venerdì, novembre 19, 2021

Gocce d'inchiostro: Il ladro di corpi - Anne Rice

Altro giro, altra lettura. Il mio percorso con Anne Rice prosegue imperterrito verso una strada di cui francamente non ho idea di cosa aspettarmi, e sebbene anche questa lettura sia conclusa la << cerimonia >>era appena iniziata. Tornai nel santuario magico della mia camera e mi chiesi i motivi per cui questa storia fosse giunta adesso. Come l’ho scoperta? Per caso, ma tendenzialmente restia ad immergermi in uno scenario in cui da adolescente lessi, vissi, respirari innumerevoli volte. No, non potevo. Ma come ogni cosa nella vita, se io e la Rice non ci fossimo incontrate non ci sarebbe stato quel momento proprizio per sedersi qui, alla scrivani, e scrivere di lei e dei suoi figli della notte. Anche loro zeppi di segreti, inavvicinabili, intraprendenti, proiettati in un terreno sterile, macchiati di impurità attraverso cui ho osservato la luminescenza di una città che è l’essenza stessa del mondo moderno, così dimenticato e assolutamente terrificante, un grande vuoto in mezzo a vecchi edifici pittoreschi. Qualcosa di straordinario stava per accadere. Cosa, non avrei saputo dirlo, ed essere l’interprete di questi saggi barbari era divenuto qualcosa di assoluto, necessario.

Titolo: Il ladro di corpi
Autore: Anne Rice
Casa editrice: Tea
Prezzo: 6,90 €
N° di pagine: 479
Trama: È la solitudine ,la “maledizione” che si impradonisce di Lestat, il vampiro immortale, il principe incontrastato del tenebroso universo dei morti viventi. Lestat avverte dolorosamente la “maledizione” della sua solitudine e desidera rinascere come mortale liberandosi quindi del suo corpo di “non – morto “ e impadronendosi di un corpo “vivo”. Intraprende così un viaggio che lo porterà da Miami al deserto del Gobi, da Amsterdam alla giungla amazzonica, fino all’incontro cruciale con l’unico uomo che può soddisfare il suo desiderio, Raglan James, il Ladro di Corpi. Più sinistro e malvagio di un demone, il Ladro di Corpi si impadronisce con l’inganno del corpo vampiresco di Lestat.


La recensione:

 

Rapiti in quella musica dei sensi, tutti trascurano i monumenti del pensiero senza tempo.

 

Stavo leggendo di un vampiro potente, egoista, narcista, Lestat, e la mia mente vagava, faceva le sue incontrollate capriole. Pensavo a come in ogni angolo della terra, in tutti i tempi, l’uomo ha cercato di procurarsi questa invulnerabilità e come, di tutti i miti, quella del vampiro è qui descritta nella sua meravigliosa essenza. L’uomo tenta di procurarsi l’immortalità, l’eternità accaparrandosi di qualunque cosa, e come la storia del Faust di Goethe anche qui ci troveremo dinanzi all’atto di stipulare un patto col Diavolo affinchè la nostra anima sia libera. Comprendiamo l’oscurità dimostrando come tutti i beni e le dimostranze vengono inghiottiti dal grande flusso del tempo. L’eroe resta simpaticamente intrappolato in questa condizione, nonostante gli innumerevoli tentativi. Come? Non posso dirlo, perché grazie a questo << tentativo >> resta incastrato in quel tallone, che è l’essenza stessa del romanzo, sebbene l’intelligenza ma senza alcuna possibilità di accorgersene. Perché nonostante tutto i vampiri della Rice sono molto più umani di quel che si crede. Dio ha creato il mondo, disseminando dubbi su chi siamo e perché siamo senza sapere se esistiamo per un motivo futile o rivelante. L’esistenza è solo un incubo popolato da giganti, mostri orribili, maschere spettrali che nascondono i volti di esseri che minacciano nelle eterne tenebre. L’essere umano alena a nient’altro che alla felicità mediante cui la conoscenza, in un mondo limitato ed eterogeneo, induce a trascurare ogni monumento del pensiero. Il cuore avvinto da un animale morente non conosce se stesso, accoglie questi esseri nell’eternità.
Nulla da dire sulla Rice, perché sarebbe troppo poco. Irriducibilmente inutile. Perché forse il vero << potere >> in queste pagine è racchiuso nella maggior parte di questi esseri. Sebbene li abbia indotti all’indipendenza, detentori di grandi e assoluti poteri che è niente di straordinario ma che trascende ogni limite di commiserazione, compassione. L’oscurità, così impenetrabile in quanto la creazione non è nient’altro che lotta e pericolo in mezzo a ombre soffocanti e umide, si annidò persino nelle mie fragili membra. Non esiste il Male fuso al Bene. Non esiste una miscela che ci avrebbe permesso di guardare lontano, poiché è impossibile tornare alla natura e fare solo ciò che è necessario pur di sopravvivere.
Svincolata dal mio corpo non sapevo che questo Ladro di corpi potesse fluttuare nell’aria rimanendo attaccati alle cose terrene, incapaci di trovare un passaggio per il Paradiso e l’Inferno. La vita stessa è una menzogna, cosa pensare di questo agglomerato piccolo, folle? Recluso in immagini variegatre, dimentichi delle picocle grandi tragedie sprofondando così nell’infelicità. La violenza, l’omicidio, il sesso ci avrebbero portati dinanzi alla gloria. Cosa fare quando non ci si accetta per come siamo? È forse questa una punizione divina?
Ho respirato, visto, osservato, stipulato patti insieme a Lestat che di questo incredibile viaggio non ho che scritto le prime pagine. Scritto nel libro della mia vita, delle mie esperienze personali che giorno dopo giorno è arricchito da forme, assetti individuali che crescono ed implodono col passare del tempo. Più o meno, allo stesso modo, Lestat dovrà fare i conti  con il fantasma della solitudine, dell’insoddisfazione, del passato, che continua ad aggirarsi come un pazzo in questa landa desolata. Certamente raggiungere  una purificazione, uno slavamento interiore non è semplice. Bisogna allontanarsi da questo inutile e costante brulicare di mostri in cui alcune di certe sensazioni intense, l’estasi, la pace dei sensi, sono la vita che la si cerca proprio grazie ad essa purchè trascenda il dolore, le meschinità, le fatiche. Ogni promessa fatta perde quasi efficienza, chiede l’intervento di gesti di crudeltà, impulsività, per rintracciare qualunque intento umano o identificarne anche solo una minima parvenza. Credo che la Rice abbia consultato innumerevoli romanzi, visto tanti film prima di approvare importanti contratti già vagliati da esperti conosciuti e non. Recentemente persino facilmente riscontrabile nel riparare errori che non possono essere riparati attraverso la magia. Modi di espressione che pretendono quasi un contentino nell’aver ricevuto questo << dono >>, conservato attraverso un duro regime di frenesia e potere. Ingegnosi e cerebrali ma limitati a detenere quelli che io ho piacevolmente definito << desideri repressi >> che spiccano e ci donano qualcosa.
Che cosa penso di tutto questo? Butto giù queste poche righe non sapendo nemmeno io tenere a bada ciò che si divincola nel mio animo. La fantasia dell’uomo può valicare qualunque barriera, e questi limiti devono essere rispettati, altrimenti succedono cose terribili. La mia mente, lasciata a se stessa, mi dà ragione. Ed ecco che ho preso la lettura di questo ennesimo volume come un moto bellissimo e involontario, e che tutte le teorie realizzate sino ad ora non bastano a curare i mali provocati dalla magia. Se più forte o più debole… lo scoprirò molto presto..

Valutazione d’inchiostro: 4  e mezzo

2 commenti:

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