mercoledì, ottobre 23, 2019

Gocce d'inchiostro: David Copperfield - Charles Dickens

In questi giorni di ottobre ho abitato in una piccola misera dimora di fine XIX secolo, l'anno in cui Charles Dickens mise al mondo il suo preziosissimo David Copperfield. Quando si giunge in certi posti, ci si sente accolti nell'immediato. Ma nessuno, meglio di Dickens, all'epoca, sapeva parlare così bene all'anima di chiunque. Ben disposta a questo tipo di inclinazione, sono scappata via dalla routine, dalla solitudine guardandomi intorno, ma consapevole che all'interno delle sue pagine vi avrei riscontrato solo cose dispiacevoli... Ed infatti così è stato. Poiché, pur quanto David Copperfield sia meraviglioso, un ritratto estremamente appassionato e realistico di uno squarcio di vita del suo creatore, il mio cuore è colmo di una sinfonia estremamente potente. Qualcosa che ha colpito più il cuore che la mente, e che spiega le vere ragioni per cui ho accolto il piccolo David, a qualche anno di distanza dalla sua ultima lettura.
Entro quindici giorni di propositi e false speranze, eccomi qui a farmi strada in mezzo a gruppi di classe sociale, recisi dalla rivoluzione industriale e dalla miseria, che fecero della popolazione delle rigide classificazioni fra classe e razze. Ed in questa traversata non ho potuto fare a meno di sentirmi responsabile, a comprendere la vocazione di mantenere intatta la comunità umana, immune dalla impurità, ma così vicini.
Titolo: David Copperfield
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Bur
Prezzo: 15 €
N°di pagine: 930
Trama: "Non permetteró mai a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita", scriveva Paul Nizan riferendosi ai suoi vent'anni e in generale al tempo della sua adolescenza. Perché quel tempo, quello durante il quale si varca il confine che separa la giovinezza dall'età adulta, è spesso feroce e terribile. Di tutto questo si rese conto Dickens quando scrisse la storia di David Copperfield, un vero e proprio inno alla dolcezza e alle amarezze intrinseche al crescere e al formarsi. Quello del protagonista è un percorso di apprendistato prima di tutto umano, a confronto con personaggi di ogni tipo, dalla stramba zia Betsey a Uriah Heep, sullo sfondo di una Londra plumbea e sulfurea.

La recensione:

Il grande ricordo che segna quel tempo nella mia mente, sembro aver inghiottito tutte le memorie minori, ed insistere da solo.


Due o tre settimane dietro a un romanzo meraviglioso come questo sono niente in confronto a ciò a cui sono stata spettatrice, osservatrice attenta, mescolata a gruppi di persone che procedevano strascicando i piedi, risalendo lentamente la pendenza della corsia della vita verso un posto che avrebbe dovuto essere più colorato, più caldo e accogliente, rivolgendosi esclusivamente alla mia anima, con la mano nel petto, e la schiena rigida per comprendere dove sarei stata guidata, qualunque fosse il luogo, le bellezze a cui avrei dovuto assistere, che io disgraziatamente non ricordavo. Una volta dentro, mi incamminai lungo l'impervio cammino di un ragazzo e della sua storia, presumibilmente nella direzione che avrebbe portato dritto dritto a fare breccia nel mio cuore, e io non feci nulla per evitare tutto ciò. Quando mi avvicinai ancor di più, infatti, fui e diventai l'ombra di David, assistetti alla nascita, alla crescita, all'età matura di un piccolo grande uomo, che proviene dalla terra dei sogni, dalle ombre, brillante come una piccola stella, con polvere e cenere. Già questo dovrebbe essere un chiaro riferimento alle crudeltà della vita, e al modo per chi l'uomo si aggrappa a sogni o speranze per contrastarla e vivere meglio. Un ricettacolo di strumenti utili ad interpretare la vita? 
Seduta alla scrivania, dinanzi a un computer rumoroso, ma funzionante, mi godetti le piacevole ore sfruttate in compagnia del giovane David ponendomi riflessioni di questo tipo, che, quando tornai alla mia solita vecchia vita, mi permisero di vedere e giudicare David Copperfield sotto diversi punti di vista. Per cercare di conoscerlo meglio, ricordare quei pomeriggi solitari di ben 5 anni fa, decisi così di puntare direttamente su di lui, benché avesse ancora tutta l'aria di una piccola anima, un relitto abbandonato da chiunque, persino da Dio, che dovette badare a sé stesso per sopravvivere. Combattendo qualunque avversità, qualunque ostilità, che giorno dopo giorno lo distoglievano dalla pace e dalla serenità del cuore.
In appena trenta pagine erano accadute, o sembravano essere accaduti, così tante cose che in realtà non possiedono niente di speciale o indimenticabile, ma che, invece di allontanarmi, mi invitarono a restare, dapprima come un sonnambulo, errando senza meta sul selciato di una strada ombrosa e fuligginosa che riempii il mio animo di oppressione e oscurità, tornando poi sui miei passi fino al punto dove il panorama della produzione artistica e individuale di questo personaggio fu una delle più belle vedute che potessi mai ammirare. Sentivo in lontananza l'eco di drammi lunghi, ponderati, vaghi che sedimentarono nel mio cuore, sprofondati nelle pieghe del tempo. 
Quando ci si inerpica nei meandri ostili, ma intensi della produzione dickensiana nell'immediato si provano moti di compassione o affetto. Incapace di dare un significato, una giustificazione, per quello che le sue pagine celano così bene: segreti irraggiungibili del cuore umano. David Copperfield non ne è un eccezione, e costruito secondo i piani emotivi più incredibili e convincenti, esplica una certa forza, una bonaria scaltrezza, un amabile, soave apparente totalità di vero uomo, con ritorsioni dell'animo che alla fine avranno una loro giustizia. 
Come sono arrivata a rileggere un classico come questo, dopo tutto questo tempo? Perché David ha avuto una sua forma, ma non aveva ancora emesso un suo battito. Ed esso è comparso nel momento in cui vi ho fatto ritorno. Il mio magnetismo nei riguardi di questa lettura sta proprio nel significato intrinseco che celano queste pagine, maggiormente affettive che simboliche. Quella della sfortuna, a questo proposito, è qualcosa che si desidera sconfiggere ma non annientare completamente, e questo mi ha piacevolmente attirato, intrigato, il Fato crudele ed egoista che tiene in disparte e allontana ogni parvenza di felicità. 
Altra massima della letteratura vittoriana ed inglese che rientra nel sentimentalismo della produzione dickensiana, in cui ci si trascina nel fango, nella crudeltà, nell'indecenza per riassumere un fatto realmente accaduto all'autore, alla sua famiglia che, come anime dannate e alla deriva, furono squarciati e dilaniati da piccoli fasci di luce che ne risaltano le tenebre. 
David Copperfield non si discosta dall'idea di tristezza o rammarico che suscitano le sue pagine. Qualunque forma di gioia o contentezza è un soffio di vento che a malapena si riesce ad avvertire. E, una certa luce negli occhi, è ciò che più si brama, come se in attesa di un miracolo. Nel bene o nel male, desiderosa di veder consolidare quel qualcosa che tutti desidererebbero concretizzare. Affidandosi all'immaginazione, o all'istinto, come unico giustificato rimedio. 
Valutazione d’inchiostro: 4

10 commenti:

  1. Grandissimo classico della letteratura; ottima recensione!

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    1. Già! A me, come puoi vedere, è piaciuto davvero molto 🤗🤗🤗

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  2. Çocukluğumun klasik kitaplarından... Teşekkürler paylaşım için 😊

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  3. Ciao Gresi, anch'io ho letto questo romanzo tanti anni fa... in effetti non sarebbe una cattiva idea rileggerlo ;-)

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    1. Ti capisco! Io l'ho riletto proprio perché l'ultima lettura risale a ben 5 anni fa 🤗🤗

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  4. Io ho in libreria la stessa esatta edizione, ma devo ancora trovare il modo di leggerlo.

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  5. Mi ero ripromessa in questo anno di leggere un po' di classici e invece... game over! Spero di essere più brava nel 2020 eheheh

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