lunedì, marzo 23, 2020

Gocce d'inchiostro: Cloud Atlants. L'atlante delle nuvole - David Mitchell

A metà di un mese interminabile, crudele ma beneficiario, vidi un autore che conobbi quasi sette anni fa fendere un muro di acqua e oltrepassare i miei confini. Venne nella mia direzione, avanzando imperterrito verso di me ben malgrado la brusca accoglienza che qualche anno fa gli concessi, e quando fummo abbastanza vicini e vidi che di David Mitchell ricordavo effettivamente molto poco, mi venne in mente che con una delle sue opere – l’unica che compongono gli scaffali delle mie strapiene librerie -, sette anni fa, avevo provato ad avventurarmi fra le maglie di una storia non propriamente semplice, epica ma proiettata su uno sfondo fuligginoso, ombroso, a cui ci si aggrappa mediante un certo umorismo pur di restare vivi, intatti, non lasciandosi contagiare dalla malinconia o dalla solitudine. Io però non ero stata molto attenta e mi rimase poco impresso della sua storia, che è piuttosto ingarbugliata, ricordando come di mezzo c’era un << organismo artificioso >> che avrebbe messo in ordine ogni cosa. Un universo di predatori, amorali e senza Dio, discretamente riservati e lontani.
Un periodo di maggior accuratezza, proprio come questo, non mi sottrasse a dover dedicare quel tempo prezioso a leggere quei romanzi, quelle storie, che solitamente mi trovo a dover procrastinare. Da una nave gigantesca, o un diario ricco di pensieri e sentimenti, questa volta, dunque, non ho potuto sottrarmi, e sebbene la tipologia di romanzo raccontata da Mitchell non si sposa con i miei gusti personali ha resuscitato un chè di lontano, quasi remoto che mi ha trasformato in una giovane paladina siciliana che, dopo aver sorvolato cieli di infinita bellezza, scrutato l’anima di chiunque, si è sentita parte di un cosmo infinito, la cui composizione a matriosca è uno squarcio di anime, di elementi racchiusi in altri elementi nel quale percepiamo il passato ma lo affrontiamo come se immersi nel presente.


Titolo: Cloud Atlants. L’atlante delle nuvole
Autore: David Mitchell
Casa editrice: Pickwick
Prezzo: 12, 90 €
N° di pagine: 600
Trama: I sei protagonisti di “Cloud Atlas – L’atlante delle nuvole “ vivono in punti e momenti diversi del mondo e del tempo, eppure fanno parte tutti di un unico schema, una specie di matrioska composta da sei personaggi uniti l’uno all’altro dal filo sottile e inestricabile del caso. Le loro anime si spostano come nuvole, passando dal corpo di un notaio americano di metà Ottocento, giunto su un’isola del Pacifico per assistere ai devastanti effetti del colonialismo, al giovane musicista che si intrufola nell’esistenza di un celebre compositore belga tra le due guerre mondiali. Da un’intrepida giornalista che indaga sull’omicidio di uno scienziato antinucleare in piena guerra fredda, a un editore inflese in fuga dai creditori nella Londra anni ottanta, sino a un clone schiavizzato nella Corea del prossimo futuro. Per arrivare infine all’alba del nuovo mondo – all’indomani dell’Apocalisse – e al suo primitivo, stupefatto abitante.



La recensione:

Com’è volgare questa caccia all’immortalità, quanto è vana, quanto è falsa. I compositori sono puri e semplici scribacchini di pitture represti. Si scrive musica solo perché l’inverno è eterno e perché senza i lupi e le tempeste di ghiaccio ci azzanerebbero alla gola anche prima.

Le vicende narrate da David Mitchell erano molto più complicate di quel che credevo; una composizione epica ma a matrioska, paragonabile a diversi romanzi del genere, attanagliata dal forte fragore di voci concitate, agitate, perse, mi avevano accettata senza alcun riserbo. Adesso che ho desiderato sorvolare i cieli dell’Atlante delle nuvole, bisognava scorgere una veridicità particolare a ciò per cui ci si approccia, più nascosta, pur di non sprofondare nel dissidio. Avrei potuto cedere e dirigere i miei interessi verso tutt’altra direzione, ma senza dubbio quella parte << romantica >> con il quale l’individuo scruta il suo animo, interpreta i meccanismi contorti del suo cuore, mescola una serie infinita di colori, volgarizzati però nel linguaggio. Intrappolato nel tempio della civiltà, nelle cui crepe esistono i cosiddetti conoscitori del mondo e il cui ruolo è celato nell’importanza di dare maggior splendore ad una civiltà che lentamente sta per estinguersi.
Il mio animo giovane, intrepido e romantico sa perfettamente come la penso su questo punto, quando mi imbatto nella lettura di certi romanzi. L’ho sempre saputo, e anche se la sua anima non combacia in buona parte alla mia, le rispetto e non cerco di cambiare idea, pur quanto non nascondo che a volte sono stata tentata, i giorni in cui mi batto per colmare lacune che lentamente avrebbero sorretto il mio bagaglio culturale sono infiniti, e mai periodo fu più adatto per non accettare questa ennesima scommessa. Una scelta emotiva e irrazionale, forse, ma pur sempre un atto d’amore.
David Mitchell ha inconsapevolmente lanciato un nuovo progetto, nel lontano 2013, di cui la trasposizione cinematografica con Tom  Hanks e Halle Berry crebbe fagocitando nell’assoluto la fama nel mondo. Uno dei requisiti di questo romanzo è certamente una buona introspezione psicologica, che mediante situazioni estremamente convenzionali, ci pone dinanzi all’idea che l’individuo è un essere imperfetto ma composto di una massa indivisibile impossibile da scindere. Sebbene in realtà non è così: il bello della razza umana è l’essere diversi e spiccare fra gli altri è uno dei migliori sintomi pur di evolversi. David Mitchell evidenzia questa diversità nell’affannosa lotta per il progresso imponendoci dinanzi a delle situazioni necessarie a riconoscere e conoscere chi non ha mai avuto riflettori addosso. Un legame tra uomo e specie che non potrà mai essere reciso. E questo è uno dei temi più importanti di Cloud Atlants. Questa << fusione >> che in un certo senso scruta verità inespugnabili e insopprimibili, ma così evidenti da muoversi come nuvole invisibili in una mappa raggrinzita e vecchiotta.
Certamente quello di Mitchell comprende un numero spropositato di ricerche, studi approfonditi sul campo, prodigi della scienza con punteggi stratosferici per il bene dell’umanità da non lasciarci la minima possibilità di perplessità o dubbio. Cloud Atlants, a questo proposito, è un romanzo antropologico in quanto gli episodi che centellinano queste pagine, lo zelo per certi principi sono attualissimi ma lontani dai miei paradigmi. Man mano che mi sono avventurata fra le sue pagine, la mia coscienza subii i primi effetti di qualcosa di diverso. Una ventata di originalità, organizzazione, crescita, un meccanismo oliato e preciso che fecero evaporare qualunque ondulazione, qualunque scrematura.
Sebbene mi si sia rivolto con una certa difficoltà, trattando un argomento per nulla facile ma che in un certo senso cela sempre un chè di drammatico, umiliazioni inflitte a uomini comuni ma soli e incompresi dalla vita, Cloud Atlants ci parla del potere che detiene l’uomo e come gestirlo pur di non essere soggiogati dal fragore del mondo. Ritenendo adeguata la presenza di quei luminari nel redarguire la loro vicinanza nel momento in cui meno me lo sarei aspettata. Gloriata da frenetiche ma travolgenti situazioni che Mitchell ci propina a piccole dosi, mediante uno sguardo arguto, intellegibile, sarcastico che rievoca il passato come una malattia da cui non si può più guarire.
Gruppi di anime, agili e spedite come nuvole bianche e soffici, si posarono dinanzi al mio cerchio personale. Ogni tanto squarci di puro e sano romanticismo, ogni tanto la purezza del cuore di giovani che inesorabilmente si stanno avvicinando sempre più in un luogo da cui non avrà più scampo, Mitchell interseca una tela fitta di parole e voci che respirano e vivono mediante un processo di << composizione >> da cui è davvero impossibile non restarne affascinati. Il romanzo, infatti, impiega una tipologia di immaginazione piuttosto caotica, antropologica, scomoda, che richiama  certe inchieste poste sul campo in cui l’individuo coglie la realtà circostante come metodologia di studio. Da ciò è stato possibile cogliere quella magia di cui molti lettori consacravano questo romanzo, dopo un lungo processo di lettura, constatato sulla mia pelle nel momento in cui l’atto del sopravvivere diviene quel ponte magico che mette a contatto due mondi bellissimi ma differenti fra loro. Non intesa nel senso più stretto del termine, quanto come un dettaglio dal quale avranno vita tante cose.

Le anime attraversano l’età come le nuvole e i cieli, e anche se le nuvole cambiano spesso forma, colore e dimensione, una nuvola è sempre una nuvola e un’anima è un’anima. Chissà chi soffia le nuvole e chissà come sarà la mia anima domani?

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo

7 commenti:

  1. Il film l'ho amato, fantasioso e struggente. Il romanzo mi spaventa un po'.

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    1. Io ho letto il romanzo, ma non credo guarderò nell'immediato il film... Vedrò 🙂🙂

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  2. Ciao Gresi :D
    Già dall'introduzione ci hai catapultato in un mondo parallelo al nostro! Insomma, questo romanzo ti ha lasciato un'atmosfera mistica dentro ^-^ Le 600 pagine mi fanno un po' paura perché non è un genere a cui sono molto abituata

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    1. Ciao, Franci! 🙂🙂 Grazie mille ☺️☺️ è una lettura particolarmente impegnativa, che ho letto ma non credo lo rifarei ☺️☺️ e anche il film, non so se lo vedrò. Perlomeno, non adesso ☺️☺️

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  3. Mi fa un po' paura.. ottima recensione, grazie

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