giovedì, agosto 08, 2019

Gocce d'inchiostro: Le lettere smarrite di William Woolf - Helen Cullen

Alla fine non ho fatto nulla se non limitarmi a lasciarmi andare, con gli occhi che seguivano febbrilmente le pagine, rifugiata dietro la staccionata di una vita banale e noiosa. Non ho potuto evitare che i ricordi di questo povero disgraziato mi assalissero, sin dal primo momento che sono entrata nel suo campo visivo. Eppure mi è bastato guardarmi intorno per comprendere come il messaggio trasmesso dalla Cullen, qui, è molto significativo, ma in questa storia ha avuto poco spessore. Poca importanza. E le lettere a cui accenna il titolo lo hanno eliminato e svanito completamente, celando ogni rimasuglio di romanticismo, ogni squarcio di vita che mi inducesse a sorvegliarlo con le sembianze di una lettrice attenta ma insoddisfatta.

 Titolo: Le lettere smarrite di William Woolf
Autore: Helen Cullen
Casa editrice: Nord
Prezzo: 18€
N° di pagine: 384
Trama: C'è un ufficio, a Londra, in cui viene raccolta la posta impossibile da recapitare : buste da cui la pioggia ha cancellato l'indirizzo, o i cui destinatari non sono più rintracciabili; letterine a Babbo Natale o alla fatina dei denti. Se sono state regolarmente affrancate, hanno diritto a un'ultima occasione. Ogni giorno, i detective postali aprono le lettere smarrite, per scovare indizi che li possano aiutare a consegnarle. William Woolf svolge questo lavoro con passione da oltre dieci anni, sebbene sua moglie preferirebbe che si cercasse un impiego <<vero >>. Anzi, negli ultimi tempi, William ha l'impressione che Clare preferirebbe avere accanto un uomo diverso, uno piu intraprendente e ambizioso. Dal canto suo, William non può fare a meno di notare quanto Clare sia cambiata, dai tempi in cui si erano conosciuti all'università, uniti dalla comune passione per i libri. Non è più la ragazza timida e sensibile di cui si era innamorato. Ai suoi occhi, è diventata una fredda donna in carriera, sempre impegnata, distante. Ed è forse colpa della frattura che si è creata tra loro se William si lascia attrarre da una busta blu notte, pescata per caso dal sacco grigio della posta, su cui spiccano quattro parole: Al mio grande amore. All'interno c'è una lettera di una donna che si firma Winter, una donna in attesa di essere trovata dalla sua anima gemella. Le parole di Winter arrivano dritte al cuore di William, lo commuovono. Col passare dei giorni, si rende conto di aspettare con impazienza l'arrivo di altre buste blu notte. E viene accontentato. Possibile che fosse destinato a riceverle? Possibile che fosse destinato a riceverle? Possibile che sia proprio lui il grande amore di Winter? Per scoprirlo, William deve raccogliere gli indizi disseminati nelle lettere e trovare Winter. Deve guardarla negli occhi, per capire se è solo l'illusione di un cuore deluso o la sua occasione di essere davvero felice. E se invece fosse proprio William a essersi smarrito? E se la felicità fosse molto più vicina di quanto lui non crede?
La recensione:

Ogni passeggero è un'isola. È la più affascinante sala d'attesa del mondo... Lassù nel cielo siamo liberi da decisioni, azioni, responsabilità, identità, ridotti come bambini su un paesaggio spinto da un estraneo.

In quel momento, del signor Woolf e del suo lavoro non ne sapevo nemmeno l'esistenza. Conoscevo, per sentito dire, la storia di un uomo che si spacciava per Custode degli Oppressi, ma, come per coincidenza, una manciata di settimane da ché ne seppi della sua nascita, spuntó dal nulla il proposito di leggere la sua storia. Bisognava solo interpretare questo piccolo ma complicato ingranaggio che la Cullen ha ideato, emettendo un sibillo assordante. In seguito, una specie di rigetto mi condusse lungo una strada che colpí le mie fragili membra, raggiungendo in pieno il mio cuore che, prima di capire cosa è in effetti questa lettura, mi ritrovai avvolta dallo sconforto e l'insoddisfazione. L'entusiasmo che avevo riservato a queste pagine non duró che una cinquantina di pagine. Poi qualcuno, qualche entità, parve scostare il manto di mistero che circondava ogni cosa, per svelare un pugno di contorte elucubrazioni riguardanti l'amore, la vita di coppia, la vita in generale. Il salvaguardare dell'anima, affinché si possa trovare una certa strada, si riversa con gruppi di miti e leggende in folate di vento. Raffiche inaspettate che non arrivano né al cuore né alla mente poiché scrutarne la sua essenza è stato alquanto complicato.
Assieme ad altri lettori, ho così assistito allo sfacelo mentale e fisico di Mr William e, nell'immediato, al processo che si cela nel trovare e conservare lettere. L'atto del conservare, tenere in vita è il fulcro primordiale di questa storia. La Hullen a questo proposito esplica questo concetto, ma non lo scandaglia se non paragonandolo a un semplice impulso. Un istinto primordiale che dovrebbe tenerti saldo a qualcosa o qualcuno. Le lettere smarrite di William Woolf è per l'appunto una confessione intima che si è mossa mediante l’introspezione dello stesso protagonista. Il titolo infatti è un chiaro riferimento alle cose perdute, a sprazzi di vita mai più trovati, e qui divengono metafora o scopo di un viaggio affinché qualcosa possa andare al suo posto.
Senza comprendere come fosse possibile, il tedio, la piattezza, il forte senso di inquietudine che aleggiano tutt'attorno come fiati di vapore, gravano sulle spalle come fardelli troppo pesanti. Una lettrice impavida come me non avrebbe avuto timori né remore ad affrontare tutto ciò, se non che la distanza fra me e quest'uomo aumentó a dismisura. Sebbene ho cercato di seguirne le regole, continuamente fui sballottolata da un lato a un altro, da una lettera a un altra, mentre la paura, il senso di inadeguatezza bloccavano al povero William lo stomaco come acqua gelata. Nemmeno quando ciò accadde, potei sentire niente di più che un semplice tocco, uno sfioramento che lasciò nell'aria un forte sensore di nostalgia, malinconia. Quanto bastava per comprendere che tutto questo, tutta questa povertà d'animo, questo forte senso di impasse ti restano addosso, bloccati in gola poiché l'esordio della Cullen non trasmette nulla di speciale. Alcun ringraziamento per chi restituisce memorie perdute, squarci di vita lontana o vissute. Ne si impegna a farlo. Adeguarsi agli eventi è stato davvero difficile. Dunque... Cosa fare? Volgere definitivamente le spalle a Mr Woolf, o concedergli una chance? 
La mia prima sensazione, tuttavia, non si attenuó nemmeno quando emersi dalla relativa frescura della mia camera. Non potevo continuare! Mr Woolf mi aveva deluso! La sua storia mi aveva incuriosita, ma... Niente di più. La vita di coppia di due sposi la cui pace sarà frantumata in un niente, la vastità di sentimenti repressi, poco tattili, la promessa di un amore lanciato al vento, tutto questo doveva essere evocato e rinomato diversamente e ampiamente. La Hullen si spaccia come abile maestra nel rovesciare i sentimenti di chi legge in una manciata di pagine, ma in capo a qualche ora nell'aria si respirava ancora ondate di malinconia per ricordi drammatici nel recuperare lettere o fogli.
Era stato sancito qualcosa che io ho interpretato come un mezzo per interpretare l'anima di qualcuno. In questo caso,  quella di William Woolf. E il suo bisogno di recuperare idee o sogni e desideri che sono stati riversati in quel contenitore imperfetto che è la scrittura. 
L'esordio di Helen Cullen è quel genere di storia che attira per la bellissima cover con cui è rivestito, ma disgraziatamente per me non ha travolto nel suo essere in cui brandelli di ricordi, giudizi comuni, segreti inconfessabili, vaghe decisioni, interrogativi, si srotolano senza alcun senso. Senza alcun fondamento. Sebbene il messaggio sia davvero molto dolce. Impedendoci così di soggiornare a lungo frai vicoli tortuosi di Londra, indifferente alla catena di eventi che non hanno concesso alcun umorismo, alcun emozione. 
Valutazione d’inchiostro: 2

8 commenti:

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