Conoscere e approfondire un autrice come
Elizabeth Jane Howard fu una vera e propria gioia: una grande, bella
conoscenza, approfondita nel corso del tempo mediante la lettura di romanzi
letti nel giro di due anni, con un corredo di immagini dalle svariate tinte,
colori sgargianti, proiettate tendenzialmente nell’arco di vita in cui visse la
stessa autrice, quasi una piccola città da esplorare, in cui ho camminato da
cima a fondo, entrare e uscire da una storia a un’altra, stare ben esposta da
un parapetto letterario a guardare l’orizzonte e cercare di interpretare la
faccia di qualche passante, che in una manciata di pagine diverranno delle
persone. La stessa Howard, per me, nonostante sia vissuta oramai cent’anni fa,
è reale. La sua presenza domina prepotentemente dinanzi al mio cerchio, viaggia
in mezzo a isolotti della mia anima conferendo allo sguardo la bellezza di uno
spettacolo dai bagliori soffusi, naturali, che mi scivolano davanti, tutti immersi
nel silenzio.
I romanzi della Howard sono quel genere di letteratura che è/verrà ricordata nel tempo non tanto per il suo valore materiale, quanto la potenza di una voce femminile capace di far cantare l’anima d chiunque. Conservata come una reliquia sacra, in mezzo a gente che non sa che farsene dello sfarzo e del lusso senza le migliori ricchezze morali i cui fili d’oro sono intrecciati così bene che ne decorano una trama armoniosa e semplice, dal forte potere rasserenante.
I romanzi della Howard sono quel genere di letteratura che è/verrà ricordata nel tempo non tanto per il suo valore materiale, quanto la potenza di una voce femminile capace di far cantare l’anima d chiunque. Conservata come una reliquia sacra, in mezzo a gente che non sa che farsene dello sfarzo e del lusso senza le migliori ricchezze morali i cui fili d’oro sono intrecciati così bene che ne decorano una trama armoniosa e semplice, dal forte potere rasserenante.
Ogni personaggio howardiano è stato forgiato a
immagine e somiglianza dell’autrice, che ha parlato seriamente, quasi
vivacemente e ciarlera al mio cuore, tagliando l’aria satura di tensione e
oppressione con rapidi fendenti. L’atto dello scrivere qui ha richiesto grande
abilità, disinvoltura e una certa intimità con i personaggi che una potente
arma come la Guerra non offre, per cui abilmente affonda questa lama nelle
viscere di chi legge, a cui stavolta non ho potuto non riconoscerne i meriti e
accettare questa condizione. L'influenza della Howard è stata per me
incredibile. Fa parte di un unico cosmo, un mondo bellissimo che sogno e
confido di poterci vivere, e che oggi stonano con la natura distruttiva della
vita, e così invece di leggere una semplice biografia ho pensato agli
innumerevoli motivi che spinsero la Howard a pensare, scrivere e comportarsi in
questo modo, pensando alla scrittura come quel magnifico surrogato che, una
volta racchiuso attorno a sé, la rese più ricca e sorprendente di quel che
credeva. Girovagando fra i meandri bui e oscuri del suo animo, trasportata in
una splendida concezione umanistica e individuale in cui non nascondo ho
desiderato viverci.
Uno squarcio di vita della stessa autrice, che conferisce un'idea piuttosto chiara del passato in quanto si amalga perfettamente al presente, in un carosello di immagini ed episodi che si riversano sotto cieli grigi di rammarico, ricordi o memorie perdute. Niente di impossibile da sradicare, ma di inaspettatamente bello ed intenso che mi ha attesa lì, invisibile, maturando in queste pagine, pronto ad esplodere, un processo a ritroso di cui la mente si aggrappa mediante l'oblio, l'arte imprescindibile delle parole, con il suo vasto corredo di illusioni, esortazioni, moti invisibili del cuore umano. La cosa che mi ha resa impreparata è stato il concetto di amore che la Howard stessa visse senza alcuna esperienza, che coincise col concetto di ingenuità, semplicità del fanciullo, salvata da una situazione insostenibile, nonostante le innumerevoli battaglie di mantenere intatta la sua identità. Lasciandosi andare alla deriva mentre gli anni passavano, senza però mai insistere pur di affermare il suo diritto di essere donna, compagna, moglie.
Amo la Howard e i suoi romanzi forse perché esplicano qualcosa di nascosto ma veritiero, richiamano costantemente il passato, i personaggi fanno parte di una storia ma non nel mondo reale. Mi piacciono le storie che ammettono di essere storie realistiche, che sebbene in situazioni completamente inventate esplicano frammenti di verità, nient’altro che la verità. Chiari riferimenti alla vita di Elizabeth Jane Howard, immagino. Nonostante non ne sia certa, ogniqualvolta mi approccio alla lettura di un suo romanzo, che evidenziano una certa forza di volontà, una certa voglia di vivere ma anche di sguazzare nel fango, contornati da brevi sorrisi o splendide sorprese. Ma come non leggere Elizabeth Jane Howard?
Uno squarcio di vita della stessa autrice, che conferisce un'idea piuttosto chiara del passato in quanto si amalga perfettamente al presente, in un carosello di immagini ed episodi che si riversano sotto cieli grigi di rammarico, ricordi o memorie perdute. Niente di impossibile da sradicare, ma di inaspettatamente bello ed intenso che mi ha attesa lì, invisibile, maturando in queste pagine, pronto ad esplodere, un processo a ritroso di cui la mente si aggrappa mediante l'oblio, l'arte imprescindibile delle parole, con il suo vasto corredo di illusioni, esortazioni, moti invisibili del cuore umano. La cosa che mi ha resa impreparata è stato il concetto di amore che la Howard stessa visse senza alcuna esperienza, che coincise col concetto di ingenuità, semplicità del fanciullo, salvata da una situazione insostenibile, nonostante le innumerevoli battaglie di mantenere intatta la sua identità. Lasciandosi andare alla deriva mentre gli anni passavano, senza però mai insistere pur di affermare il suo diritto di essere donna, compagna, moglie.
Amo la Howard e i suoi romanzi forse perché esplicano qualcosa di nascosto ma veritiero, richiamano costantemente il passato, i personaggi fanno parte di una storia ma non nel mondo reale. Mi piacciono le storie che ammettono di essere storie realistiche, che sebbene in situazioni completamente inventate esplicano frammenti di verità, nient’altro che la verità. Chiari riferimenti alla vita di Elizabeth Jane Howard, immagino. Nonostante non ne sia certa, ogniqualvolta mi approccio alla lettura di un suo romanzo, che evidenziano una certa forza di volontà, una certa voglia di vivere ma anche di sguazzare nel fango, contornati da brevi sorrisi o splendide sorprese. Ma come non leggere Elizabeth Jane Howard?
Ottimo post, sembra una buona autrice!
RispondiEliminaA te :)
EliminaCiao Gresi, ho scoperto questa autrice con la saga dei Cazalet, della quale presto inizierò a leggere il quarto libro :-)
RispondiEliminaSpero possa piacerti <3
EliminaObrigado pela dica.
RispondiElimina:)
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