Ci sono libri che ti si pongono dinanzi senza alcun motivo. Li
vedi brillare, adornati di quelle coste splendidi, luminose, scintillanti, già
tanto che stringerai una copia e te la porterai a casa. E, poi, dopo averlo
riposto sullo scaffale, quasi lo si dimentica. La coscienza, mi dice, mentre
ripongo queste poche righe, che ci sono delle volte in cui siamo davvero davvero
stupidi. E lo sono anche io, che di libri ne leggo a bizzeffe ma che quando mi
imbatto dinanzi al capolavoro non ne capisco la parvenza. Non vedo la sua mirabile
essenza. Ma nel momento in cui accade, una debole luce scende e attornia il mio
animo. Ora diviene tutto chiaro. La bellezza di un sogno assopito dal tempo che
si ridesta mediante la vocina interiore della mia coscienza, sussulta come
Giles quando vede la sua bella Elisa, rammollita, stordita da un ondata di
forte tenerezza. Così mi sono sentita nel leggere questo indimenticabile,
bellissimo romanzo, immersa nel languore di una giornata banalissima e tranquillissima,
in cui il desiderio palpabile, tattili mutano a seconda del tempo. Il silenzio
tutt’attorno era così grave, pesante, penetrante, così intollerabile in cui ho
visto srotolarsi il mondo famigliare, quello degli affetti di una ragazza la
cui vita sarà rovesciata da un fatto indicibile e inaccettabile, la cui massa
esile e invisibile scivola addosso come sabbia fine.
Come l’acqua di un rubinetto gocciolato in continuazione, con
la prepotenza di una bufera che inevitabilmente si è abbattuta su di me.
Titolo: La donna di Gilles
Autore: Madeleine Bourdouxhe
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 148
Trama: Elisa vorrebbe solo una cosa: annullarsi in Gilles. Vivere per e attraverso Gilles, non essere altro che sua moglie. Preparargli la cena, guardarlo mangiare, guardare i suoi occhi, la sua bocca, i suoi capelli. Ma il giorno in cui Elisa capisce che Gilles, suo marito, è diventato l’amante di sua sorella, tutto crolla attorno a lei. Eppure sceglie di tacere, di sorridere, di sopportare in silenzio l’indifferenza di Gilles, perfino che Gilles le parli del suo amore per l’altra, della sua gelosia.
Autore: Madeleine Bourdouxhe
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 148
Trama: Elisa vorrebbe solo una cosa: annullarsi in Gilles. Vivere per e attraverso Gilles, non essere altro che sua moglie. Preparargli la cena, guardarlo mangiare, guardare i suoi occhi, la sua bocca, i suoi capelli. Ma il giorno in cui Elisa capisce che Gilles, suo marito, è diventato l’amante di sua sorella, tutto crolla attorno a lei. Eppure sceglie di tacere, di sorridere, di sopportare in silenzio l’indifferenza di Gilles, perfino che Gilles le parli del suo amore per l’altra, della sua gelosia.
La recensione:
Qualunque cosa accadesse o fosse accaduta, non bisognava fare
drammi, solo vigilare, agire con piccole mosse avvedute, e mantenere intatto
quell’amore che lo avvolgeva e al quale lui sarebbe tornato. Elisa lo amava:
non si sfugge a un simile amore.
La lettura di questo romanzo, il periodo in cui decisi di
leggerlo, fu stranissimo. Il mio cuore ha sussultato a ogni pagina, parola,
capitolo, le mie viscere si contrarono in continuazione e in me, nel mentre accadeva
tutto ciò, una massa informe si incastrò nel mio cuore, pareva che un groppo
allo stomaco si fosse incastrato sul mio intestino e che questa nave su cui ero
salpata non mi avrebbe permesso di scendere tanto facilmente. Evidentemente non
avevo scuse per andarmene. Misi una certa dose di interesse, per non parlare di
diffidenza, nel momento in cui La donna di Gilles approdò nel mio cerchio
personale. Ma solo perché si tratta di semplice prassi; se non riponessi
sentimenti di diniego, contrarietà nei riguardi di un romanzo non credo
accadrebbe quella che io considero << la magia >>. A cosa mi
riferisco? Ma naturalmente a quel sentimento di puro e intenso fervore che si
insinua fra le mie viscere nel momento in cui vivo una storia che per tempo,
mesi, anni, avevo snobbato o ignorato impunemente, in una manciata di secondi
diviene il centro assoluto della mia attenzione. Il miglior beneficio dell’anima.
E quando tutto finisce sembra di svegliarmi da un sogno chiarissimo il cui messaggio
fu alquanto chiaro: perché non ero partita prima, questo bellissimo viaggio
dovevo viverlo prima! Ripenso a tutte le storie d’amore che negli anni ho letto.
Ma che cos’è l’amore? Un puro infuocato sguardo. Un cerchio d’attrazione. Quanti,
almeno una volta nella vita, credendo non di non viverlo, ignoravano di averlo
sotto gli occhi? Anche se poi non succede nulla: l’amore sboccia, sfoga nei
momenti più impensabili. Allora? Capita che si cada fra gli incauti sussulti
del cuore che non se ne è del tutto consapevoli, predestinati a questo tipo di
sentimento.
Ogni volta che mi innamoro di un romanzo c’è sempre un assetto crudele in questa storia che mi pone dinanzi alla consapevolezza di aver vissuto questa storia, questa avventura in questo momento preciso della mia vita perché era stato scritto. Era successo in passato con tante altre storie in cui ancora tutt’oggi tesso le lodi. Qualcuno potrà dirmi che non c’è niente e nessuno che scrive qualcosa per te. Ma siamo noi i veri detentori di questo potere assoluto… forse si. Ma in questo caso mi piace pensarla diversamente.
L’amore però ha sempre riposato e risieduto in me, da checchè ero adolescente, alimentando la linfa vitale della mia esistenza cercando di interpretare il mondo con assetti e sfumature diverse. Non credo ingenuamente che sia così. L’età adolescenziale ha lasciato un segno del suo passaggio, e da ciò ho appreso che se certe cose vanno vissute è perché detengono un motivo. Il nostro stato d’animo spesso coincide con l’emozioni, con l’ambiente circostante, la libertà è intrappolata in una bolla di solitudine, insoddisfazione che dovrebbe scovare un equilibrio esteriore in un mondo di affetti domestici, gesti abituali, operazioni abituali …. E avanti a sragionare.
Elisa, vive sulla pelle la bellezza di certe emozioni, non scovando tuttavia alcuna soluzione ai suoi problemi, perché non si riesce a scorgere un granchè da un presente che in ogni momento possibile trasfiguri malesseri, dolori interiori, drammi che languiscono in forme di solitudine e vittimismo. Non c’è soluzione a tali problemi del destino perché si osserva la vita come scritta da qualcun altro, oppure la si può vedere come scritta da noi in ogni momento. Entrambe le versioni sono vere. Ogni decisione può essere presa da noi in base a una libera scelta o presa perché uno era predestinato a prenderla.
Non è questo forse il senso delle coraggiose gesta della dolce Elisa che ha tanto determinato la sua presenza, il suo amore intenso e viscerale per Gilles? Una donna giovanissima, sul finire degli anni trenta, scrisse una storia che inconsapevolmente ha ucciso gran parte dei suoi lettori. Non fa niente per evitarlo. Ci si allontana ma impossibile; l’aura lucente della sua anima lo trascina all’indietro. In questo modo, questa lettura ha avuto un effetto assolutamente magnetico per me poiché ho accolto la storia della dolce Elisa così come qualche tempo fa feci con la dolce Tess. Ignara che, se non avesse dato retta alle condizioni del suo cuore, non sarebbe stata vittima di affranti e lotte interiori gravi. Ma il destino talvolta è ineluttabile e la profezia è una sorta di rituale da cui non se ne libera tanto facilmente: serve a far accadere quel che gli uomini di loro scelta non avrebbero fatto. Ma come capirlo? Come interpretare l’amore anche quando è egoista, crudele, tragico?
Ogni volta che mi innamoro di un romanzo c’è sempre un assetto crudele in questa storia che mi pone dinanzi alla consapevolezza di aver vissuto questa storia, questa avventura in questo momento preciso della mia vita perché era stato scritto. Era successo in passato con tante altre storie in cui ancora tutt’oggi tesso le lodi. Qualcuno potrà dirmi che non c’è niente e nessuno che scrive qualcosa per te. Ma siamo noi i veri detentori di questo potere assoluto… forse si. Ma in questo caso mi piace pensarla diversamente.
L’amore però ha sempre riposato e risieduto in me, da checchè ero adolescente, alimentando la linfa vitale della mia esistenza cercando di interpretare il mondo con assetti e sfumature diverse. Non credo ingenuamente che sia così. L’età adolescenziale ha lasciato un segno del suo passaggio, e da ciò ho appreso che se certe cose vanno vissute è perché detengono un motivo. Il nostro stato d’animo spesso coincide con l’emozioni, con l’ambiente circostante, la libertà è intrappolata in una bolla di solitudine, insoddisfazione che dovrebbe scovare un equilibrio esteriore in un mondo di affetti domestici, gesti abituali, operazioni abituali …. E avanti a sragionare.
Elisa, vive sulla pelle la bellezza di certe emozioni, non scovando tuttavia alcuna soluzione ai suoi problemi, perché non si riesce a scorgere un granchè da un presente che in ogni momento possibile trasfiguri malesseri, dolori interiori, drammi che languiscono in forme di solitudine e vittimismo. Non c’è soluzione a tali problemi del destino perché si osserva la vita come scritta da qualcun altro, oppure la si può vedere come scritta da noi in ogni momento. Entrambe le versioni sono vere. Ogni decisione può essere presa da noi in base a una libera scelta o presa perché uno era predestinato a prenderla.
Non è questo forse il senso delle coraggiose gesta della dolce Elisa che ha tanto determinato la sua presenza, il suo amore intenso e viscerale per Gilles? Una donna giovanissima, sul finire degli anni trenta, scrisse una storia che inconsapevolmente ha ucciso gran parte dei suoi lettori. Non fa niente per evitarlo. Ci si allontana ma impossibile; l’aura lucente della sua anima lo trascina all’indietro. In questo modo, questa lettura ha avuto un effetto assolutamente magnetico per me poiché ho accolto la storia della dolce Elisa così come qualche tempo fa feci con la dolce Tess. Ignara che, se non avesse dato retta alle condizioni del suo cuore, non sarebbe stata vittima di affranti e lotte interiori gravi. Ma il destino talvolta è ineluttabile e la profezia è una sorta di rituale da cui non se ne libera tanto facilmente: serve a far accadere quel che gli uomini di loro scelta non avrebbero fatto. Ma come capirlo? Come interpretare l’amore anche quando è egoista, crudele, tragico?
Penso alla potenza dei sentimenti che questa lettura ha
sortito così bene. Chi sono io, per decantare le lodi di questa lettura? Una banalissima
ragazza di ventinove anni che è stata colpita da un dolore profondo e mal
espresso, che sa di lacrime ancora versate, sofferenza, disgusto, inquietudine
che non ha più l’aspetto di terribile di rivolta o incredulità. Piegata su un
fianco per trascendere nella naturalezza del tempo, trascinata nella crudeltà e
nella follia. Fra mutamenti vari che rispondono sia ad una visione esteriore
sia interiore, il tutto avvolto nel più rigoroso dei segreti.
La vita mi ha insegnato, come da certe forme di buio, la luce
prima o poi trapela, nei momenti più impensabili. Si è come talmente immersi,
inzuppati da queste nefandezze, che ci si domanda per cui la donna sia stata
creata, continuamente presa di mira, realizzata secondo un unico modello.
La testa oramai pensa da sé, e vivendo tutto ciò attraverso
una piccola finestra illuminata da nient’altro che dall’intensità del mio
cuore, ho fatto il grande salto. La stratificazione dei ricordi, nei diversi
livelli di consapevolezza che concorrono a creare la personalità femminile, Elisa
ha avvertito tutto questo collegandolo al mondo che lentamente si era sradicato
ai suoi occhi. Mossa da atti di fede, speranza da cui trae veri e propri insegnamenti
tutti incarnati nella commiserazione di non poter ricondurli ad appropriarsi
del suo Gilles, non rinunciando all’amore della sua vita. Una nobiltà
profondamente inquietante la cui vera salvezza deriva da dentro. Non la si va a
creare dall’ostinazione, o dal combattimento, o dal coraggio. Ma da ciò che
decanta la nostra anima. Impossibilitata a muoversi in quel campo minato di
passioni, tradimenti attraverso cui la luce ardente, gioiosa di un cuore puro,
ingenuo, giovane infervora il nostro animo. Spicca nel bel mezzo del niente
come un faro nella notte, fin quando la sua luce sarà troppo forte persino per i
nostri occhi deboli
Questa recensione si è animata di enormi vampate di luce, ancora
presenti dopo una lettura intensa e fervente come questa, e una piccola stella
solitaria pervadeva la lucentezza perché deteriorata dal male subito. Era così
intenso tutto ciò. Mi sembrava di aver vestito io i panni della dolce Elisa, ma
di non aver compreso come abbia trovato la forza di saper accettare. Accettare di
salire a bordo di questo treno inarrestabile e in corsa. Non sarebbe andata da
nessuna parte, ma avrebbe raggiunto una meta. La meta l’aveva raggiunta, e da
tutto ciò Elisa aveva continuato a soffrire in silenzio… può una donna
sopportare tutto ciò? Io, non credo potrei, ma Elisa non riposa in me, per
fortuna, e se la sua corazza fosse crollata non avrebbe potuto redimere la sua
anima. La sua e quella del suo amato Gilles.
Sobrio, sano, equilibrato, chiaro il cui effetto è talmente
forte che diviene un coro altisonante e distinto, La donna di Gilles è un piccolo grande capolavoro di crudeltà intima e
passionale. Proiettato in un tempo possibile e facilmente riscontrabile di
assetti di vita quotidiana, in cui vi ho respirato, curato le ferite inferte al
mio cuore, così devastante e bellissimo la cui potenza di resistere a tale
ammaliamento è davvero insopportabile.
Fiori dell’indomani, ricordo della giornata… così, una dopo l’altra,
nascono e svaniscono le sue piccole gioie.
Valutazione d’inchiostro: 5
Non conosco; ottima recensione
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