martedì, luglio 20, 2021

Gocce d'inchiostro: Al paradiso delle signore - Emile Zola

C’è stato un grande trambusto. Risa e schiamazzi, che in un certo qual modo hanno contagiato anche me. La mia partecipazione mi mise di buon umore, e leggere di un opera che corteggiavo da qualche tempo fu quell’incentivo per inoltrarmi in una Parigi bellissima e scintillante come quella descritta. Era tutto esattamente come l’ero immaginato, suadente, magico, e mi sembrava di commettere peccato il non poterci entrare, ma alla fine tale momento giunse. La procedura fu la stessa: dovevo solo aspettare il momento in cui la sua storia mi chiamasse: le vetrine splendenti adornati da abiti, merletti e taffetà, l’aria insana di squallore e insoddisfazione generale che si respira fra le sue pagine, nella febbrile attività lavorativa, sembrava donare calore, conforto. Il tutto con la precisione e la regolarità di un congegno meccanico che poggia su un intero popolo di donne alla logica dei suoi ingranaggi.
L’ennesima sfida indetta mi condusse in questo fatiscente e ridondante fragore. Gran parte smaltito dalla follia generale, ma di cui alcune tracce restano. Lo sento, lo so. Nonostante il tempo che inesorabile prosegue nel suo lento scandire. Tutto così vero e moderno che ci si integra come elementi di un unico essere.

 Titolo: Al paradiso delle signore
Autore: Emile Zola
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 410
Trama: Un romanzo che esplora lucidamente l’universo femminile, un testo che dà la misura del talento rappresentativo e dell’acutezza dello sguardo sociale del grande narratore francese. La vicenda della giovane provinciale Denis, che, approdata timidamente a Parigi, riesce a evitarne le insidie e a domarne i mostri solo in virtù della sua integrità e della sua dolcezza, non ha nulla di edulcorato né di consolatorio: è invece, per energia di scrittura  e profondità di analisi, il diagramma di un destino femminile che si realizza nel quadro di una società opulenta e spietata mantenendo intatti la sua dignità e il suo spessore.


La recensione:

Il meglio doveva ancora venire. L’autore che l’anno scorso mi fece innamorare del bellissimo Nanà mi sorprese, nel momento in cui decisi di approdare nel luogo in cui la  bellezza di un semplice negozio in una via di Parigi ribadiva la dignità, la vanità di ogni sforzo la noia di ore tutte uguali, la stupidità come orizzonte del mondo. È un ideologia, questa, criticata dallo stesso autore, poiché il romanzo fu proiettato in un epoca di intenso fervore, mentre l’intero secolo si lanciava verso il futuro. Seduta nella mia poltrona preferita con il libro posto sopra le gambe a mò di leggio, in mezzo a gruppi di anime che si conformano in un'unica forma, vidi districarsi la matassa di una storia che ho vissuto con la costante sensazione di un cambiamento imminente. Non ha senso lasciarsi andare alla forza delle passioni, dato che il cambiamento o il mutamento delle cose è dietro l’angolo. L’estatico cozzava con un forte senso di delusione, inappagamento. Cosa fare per far svanire tutto ciò? Così Al paradiso delle signore entrò dentro di me. Sapevo che non sarebbe stato difficile, mettervi piede, perché certi viaggi interiori di tanto in tanto me li immagino esattamente così, ma cosa fare per alleggerire il peso di certe << condanne>>? Semplice, lasciarsi inghiottire. Questo tentativo di veder sciorinare quelle sorde proteste, slanci verso la vita o la luce non avrebbe progredito verso il progresso. Piuttosto a correre perennemente il rischio di sognare ad occhi aperti, senza inutili squinquiglie, effusioni in cui l’incessante lotta dei diritti sociali o politici non avrebbero trovato sfogo nella ferrea passione dei sentimenti.
Mentre ripongo queste poche righe, ho visto con la coda dell’occhio che, dopo qialche tempo, Emile Zola aveva sussurrato al mio orecchio che non brilla come temi o sentimenti alla pari di Nanà, ma che mi indusse ad accogliere nel mio cantuccio personale ad aiutare me stessa, in un certo senso. Venni qui, in questo negozio, con la sensazione che presto o tardi sarebbe divenuto oggetto d’attrazione per molte persone. Le vetrine di un negozio che avrebbe risaltato non solo la bellezza, ma evidenziato le vicende o le azioni di personaggi incattiviti da colpi di sfortuna, esasperati nel mostrare sforzi di unione per mostrare le proprie carte in regola. Accaniti al mondo intero. A me è parso soprattutto come un condensato di cattivo buon senso. La donna non è quell’essere puro e ingenuo che si lascia travolgere dagli eventi, piuttosto come quell’individuo che si lascia innalzare dal tempo come una legione di commessi pronti a incitarla, inventando il rituale di un nuovo culto. Conquistare il mondo avrebbe equivalso conquistare il sesso femminile. Forse perché era la stessa donna che si lasciava indurre a tentazioni?
Dopo tutto quello che ho visto e respirato fra queste pagine, Al paradiso delle signore mi ha incuriosita maggiormente e mi chiesi se dell’autore leggerò presto qualcos’altro. Certo, di romanzi da leggere ce né sempre tanti. Ma se scorro rapidamente i titoli della mia wishlist, credo proprio che Zolà, così come King, non si farà attendere. Poi, se gli incauti sussulti del mio cuore, mi indirizzeranno su un altro fronte, questo non so dirlo. In ogni caso, questa lettura mi ha entusiasmata, elargito nel suo lento progresso. Ma non conquistata. Cosa potevo aspettarmi da una lettura che pone al centro, con i suoi toni estremamente vivaci, ironici, spumeggianti elementi che nel loro sforzo rendono l’universo apparentemente migliore di quel che è, senza però alcun fondamento? O stavo diventando anche io cinica e << vedevo >> troppo in questo sfarzo, in questa inutilità di elementi, come un puntino messo in un foglio bianco. Eppure questo puntino non ha sortito effetti negativi. Anche a distanza di qualche giorno, sono felice di essere divenuta membro di questo paradiso. Qualunque modo sia andata.
Ogni tanto credo non ci sia bisogno di perdere del tempo prezioso dietro opere che, banalmente importanti o meno, insegnano qualcosa. Non mi sono mai sottratta ai miei doveri, e il mio temperamento dovizioso e tenace, il mio fervido impegno, mi fanno sentire calma ed equilibrata come un barlume di luce in mezzo a nuvoloni grigi e ingombri. Così contenta per come sono, anche con Al paradiso delle signore nutrì un piacere incommensurabile nel dare forma e spazio a pensieri inspiegabili.
La sua storia era differente a quella di altre storie che popolano gli scaffali delle mie librerie, e anche se quella di Zola è un romanzo naturalista di fine ottocento, senza dubbio è una storia divertentissima, a tratti crudele, che imbriglia chi legge in un progetto di crescita e seduzione. Non tanto quanto un salto di sopravvivenza, ma uno sguardo oltre alla condizione di miseria in cui ci si dovrebbe adeguare, impartisce una lezione simile su come ottenere una certa libertà, con elegante chiarezza, in ogni frase o gesto ritrovato.
Quella de Al paradiso delle signore è una storia che rivaluta la donna e il suo modo di convergere col mondo circostante, che di giusto non ha proprio niente, nel quale l’autore si spinge ad entrare nei particolari, scandagliando la sua personalità, il suo sentirsi donna, confessando ciò che agli occhi di molti era ermeticamente nascosto, abbattuta su milioni di spalle diverse senza aver mai provato moti di compassioni, così tesa e spaventata di restare completamente sola.
Nel buio, nei cantucci languidi e puzzolenti, ho visto elogiare il corpo, le movenze, i gesti di donne comuni ma infelici che si innalzarono su fiumi d’inchiostro che ancora bruciano sulla pelle, mediante << amori >> irruenti, segnati, feroci che spesso distruggono la vita di molti come una punizione eterna. Ho aperto silenziosamente queste pagine di diario macchiate di sangue, in cui sono stati riportati sprazzi di memorie di una vita lontana, passata che inducono a domandarci se proprio allora, nello scintillio di una Parigi ancora sonnacchiosa, abbia avuto origine quella crepa che percorse la vita dei protagonisti. La sua silhouette si stanziava ancora distintamente.
Un finale un po’ inappagante ma intrigante calerà il sipario su un’analisi prettamente realistica sull’ideale romantico della donna, il cui ruolo fa da cornice all’intero romanzo. Non come Nanà, ma comunque uno dei più clamorosi successi letterari francesi che, nella sua abbagliante grandezza, nella sua straordinaria suggestione mitica, non potrà non spostarsi per sempre nei miei ricordi.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

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