mercoledì, maggio 08, 2024

Gocce d'inchiostro: Le avventure di Augie March - Saul Bellow

Non bisogna credere che ogni cosa sia impossibile, quanto tentare di conciliare l’impossibile col possibile. Scoprire come l’uomo può sopravvivere è da sempre una delle principali << preoccupazioni >> della letteratura. Tanti autori, nel percorso della mia vita, hanno parlato di vita nei loro testi. Chi decidendo di proseguire lungo una strada da cui non se ne uscirà tanto facilmente, e chi farà rotta in zone assopite dell’anima in cui si tenta di creare un mondo in cui è possibile vivere e che spesso non si riesce ad adoperare né a vedere. Le avventure di Augie March, grande classico della letteratura moderna, esplica questo concetto in cui la creazione spesso coincide non con la realtà quanto col mondo ideale che desideriamo. Situato in zone nascoste del nostro animo, felice condizione sicuramente peggiore di quella inventata.

Augie March, per certi aspetti alter ego dell’autore, rifiuta la complessità celando molte cose manifeste, nel segreto del suo cuore. Eppure pur quanto si tenti di farlo non si scorge tuttavia la realtà così com’è poiché non è possibile amarla, quanto tenendo conto del presente: il mondo fa schifo, gli uomini altrettanto e inevitabilmente si aspira ad un tipo di libertà illusoria che inventa l’immaginazione, il desiderio di essere affini a se stessi, pretendendo una costante ricerca di quei grandi perché della realtà, sui misteri della vita e le ragioni del proprio essere, privo di sentimenti ed emozioni.

Titolo: Le avventure di Augie March
Autore: Saul Bellow

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 15€

N° di pagine: 704

Trama: Pubblicato nel 1953, "Le avventure di Augie March" rappresenta una delle vette della produzione romanzesca di Bellow, la sua prima opera importante: un romanzo di formazione dalla forte componente autobiografica, popolato da una miriade di personaggi pittoreschi colti nel loro incessante movimento, in cui rivivono echi della tipica narrazione americana, soprattutto il tema twainiano della fuga, delle peripezie e dell'iniziazione dell'eterno adolescente. Ambientato in una brulicante, indimenticabile Chicago degli anni venti, il racconto segue le avventure del giovane Augie, che costretto ai margini della società si ingegna a sopravvivere passando da un mestiere all'altro. Con la partenza per il Messico, spinto da un'amante che lo convince ad accompagnarla ad addestrare aquile, inizia la sua picaresca avventura nel mondo; un viaggio rivelatore, fatto di mille incontri inaspettati, in cui anche le vicende belliche diventano occasione per scoprire le verità più riposte dell'esistenza umana.

La recensione:


Puoi tirare avanti coi tuoi guai ventinove giorni, ma c’è sempre quel trentesimo giorno in cui non puoi, maledizione, quando ti senti come una mosca fetente nella prima improvvisa morsa del freddo, quando ti guardi intorno e ti par d’essere vecchio…


La permanenza fra le pagine di un classico come questo scadette nel giro di una settimana. Sono passati in fretta, questi giorni, e presto dovevo rivalutare ogni cosa. Schiarirmi le idee, documentarmi, porre su carta quei pensieri che ancora si avvicendano dentro e che solo ora, dopo quasi tre settimane, riesco a delineare la parvenza. Per me non si tratta del semplice fatto di prolungare o meno la mia presenza fra queste pagine, in una terra in cui si continua a credere in se stessi e a cercare la propria identità, nei continui intenti di scoprire il segreto della sopravvivenza affinché il mondo fosse ingurgitato dalla fantasia quanto dalla realtà. Bensì di qualcos’altro. Queste scelte letterarie o linguistiche avrebbero poi dipeso da figure femminili che esplicano potenza, denaro, ma anche comprensione e sensibilità e la brutalità, nascosta nell’utilità di comprendere come bisogna respingere ciò che è morboso, torbido, malato.

Questa lettura sotto certi aspetti è stata morbosa, ha comportato nel vivere una strana avventura dalla quale ho potuto svegliarmi solo adesso senza ricordare niente di ciò che prima aveva caratterizzato la mia inutilissima vita. Per questo credo sia indispensabile credere, avere a fianco qualcuno che mi accompagnasse nella ricerca perenne di un’identità sopita dal tempo e dallo spazio. E sarei stata io ad affiancare il giovane Augie March. Ci incontrammo casualmente, per via di un disegno divino scritto a mia insaputa, all’inizio del mese e decisi di proseguire con lui per l’America facendo rotta lungo un luogo sconosciuto da cui ne sarebbe dipeso tante cose. Confinata in un minuscolo spazio, ma solo apparentemente, rimpiazzata di continuo da un manipolo di personaggi che graveranno sulla crescita spirituale di un ragazzo che hanno molto a che vedere con quelle di Mark Twain e il suo Huckleberry Finn.

L’aria pregna di una falsa quiete che sfocia in tempesta babilonese, Augie assisterà alla realizzazione di una parabola spirituale in cui il rinunciare a tutto dinanzi all’abbondanza dei ricchi, Eden utopico di ricchezza e onore, il sogno della rivoluzione francese erano desideri assopiti del suo animo, relegato come in uno spazio minuscolo in cui la fantasia avrebbe prevalso.La società era soggetta a fenomeni sociali purché per quanto si tenta di ignorarla predetermina e definisce ogni rigore o archetipo sociale.

Saul Bellow fa di questo teatro di azioni una filosofia di conoscenze in cui tenta di tracciare il confine fra pensiero e pensatore sociale del mondo. E sicuramente tende il suo romanzo verso una prospettiva più moderna in cui i caratteri sono caratteri universali che si confanno al mondo esterno, il protagonista si trova sbattuto fuori dalla vita quotidiana in cui il sordido - la sporcizia- non è parte integrante dell’anima quanto proiezione di una dimensione filosofica che diventa poi fatto umano, in quanto provocato dal mondo esterno da fattori o conseguenze estranee. La trama diviene così puro pretesto per giochi di intelligenza, quanto tentativo di riallacciarsi alle tradizioni moraliste pur di essere pratica. Moralità e sopravvivenza così strettamente legate all’individuo, che necessita di rivoluzionare, comprendersi affinché sopravvive, ritraendo quella che è a mio avviso una bella denuncia alla società, al lavoro, all’economia, ad un antico regime che ha dimenticato di agire solamente.

Romanzo epico inteso come battaglia o percorso che definisca Augie, che come un valoroso guerriero compie innumerevoli tappe arturiane, fra una serie di incontri e scontri e personaggi di svariato tipo, per la conquista di un santo Graal che scoverà solo quando la sua ricerca sarà conclusa. Un tipo di ricerca tuttavia che non avrà mai fine.

La creazione, la punizione divina, la fede, l’ira forniti dalla memoria e dalla fantasia in cui è possibile riconoscere una velata critica all'unità di un mondo che è dato da cose malsane, miserabili dall’immondizia attraverso cui l’ironia avrebbe reso tollerabile ogni cosa, questo piccolo grande capolavoro di Saul Bellow è stato una forma fisica che ho affrontato con lo spirito temerario che generalmente mi caratterizza, quando mi imbatto nella lettura di certi testi. Perché in bilico tra ciò che è metafisico e fisico, desideri innati di avere e poi prendere tutto ciò che la vita presenta, la vita mossa da una corrente di vicende tragicomiche che trasformano ogni cosa in una storia, la voce di Augie si è alzata fra il concerto altisonante di voci diverse, commoventi che non convincono appieno quanto perennemente speranzosi di ottenere un tipo di fiducia istintiva che disgraziatamente non otterranno mai. Poiché impossibilitati ad essere liberi, trovando un senso ad ogni cosa e, masse di carne e ossa lasciati soli nell’immensità del cosmo, scorgendo in funamboli che si prendono per mano uomini in crisi che cercano se stessi, privi di qualità, affaticati e quasi impossibilitati ad inserirsi in un contesto sociale in cui è possibile avvertire le sue emozioni, le sue idee.

Perfetto equilibrio fra asciutta rievocazione di esperienze personali e sorprendente lancia inventiva, quella di Augie March è un’avventura che si pone come inventiva a porre l’individuo a domandarsi se può comunicare con i suoi simili o meno, e la compassione della miseria altrui, atti di cameratismo, amicizia o disinteresse che per istinto induce a porre aiuto o comprensione indirizzano ad un unico collant: quello della donna, nonché risoluzione di problemi di moralismo pratico. << Unità di misura >>, gli ambienti e le azioni descritte avverranno per sua funzione, e lo stesso Auge diverrà maturo solo perchè pungolato continuamente dalla madre, incompatibile conseguenza della società e del meccanismo di cui se ne fa parte in cui diviene sempre più evidente l’incapacità umana ad essere forti, liberi di scegliere da soli, senza alcun condizionamento. Non spiccando per originalità quanto per le imperfezioni di cui inevitabilmente trascina, in un caleidoscopio di vicende a volte ripetitive in cui ogni cosa, persino la più brutta e misera, appare fatiscente e luminosa.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

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