelle dodicenne che gli piacque sin dal primo momento in cui la vide. Con quelle spalle fragili e sfumate di miele, la schiena nuda flessuosa e i capelli castani che, con prepotenza e impetuosità, gli rubò il cuore come nessun'altra donna aveva mai fatto prima.
In questo straordinario e stupefacente quadro dei mitici anni '50, persiste una meravigliosa sintonia fra l'autore, la propria ispirazione e la capacità ricettiva dei personaggi. Con un'aura tetra che non fa che accrescere il suo fascino, il nostro professore di lingua francese Humbert è la raffigurazione perfetta delle gesta di un uomo un po' triste e determinato, insoddisfatto del proprio passato, che non ci penserà due volte ad abbordare qualche ninfetta. Qualche graziosa fanciulla, dai nove ai quattordici anni, che riveli la propria vera natura, che non è del tutto umana ma demoniaca.
Racconto di una forte ossessione, Lolita, è un romanzo che intriga e sorprende. Con gran facilità permette al lettore di entrare in sintonia con i personaggi, mimetizzarsi tra le mura di una vecchia stanza d'albergo - impregnata dal tanfo di qualche mozzicone di sigaretta ancora accesa nei portacenere -, o in un viaggio on the road alla scoperta dell'ignoto.
Con un finale un po' inappagante ma intrigante, un'analisi prettamente realistica sull'ideale romantico del protagonista, il cui ruolo farà da cornice all'intero romanzo, quello a cui Nabokov dà vita è uno dei più clamorosi successi letterari russi di tutti i tempi. 
Un'abbagliante grandezza, una straordinaria suggestione mitica che non potrà non spostarsi nei nostri ricordi.

 

Non importa, anche se quei suoi occhi si fossero sbiaditi come quelli di un pesce miope... Anche così sarei impazzito di tenerezza alla sola vista del tuo caro viso esangue, al solo suono della tua giovane voce rauca. 

 

Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo

 

4 commenti:

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