Le possibilità che questo romanzo
scoccasse la sua ardente freccia c’erano tutte. Un amore intrinseco e viscerale
per Jane Austen, una ragazza amante dei libri e della buona letteratura,
attività famigliari che prendono consapevolezza come nell’800 il matrimonio era
un dovere legittimo e indistricabile che prevedeva la totale appartenenza fra i
due coniugi. Romanzi di questo tipo, generalmente, fanno parte di una tipologia
di letteratura che definisco classica. toccano svariate questioni politiche relative
a svariate cause, organizzano delle intercessioni affinchè sia sradicata quella
ingiusta guerra di intercessione che incorre fra chi depone una certa supremazia
per i propri diritti e chi invece se ne vuole accaparrare. Per quanto riguarda
l’aura di questo romanzo, c’è da dire che dovetti ricredermi, nel momento in
cui conobbi la protagonista, e la << gara >> ad accaparrarsi il principe
di turno, che avrebbe offerto garanzie economiche e filiali. Un romanzo generato
dal forte senso di curiosità che l’autrice riservò al tema del matrimonio nell’epoca
vittoriana, la cui stesura vanta ben vent’anni, che dato il tempo stabilito
avrebbe dovuto deporre perlomeno una certa soddisfazione in me. Ciò che vi ho invece
riscontrato è stato nient’altro che una rottura improvvisa, un’illusione all’idea
che avrebbe autorizzato un certo coinvolgimento emotivo. Questa storia però non
narra niente che parla della mia amata Jane Austen né depone quel fascino misto
a una certa dose di ammirazione i cui fatti parlano da soli. Scrivere romanzi
ambientati in epoca ottocentesca comporta un certo coinvolgimento ma anche un
distacco dal mondo. Io sfortunatamente sono stata completamente lontana dalla
sua orbita, non potendo accettare i termini di questo insulso paradosso, non
potendo vivere in questa condizione di drammaticità smielata.
Autore: Jennieke Cohen
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 456
Trama: Lady Victoria Aston ha tutto ciò che potrebbe desiderare: una sorella maggiore felicemente sposata, il futuro della proprietà di famiglia assicurato, e la possibilità di perdere tempo gironzolando nei campi attorno a casa. Ma basta una notte per sconvolgere definitivamente la sua vita comoda e idilliaca. Suo cognato si rivela infatti un terribile mascalzone e adesso tocca a lei trovare un marito, o la sua famiglia perderà tutto. Armata solo di quello che ha imparato dai romanzi di Jane Austen, Vicky fa il suo debutto in società: ma nemmeno le parole della scrittrice sono in grado di aiutarla a capire se il meraviglioso e astuto signor Carmichael sia in realtà una canaglia; se il suo ex migliore amico, il bellissimo Tom Sherborne, sia più interessato alla sua dote o al suo cuore; né sono in grado di aiutarla a liberarsi delle attenzioni del lezioso signor Silby. Soprattutto, nei libri di Vicky non c'è nulla riguardo gli strani incidenti che iniziano a capitare attorno a lei. E che potrebbero non farla arrivare viva al giorno delle nozze.
La recensione:
Da qualche tempo di distanza dall’ultima cantonata, questa volta toccò a un romanzo che aveva la parvenza di un classico. Le donne erano giovinette ingenue, insipide, tendenzialmente romantiche ma fin troppo per i piedi per aria, smaniose di rincorrere quella felicità tanto amata quanto desiderata e la fantomatica Jane Austen a cui fa cenno la trama era più presente nella cover anziché nell’intero romanzo. Le più attente concorderanno con me, che per essere un omaggio ai romanzi della Austen Un’alleanza pericolosa sonnecchia per poi tramortire sulle soglie di una commedia Harmony stucchevole e noiosetta in cui francamente non accade nulla. Gli uomini, che a quanto mi è sembrato di capire, preferivano << scappare >> dai loro doveri di maschio, detestavano tuttavia l’indifferenza delle donne in età da marito, ma facevano assai poco per porvi rimedio senza intavolare alcun progetto chiaro potesse cambiare la situazione. Ogni tanto predisponevano un debole assalto e lanciavano delle stoccate di ingenuo interesse, ma di solito erano tentativi vani e quasi inesistenti.
Da un po’ di tempo oramai romanzi di questo tipo mi annoiano tantissimo. Il mio approccio con Un’alleanza pericolosa è nato semplicemente perché presentato come un rifacimento delle opere austeniane, che avrebbe dovuto distogliermi da qualche preoccupazione a cui mi sarei imbarcata senza pensarci due volte se perlomeno si sarebbe potuto discutere di slanci del cuore. Mi riferisco sia all’assetto letterario, sia a quello sentimentale. Quale sorpresa avrei dovuto aspettarmi se non l’ennesima ciofeca, esperienza di vita di un adolescente come tante altre alle prese col primo amore e le sue << conseguenze >>. Benchè parla di questioni importanti, esplica una formalità di matrimonio che francamente non conoscevo, srotolandosi in queste quasi cinquecento pagine come una sorta di dono cui avrei dovuto custodire gelosamente.
Ci sono tanti romanzi che toccano tematiche simili. La validità di un romanzo deriva anche da come esse sono trattate, strutturate, presentate al pubblico in cui la memoria avrebbe potuto scintillare e risplendere. Ma nulla di simile è accaduto e al trasporto emotivo di cui parlavo prima e al piacere estatico non vi ho riscontrato assolutamente niente. I suoi protagonisti agiscono con l’intensa euforia degli adolescenti. Persino gli adulti!
Ed ecco che, la cerimonia che è stata inscenata per impedire qualunque moto di azione o agire, pur quanto avrei voluto muovermi e agire, ha generato solo tristi effetti. La prova consisteva nel constatare quanto avrei sopportato questa tortura. Se nel frattempo fosse accaduto qualcosa di eclatante, forse avrei potuto implodere in un gran boato di esaltazione. Ma tale resistenza alla fine è stata trasformata in ciò che di primo acchito confermarono i miei più grandi timori; la sua anima era completamente distaccata dalla mia e tale lettura sarebbe stata bocciata impunemente. Senza alcuna esitazione, né inutili giri di parole. Riflettendo la mia anima semplice che presto o tardi avrebbe ricevuto un premio nell’aver subito questa tortura in prosa. Del resto ogni lettura è un’esperienza di vita, e checchè esso si riveli piacevole o meno alla fine non ha importanza. Certamente se non l’avessi letto non avrei potuto scrivere questo.
Una lettura che nel suo piccolo ha funto da piacevole distrazione agli assalti incauti e bruschi della vita, ma per nulla incline all’idea di classico che attribuisco solitamente a questo tipo di letture in cui l’angoscia persiste anche quando nessun segno di essa è visibile a occhio nudo. Pertanto ho deciso di affrontarlo per constatare la veridicità di certi << ostacoli >>, che mi hanno poi indotto a non approvare questa lettura. Senza alcuna possibilità che cambiassi idea, portandomi dietro un mondo che si riduce a tutt’altre bellezze. Incredibile, indescrivibile, straordinario al punto di fagocitarmi, fondersi in un unico insieme. Leggere, dopotutto, comporta anche questo. Fondersi con l’impossibile che diviene poi possibile.
Valutazione d’inchiostro: 2
Mi sembra di capire sia stata un autentico fiasco questa lettura; grazie comunque per la recensione
RispondiEliminaA te 🤗❤️
EliminaConcordo con te, mi aspettavo molto di più dalla protagonista (visto come ci era stata descritta) invece solo interminabili tè e feste, il colpevole si capiva lontano un miglio.
RispondiEliminaSarà per la prossima lettura! ;)
Già. Una blasfema per chi ama la Austen XD
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