venerdì, aprile 29, 2022

Gocce d'inchiostro: Pollyanna - Eleanor Porter

Delle straordinarie avventure di Pollyanna ne seppi l’esistenza quando ero molto piccola, una bambina di appena cinque anni, che si stava affacciando al mondo dei libri e della buona letteratura con nient’altro che un bagaglio di curiosità. Da questa lettura ne sarebbero sortite altre. Libri di favole, Geromino Stilton, fin al tanto amato Harry Potter, oltre alla mia naturale inclinazione di diventare una maghetta come Nina de La bambina della Sesta Luna. Quanti ricordi, quante emozioni! Tanti pezzettini indissolubili della mia anima che rispettano un loro perché, una loro importanza, nonostante l’età adulta mi abbia distaccata completamente da questo mondo. Perché allora scrivo questo? Semplice, perché l’altro giorno, nel riorganizzare le mie strapiene librerie, mi sono imbattuta in un classico per ragazzi di cui francamente non ricordavo più nemmeno di possedere. Come altri romanzi letti in passato, anche questo romanzo minacciava di trascinarmi fra le soglie di una storia classica di cui la stessa Pollyanna è emblema di forza, crescita, spirito. E nonostante il target a cui è indirizzato, credo sia quel genere di lettura che in un certo senso non smetterà mai di esistere. E questo è uno degli assetti primordiali della sua essenza.


Titolo: Pollyanna
Autore: Eleanor Porter
Casa editrice: Gallucci
Prezzo: 12, 50 €
N° di pagine: 224
Trama: Fin da piccola Pollyanna ha imparato da suo padre ad affrontare gli ostacoli col sorriso sulle labbra e a non scoraggiarsi mai. A undici anni va a vivere dall'austera zia Polly e grazie al suo carattere solare mette in subbuglio la tranquilla vita del paese. Tutti gli abitanti, zia Polly compresa, si lasceranno coinvolgere dal suo "gioco della contentezza", che consiste nel trovare sempre, in qualsiasi circostanza, un motivo di cui rallegrarsi.

La recensione:

La questione era molto semplice. C’era una ragazzina, che quando parlò mi coinvolse così tanto che pensai di non leggere la sua storia ma la mia. Nelle vicende della dolce Pollyanna, in effetti, c’è un po' di tutti noi: risiede lo spirito di quel fanciullo acerrimo e vigoroso che, infischiandosene delle convenzioni imposte, del mondo circostante, non ci pensa due volte a farsi strada fra i cuori di algidi protagonisti che in un certo senso hanno smesso di esistere parecchio tempo fa. Arrabbiati, iracondi nei confronti del mondo circostante, sforzandosi di indossare le strisce delle loro esperienze con orgoglio e passione. Ma come abbattere questa impenetrabile corazza? Cosa fare pur di non essere ostacolati a sognare?
Ho smesso di chiedermi in quale momento la piccola Pollyanna venne a bussare alla mia porta e prese controllo della mia vita, non credendo che ciò avrebbe comportato novità, cambiamenti, sorprese. Non credevo che potesse entrarvi a far parte, per la semplice ragione che certe letture bisognerebbe a mio avviso compierle in età giovanile. La piccola protagonista di queste pagine è una ragazzina di undici anni, un orfana deportata casualmente nella campagna rurale, che non aveva idea di cosa ci fosse nel mondo, cosa significasse la parola << amore >> o << affetto >>, lei che dormiva su un vecchio e scricchiolante letto dal materasso smilzo e logoro, girovagata da un posto ad un altro fin quando non conoscerà l’affetto che la contraddistinse. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella corazza d’alterità e freddezza nascondesse in realtà un cuore d’oro, accogliere nel proprio grembo famigliare uno scricciolo vagabondo e solitario che laverà via qualunque impurità spirituale, qualunque inimicizia con gente del villaggio o dei dintorni. E mai si sarebbe potuto immaginare una cosa del genere. No. Vivere tranquillamente, asserviti a Dio, soggetti alle mani di un Fato egoista e crudele, con l’unico scopo di vivere pregando purchè il Maligno fosse sconfitto, è l’unica strada accessibile. La piccola Pollyanna, però, così come la folta chioma di capelli rossi di Anna, un viso ovale e morbido, è il simbolo di una rinascita, lo scopo di distruggere il “vecchio” nel far prevalere il “nuovo”, il disegno strabiliante di una sorta di pellegrinaggio spirituale in cui l’immaginazione vince sul reale, quasi incaricata a spiccare in mezzo ad un marasma di miserie, povertà, in cui la bontà d’animo coincide con il potere di essere integrati col prossimo. Inizialmente poco ben accetta, con questa sua fervida immaginazione di essere stata esiliata in un luogo in cui una famiglia confortante nel quale si è radicata in ogni modo possibile, ma ben presto con una sua identità. Una sua voce, un facile esempio educativo che a mio avviso ogni lettore dovrebbe trarne esempio. Qualcosa di più della semplice descrizione di mere sofferenze, di aspirazioni cristiane che confluiscono tutte nella possibilità di purificare il prossimo. Una specie di paradiso, che chi decide di imbattersi fra le sue pagine non potrà uscirne vivo. Non avrebbe potuto ignorare la stessa  Pollyanna, sebbene fastidiosa delle volte per i miei gusti, il suo forte desiderio di rivalsa e di sopravvivenza.
Anche se, solo alla fine, ci si rende conto di aver trattenuto il respiro. Il fiato corto, i battiti accelerati, le sorti nelle mani di qualcosa o qualcuno che non ha ancora una sua forma. Qualunque fossero i miei sentimenti al riguardo, qualunque cosa si fosse instaurato fra me e lei, la determinazione di lasciarsi alle spalle, in rovina, sogni o progetti che avrebbero potuto garantire tranquillità morale, confluire in un disastro cosmico. Non era giusto che alla giovane Pollyanna capitasse tutto questo. Eppure cose di questo tipo accadono ogni giorno sulla faccia della terra, ma non amo mai riscontrarlo fra le pagine dei romanzi.
Con la sua innocenza, la sua bontà d’animo, Pollyanna ha generato la nascita di nuove forme di vita che per molti sono idiomi a dir poco impossibili. Lasciar perdere? Assolutamente no! Non era uno dei suoi problemi, lei che non disse mai una bugia – o quasi -, non prese mai niente che non le venisse donato e ricambiato, doni assolutamente inaspettati.
La verità è semplice. Alla fine, ha contagiato anche me, le cui vicende si fusero col ricordo di una successione di eventi: quelli che compresero la famiglia della stessa autrice, nel periodo di secessione della guerra. Ha accompagnato la mia avanzata lenta, nelle prime fasi della sua infanzia. Malinconico e curioso, confortevole come un abbraccio non del tutto caldo ma sentito, nel quale è stata delineata una storia dal sapore agrodolce. Abbellita da minuziose curiosità, voli pindarici di fantasia, un tuffo nel passato in cui l’idea di raggiungere la felicità è un sogno che non si infrangerà del tutto. L’impulso, il lampo di compassione, l’ingenuità infantile, tutto questo compreso pienamente.

Valutazione d’inchiostro:  4

2 commenti:

  1. Dovrei leggerlo, è uno di quei classici da non perders; ottima recensione

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  2. Küçükken en sevdiğim kahramandı. Mutsuzluğu mutluluğa çevirmenin büyüdükçe ne kadar zor olduğunu anlıyormuş insan...

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