domenica, ottobre 27, 2024

Gocce d'inchiostro: Il mondo di ieri - Stefan Zweig

Non sono avvezza a leggere biografie ne amo cibarmi di opere che non sono fatti individuali personalmente riportati su carta, bensì osservazioni sul campo di autori che fecero della letteratura massima di vita. Per redigere tali opere vi è dietro un lungo processo di ricerche, di scrittura da cui l’autore attinse dalla sua stessa vita. Il risultato è un volume corposo, ricchissimo dai primi istanti di vita in cui l'autore fu messo al mondo, primi vagiti in una realtà oppressiva e crudele, che mostrano un atteggiamento particolare, diverso da quello che ci si aspetta da una semplice biografia. Non che di semplice non possieda niente. Ma da lettrice attenta e curiosa ci misi un certo impegno, una certa cura per recepire il suo messaggio. Nell'insieme si tratta di incontri, avvenimenti, dejavu che rivelano parecchio di Stefan Zweig, e in particolare, retroscena di ognuno di quei ritratti intimistici che in un certo senso provano il suo potenziale nell'averli realizzati. Ogni capitolo è un chiaro riferimento al passato, che non hanno un messaggio particolare se non che celano meccanismi di azione o pensiero per cui quel romanzo, quell'opera fu caldamente accolta. Percorrendo la corsia della vita, dell'esistenza affinché qualcosa o qualcuno andasse al suo posto, sventolando sotto il naso innumerevoli opportunità che mescolano sogni e realtà.



Titolo: Il mondo di ieri

Autore: Stefan Zweig

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 396
Trama: «Non narrerò tanto il destino di me solo, quanto quello di tutta una generazione, della nostra inconfondibile generazione, la quale forse più di ogni altra nel corso della storia è stata gravata di eventi.» Molto più che semplice autobiografia, "Il mondo di ieri" è il ritratto incantato di un'epoca scomparsa, la suprema epopea di quella "Felix Austria" che tanto segnò la storia e la cultura europea, quel mondo nel quale «ognuno sapeva quanto possedeva e quanto gli era dovuto, quel che era permesso e quel che era proibito: in cui tutto aveva una sua norma, un peso e una misura precisi». Al centro della narrazione sta la Vienna imperiale, simbolo di un'epoca indimenticabile che Zweig – esponente di una generazione che «ha imparato a fondo l'arte preziosa di non rimpiangere il perduto» – descrive in tutto il suo splendore e in tutte le sue contraddizioni. Pubblicato postumo, "Il mondo di ieri" è segnato da un'atmosfera autunnale che imprime all'intera opera il severo suggello della modernità.

La recensione:

A volte ho l’impressione di non essere nata in quest’epoca, ma in un'altra. In quest’epoca, antecedente alla mia, mediante cui soggiorno e vivo la vita di innumerevoli personaggi. A volte ho desiderato viverci, farvi parte, andando avanti lungo una strada che possa assolvere ogni mio peccato. E immagino già quel momento in cui, incurante di ciò che mi circonda, guardo figure di ogni sesso, razza o età muoversi come delle diapositive… Niente di tutto questo può colmare quel piacere inesauribile della lettura. Io di queste cose e per queste cose vivo..

Lascio così fuori, nel mondo esterno, tutto quello che non reputo importante: la gente, le cose. In quel momento due mondi si contendevano la mia attenzione: il mondo della fantasia con quello del mio spirito. E le circostanze poi avrei dovuto tracciarle, sedendo dinanzi alla scrivania, dinanzi un computer nuovo e funzionante. E non mi è mai parso così preoccupante vedere come quello che si discosta dal mio Io è qualcosa che non deve essere desiderabile quanto necessario. Una risposta ad un gesto spontaneo. Un obiettivo meditatore attraverso cui possiamo tracciare la nostra libertà di un destino, nella meditazione dei pensieri di altri, rintanandosi nei miei pensieri, guardando il mio corpo dal di fuori, guardandolo come una statua che respira. Si tende l’orecchio per ascoltare, sentire, notare quello che succede e prenderne coscienza.

Appollaiato sul trespolo di un luogo la cui aria era malsana, irrespirabile, poggia su una morale insicura ed anti psicologica del tacere e nascondere che grava come un incubo sulla sua giovinezza ostacolando ogni risorsa di costruire quel che è incredibile, ho letto questa biografia, Il mondo di ieri, inconsapevole che la tragicità che avevo scorto in Bruciante segreto ha a che fare con l’idea che il vinto cede al destino, sfruttando l’immagine incerta del nuovo continente con la sua realtà. Nelle stanze buie e polverose del suo animo, dirigendo con voce bassa ma melodica la scrittura come affidataria all’idea che la memoria potesse essere un buon surrogato per dimenticare ciò che si è conservato. L’artista infatti avrebbe dovuto mostrare come siamo compiacenti di forme estetiche, nelle classi inferiori a cui attingiamo un certo istinto per la bellezza divenendo come forme di realizzazione attraverso cui possiamo rivalutare. 

Zweig scoprì come me, l’amore per la lettura, la letteratura, in età infantile. Un verso o una melodia fuoriusciva dall’invisibile barriera della visione, dell’intuizione del genio creativo in forme tenere che possano aspirare al loro divenire. E, in età adulta affinò tale fascinazioni, rimpiangendo e racchiudendo la stabilità della società viennese del secolo, sottolineando la superiorità morale del vinto affinché quella libertà a cui è legato all’ambiente circostante da cui sfugge o si tenta di sfuggire donano l'immortalità, come un pegno prezioso che rifiuta la quiete, la pace concessa nell’epoca benigna del peccato. Concentrandosi e raccogliendo tutte le energie affinché ci si possa guardare dentro al di fuori di se stesso e del mondo.

Il mondo di ieri, intrappola quella generazione vissuta del dopoguerra che ha conosciuto quel che visse l’autore, inconsapevole di sentirsi impaziente a scovare quella libertà che potesse rendere liberi. Il tipo di libertà di cui parlo ha a che fare non solo con la libertà d’azione quanto morale e spirituale, in cui inevitabilmente si sprofonda. Sono sprofondata persino io, che con reticenza ho mosso i primi passi verso una strada che sembrava già spianata e irta di ostacoli. Ma muovendosi a tentoni affinchè quella coltre scintillante di costellazioni, stelle che brillano nel suo firmamento conferiscono una certa idea di fede, di speranza, affinchè sia colto quell’intervallo, quella pausa nel ritmo eterno della vita. Nel suo incedere nel progredire.

Scrivere, in fondo, è strettamente legato alla meditazione. Si prende coscienza di sé mediante un meccanismo non propriamente facile, perché la mente è per sua natura inquieta, a volte turbolenta, e distrae, a tentoni si affanna, a cercare una << cura >> che possa alleviare le sofferenze del suo cuore. E non pensarci non è la cura, la soluzione quanto l’ammissione. Fare ammenda o riconoscendo la vita esattamente com’è: zeppa di sacrifici mediante però cui l’uomo può riconoscere quei valori essenziali del tempo. E se ci si concentra, ci si lascia andare al flusso di parole che per molti non hanno un senso, riportando alla mente questioni volontarie, qualcosa in cui merita di investire ogni sforzo, in un analisi di controllo della mente che coincide con la propria vita.

Da un unico testo ho potuto riconoscere quelle anime dannate e contrite che vagano lungo la riva dell’assurdo ma che non riescono a cogliere quello squarcio di luce che li invade o sorprende, oscurando quella luce romantica che a me piace attribuire a questo momento di splendore. Zweig non perde tempo con inutili piagnistei quanto ci affibbia storie che sono ancora segnate dalla guerra, da quei continui tentativi di rinascere mediante l’astuzia e la fuga, riaffermando le forme, le mitezze del clima, della ricchezza e delle tradizioni.

Ho già vissuto, nelle innumerevoli vite che vivo ogni giorno, un gran numero di emozioni, ho tanto pensato e ripensato, e sofferto, più o meno, a seconda dei casi: all'età di trentadue anni non mi spaventa più niente e nessuno. Un pó ho deciso di accogliere questa nuova storia per 'fuggire' dalla vita, dalla frenesia di giorni sempre più impegnativi e logoranti ( e anche per uscire da quel dramma che da gran tempo dubitavo su questa lettura, che a quanto pare mi ha esaltato maggiormente del suo celebre racconto, combattente e allo stesso tempo vittima di soprusi morali e fisici). Nella sua battaglia per trovare o scovare la pace con cui elevarsi fra le avverse stelle è stato davvero molto triste. 

Altri che si spacciano per cantastorie, o commediografi di biografie realizzano poi qualcosa di accettabile ma che poi, alla fine, non soddisfa completamente. A volte qualcosa di abbastanza irrilevante, ironico o abbastanza malizioso per riuscire simpatico, ma quella di Zweig fu una testimonianza molto bella più di quanto immaginavo, e per un autore come lui, un uomo che non sa parlare al cuore quanto al cervello, così conciso e netto più di quel che si vede, mi sono ritrovata immersa in qualcosa di estremamente potente. Un contatto intimo, confidenziale, marasma di sensazioni disagevoli, drammatiche furono quel pezzo di pellicola, riversato in un breve documentario che rievoca ricordi di giovinezza che vibrano di simbolismo. E ciò che mi ha lasciato pienamente soddisfatta è stato questo mio coinvolgimento emotivo, questo desiderio di scovare se stessi trovando un posto che reclami una parte di noi.... Tutti così presi dalle nostre azioni. Ma qual'era il vero messaggio del romanzo? 

Piccolo trattato sui ricordi, i sentimenti, le emozioni, anche se in minima parte, una biografia che non avevo preso sul serio, qualunque sia stata l'influenza avuta su di me a cui non è preservata nemmeno l'ingenuità del fanciullo, che dovrebbe invece restare intatta, una visione profonda e sentita dell'autore di << aprirsi >>, confidarsi affinché la ricerca della verità non si riveli vana, piuttosto purificante che nel giro di un attimo potrebbe perdere vitalità. 

Qualcosa però è successo: il mio cervello ha conservato una certa dose di cose, forse fin troppo grandi. Il mondo di ieri riflette fedelmente quelle incommensurabili emozioni che rappresentano la poetica dell'autore, nonostante questo romanzo ha una voce tutta sua. Prese vita, nel momento in cui il mondo dell'autore e quello della mia coscienza entrarono in conflitto, nonostante un romanzo, la letteratura di per sé, non potrà mai cogliere appieno tutta una vita. Eppure si ricava un'incredibile testimonianza, venata di una certa tristezza, in cui spazio, tempo e possibilità hanno un certo spessore. 

Un romanzo bello, ma non bellissimo per il mancato sentimentalismo di cui è scevro che si perde fra ricordi, il vocio sonante di uomini di diverse generazioni che in un certo senso regalano un significato all'esistenza. Si sofferma su un tipo di cultura i cui temi sono purtroppo attualissimi in cui la vita stessa equivale a una tortura, che non cessa nemmeno quando giungeremo all'epilogo. L'autore a questo proposito ha spremuto il desiderio accumulato da anni di oppressione, silenzi dell'anima, che svolgono un ruolo piuttosto importante. Gli è stato chiesto di prendersi cura di piccole creature, affidate volontariamente ad un abile lettore di anime, e non potendo resistere ha custodito nel palmo della sua mano cose che sarebbero rimaste protette per sempre. 

Un urlo al passato, un atto di ribellione - a modo suo - che desidera ristabilire un certo equilibrio, sia fisico sia mentale, che tuttora è infranto da diverse suddivisioni. Saliente opera che si è ancorata alla mia anima e lì resterà, metodo segreto utile per interpretare e capire un pó meglio il mondo. 

Valutazione d’inchiostro: 4

1 commenti:

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