domenica, agosto 04, 2019

Gocce d'inchiostro: Gilead - Marilynne Robinson

Collocando questo romanzo come una delle tante letture effettuate nel mese di luglio, comincio a percorrere a ritroso un disegno intimo, consolatorio e confortante con un semplice gesto, stringendo una matita, riempiendo fogli bianchi di lettere e parole. Ripassando e rievocando ogni prezioso momento trascorso qui, penso a quanta dolcezza si è depositata in Gilead senza che io nemmeno me ne accorgessi. Assuefandomi, lasciandomi trascinare e respirare di essa, quasi ho avvertito il piacevole e confortante calore che è la fede. Chi si affida a un Dio qualunque può vedere e osservare meglio la realtà circostante, affinché non ci si senta più soli.
La Robinson esplica perfettamente questo concetto, sorridendo ingenuamente davanti alla sorpresa che provoca in padre John certe malefatte della vita, raggiungendo qualunque angolo del nostro cuore, diretto verso la cornice di un disegno oltre il quale non c’è nient’altro che un semplice credo. Probabilmente, il più forte e potente…

Titolo: Gilead
Autore: Maryland Robinson
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 257
Trama: Il reverendo John Ames sarà morto quando suo figlio aprirà la lettera che gli sta scrivendo. Siamo nel 1956, John ha 76 anni e sente che la fine è prossima. Dieci anni prima ha incontrato l’attuale signora Ames, molto più giovane di lui. La donna aveva sofferto molto: il pastore se ne innamorò e in lui la ragazza ha trovato conforto e assistenza. Ora sembra proprio che siano felici, sotto ogni punto di vista. Il vecchio padre sente che il figlio di sei anni non potrà mai veramente conoscere la sua gente. A Gilead, Iowa, la città che non ha mai lasciato, Ames inizia così a scrivere una specie di testamento, la storia della sua famiglia. Racconta di suo nonno, un uomo impegnato nelle lotte contro la schiavitù, del padre pacifista durante la guerra di Secessione. E poi si chiede: cosa ho imparato io da tutti voi?

 La recensione:

Sotto la superficie della vita si cela una gran quantità di cose, questo lo sanno tutti. Tanto cattiveria, paura e colpa, e tanta di quella solitudine, anche dove meno ti aspetteresti di trovarla.

Alla fine ho fatto l’unica cosa possibile e sensata: sentire come mie le vicende che la Robinson si porta dentro. Mi sono limitata a lasciarmi cadere sulla mia poltrona preferita, con il cuore che batteva ancora all’impazzata, e tentai di tranquillizzarmi. Chi l’avrebbe mai detto che un piccolo gioiellino come quello descritto in queste pagine sarebbe stato motivo di gioia, entusiasmo, introspezione? Osservando un semplice, modesto parroco di 76 anni, che ancora impegnato ad arrancare lungo il sentiero insidioso della vita, mostró l’aspetto pacifico di un uomo che si è goduto e gode nel persistere a realizzare un bel sogno, mediante la fede, il credo, estraneo ai tormentati e dolorosi incubi che la vita spesso e volentieri ci costringe ad attraversare.
La devastazione che sorse non appena John smise di parlare fu dovuto dal fatto che adesso il silenzio aveva acquistato nuovamente una sua forma. Malgrado l’oscurità, il compenso spirituale che ci esprime come la vita talvolta sia distruttiva  e distruttrice, affascinata e incuriosita, ho contemplato la bellezza di un paesaggio in cui si sono alternati pini ridotti in alberi maestri e imponenti, boschi radicati e fitti con piccoli fuochi dell’animo che non li si ricorda per la loro bellezza simbolica bensì intrinseca nell’individuare la parte migliore di un individuo. Mediante un viaggio a ritroso nel tempo, in compagnia di un avido lettore che sembra fare di questo credo una metafora dell’anima. Il sorgere dell’alba che conferisce tranquillità, gaiezza, la possibilità di vivere indisturbati.
Contemplare attentamente un ritratto del genere dimostra quanto la beatitudine, il senso di comprensione si posi perfettamente con quell’espressione di sospetto, esitazione di chi non ha ancora trovato la fede, la tregua a una vita di sacrifici e tormenti. Gilead, a questo proposito, esplica perfettamente questo concetto e lo fa trasmettendo un forte senso di pace, una certa dolcezza, come una luce dirompente che si è posata sulle nostre spalle allo stesso modo di un evento che ti si accolla alle ginocchia. La sua autrice è un autrice che non conoscevo, ma la cui storia mi ha colpito veramente molto perché il suo essere semplice non scade nel banale o nel tedioso. Piuttosto in atti di modestia, umiltà come se avesse voluto mostrarmi i frutti migliori del suo orto. Il povero padre John avrebbe potuto non abdicare a questa carica, a questo credo, ma la roulette della vita lo ha fatto nascere da qualsiasi parte ma con questo ‘dono’, condannato a sprecare la sua esistenza riponendo in un diario quello che non sono altro che i suoi più intimi segreti, metodo di interpretazione visiva che ha accettato come se non esistesse alternativa, e che non avrebbe però modificato le sorti della Morte a ridurre primo o poi il funzionamento del suo organismo. Anche se, ora che ci penso, in questa mancanza di aspirazione, in questi atti gentili e comprensibili, l’ho interpretata come una barriera da cui si è difeso da molte altre delusioni, e che fortunatamente non ha conosciuto. Se si fosse accontentato di ciò che aveva non avrebbe sentito l’esigenza di scrivere, adoperare un tono confidenziale, sincero affinché sogni sfavillanti e sinceri coincidessero col sapere di Dio. Il Creatore un giorno potrà restituirgli tutto ciò che ha perso o non ha mai avuto, ma la potenza di Dio è qualcosa di più potente di semplici parole messe su di traverso. Jonathan sarebbe così finito a respingere la generosità, la compassione. E quella luce vigorosa tipica di chi è credente ben presto si sarebbe affievolita dentro di lui, senza che se ne accorgesse.
Quello della Robinson è quel genere di storia che non mi spiegò come ingenuamente mi sono imbattuta in una storia in cui il protagonista non è consapevole di essersi avviato lungo una strada da cui non si potrà scorgere la luce. Persa a dolermi per tragedie che in un certo senso non mi appartengono, così lontani dal mio spazio personale. 
Della Robinson non avevo mai letto nulla, ma dopo questa splendida esperienza ho potuto anch’io scoprirne la sua meravigliosa essenza. Ho così conservato il mio piccolo cuore in un guazzabuglio di fogli, vergati da una scrittura semplice, a tratti filosofica a tratti pessimistica, non sapendo tuttavia cosa avrei dovuto aspettarmi. Perché il messaggio che nascondono le sue pagine arriva dritto dritto all’anima di chi legge, poiché il mondo diviene un esperienza interpretativa esaminata prevalentemente mediante concetti filosofici o morali. Divenire un tutt’uno con una marionetta che si esprime mediante confessioni dell’anima, romanzo molto dolce e significativo di straordinaria intensità narrativa in cui ogni cosa, se illuminata da Dio o dalla fede, ha una sua importanza. 

I premi dell’obbedienza sono grandi, perché alla radice del vero onore c’è sempre il senso della sacralità della persona che ne è l’oggetto.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Kitap oldukça anlamlı görünüyor... Teşekkürler Gresi güzel bir Ağustos seninle olsun 😊

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  2. Lettura che non conoscevo, ma che mi ha attirato subito grazie al titolo.
    I pensieri, infatti, sono andati a una altra Gilead: la repubblica super cattolica del Racconto dell'ancella. :)

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    1. Quello purtroppo non l'ho ancora letto, ma sarà presto una prossima lettura 😊😊

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