Mi sono ben guardata. Come mi sono detta, nel
momento in cui ho deciso di abbracciare questa storia, si trattava di una
lettura da ombrellone … perfetta per l’estate! E con una certa enfasi, devo dire,
ho abbracciato questo intento di sorvolare i cieli di una storia che non possiede
niente di speciale e che, alla fine, ha confermato i miei meri sospetti. Nulla che
non avessi pensato, ma leggere certe cose, avvertirle sulla propria pelle, alla
fine innesca quasi sempre un senso di distacco. Allontanamento. Mi sono lanciata
fin troppo in fretta, e solo quando ero già a metà compresi che non avrei
concluso niente. Leggendo di Cleo e Frankenstein la mia vita non sarebbe
mutata, non sarebbero cambiate le mie predilezioni letterarie, non sarebbe
cambiata la mia visione sul concetto di amore. Insomma, non sarebbe cambiato
nulla! Immaginatevi lo stato d’animo di una che sapeva a cosa andasse incontro,
e che alla fine scova ciò che aveva pensato. Beh, nonostante sono stata
avvisata, sono contenta così. Perché quella di Coco Mellors non lo definirei
quel romanzo illeggibile da cui bisognerebbe starci lontano, quanto un’occasione
mancata, una canzone che però non giunge al cuore né alla mente, un’avventura
in cui si corre il rischio di considerarla come tale ma che non si prende
consapevolezza che niente che possa considerarsi come tale accadrà.
Autore: Coco Mellors
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 488
Trama: Un romanzo sulle fibrillazioni dell’amore, su tutte quelle relazioni imperfette nate da serate inaspettatamente perfette e, soprattutto, su New York: ancora una volta sfrenata, eccessiva, meravigliosa, irraggiungibile. Quando Cleo e Frank si incontrano, nell’ascensore di un grattacielo a Manhattan la sera di Capodanno, non sanno che da lì a sei mesi si sposeranno e andranno a vivere insieme. Ma quello che appare come un idillio, finirà per essere un infelice punto di svolta nella loro vita e in quella degli amici più cari.
Se io non lo avessi letto, adesso non sarei qui a riporre queste poche righe. Ma leggo per vivere, vivo di libri e letteratura e di storie ancora da leggere e scoprire ce ne sono un’infinità, che in un modo o nell’altro mi baciano, chi dolcemente chi con una certa brutalità, in cui alla fine è sempre piuttosto evidente il mio interesse o il mio disappunto, a seconda dei casi, metodi di espressione che non riesco a celare o nascondere poiché evidenti già solo sul mio viso come rughe di un volto maturo. La mia condizione di lettrice mi pose in una condizione di disadattamento, come donna, in netto svantaggio per quei lettori che avevano apprezzato maggiormente il romanzo, e che mi sembrò ingiusto persino sedermi alla scrivania, aprire il mio vecchio computer ronzante e riporre queste poche righe. Ma potevo liberarmi di questa stretta solo dando sfogo alle mie passioni, domando i miei istinti, e scrivere avrebbe acquietato tutto questo.
Nel suo piccolo, Cleopatra e Frankenstein ha sprigionato una certa luce. Questa luce è stata più luminosa del solito perché le sue tonalità sono state piuttosto accese, importanti, ma non brillano ne restano imprigionate in forze di straordinaria bellezza. Nitide ma non rilucenti, nella mezzaluna di un cielo perfettamente ritagliato, ben raggruppate come campioni di minerali rari. Li ho potuti scorgere dal fondo di un pozzo, anche di giorno, in una miriade di nascite, mutamenti che inevitabilmente ci toccano.
Le stelle sembrano un simbolo di tutto ciò che doni magnificenza. Questo romanzo avrebbe potuto brillare come una stella, perché da quei. piccoli bui nel cielo in cui era intrappolato filtrasse luce, una luminosità che avrebbe potuto tocca i vertici dello sperato. Se il romanzo non fosse stato investito da così tanto clamore, non credo lo avrei visto. Gettato come granelli di fuoco attraverso lo spazio, così lontano da scorgere soltanto la luce della sua aura. Su un cielo luminoso e terso che, in immagini e parole, al di là di ogni significato, avrebbe potuto stanziarsi sullo sfondo come punti neri in un foglio bianco, e incominciano ad animarsi come in un sogno. Possessori di una bellezza straordinaria, una semplicità assoluta e originale. Sarebbe bastato osservarlo per scorgere il simbolo di un amore sopito dal tempo, ogni minima parte per me completamente esposta.
Avrei voluto giudicare questo romanzo diversamente. La giovane Cleo si era mossa come una creatura vivente, animata da volontà propria, e mi ha catapultato in una città che ha destato sempre il mio fascino. Nel cuore degli Stati Uniti, in compagnia di una giovane donna che cerca il conforto della vita fra forme e colori sgargianti. Tra l'odore irritante della vernice appena fresca, inchiostro appena rovesciato, che si mischia alla pestilenza che vi è insidiata nel suo cuore, agli atti drammatici che segnarono la sua gioventù, e ai dilemmi adolescenziali di una figlia immatura e un po' egoista.
Tutt'attorno un forte odore di incomprensione. La bellezza poteva coincidere con l’essere carismatici nel raggiungimento dei propri obiettivi? O c’era posto anche per chi non possiede tratti ammalianti ma è dotato di un quoziente intellettivo un po' più evoluto?
Il romanzo della Mellors è un concentrato di tante cose che mi ha condotta a New York, città da sempre incline alle passioni e alle commedie hollywoodiane, in un sudario di ricordi e oppressioni capace di renderci partecipi e solidali. Nel mese di agosto, alla luce purpurea di un crepuscolo che ammanta il cielo della mia città, nella profondità di due esseri umani che - nonostante le diversità, la storia della loro vita, l'età - sono divenuti fin troppo repentinamente amanti. Due creature legate da una straordinaria passione, che non si sono cercati per anni, quanto amati nell’immediato, nella banalità di gesti che non hanno un vero e proprio fondamento, nel fragore del mondo, percependosi però istintivamente come nessuno.
Cleopatra e Frankenstein è una storia che ha una sua anima ma reso troppo superficiale, quasi banale da considerarsi accettabile. Nonostante apparentemente sembra possieda qualcosa che lo rende diverso, forse più straordinario della stessa certezza che al suo interno si nasconda una qualunque storia d’amore, semplice, a volte frettoloso, a volte un po' triste e amaro. Carico di una certa drammaticità, sedimenta dentro l'anima di chi legge e trascende nello sconfinato mondo dell'immaginazione. Dalla parvenza di un sogno tranquillo, col cielo sempre più scuro e ingombro di nuvole, in cui tutto sommato mi sono tenuta aggrappata a parole semplici proprie come queste.
Valutazione d’inchiostro: 3
Temo non faccia per me; grazie comunque della recensione
RispondiEliminaA te 🤗🤗
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