Dopo
quattro lunghi ma intensissimi giorni, eccomi di nuovo qui. Eccomi a tirare
nuovamente fuori il mio immancabile blocnotes; eccomi pronta a scrivere
l'ennesimo delirio letterario da cui non sarei mai voluta tornare indietro,
inebriata dall'idea che queste storie stiano distruggendo quel poco di
razionalità rimasta. Quel briciolo di coscienza che mi permetta di ragionare
con la mente, anziché col cuore.
Titolo: Leviatano
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 285
Trama: Ritratto di un'America disorientata, che nega, senza neanche rendersene conto, i valori che l'hanno fondata, il settimo romanzo di Paul Auster si mantiene in bilico fra letteratura e politica, fra menzogne della realtà e verità della finzione. Tutto comincia quando uno sconosciuto salta in aria in una strada del Wisconsin. Peter Aron si rende immediatamente conto che si tratta del suo amico Benjamin Sach e decide di raccontare la sua versione dei fatti, per dare un senso ad una vita, prima che versioni ufficiali stabiliscono per sempre la loro falsità o mezze verità.
N° di pagine: 285
Trama: Ritratto di un'America disorientata, che nega, senza neanche rendersene conto, i valori che l'hanno fondata, il settimo romanzo di Paul Auster si mantiene in bilico fra letteratura e politica, fra menzogne della realtà e verità della finzione. Tutto comincia quando uno sconosciuto salta in aria in una strada del Wisconsin. Peter Aron si rende immediatamente conto che si tratta del suo amico Benjamin Sach e decide di raccontare la sua versione dei fatti, per dare un senso ad una vita, prima che versioni ufficiali stabiliscono per sempre la loro falsità o mezze verità.
La
recensione:
Nessuno
può dire cosa dà origine a un libro, tantomeno la persona che lo scrive. I
libri nascono dall'ignoranza, e si continuano a vivere dopo essere stati
scritti, lo fanno solo nella misura in cui sfuggono alla comprensione.
Scrittori
in erba, frustrati, soli o incompresi schizzano quasi sempre dalle pagine
austeriane in tutte le direzioni. C'è chi gli passa accanto e non ci fa caso,
chi si sofferma a osservare più del dovuto e aspetta incuriosito da una parte
all'altra. Che cosa fare? Meglio seguire l'istinto, o lasciarsi trasportare da
quella voce sconosciuta ma melodica che a un certo punto invade le nostre
orecchie, ci perfora il cervello, dà forma a qualcosa di magico e inusuale? Il
mio amore per la prosa austeriana mi ha sempre indotta a compiere questo tipo
di riflessioni. Mentre venivo sballottolata da un posto a un altro, da un epoca
a un'altra, le parole cominciarono a prendere vita. Danzarono sulle pareti
bianche della mia stanza, attutirono sulla mia pelle come una fortissima carica
di stupore, bellezza e incredulità, esplicarono un importante verità
riguardante un uomo comune di cui i ricordi sono tutto ciò che possiede. Cosa
fare se non interpretare il mondo come se si trattasse di un opera tratta dal
frutto di un lungo percorso di immaginazione, trasformare gli avvenimenti che
caratterizzano queste pagine in simboli letterali, trofiche che indicavano un
complesso, oscuro disegno incastonato nella realtà? La scrittura si fonde alla
realtà. Qualcuno, un semplice essere umano, si era preso la briga di inventare
qualcosa che scombussolerà chiunque. E con un discreto successo! Ne erano
derivati rumori forti, grida di panico, suoni che montavano e smontavano
qualcosa da dentro a cui ingenuamente mi sono aggrappata. E' stato qualcosa cui
non ho potuto fare a meno di prendere in modo personale. Paul Auster mi aveva
condotta attraverso il mistero. Voleva che lo seguissi fino alla fine …. perché
non farlo? Sono stata toccata, avevo preso inconsapevolmente decisioni che
disgraziatamente non sono coincise con la genesi della storia, e ora che è
tutto finito non avrei voluto tutto questo finisse.
Leviatano trasporta
un idea bellissima e attraente, che mi ha distolto da incombenze e pressioni,
da ansie e preoccupazioni. Nessun lettore poco amante di questo tipo di romanzi
avrebbe sprecato il proprio tempo con questa figura isolata come Benjamin
Sacher, dare la caccia a qualcosa di ancora indefinibile, affinché qualcosa
potesse andare al suo posto. Un caleidoscopio di eventi era subentrato nella
sua vita, sempre fissi lungo una direzione precisa, e una coltre di misteri aveva
avvolto il tutto come una coperta troppo pesante.
Parole
che si sono consumate, si sono ingolfate, sono arrivate in ritardo ma hanno
espresso quello che l'autore voleva esprimere, come meccanismi di precisione,
incastri e composizioni perfette, sono andate contro ogni buon senso, contro
ogni logica, agirono come una magia stimolando forza e ridando un certo
equilibrio. Auster, sebbene non ha scritto di se, riesuma quello che per lui è
in questo libro qualcosa di veramente profondo e personale. L'emozione
dominante è la sorpresa, la rabbia, la negazione di non poter accettare
qualcosa di diverso dalla normalità, così lacerante e distillata, che è emersa
pagina dopo pagina. Si tratta di inspiegabili sentimenti, fantasmi di un
desiderio bello e ardente sepolto nel passato, rivelazioni sconcertanti che
sconvolgono l'universo personale di chiunque.
Ho
conosciuto Benjamin per caso, ma ebbi come la sensazione di conoscerlo da
tempo. La voce smorzata di un uomo solo e insoddisfatto ebbe il potere di
strappare l'anima di una ragazza sognatrice e romantica da un mondo di ombre
che si tengono per mano che, dinanzi a una sfilata di pupazzi privi di anima,
in un paesaggio confuso a cui non si presta particolare attenzione, la mia
anima si fuse alla sua in immagini variopinte e spiegazzate. Di soppiatto, aveva bussato leggermente e con
nocche invisibili. E, osservando il volto giovane e un po' pallido di Benjamin
dall'altra parte del vetro, ho provato un brivido di curiosità percorrermi
lungo il corpo, come un dolce appena sfornato che invita ad assaggiarlo.
Il
lavoro, la frenesia di giorni che vanno via via ad accorciare, quando leggevo
di Sancher la sua storia tutto questo non mi interessava. Non era la frenesia
dell'atto in sé, piuttosto la potenza di parole che riannodate con infinita
sagacia e pazienza, gocce d'inchiostro indelebile che si sono persi nella
confusione della vita, da una città a un'altra, affogano in milioni di cuori,
paradossi. Paul Auster, il mio fido compagno, sfiorando i contorni di una figura
esile, mi ha trasmesso un forte senso di benessere. L'arte segreta della
scrittura come modo di appartenenza. Chiudere gli occhi e invertire il corso
dell'esistenza. Una perfetta e intensa esaltazione della scrittura creata su
carta in cui la letteratura incontra uno dei generi letterari più popolari, sin
da sempre amato da tutti: la biografia.
Ho
potuto contemplare ammaliata la
bellezza, l'effetto benefico delle parole fino a quando non giunsi all'ultima
pagina, la mente che cercava di decifrarne il suo linguaggio, ascoltando ogni
singola voce in ogni singola pagina, attorcigliandomi addosso e rendendomi
prigioniera. E io non ho fatto nulla per oppormi. Nulla per non essere
assuefatta dalla linfa vitale di questa storia, nulla per non essere accecata
dall'aura luminosa dei protagonisti; nulla pur di avvertire emozioni,
sensazioni provenienti da luoghi lontani o appartenenti a un epoca che non è
più la nostra, insinuandosi nelle crepe del nostro cuore.
Per
me la più piccola parola è circondata da acri e acri di silenzio, e perfino
quando riesco a fissare quella parola sulla pagina mi sembra della stessa
natura di un miraggio, un granello di dubbio che scintilla nella sabbia.
Un
romanzo salutato come l'avvento di qualcosa d'inaspettato, travolgente,
appassionante, come altri romanzi dell'autore, mi ha condotto lungo la corrente
di un fiume di parole che, estrapolate a caso, incastrate e composte quasi alla
perfezione, mi presero alla sprovvista e mi indussero a provare uno strano
desiderio. Poi, tutto quello che avevo sentito prima, tranne sensazioni che
avevo avvertito all'inizio della lettura, assunsero un senso. C'era molto
cameratismo, senso di solidarietà e conforto, urla rabbiose di ribellarsi al
mondo e a coloro che si credono amici. Tanti sogni infranti, speranze,
illusioni che mi piombarono addosso, e a cui resistere è stato davvero impossibile.
Peter ha scoperto la bellezza delle parole vivendole in prima persona. In una
trama non completamente perfetta, uno stile discreto, in un avvincente e
sfrontato ardore incarnati nell'esaltazione dell'anima e delle cose, fra suoni,
voci, luci e ombre, nella frenetica confusione del secolo.
Leviatano
è un fiume in piena che travolge non completamente, ma trascina chiunque decida
di imbarcarsi in questo genere di storie. Una storia che ha segnato una
settimana intensa e frenetica in cui l'amore per la scrittura coincide con il
mistero, la paura di non riuscire ad amare.
Una
tela straordinaria e stupefacente che ritrae situazioni del tutto realistiche,
e che prende vita in un soffio. Un vertiginoso labirinto in cui mi è stato
impossibile contenere l'eccitazione per la lettura e per le opere austeriane.
Un gioco continuo di rivelazioni, confessioni e segreti dell'animo che il
narratore, inconsapevolmente e senza sosta, si è iniettato nelle vene.
Ogni
cosa è collegata a tutto il resto, ogni storia si sovrappone a tutte le altre.
Per quanto mi faccia orrore dirlo, adesso mi rendo conto di essere stato io a
farci incontrare tutti.
Valutazione
d'inchiostro: 4
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