Una parte di me sa di non essere ancora atterrata nella sua
inutilissima vita, sa che abbandonare quel mondo sarà molto difficile. Eppure
non ho avuto scelta; lì ho avuto la possibilità di volare, soprattutto di
notte, nelle ore piccole della notte, e quest'oggi vi parlerò di Borderlife
parlandovi però anche di due anime universali, indipendenti, quasi illusi che
nel luogo dove vivono ogni cosa è possibile, immigrati del Sud del mondo come
gazzelle, gnu bianche, vagabondi in diverse dimensioni dello spazio e del
tempo.
Titolo: Borderlife
Autore: Dorit Rabinyan
Casa editrice: Tea
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 373
Trama: E' autunno, a New York. Il secondo senza le Torri. Liat ha
appena conosciuto Hilmi e gli cammina accanto nel pomeriggio che imbrunisce,
mentre pensa: Non hai già abbastanza guai? Fermati, finché puoi! Ma fermarsi
non può, perché, nonostante le ferite, la magia della Grande Mela è ancora
intatta, e Hilmi ha gli occhi dolci e grandi, color cannella, riccioli neri e
un sorriso infantile che spezza il cuore. Lei è di Tel Aviv, fa la traduttrice
e si trova negli USA grazie v una borsa di studio. Ha servito nell'esercito e
ama la sua famiglia.
Lui vive a Brooklyn e fa il pittore, e nei suoi quadri c'è sempre
un bimbo che dorme e sogna il mare, quel mare di cui da ragazzo poteva cogliere
appena un lembo, da lassù, al nono piano di un palazzo di Ramallah. Che
quest'amore sia un isola nel tempo, si dice di lei. Un amore a cronometro, un
amore a scadenza, la stessa indicata sul visto, la stessa impressa sul
biglietto del volo di ritorno per Israele, verso la vita reale. Finché, mentre
oscillano tra l'ebbrezza della libertà e il senso di colpa, scoprendosi
accumunati dalla nostalgia per quello stesso sole e quello stesso cielo, la vita
reale non bussa davvero alla loro porta …
La recensione:
Non ho mai visto con tanta chiarezza come quest'oggi, che il mio
scrivere su queste pagine di diario è un vizio. Un abitudine di cui non riesco
più a farne a meno. Sono tornata fra le vecchie mura della mia camera esaurita,
ma, soprattutto colma di un certo calore, di una certa forza, dalla storia
bellissima della Rabinyan; sono scivolata fra i meandri splendenti, quasi
accecanti della sua storia, ho gettato il mondo e le sue anime vagabonde nel ceppo
di un camino, preso la mia immancabile agenda, estratto frasi di cui nemmeno io
ne conoscevo l'esistenza, sotto uno strato spesso di carne e ossa, per metterli
su una trapunta bianca e nera, e mi sono preparata per congedarmi
definitivamente da Liat e Hilmi. Ho avuto come la sensazione stessi agendo come
un fumatore di oppio che prepara la sua pipa. Perché in questi momenti rivivo
le storie che leggo, i romanzi che vivo, rivoltando la mia vita nei termini di
un sogno, un mito, una storia senza fine.
Un giorno desidero porre questi pensieri in un vecchio diario,
riporlo sulla scala di una vecchia soffitta, trovarlo, e leggerlo con gli occhi
di un adulta. Penso mi sorprenderebbe ritrovare una vecchia me più giovane e,
forse, troppo romantica. La scrittura a questo proposito mi è sempre stata di
grande aiuto: mi ha da sempre aiutato a rivivere cose o persone che credevo
perduti. Batto su una vecchia e ingrigita tastiera parole e frasi che pesco
dalle stanze buie della mia coscienza, tentando di porre nero su bianco ciò che
più amo ma anche qualche sprazzo di vita. Ora sto cercando di ripercorrerne un
altro pezzo - ogni recensione è un tassello - condividendo con voi, amici
lettori, qualcosa che non riesco più a tenermi dentro. Ho cercato di
conviverci, di vedere nuovi orizzonti, se altre storie potranno soppiantare
quest'altra, instillando in me la curiosità e l'interesse. La lettura di
Borderlife, anche se sotto certi aspetti sembra non mi sia stata di aiuto, mi
ha buttato fra le braccia di personaggi che hanno avuto la sfortuna di nascere
sotto una cattiva stella, con cui ho vissuto notti infuocate e passionali, che
sono una mela ancora da finire, come un frutto che matura daccapo ogni volta lo
sbucci. Un piacere gioioso li aveva resi affamati, sazi e nudamente affamati.
Nel buio, appagati d'amore e avvinghiati l'uno all'altra, così vicini, dissolti
l'uno nelle braccia dell'altro, che mi hanno donato la sensazione di sentire
cosa provassero.
E' stato davvero strano assistere, pur vivendo in una realtà
completamente diversa dalla loro, totalmente opposta alle loro abitudini e
origini, io abbia scoperto da sola la genesi di questo romanzo, la sua breve
esistenza, la sua saggezza, lo stesso concetto d'amore romantico. Ed è strano
che io abbia trascorso due anni ad ignorarne l'esistenza, a vivere in altri
mondi, a prendere consapevolezza di cose di cui prima ignoravo l'esistenza, a
criticare le gesta di alcune eroine, come se avessi assunto il ruolo di guida
cinica e distaccata, che era quella che avevo involontariamente indossato prima
di conoscere Dorit Rabinbiyan e il suo bellissimo romanzo. Compiti autoimposti,
scopi autocreati.
Le continue e incessanti lodi per questo romanzo! E' vero, non si
può amare qualcosa e qualcuno senza un motivo, per quello che effettivamente si
tratta, ma solo come il proprio riflesso di noi come esseri umani, che ci
riproduciamo, che in questo caso coincidono con le caratteristiche del mio
carattere. Dev'essere stato doloroso per Liat, per una ragazza così ambiziosa,
vedere la sua vita prendere una strada tutta sua, vedersi alienare da un
ambiente straniero, da una lingua diversa, influenzati da lotte e scorribande
razziali. Mi sono sentita felice a leggere di lei, a seguirla nel suo percorso
accidentato, ma, soprattutto, mi sono sentita in dovere di ringraziarla per ciò
che ha sussurrato al mio cuore. Le sue capacità musicali, il suo carattere
forte e gioioso.
Mi ha parlato di una storia d'amore che altri non è che un
groviglio angoscioso, amoroso, triste ma felice. Di emozioni che silenziosamente
le si sono agitate dentro, per un tempo assurdamente lungo, hanno svolazzato
rumorosamente nella sua testa, se per un momento provo a trasferirmi nella
testa dei personaggi, con un piccolo salto, volgo le spalle a una vita monotona
e ripetitiva per volare insieme alle loro anime. Corpi che baluginavano nel
buio di una stanza, fra mucchi di cose e persone che hanno una parvenza vaga,
ma radiosa nel tempo, nitida e luminosa.
Tutto si era ridotto al suono di una melodia bellissima e
struggente. Alla storia d'amore fra Liat e Hilmi, la cui aura lucente riempì il
buio non appena dovetti tornare nella bolla di sapone della mia attuale
esistenza. Colmando di flauti, bisbigli lontani, le pause fra un bacio e un
altro. Confortandoci a vicenda, stemperando la mia solitudine.
Non avere alcuna speranza per il domani, ma combattere pur di
farsi apprezzare, ciò che a molti lettori ha procurato insoddisfazione,
malessere, per me questo romanzo è risultato meraviglioso; proprio non riesco a
comprendere quelle recensioni negative per questa magnifica storia, per un
certo periodo compagno di viaggio e amico fidato. Per me è stato qualcosa che
ha avuto a che fare con la magia di un sentimento ineguagliabile, l'amore,
fuoco ardente, intenso, che ha stordito il mio corpo, intorpidito i miei sensi,
incapace di distinguere la realtà dalla finzione.
Borderlife è pervaso da quell'inconfondibile senso di trionfo che
assale, quando ci si sente liberi. Quando ci si imbatte in questa tipologia di
romanzi in cui, a fine lettura, ci sembra ancora di vedere i personaggi
passeggiare per le strade, abbracciati, anonimi, fra la folla. Immortalati in
una fotografia che la si vede con gli occhi del cuore, un attimo prima di
andare. Fra lo sfarfallio di luci, l'animazione della città, come un palloncino
che sale e volteggia nell'aria e nel cuore di chi legge.
Valutazione d'inchiostro: 5
mi incuriosiva molto questo libro, dalla cover. Aggiunto in WL
RispondiEliminaPure a me, e infatti mi è piaciuto un sacco! :)
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