lunedì, luglio 12, 2021

Una porta tra le parole: Sabrina vita da strega

Nell’ottobre del 1996 sul canale internazionale di Italia 1 trasmettevano, ogni pomeriggio dopo pranzo, una serie televisiva che ha letteralmente fatto storia: nella sua piccola isola ha dimostrato come leggerezza e immaginazione non sono necessariamente sinonimi di frivolezza e inutilità, ma progredire, arricchirsi ed evolversi in qualcosa di straordinario. Questo straordinario è stato per me Sabrina vita da strega, che alla soglie dei ventinove anni ho desiderato riesplorare realizzando come inconsapevolmente era ciò che più desideravo: leggerezza. Con un periodo intenso come questo, in cui il mio umore oscilla a seconda degli incauti sbalzi temporali, non copiando alcuna forma di pessimismo o melodramma vari, di cui nessuno può farcene una colpa, dove tutto è ammissibile, dove qualunque forma di vita sembra essere stata risucchiata via. Non per me, che sostituisce questo stato d’impasse in distrazioni varie. Le letture, immancabili, ma anche la visione di tanti telefilm. Recentemente sono stata in piacevole compagnia di Wanda e Vision, a inizio anno con Daphne e Simon. Questo mese di aprile, invece, sono tornata fra i banchi di scuola di un liceo che credevo di aver dimenticato, dove la gente non si lascia influenzare da chi siamo o quale sia il nostro colore di pelle, ma sgomita per diventare una persona migliore. Perlomeno ciò è cui aspira Sabrina Spellman. A quei tempi, il mio modello d’ispirazione.

Quei pomeriggi soleggiati in compagnia di questa simpatica adolescente e del suo gatto, Salem, erano il mio unico passatempo, dopo aver svolto i miei ligi doveri, distruggendo qualunque forma di ostacolo a questa inesorabile marcia, spazzando via qualunque monotonia che mi avrebbe impedito di costruire il frenetico. Nel magico mondo di Sabrina si assiste alla sua crescita personale, ci sono svariate situazioni che, proiettate nella monotonia generale, non dicono niente di nuovo: una normale adolescente che vive la sua vita come tante altre ragazze della sua età. Una sedicenne che mai avrebbe immaginato potesse essere messa fuori dall’ordinario. Interi sciami di streghe e maghi sarebbero contenti di accogliere una << nuova >> streghetta.

Il numero di puntate, la brevità degli episodi, il ritmo incalzante, la curiosità che invade l’anima di chi guarda con occhi tendenzialmente nuovi, furono processi naturali che colgono gli aspetti essenziali della serie. In senso lato, Sabrina potrebbe apparire insulsa, quasi ridicola. Ma, in senso stretto, è quell’antieroina che paga inconsapevolmente un dazio – quello dell’essere strega – lavorando e raffinando quest’arte in incognito. Non proprio in solitudine, ma grazie all’aiuto delle sue zie,  e tenuta salda al mondo dei mortali con scopi governativi con cui è continuamente ricattata e tenuta sotto controllo. Processi che scandagliano il suo essere ragazzina/ donna che affinerà il suo carattere, il cui effetto scatenante sconvolgerà irrimediabilmente la sua vita.

Chi non conosce ancora Sabrina non posso che invitarlo a farlo, al più presto. Il suo potere, la sua verve ci indirizzano in un processo in cui le violazioni dei diritti dei suoi poteri magici sono sotto le sue responsabilità. Ragione in più per affinare querst’arte.

Il mondo ricorda calorosamente Sabrina. La ringrazia per averci tenuto compagnia quando eravamo ragazzini, bambini, adolescenti e, perché no, persino adulti, colpendoci nel profondo non tanto per i temi trattati, per com’è Sabrina e da ciò che è e per cui la discosta dal resto del mondo. Bensì dalla leggerezza, la profondità di alcuni temi che, nonostante presi sotto gamba, non hanno un’importanza secondaria. Miscelati a una buona dose di riso, sarcasmo, ironia, talvolta ridicolaggine, ma che designano quella che sarà l’iniziazione di una dinastia di streghette di cui faranno di Sabrina un emblema, un icona, di cui è impossibile non concordare per la folgorante carriera cinematografica che Sabrina ha ottenuto nel corso degli anni.

E anche questo è stato uno dei motivi per cui, a distanza di quasi quindi anni, senza alcun indugio o vergogna, ho desiderato farvi ritorno. La famiglia, i legami, gli affetti sono al centro di tutto, il tutto contornato da qualcosa di misterioso in cui la magia non può sempre essere l’unico incalzante rimedio. Forma atipica di felicità, che pur quanto ci si affanni ti coglie quasi sempre impreparata.

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