Questo romanzo fu scritto in un periodo in cui la scrittura di
Philip Roth non era ancora in piena maturazione e anche se io l’ho letto tardi,
dopo cioè aver letto opere più mature come La macchia umana e Pastorale
americana, non ho avuto ne riscontrato alcuna difficoltà ad adeguarmi alle
novità degli eventi. La mia prima sensazione, che non si attenuò nemmeno quando
emersi nell’afoso pomeriggio di fine agosto, fu quella di essere stata
ingannata. Lamento di Portnoy sembrava uno scherzo della natura, un poema folle
e sadico in cui il protagonista, nemesi dello stesso Roth, è un superuomo che
dovette combattere innumerevoli battaglie, ingiustizie, egemonie pur di
conquistare l’intero universo. Perlomeno, una buona parte. Philip Roth non mi
ha permesso di dubitarne nemmeno un secondo. E la lettura di questo ennesimo
straordinario ritratto umano ne è un meraviglioso esempio; le mie sensazioni
non si attenuarono nemmeno quando vidi, con i miei stessi occhi, Alex Portnoy
in “pericolo”.
Il sesso come “arma” a doppio taglio, la perversione, la
cattiveria, la brutalità di certe azioni fino a renderlo ridicolo, fattori che
mi ero immaginata e che in un certo senso mi aspettavo per essere usati e
rivendicati.
Questo è un altro tassello che compone la produzione rothiana, ed
più leggo questi ritratti brutali più mi convinco del suo strabiliante potere
nell’aver rovesciato e scombussolato completamente il mio animo.
Le viscere si srotolano, si riducono in minuscoli frammenti. L’anima
tartassata da infamie e ribellioni che sono un fondamento per l’anima, un modo
per sfoderare alle convenzioni del secolo, al bigottismo, evasioni di massa che
influenzeranno la cultura e, forse, la medesima società.
Titolo: Lamento di Portnoy
Autore: Philip Roth
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 220
Trama: Alex Portnoy ha trentatrè anni ed è commissario aggiunto
della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York.
Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di
Alex che, dal’analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai
desideri che ripugnano alla “mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai
miei desideri”.
La recensione:
E
così la mia posizione, nel mentre che leggevo questo romanzo, trovò pubblica
espressione nel pomeriggio in cui decisi di imbarcarmi in un’avventura
avvincente e straordinaria come questa che, come un entità sconosciuta, ”maligna”
ho letto e custodito nel mio cantuccio personale rivisitando una fetta di
personalità, scrutando ampiamente una parte di secolo che certamente esaminerò
più a fondo con la lettura di altri romanzi dell’autore, formalizzando il mio
intento a scoprire l’intera produzione rothiana, con la certezza che aumentava
maggiormente il mio amore nei suoi riguardi dichiarandogli una devozione e un
rispetto come con pochi. In seguito, mi sono chiesta, se questo tipo di
romanzi, queste opere così pretenziose e cruciali, non riescono proprio a fare
a meno di stanziarsi con una certa supremazia, un certo potere, mediante
atteggiamenti di confusione o ferite ancorappulsanti, e assumendo ruoli di preziosa paziente
comprensione, le cui vittime sono esseri convalescenti, adulti incompresi, che si lasciano
circondare dall’ansia e dal senso di colpa. Come è stato possibile che
accadesse una cosa simile? Spesso mi domando come rendersi utili, se vi è una
strada di salvezza affinchè certi personaggi non fossero così crudeli e
malvagi. Philip Roth rivela come tali individui hanno avuto un’opportunità e
loro istintivamente l’hanno rifiutata; anzi, nemmeno si sono limitati a
permettere che gli calasse addosso.
Ebbi
poco altro che riconoscere che, nel frastuono da cui riemersi, fagocitata da un
linguaggio ampio, crudo e tagliente, non ci sarebbe stato bisogno di mentire.
Il guardare negli occhi il presunto altergo dell’autore e trovare il coraggio
di accusarlo scrivendo un opera che è un intero atto di ribellione, un continuo
sentirsi inadeguati, inviolati, sconcertati, è qualcosa che spontaneamente non
ho potuto non accollarmi. La verità, l’ignominia di alcune azioni non sono
tacite ne nascoste e convincersi che Alex Portnoy sconterà la sua pena è
qualcosa che non si può assolutamente bandire dalla memoria o dimenticarlo del
tutto, convincendosi di aver letto una storia diversa, quanto le sue
incertezze. Non ho potuto vedere tutt’altro, avevo gli occhi concatenati ai
suoi; mi turbava sapere che a questa figura non sarebbe aspettata alcuna via di
salvezza, ma non c’è stato niente che ne testimoniasse il contrario.
Il
mio amore per Philip Roth è oramai piuttosto evidente, ma raccontare e
raccontarsi un passato che non ho visto ma, mediante scrittura, ho percepito
così bene, è qualcosa che ha a che fare col trionfo della stessa scrittura. Si
cattura il pensiero astratto attraverso forti sentimenti di rabbia, che tornano
e vanno ad accumularsi e a spronarci di agire, raccolti in mucchi di fogli a
cui sono indirizzati a nessuno in particolare.
Lamento
di Portnoy è l’ennesima storia americana che ha impunemente strisciato nel mio
cuore, con veri e propri fondamenti logici, ma deboli rumori di un cuore ancor
acerbo ma impuro che lo stesso lettore percepirà nel momento in cui si prenderà
consapevolezza degli eventi, si comprenderanno e interpreteranno gli ingranaggi
della mente umana, andando incontro a verità scabrose stupefacenti,
quasi incomprensibili e criticabili che Roth evidenzia col suo tocco
spiccatamente maschile.
Ancora una volta, mi sono scoperta
franca e innamorata come non mi sentivo con nessun altro autore che non fosse
Murakami o Austen. Certamente i miei dubbi ad approcciarmi a questo tipo di
letteratura non sono stati del tutto vani, ma che si comprenda fino in fondo
quelli che non sono altro che i resti amputati e fuggiti ad ogni controllo di qualunque
individuo è un meccanismo di difesa in cui è possibile immedesimarsi,
riconoscere una certa serietà dalla fuga della realtà. Disonori di un mucchio
di carne e ossa ambulante ma ancora pieno di vita, buttato dal piedistallo e
tormentato dall'onta del fallimento. Ma cosa fare quando eventi orribili e
sconcertanti portano via la lucidità, il senno, la frivolezza, la carriera,
persino l'anima, cercando di distruggere ogni cosa?
Lamento
di Portnoy è un opera che si interroga sulla
moralità umana in cui l'autore, scrutando ampiamente l'anima di questo suo
figlio di carta, prova un'improvvisa, entusiastica forma di empatia, conforto o
comprensione che la società del secolo di certo non avrebbe compreso. Ci si
lamenta perché non vi si scova alcuna forma di ribellione dinanzi all’emozioni,
alla vita così come appare. Se
si riesce a stare vivi si riesce a combattere o a ribellarsi. Senza alcun
individuo che ci dica cosa è effettivamente giusto e cosa è sbagliato. Il
sesso, la razza, la corruzione, la distinzione o l'allontanamento dalla massa
deidalizza la specie e costringe a pensare eternamente alla materia di cui l'individuo
è fatto. Sebbene le cose mutano continuamente, la feconda irregolarità delle
intese sessuali fungono da monito per poter continuare a vivere combattendo e
resistendo, dando, nutrendosi, ammettendo l'insignificante ricchezza che cela
la vita. Immersi nel fluire dell'inaspettata minuzia di questa abbondanza,
alienanti a riconoscere l'onore di poter fare qualcosa in qualsiasi momento
della vita.
L'unica cosa a cui ho potuto aggrapparmi
è stata la possibilità di rispecchiarmi in qualunque forma umana o vivente
incontrata lungo questo impervio cammino. Vagabondando come un anima in pena,
combattendo, non facendomi intimidire da niente e nessuno che potesse
approfittarsene dei miei privilegi. Una battaglia che risponde ai bisogni degli
uomini. Caos di un cosmo uniforme ma deleterio a cui ci si appella mediante la
logica, la fiducia in se stessi, la calma.
Alla pari di Pastorale americana e La
macchia umana, Lamento di Portnoy rievoca un altro tempo, un altro luogo,
un'altra epoca in cui ogni cosa è talmente inzuppata di atrocità, malefatte,
che non stonano col disegno geometrico estremamente complesso e impressionante
della forza e validità di queste pagine. Interpretando uno stile allora artificioso, ma poetico ed essenzialmente
tagliente, in cui ogni cosa sembra accomunata e rivelataci dallo stesso Roth
alterego di Alex che, come una marionetta che manovra i fili, si mosse fra
schiere di gente di qualunque sesso o razza, priva di valori positivi, educato
dalla piattezza del conformismo, insoddisfatto da ogni forma e espressione, in
cui alla fine si aggrappa inevitabilmente ad un unico appiglio: interpretare la
vita mediante il dialogo. Mediante l'arte delle parole, in cui Roth ha inciso
un segno nel mio animo, mettendo ogni cosa a soqquadro, calandosi nei panni di
questo povero disgraziato che giorno dopo giorno vive isolato e avvolto
esclusivamente da parole che sono sempre più vicine alle persone vere, a quella
gente che mutila la nostra ignoranza.
Valutazione
d’inchiostro: 4 e mezzo
Interessante, ottima recensione
RispondiEliminaGrazie! 🤗
Eliminaottima recensione! non so se è un titolo che fa per me =)
RispondiEliminaTe lo consiglio caldamente! Secondo me dovresti dargli una poss8🤗🤗
EliminaReduce da Nemesi, meraviglioso, sono attirato moltissimo anche da questo Roth più sboccato e giovanile.
RispondiEliminaNon te ne pentirai!! 🤗
Elimina