domenica, agosto 09, 2015

Gocce d'inchiostro: Ovunque tu sarai - Fioly Bocca

Ci sono romanzi che creano un prima e un dopo; un'interruzione netta che somiglia a un taglio col coltello, prima triste e sentito, dopo un attimo intriso di speranza. Ovunque tu sarai rientra in questa categoria e, racconto di un amore che non ha una sua collocazione precisa, non trova confini, è una scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in tempesta.
Lo disvelamento di una tenebra, e tutta la luce che ne è venuta fuori.











Titolo: Ovunque tu sarai
Autore: Fioly Bocca
Prezzo: 12,00 €
Casa editrice: Giunti
Trama: Anita vive da tanti anni a Torino ma è cresciuta sulle Dolomiti, dove il vento soffia sempre e l'aria è fresca, e dove di recente è costretta spesso a tornare per via della terribile malattia di sua mamma, che la sta portando via velocemente. Per farle sentire tutto il suo amore, Anita scrive ogni sera una email per augurarle la buonanotte, dove però non racconta la verità. Non le dice che il lavoro nell'agenzia letteraria non è entusiasmante come pensava, né che il suo fidanzato di lungo corso, Tancredi, è distratto, distante, stolido. Anzi, scrive che stanno programmando le nozze  per dare il via a quella famiglia numerosa che Anita ha sempre desiderato. Durante uno dei viaggi in treno, Anita incontra Arun, un ragazzo italocambogiano, scrittore di libri per bambini, al quale basta guardarla negli occhi per leggere tutta la sua tristezza. Un incontro che la colpisce. Ma chi è Arun? Perché, anche se cerca di tenerlo lontano, qualcosa la riporta a lui? E' forse questo il regalo che le ha lasciato in eredità sua madre?

La recensione:

La vita alle volte ti tradisce, ti lascia nuda a sperare, nella testa,
la parola fine. Senza confessartelo, in silenzio. Poi però sa riscattarsi quando vuole. Bisogna sempre darla una seconda
possibilità, alla vita.

La cosa che più mi colpì fra le pagine di Ovunque tu sarai fu il dolore. A priori pensai fosse semplicemente un espediente narrativo per colpire dritto al cuore, un varco fra le parole che mi permettesse di andare lontano, senza capirci più niente. Poi, la vidi chiaramente, sola e indifesa, guizzare in un torrente limpido di montagna e mi resi conto che non solo era qualcosa di vero e tangibile, ma che lui, in quel teatro artificiale di parole e manichini, era grande come lo spazio freddo e silenzioso nel quale girano gli astri. A lui era impossibile farci caso. Ad Anita erano rivolti i miei pensieri: fermi lì, ai bordi dell' anima, ad inquinarmi il sorriso. Così famigliari, vicini, come un tatuaggio indelebile, ma anche ossessivi.

La perdita di una persona cara che si ha per la prima volta è sempre una sorpresa estremamente spiacevole e per me quella di Anita fu grande. Ero arrivata in un posto imprecisato che, dopo tanto tempo trascorso nell'impasse, mi ha permesso di tornare alla luce. Ma invece che in un luogo tranquillo, dove avrei potuto far perdere volontariamente le mie tracce, annunciato dalla monotonia del giorno, mi ritrovai in una sorta di drammatica parabola moderna che, col desiderio irresistibile di avvicinarmi, semplicemente mi lasciai consumare dal fuoco della solitudine. Attorno a me, una giovane donna che, dinanzi agli occhi del mondo, si metteva a nudo, non risparmiandosi niente. Offrendo vulnerabile la sua anima, osservando il paesaggio tetro della vita: così nitido, drastico, triste. E, tutt'attorno, il silenzio. Il dolore descritto come qualcosa di inevitabile. Una debole luce che diffonde il suo tenue bagliore come resti di memorie lontane. Anita - lo capì quando mi si avvicinò - era quel funambolo che avrebbe dovuto prendere la spinta per fare un balzo e afferrare il prossimo appiglio. L'istante in cui si prepara al salto e non sa cosa però farsene del volo. Poiché questa è la vita. La certezza della sua esistenza. La prova messa in atto da un funambolo, pur di ritrovare l'equilibrio. Lei, quella farfalla che non riesce a spiccare il volo.
Una leggera euforia? La dolcezza quieta dei pensieri? Parole che hanno finalmente una sua forma? Promesse ad un'idea di libertà, nata dal desiderio ardente di una ragazza infelice e insoddisfatta costruita sui sogni. Li aspettavo, come la fatalità di una condanna.
A ridestarmi fu la realtà. Così crudele, viva. Il rumoroso insolito spettacolo messo in scena dalla spuma dei sogni era finito e stava cominciando quello, inquieto e quotidiano, offerto dall'arcobaleno inesauribile dei colori. Da un concerto interminabile di rumori. Un mero spettacolo si levava oltre la sommità di una barca che non avrebbe dovuto affondare, resistere alla corrente, combattere alla deriva, riacquistando il controllo su tutto.

Ho sempre pensato che una via di fuga ci fosse comunque, e invece è strano non vedere nemmeno
un’uscita d’emergenza.

Ovunque tu sarai è un romanzo che, nella sua semplicità, potrebbe apparire poco originale, ma che, al contrario, è una continua ricerca di amori persi e poi ritrovati, sogni o desideri riesumati dalla risacca lenta del tempo, punti di domande senza risposte.

Amarsi è anche imparare a non pestarsi i piedi mentre si balla la stessa musica.

E' una storia che ha avuto l'utilità dello sfogo e dell'avvertimento di un anima che vaga lungo la riva dell'insoddisfazione, e quello del dolore che inzuppa la nostra anima come un terribile acquazzone. Nella sala d'aspetto della vita, ho visto una donna che si crede forte, ma fragile che, lontana dal peso del fantasma invisibile delle esperienze passate che tuttavia avvolgono il suo animo come una coperta ingombrante, mi sussurrò alle orecchie parole che ormai si sono perse nel tempo. Un eco impossibile da rievocare.
Quello della Bocca è un romanzo breve, ma profondo, triste, quasi angosciante, poetico, appassionante capace di strappare il cuore. Fra le sue pagine ho conosciuto un'autrice profonda, sensibile che, nonostante la brevità della storia, lascia un segno sul cuore: un amore completo, che salva dal niente.
Un quadro raffinato dipinto con una vastità di colori, un pezzo di vita in cui tutti possono specchiarsi che, attraverso le parole, la fotografia, coglie l'attimo che fluisce impertinente del tempo. Interpretandolo. Scrivendolo.

Ti ho amato come si ama la mano che ci salva dal niente, come se oltre te non
esistesse che il buio e l’ora del lupo.

I linguaggi, quasi sempre romanzati, e l'intreccio, non sempre limpido, spedisce dritto fra le braccia di Anita, raccontando una storia semplice ma toccante che ha del romantico, che sopravvive nella mente del lettore come qualcosa di suo. E ci rende partecipi di qualcosa che, in un modo o nell'altro, lascia un segno del nostro passaggio.
Fra lettere scritte dinanzi agli occhi del mondo, in una città nebulosa, Ovunque tu sarai mi ha concesso di ascoltare la storia di una donna che, dopo tanto, troverà la felicità. Un eroina del nostro tempo che coinvolge nel suo abbraccio, che trascina in un cielo zeppo di nuvoloni neri e ingombranti.

... ho sentito che sei mia, e che niente, nessuna cosa ha più senso, senza te. Ti amo già di un
amore completo, che non credevo possibile.

Valutazione d'inchiostro: 4

2 commenti:

  1. Quanto mi piacciono le tue recensioni! la tua scrittura ha un ritmo bellissimo...spero di leggere questo romanzo il prima possibile

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