Nei giorni che scandirono gli ultimi giorni di
luglio cercai di dimenticare ogni cosa e di occuparmi di Federica Bosco.
Fra le tante immagini propinateci, affiora
incontrollato e inaspettato nella mente di chi legge, nei momenti di
distensione, nell'approccio con la lettura, un sentimento di cui io ho letto un
mucchio di romanzi: il dolore. Pena di morte per chi possiede un anima fragile
e dominante. E pensavo dunque che questa lettura, mio primo approccio con
quest'autrice italiana, giovane donna dall'anima sensibile, che un po' per
curiosità, un po' per l'ennesimo desiderio impellente di leggere qualcosa di
"nuovo", mi ha indotta ad avvicinarmi a lei, a Ludo e a Cate. Finendo
così per languire anch'io proprio come hanno fatto tutti gli altri; nella trappola
che fra queste pagine porta diretta alla solitudine.
Titolo: Ci vediamo un giorno di questi
Autore: Federica Bosco
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 16, 90 €
N° di pagine: 310
Trama: A volte per far nascere un'amicizia senza fine basta un biscotto condiviso nel cortile della scuola. Così è stato per Ludovica e Caterina, che da quel giorno sono diventate come sorelle. Sorelle che non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Caterina è un vulcano di energia, non conosce cosa sia la paura. Per Ludovica la paura è una parola tatuata a fuoco nella sua vita e nel suo cuore. Nessuno spazio per il rischio, solo scelte sempre uguali. Anno dopo anno, mentre Caterina trascina Ludovica alle feste, lei cerca di introdurre un po' di responsabilità nei giorni dell'amica dominati dal caos. Un'equazione perfetta. Un unione senza ombre dall'infanzia alla maturità, attraverso l'adolescenza, fino a giungere a quel punto della vita in cui Ludovica si rende conto che la sua vita è impacchettata e precisa come un trolley della Ryanair, per evitare sorprese al check - in, un muro costruito meticolosamente che la protegge dagli urti della vita: lavoro in banca, fidanzato storico, niente figli, nel tentativo di arginare le onde. Eppure non esiste un muro così alto da proteggerci dalle curve del destino. Dalla vita che a volte fortifica, distrugge, cambia. E, inaspettatamente, travolge. Dopo un'esistenza passata da Ludovica a vivere della luce emanata dalla vitalità di Caterina, ora è quest'ultima che ha bisogno di lei. Ora è Caterina a chiederle il regalo più grande. Quello di slacciare le funi che saldano la barca al porto e lasciarsi andare al mare aperto, dove tutto è pericoloso, inatteso, imprevisto. Ma inevitabilmente sorprendente.
Trama: A volte per far nascere un'amicizia senza fine basta un biscotto condiviso nel cortile della scuola. Così è stato per Ludovica e Caterina, che da quel giorno sono diventate come sorelle. Sorelle che non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Caterina è un vulcano di energia, non conosce cosa sia la paura. Per Ludovica la paura è una parola tatuata a fuoco nella sua vita e nel suo cuore. Nessuno spazio per il rischio, solo scelte sempre uguali. Anno dopo anno, mentre Caterina trascina Ludovica alle feste, lei cerca di introdurre un po' di responsabilità nei giorni dell'amica dominati dal caos. Un'equazione perfetta. Un unione senza ombre dall'infanzia alla maturità, attraverso l'adolescenza, fino a giungere a quel punto della vita in cui Ludovica si rende conto che la sua vita è impacchettata e precisa come un trolley della Ryanair, per evitare sorprese al check - in, un muro costruito meticolosamente che la protegge dagli urti della vita: lavoro in banca, fidanzato storico, niente figli, nel tentativo di arginare le onde. Eppure non esiste un muro così alto da proteggerci dalle curve del destino. Dalla vita che a volte fortifica, distrugge, cambia. E, inaspettatamente, travolge. Dopo un'esistenza passata da Ludovica a vivere della luce emanata dalla vitalità di Caterina, ora è quest'ultima che ha bisogno di lei. Ora è Caterina a chiederle il regalo più grande. Quello di slacciare le funi che saldano la barca al porto e lasciarsi andare al mare aperto, dove tutto è pericoloso, inatteso, imprevisto. Ma inevitabilmente sorprendente.
La recensione:
Viviamo
con la morte sempre accanto ma non ci pensiamo mai, e solo quando questa ci
sfiora da vicino, ci ricordiamo della nostra peculiarità totale e diventiamo
vulnerabili o fiduciosi e ci rivolgiamo a Dio, o agli angeli e ai cristalli.
Mi
sono pregustata la gioia di avventurarmi a leggere un romanzo italiano, ma
soprattutto di un autrice italiana come Federica Bosco, di iniziare a leggere
l'ultimo suo figlio di carta pubblicato, e non il primo, il senso di pace e di
libertà che mi avrebbe rimesso addosso una lettura profonda come questa; e
puntualmente fui soddisfatta. Ci vediamo
un giorno di questi non lo si può considerare come una lettura bellissima.
Una storia profonda alla pari dei romanzi di Sparks, o un incauto sussulto di
un cuore ancora giovane. Proprio no! Era piuttosto una situazione normale,
tipica a chiunque e per chiunque, dove tutto accadde per via del Caso. Questa
creatura talvolta bastarda, talvolta clemente che, abile a soggiogare i cuori
umani, mi permise tuttavia di conoscere la storia che la Bosco si porta dentro.
O, per meglio dire, un pezzo della sua anima riversate in queste trecento
pagine come sangue su tela. Ogni cosa qui sembrava fosse stata recisa; ogni
cosa sembrava un mai più ritorno.
Dopo
quasi tre settimane di letture febbrili ed entusiasmanti nel dominio letterario
americano e statunitense la Bosco si era rivelata un ottima amica. Una buona
scrittrice su cui affidarmi nel momento del bisogno, di cui io sapevo poco e
niente. Solo che la sua biografia prevede un numero piuttosto elevato di
romanzi, e, le sue storie, un paradiso tropicale, o meglio la copia di un
paradiso tropicale in cui ognuno avrebbe potuto lasciare una traccia del
proprio passaggio. Adolescenti insicuri e quasi sempre a disagio, storie che
non possiedono nulla di speciale ma che lasciano un segno sul cuore. Tanto
lavoro alle spalle per confermare come anche le autrici nostrane, al giorno
d'oggi, possiedono del potenziale.
In
pochissimo tempo sono stata trascinata dalla calda e soleggiata città di Messina,
e di città belle e indimenticabili ne ho viste, con i suoi grandi palazzi,
gruppi di anime che vagano nel sentiero accidentato della vita.
Sul
traghetto Bosco, io ero ancora una viandante sconosciuta. A eccezione di
qualche altro lettore di cui non ho avuto modo di conoscere, tutti gli altri
viaggiatori erano lettori "provinciali" che conoscevano già Federica
con la sua saga per ragazzi, e adesso assistevano al mio ritorno da una gita
provinciale ma indimenticabile. Seduta comodamente sul mio morbido letto, o
sulla mia poltrona preferita, inconsapevole di chi mi stava attorno, ho letto Ci vediamo un giorno di questi con le
ansie e le difficoltà di chi si approccia ad un autore sconosciuto. Imbarcata
di primo mattino in una storia di cui non sapevo quasi niente, tipicamente
italiana ma profonda.
Io,
i risultati di questo viaggio li ho avuti tutti insieme. E continuo ad averli
ancora, mentre ripongo queste poche righe. Da quando avevo deciso di partire,
l'intera scialuppa fu assordata dalla voce di una giovane donna, urla e silenzi
- ognuno con una propria storia da raccontare, di incredibile spessore,
potenza, con separazioni, tradimenti, liti, nascite, sorprese, il tutto
registrato nel video di due vite: Ludovica e Caterina. Il film della vita di
entrambe, legate indissolubilmente da un amicizia bellissima e intensa,
manovrata da un abile regista che fece del suo cortometraggio un tentativo per
parlare a chiunque. Si trattava di qualcosa che ho imparato a riconoscere
piuttosto bene anch'io; sicura di ciò che ho letto, umile e curiosa. Così come
umile e poco appariscente è stata la sua autrice che, mediante carta e penna,
si è trasformata in abile lettrice di anime. Solare, coinvolgente, spiritosa.
Ma anche seria, triste, vera.
Quello
di Ci vediamo un giorno di questi è
un progetto che Federica Bosco ha sperimentato sulla sua stessa pelle, un
emozione provata qualche tempo fa di cui la scrittura è stata un balsamo contro
gli effetti devastanti e collaterali. Un sentimento che è sbocciato lentamente
come una primola in inverno e alcuni elementi di contorno che hanno reso ai
miei occhi questo romanzo molto bello. Un orizzonte cristallino, nitido, da cui
mi è stato possibile vedere luccicare qualcosa. Un viaggio fra le vie tortuose
del cuore umano di due giovani donne di cui non ci si può fare a meno di
sentirsi estranei al dolore celato dai loro cuori ancori puri. Pagine bianche
che profumano ancora di fresco, dalle quali ho colto un marasma di sensi di
colpa, sentimenti che si sono mescolati alla paura e all'odio e che repentinamente
mi si sono appiccicati alla pelle. Federica Bosco ha avuto l'assoluta libertà
di raccontarci la storia di due donne apparentemente forti ma fragili che,
dovetti riconoscerlo, più mi inoltravo fra le sue pagine, più ero affascinata
dalla sua storia. Bella, profonda, commovente, e soprattutto che è risultata
verosimile, in quanto di storie di questo tipo ce ne sono a bizzeffe, la
condizione di due giovani donne che si affacciano sul mondo ma soffocate da
ansie e paure, incapaci di scavare nel tessuto della loro anima e ricucire quel
solco profondo che ha avuto una certa dimensione, perfettamente in linea con
l'idillio dell'autrice.
La
solitudine è una forma di difesa, nessuno ambisce veramente a non avere
contatti col mondo; se cominci a condividere il tuo spazio e ci prendi gusto,
poi è difficile farne a meno.
Ho
assistito dunque al salvataggio di queste due piccole anime, che
involontariamente si sono avviate lungo una strada in cui non si può più
scorgere la luce. Sembra uno scherzo del destino, eppure si è trattato della
pura verità. Di una melodia che non può essere misurata in alcun modo se non la
si riconosce nella sua natura, in un giro di vite di anime dannate ma
peccaminose che, camminando sul sentiero insidioso della vita, si sono avviati
verso una strada senza uscita. Un tunnel in cui è impossibile scorgere la luce.
In
un turbine di sogni e desideri repressi, Federica Bosco ha scritto un romanzo
di cui serberò e custodirò gelosamente il ricordo inducendo a provare quell'emozione
indefinibile che prende quando ci si imbatte in romanzi di questo genere.
Così
come la vita in generale, Ci vediamo un
giorno di questi è quel futuro che nessuno può pianificare, anticipare e
che quando arriva ti prende sempre alla sprovvista. Un racconto triste,
veritiero e semplice che trasmette un certo malessere. Una fortezza in cui
chiunque può perdersi, costruita mattone dopo mattone nel cuore di chi legge.
Il
mondo va avanti così bene senza di noi, che forse l'idea di essere
indispensabile è soltanto una nostra pia illusione, un modo ingenuo di credere
di essere importante per gli altri.
Valutazione
d'inchiostro: 4
questo libro mi ha piacevolmente stupita, è riuscito a entrare nel mio cuore
RispondiEliminaAnche per me è stato così! ☺☺
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