domenica, ottobre 24, 2021

Amori di carta: le sorelle Bronte

I miei amori letterari, le storie appassionanti e avvincenti che ho letto e che amo leggere, mi prendono sempre alla sprovvista non sapendo cosa aspettarmi o cosa tenere presente, con il cielo infuocato dietro la silhouette nera degli alberi. Una melanconica canzone inglese, trasmessa a tutto volume dalla soglia di scaffali stracolmi e ricchi, indirizzati a me e me soltanto annunciano la presenza di tre sorelle, diverse fra loro, che fecero della scrittura una scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in tempesta. Annunciarono quello che poi sarebbe divenuto il sostentamento dei miei giorni, il mio fabbisogno primordiale, che non smette di esserci e non credo cesserà tanto facilmente. Donne non propriamente belle, ma incastrate in quell’aura lucente e misteriosa che le contraddistinguono e che urlano e parlano alla mia anima con estrema cura. Mi tirano per le braccia, con il cuore, con il cervello, tentando di frantumare il mio spirito in minuscoli frammenti ed uscirne guasta. Penso all’ultima esperienza con una delle sorelle Bronte, lasciata qualche mese fa non troppo lontano da adesso, ma oramai distante dai miei progetti di lettura. Bello il mondo ritratto, belli i personaggi e le storie intessute, belle le trame intavolate a puntino, ma anche con più sentimenti, meno leggi, meno regolamenti a un luogo prostato da sofferenze o cause varie, dove queste tre lettrici di anime offrirono con generosità e parsimonia un corredo di tematiche che in un modo o nell’altro ti inducono a riflettere: a me, come lettrice e specialmente donna, ai loro amici, ai loro abitanti, alle donne che perdono quasi la propria dignità, per poi ricevere o confidare in quel piccolo riscatto. Chinque, qualunque personaggio, checchè si tratti di un agricoltore o coltivatore, vagano lungo il sentiero insidioso della vita con nient’altro che sentimenti forti di insoddisfazione morale, un certo disagio a non poter modificare il corso del tempo, sfiaccati e sfiniti, logorata da forze che ostacalano qualunque forma di progresso o ripristino. Il tutto proiettato in un epoca così remota, velata da un’oscurità tanto indefinita che ogni parvenza di consuetudine e ogni confine di laicità sfugge a qualunque forma di comprensione. Creature che sono morte nel momento in cui furono consapevoli che l’Inghilterra stesse avviandosi verso il declino più totale, sebbene qualcosa di essenzialmente balsamico avrebbe potuto favorire ogni cosa. Mettere su del materiale per scrivere un ritratto della storia della letteratura inglese è un esempio per comprendere il passato e alcune nozioni del mondo circostante, sbarcare nel mondo bronteiano, coinvolta nel dramma di queste disgraziate vittime, finendo vittime di Rivoluzioni violente e inaspettate. Le sorelle Bronte, nei loro romanzi, ci impelagheranno in situazioni inavvicinabili e crudeli, che per gran parte della loro vita hanno sonnecchiato in solitudine, fin quando qualcosa e qualcuno le sollevarono dal suolo come un’alveare circondato in cui le forme vaghe sprofondarono come nebbia leggera e vaporosa.

Il raggiungimento di svariate forme di indulgenza, che nascondono una grande oscurità: una necessità di cimentarsi in qualcosa, di correre dei rischi, trovarsi sul filo del rasoio. Cercare soddisfazioni morali osservando certi doveri sociali, politici, individuali, mantengono intatto il carattere e le consuetudini di nobildonne rispettabili, vagabondando nei cuori di uomini comuni con la certezza che l’amore avrebbe misurato ogni sua resistenza. In vicende che sono uno squarcio realistico e sociale, attorno a gruppi di funamboli insoddisfatti e combattivi per la realizzazione di ideali che avrebbero fatto della loro esistenza espedienti per corrodere il passato, abbracciando la religione, la forza dei sentimenti in un epoca che poteva essere afflitta, da un momento all’altro, dalla sofferenza. Emily, Charlotte, Anne furono quelle figure iconiche che espugnarono nelle loro opere il desiderio di essere integrati nel mondo degli altri, così orgogliose da salvaguardare la sua integrità nell'essere prodotte come esseri finiti in un mondo infinito cui è possibile scorgere la luce. Quelle autrici i cui romanzi furono una sorta di propaganda sociale, politico, individuale, che senza di loro devo dire non saprei cosa voglia dire << letteratura>>. Quando ci incontrammo non sapevo nemmeno chi fossero, ero un adolescente che divorava un fantasy dietro l’altro e che arrancava a testa alta nel mondo insidioso della letteratura con curiosità e interesse. All’età di diciassette anni, però, conobbi una di queste  sorelle, Emily, e ciò proclamò il nostro incontro: un incontro definitivo che negli anni mi ha visto recarmi in bellissimi posti, in caldi e furiosi abbracci.  Un certo lirismo, una bontà d’animo che è tipica delle sorelle Bronte, e che ho avvertito sempre più intensamente mentre leggevo. Un nuovo passo per verificare o assecondare i suoi ideali letterari, sentimentali, controversi che solo il piacere sordido, indescrivibile che dona la parola scritta stordisce, partecipa alla ricerca di una realizzazione personale. 

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