Problemi di programmazione come
quelli che tartassano i miei pensieri, in questi ultimi giorni dell’anno,
furono risolti in una settimana, l’incredibile schiera di giorni frenetici,
spassionati che mi hanno vista compiere tante cose, gesti folli o sconsiderati,
si profilarono nettamente in questo momento. Quest’oggi sarebbe toccato al
secondo volume de La famiglia Aubrey, di cui Nel cuore della notte è la lettura
prescelta, e questa, il mio spassionato pensiero al riguardo. Cos’avrei dovuto
aspettarmi? Proprio io che mi sono sempre mostrata restia ad iniziare questa
nuova sagha famigliare; niente a che vedere con la mia amata Elizabeth Jane
Howard, ma che ha diviso e ridotto il mio cuore in minuscoli pezzettini. Ebbene
si, poiché tornare in un luogo che non si può assolutamente dimenticare, non
tanto per i luoghi descritti quanto le tematiche delineate, è davvero assurdo. Nel cuore della notte avrebbe dovuto
essere il continuo, il volume di mezzo e questo per me è stato un passo in più
a dispetto della storia del primo volume. Come avrei potuto restare
indifferente ai brutali colpi che sono stati inflitti al mio cuore, pagina dopo
pagina e non preoccuparmi del timore che le sorelle Aubrey perdessero non solo
beni mobili ma anche famigliari?
Un salto nel vuoto e fui colta a
divorare le pagine come se animate da volontà propria. E dimenticando ogni
cosa, assorbendo la linfa vitale della carta, mi sono presa l’incarico di
custodire questa storia, e le sue figure, racchiudendole nel palmo della mia
mano, senza alcuna implicazione o conseguenza di ciò a cui avrei dovuto dare
peso in futuro.
Titolo: Nel cuore
della notte. La famiglia Audrey, volume 2
Autore: Rebecca
West
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 400
Trama: E’ trascorso
qualche anno da quando abbiamo salutato la famiglia Aubrey. Le bambine non sono
più tali: i corsetti e gli abiti si sono fatti più attilati, le acconciature
più sofisticate; l’ozio delle giornate estive è solo un ricordo. Oggi le Aubrey
sono giovani donne, e ognuna ha preso la sua strada: le gemelle Mary e Rose
sono due pianiste affermate e vivono le difficoltà che comporta avere un
talento straordinario. La sorella maggiore, Cordelia, ha abbandonato le
velleità artistiche per sposarsi e accomodarsi nel ruolo di moglie
convenzionale. La cugina Rosamund, affascinante più che mai, lavora come
infermiera. La madre comincia pian piano a spegnersi, mentre il padre è sparito
definitivamente. Poi c’è lui, il piccolo Richard Quin, che si è trasformato in
un giovane seduttore brillante e, sempre più, adorato da tutti. La guerra, che piomberà sulla famiglia come
una catastrofe annunciata, busserà anche alla sua porta, e sconvolgerà ogni
cosa. Mentre l’Iinghilterra intera è costretta a separarsi dai suoi uomini, l’universo
delle Aubrey si fa sempre più esclusivamente femminile: gli uomini e l’amore
rimangono un grande mistero, un terreno inesplorato da attraversare, pagine
ancora tutte da scrivere che, forse, troveranno spazio nel prossimo volume di
questa appassionante saga famigliare.
La recensione:
Non
ha senso non dire la verità perché la verità è ciò da cui si trae piacere. La
musica è un suono, e si pensa che ci sia qualcosa di diverso non ha senso…
Il secondo volume si apre in uno scenario
non molto simile a quello descritto nel volume precedente, che inizia e termina
con relative spiegazioni e conseguenze, in un contesto culturale, politico e
sociale modellati perbenino, accecante ed acceso. Per tutto il tempo la voce
dell’autrice si levò con tono moderato; in questo secondo volume diviene più
concitata, coinvolgente; non ci sarebbero stati inutili e banali frasi di
discolpa di alcun genere. Un semplice ma dilaniante ritratto della realtà circostante,
un mondo finito che evoca dall’inizio alla fine la realizazzione perfetta e
fedele di qualcosa che è manipolato, irruento e che recano il messaggio di una
sofferenza profonda e inesorabile.
L’aspetto esterno, tuttavia, sembrò subire
delle trasformazioni, man mano che procedevo nella narrazione. Il messaggio che
celano queste pagine è parecchio importante … diabolicamente insulso, come se
non ce ne fosse bisogno di così tante attenzioni o minimamente difficile dalla
posizione che un lettore esterno vive. Come un abile cantastorie, la West
certamente scrisse questo romanzo col presupposto di combattere la potenza dei
ricordi dinanzi al passato, al vuoto o all’oblio e le relazioni che si
intercorrono fra l’individuo e il suo approcciarsi col prossimo. Eppure ogni
cosa intorno esprime con terribile monotonia ma intensità simbolica la loro
irriducibile responsabilità. Niente di nuovo da ciò che ci promulga La famiglia Audrey, nulla di diverso
dalla vera e propria sostanza delle cose. E’ la loro essenza che prevale su
tutto. E, fra questi, la musica, che dovrebbe aiutare ad allontanarsi sempre di
più dal dolore, la sofferenza, particolarmente alimentati nel bel mezzo della
notte, quando ci si ripara nel proprio cantuccio personale, alla luce tremante
di una candela.
Il ricordo, il desiderio di spingersi oltre
i confini del possibile, l’ingiustizia, la moralità, un turbamento interiore
che non avrà mai fine, sembrano tutti spinti negli angoli più remoti delle
nostre menti, ripetendosi come l’eco di un tempo di cieca e suprema
insensatezza. La West ha compiuto l’atto significativo di riattizzare il fuoco
della speranza, all’epoca fievole, quasi impercettibile, che si trascinò fino a
un tempo lunghissimo. Ha attizzato le braci di uno squarcio di secolo in cui l’atto
di rivendicazione dei propri diritti, le
nobili arti del cuore umano, dovrebbero prevalere spontaneamente come la
gentilezza, la bontà d’animo, la comprensione. C’era da crederci? Per come la
vedo io, l’essere umano dovrebbe sentirsi onorato di far parte di un piccolo
cosmo che lentamente si sta avviando lungo una strada da cui non vi è alcuna
via d’uscita. Magnanimo e comprensivo, con un pizzico d’attenzione e
comprensione in più nei riguardi del prossimo che, nello stesso tempo, inducono
a profonde riflessioni. Io stessa, sin dal primo momento in cui conobbi gli
Audrey, non ho potuto smettere di pensare; le sorti di queste povere
disgraziate erano molto simili alle mie, condannate ad abbandonare qualunque
squarcio di serenità o tranquillità. Ma, quando la vita riserva un destino
crudele e irremovibile, che cosa fare se non predisporsi per il futuro?
Nel
cuore della notte è un velato disprezzo agli altri, alla società circostante, a
quelle famiglie che anziché fregarsene dovrebbero donare protezione, conforto;
il peccato inviolabile, godendo così beneficio e vantaggio da qualunque cosa. Le
stesse protagoniste vivono nel significato che ho attribuito a queste parole. E
la West ci parla di tutto questo non confidandosi come se stesse parlando con
un caro e vecchio amico, bensì sollevando questioni e considerazioni che non
peseranno solo su Rosamound, Marym, Rose o Quin, ma sul pensiero di altra
gente. Perlomeno su di me, che ho pensato continuamente alle continue e
infinite ingiurie che subiranno questi poveri disgraziati di cui arriveranno
gradualmente a capire la piena forza del passato.
La femminile speranza dell’autrice è così
ostinata e tenace da rinvigorirsi nella segreta visione di un’ intimità
domestica protratta abbastanza a lungo da rompere la freddezza di chi ci
circonda, anche contro altri pareri. Anche se semplice e alquanto denso, Nel cuore della notte ha rivelato una
certa forza, un certo coraggio che cresce e si alimenta nello svilimento, nella
nullità più assoluta. Divulgando l’idea di quanto sia giusto e sensato sperare
in qualcosa che possiede una natura strategica, non potendo però estinguere
completamente questa spessa coltre di tristezza e rimpianto.
Quella della West è una saga famigliare di
cui ho nutrito un certo fascino, sin dal primo momento in cui mi sono
approcciata alle sue pagine, poiché visione perfetta e fedele vicina alle cose,
che si è spinta più lontana dei canoni imposti. Monito per circostanze
determinanti il futuro, vite mortali più ricche in cui la sofferenza è una
condanna nel decreto di vita, un ingiustizia che condannerà chiunque a
innumerevoli sfortune di cui potranno piangere nient’altro che per se stessi.
Valutazione
d’inchiostro: 4 +
ottima recensione 😊
RispondiElimina☺️☺️
EliminaPrima o poi, mi devo fare coraggio con le saghe familiari...
RispondiEliminaSo di perdere tante belle letture, opponendo resistenza.
Ce ne sono, Mr Ink, davvero belle. Ed altre che ho lasciato perdere anche io ☺️☺️ ma questa saga, a eccezione dell'ultimo che non mi ha particolarmente emozionato, è una saga familiare molto interessante ☺️☺️
EliminaSembra interessante questa serie; ottima recensione
RispondiEliminaGrazie mille ☺️☺️
EliminaIo ho completato la lettura di questa saga che rimarrà nel mio cuore. La tua intensa recensione mi ha dato l'opportunità di far riemergere le mille emozioni provate con la lettura di questi bei romanzi. Di ciò ti ringrazio e ancora complimenti :)
RispondiEliminaGrazie mille ☺️☺️📖❤️
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