giovedì, aprile 21, 2022

Gocce d'inchiostro: La città spezzata - Leonardo Palmisano

Odio l’entusiasmo che riservo a letture che disgraziatamente, per un motivo e per un altro, non sortiscono l’effetto meritato. Ma ho anche il cuore tenero, e non sono d’accordo nell’approccio di romanzi che, in un modo o nell’altro, mi deludono. Alla fine, però, finisco sempre per tornare in luoghi che all’inizio avrei ignorato impunemente, e che straordinariamente si rivelano esattamente come credevo. E prima di incontrarci, io e l’autore camminavamo su strade completamente differenti, con anni e anni di differenza alle spalle. Letto dopo qualche anno della sua pubblicazione, lettura che non  mi ha entusiasmato come desideravo, fastidioso, ma che come un dolce richiamo ha attirato la mia attenzione, il romanzo di cui vi parlo oggi è una continua ricerca di salvare se stessi. Una favola dai toni acerbi, fin troppo spicciola che non riesce a mascherare la mancata intesa che avrebbe potuto instaurarsi fra me e l’autore. Ma, il ritmo serrato e semplice, le descrizioni ben o male fedeli ricostruiscono perfettamente l’epoca descritta ma la certa scarsa qualità letteraria, la cui voce narrante non spicca in mezzo a un marasma di voci.



Titolo: La città spezzata
Autore: Leonardo Palmisano
Casa editrice: Fandango
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 320
Trama: Bari non è una qualsiasi città del Sud. È la sola, tra i tanti capoluoghi del meridione a non aver mai avuto un univoco centro di potere, spesso divisa fra istituzioni e forze sociali difformi e contrastanti. "La città spezzata" è un lungo racconto di quartieri e di persone con una propria indivisibile identità. L'autore, partendo dalla sua storia familiare, incontra decine di baresi, voci che ci restituiscono una immagine di una metropoli contraddittoria. Grazie agli strumenti del sociologo prima e dello scrittore poi Leonardo Palmisano scrive una struggente lettera d'amore alla sua città.

La recensione:
Il romanzo di cui vi parlerò quest’oggi richiama alla mente vecchi quartieri, un infanzia lontana e passata, opera dalla verve italiana, antica, ma che, se scritta bene, nonostante la ripetitività del tema trattato, fanno fronte a diversi miti cui le tradizioni popolari tengono in vita. A guidare questa nuova infornata fu un giovane scrittore che, partecipe a diversi momenti storici, divenne  poì partecipe ed << amico >> di certe conoscenze, che proiettò persino nei suoi testi, perché ciò che scrisse lo visse sulla sua stessa pelle, e l’immaginazione, la fantasia, estrapolati dalla punta di una penna invisibile e riportati in semplici fogli, avevano esaltato un po’ di quello che fu il suo bagaglio culturale vestendo così i panni di << uomo dai mille volti >>. Ed io, incuriosita da certe credenziali, tutto questo parlare di fantasia, immaginazione, continuarono a sortire effetti devastanti ma chiari. I suoi romanzi non avrebbero detto niente di particolare, ma salvato chi c’era da salvare.
Mentre la vita prosegue con il suo irrimediabile corso, chissà quanto ha sofferto con quel cuore grande che avrà avuto l’autore. Questo romanzo, estrapola dalle soglie del tempo e della memoria, una delle sue innumerevoli fatiche, che, a quanto pare, fu perlopiù un omaggio d’amicizia alla sua città natale: Bari. E sebbene proiettato in un mondo in cui fantasia e realtà divengono un tutt’uno, La città spezzata non ha funto da beneficio alla mia anima semplice. Perché, sebbene ti induca a guardarti dentro, a tenersi in vita grazie ad un forte senso di libertà, di forza in cui l’estaticità, la piattezza di alcune situazioni ritraggono un paesaggio divertente ma quasi inaccessibile. Non riesce a spingersi fuori dal buco intimo in cui è totalmente immerso << prendendo in giro >> soprattutto chi legge, la solitudine, gesti meccanici dettati non dal cuore e dalla ragione ma da un semplice modo di essere. Inizia così un viaggio di cui io stessa sono stata protagonista di una serie di pericoli fissando obiettivi in maniera tale che la stessa memoria avrebbe incessantemente impedito a macchiette che disgraziatamente restano sullo sfondo ad essere soggetti a qualunque cambiamento. Questo il mondo che ci narra l’autore e che, personalmente, mi ha trasmesso molto poco in cui la potenza del ricordo avrebbe potuto tradursi in qualcosa di piacevole o incantevole.
La sua coscienza aveva emesso una melodia troppo fievole per raggiungere il mio orecchio. Nonostante lo stesso autore abbia tentato di rispondere a qualunque parvenza di canzone di memoria, agisce senza alcuno scopo particolare ottenendo così azioni diverse e contrarie. Nulla di particolarmente memorabile che indicasse un certo ammaliamento, un romanzo che ha funto da ponte di comunicazione che disgraziatamente mi ha indotta a giudicarlo diversamente da quel che credevo. Un mondo in cui disgraziatamente non mi sono sentita partecipe in cui la fabula si intreccia a vicende di vita odierne, mondane. Una specie di beneficio per l’anima, che tuttavia alla mia ha dato l’effetto indesiderato, dolce ma allo stesso amaro, che si divora nel giro di una manciata di ore.

Valutazione d’inchiostro: 2

2 commenti:

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