martedì, ottobre 15, 2024

Gocce d'inchiostro: L'amante e L'amante della Cina del Nord - Marguerite Duras

La quantità, il dramma e il conflitto contro la perdita della propria identità, dell’essenza, sono impersonali. Simboli di dramma americano, lo spirito che vorrebbe controllare la memoria, la materia. Ed ecco che, impegnarsi a scovare qualcosa di palese e coerente, che si installa dentro di lei come un seme della sua creatività, del suo genio, assieme ai misteri che la vita ci riserva, dimostra i segni di un'arte istantanea, immediata, spontanea, più consona all’anima, prima che passi attraverso i suoi condotti cerebrali e diventi un’astrazione, un’invenzione, una bugia. Questa necessità di scovare nel profondo è deleteria perché in questo modo la donna svanirebbe comparativamente. Diventando cieca, o perlomeno facendo finta di non vedere.

Nella confusione di effluvi di sesso, inchiostro appena rovesciato, pensai che la Duras si fosse posta agli altri, costantemente, poiché solo così poté comprendere la letteratura. Il potere della scrittura, in quanto nessuno, prima di lei, sguazzare nel fango e allo stesso tempo poter rialzarsi. Proprio lei che si ribellò, a modo suo,, protestò angosciosamente, sgomentando la gente, ossessionandola a tal punto che la << estraniarono >> dalle sue stesse opere. 

Titolo: L’amante

Autore: Marguerite Duras

Casa editrice: Feltrinelli

Prezzo: 9, 50 €

N° di pagine: 123

Trama: La storia d'amore di una francese quindicenne con un giovane miliardario cinese, sullo sfondo di un ritratto di famiglia, nell'Indocina degli anni trenta. Racconto di lucidità struggente, di terribile e dolce bellezza, "L'amante" trasfigura e risolve integralmente in una scrittura spoglia e intensa, il complice gioco che la memoria e l'oblio ricalcano sulla trama della vita.

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Titolo: L’amante della Cina del Nord

Autore: Marguerite Duras

Casa editrice: Feltrinelli

Prezzo: 9,00 €

N° di pagine: 192

Trama: Marguerite Duras, dopo aver saputo della morte del protagonista dell'Amante, rivive, riscrivendolo, l'amore fra quel cinese e lei quindicenne. Nell'Amante della Cina del Nord i protagonisti sono quindi gli stessi dell'Amante: l'uomo cinese e la quindicenne bianca. Uguale lo sfondo: l'Indocina degli anni trenta, con i suoi pomeriggi estenuanti, l'odore di pioggia e gelsomino, le strade brulicanti di cani, mendicanti, pazzi, le note del jazz. Ma la storia viene rivissuta, scavata, sviluppata, ingrandita, poiché in fondo essa costituisce la matrice di tutta l'opera della Duras. L'infanzia in Cocincina è riguardata con l'accanimento di chi vuol dire tutto: l'orgoglio, la povertà, l'avarizia, la crudeltà della vita coloniale per i degradati. Non c'è più spazio per tenerezza o nostalgia. Le passioni sono primarie, violente: un fratello pronto ad ammazzare per droga, una madre tentata di prostituire la figlia, un cinese molto ricco venuto dal Nord a fronte di una famiglia rovinata. E tutto è raccontato in modo immediato, diretto, sensuale.

La recensione:

La stagione estiva è quella dedica al riposo, al relax e, per me, all’opportunità di leggere romanzi, conoscere autori che non avrei dedicato così tanta attenzione. La stagione estiva è quella dell’intraprendenza in cui la lettrice che è in me spazia anche su altri fronti, letterali naturalmente, quello che generalmente non compare mai in questo salotto virtuale, assume il ruolo di viaggiatrice impavida ma attenta, in un pantano di false sorprese o falsi miti. Nell’insieme mettono su un sistema di mantenersi stabile, dritto lungo una strada che perseguiti i miei scopi o obiettivi. Questo mese di agosto di cui vi facevo cenno è stato il periodo giusto per leggere e conoscere Marguerite Duras con L’amante, un libriccino che avrei potuto definire innocuo, ma lecito se non fosse che è omaggio ai ricordi, personali, privati dell’autrice, e che sovverte i canoni irrazionali al riparo della caducità della morte. E il piacere di leggere un buon romanzo introspettivo, romantico e sensuale e la sua conoscenza del mondo divenne a sua volta espediente per avvicinarmi maggiormente. Andare o inoltrarsi nella “foresta” del suo cuore, lasciandomi dietro drammi del cuore, rimorsi o rancori, preoccupazioni o insuccessi, delusioni o ansie - tutto ciò che è passeggero, che è illusorio nella vita - per dedicarsi a qualcosa di più reale, qualcosa di più permanente. 

La parola scritta, l’arte delle parole, diviene quel battesimo magico che unisce il mondo esterno con quello personale dell’autrice in cui i pensieri, i volti a cui lei pone una certa attenzione, sono raffigurati come se osservando una foto, nonché specchio di avvenimenti.I volti che l’autrice ricorda o raffigura divengono rappresentazione di un amore assoluto, essenza artificiosa da cui è possibile scorgere i segni premonitori, quelli frutto di un'epoca che era relegata in forme di ignoranza, imputridimento dell’anima, ponendo così le basi di un forte scoraggiamento della vita. La vita così ritratta, in cui le donne sono belle a modo proprio e ogni cosa è trasportata dalla corrente artificiosa e vertiginosa della sua memoria. Scorrono come diapositive di un film nella mente di chi legge, slegandosi da tutto, diventando delle apparizioni che sono strettamente legate al passato, all’infanzia, la donna che si fa estranea al mondo. quello reale, ma che simbolicamente bruciato dall'irruenza di un Io temporale, in cui sono compresi i desideri, sospiri del cuore che è possibile rintracciare in gesti sconsiderati, folli, la liberazione definitiva del cuore come sacramento, a un mondo di mutamenti in cui l’oceano dinanzi ai nostri occhi è gigantesco. Un oceano di vita e di morte.

Il tutto credo sia derivato dall’attaccamento che la Duras nutrì nei riguardi della madre, e che la scrittura ha esorcizzato per perpetuare la sua memoria, l’impegno morale che ha per destinazione la vanità o il nulla in cui si mescola il tutto. Un tutto che appare florido, fluente come un fiume in piena a cui ci si lascia andare dinanzi alla tempesta della vita, agli occhi del tempo e la cui destinazione è nient’altro che l’assoluta autenticazione di un Io che non avrà una vera e propria essenza, se non quando potrà essere del tutto libero. Trasportato qua e là dalle emozioni, dai desideri assopiti del tempo che prevale, non tenendo più del passato come ostacolo o impedimento al raggiungimento della sua maturazione quanto gesto dato simbolicamente al fuoco della vita in una << pira >> che lei stessa accenderà per saltarci di nuovo e uscirne fuori. Solo così non sarebbe stata più legata a niente, vulnerabile quanto caparbia a liberarsi da ciò che nel tempo si è insinuato in lei come una seconda pelle, l’attesa, la pazienza a cui bisogna far fede per donare una prospettiva decisamente migliore di questa.

Irrimediabilmente non ho potuto non sentirmi travolta, come guardandosi allo specchio e osservarsi con gli occhi degli altri, muovendosi in questo sfondo richiuso in bozzolo di silenzi, di gesti spericolati e irruenti, convergendo nell’insieme a donare o scovare quel briciolo di speranza  o conforto che solo la scrittura, come effetto di catarsi, può donare. Neppure alla religione famigliare e ai suoi paradigmi. Alle sue usanze o ai suoi preconcetti, mal visti soprattutto nei riguardi di una giovane ragazza non sposata. E la musicalità che si avverte, durante il corso della lettura, non a caso è fatta di un unico pezzo di stoffa, senza cuciture e nodi: quella relativa al sogno. Quando tutto finirà non resteranno nient’altro che le parole, quelle frasi che estrapolate dalla corrente di un fiume generano emozioni, suscitano ricordi, donano e trasmettono qualcosa che buttati in un fiume anziché nuotando, avanzando a fatica pur di restare a galla, travolge. Inibisce per la sua bella irruenza.

Valutazione d’inchiostro: 4

1 commenti:

  1. Non conosco, ottima recensione, grazie; anche se la storia sembra un po' pesante

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