Non ho proprio potuto fare a meno di stare in compagnia di quest'
uomo e guardarmi attorno.
C'era un giornalista freelance, avido lettore e amante della
scrittura e della buona letteratura, a riservarmi, con un solo e profondo
sentimento di devozione, magnetismo, che mi prese per mano e mi condusse in un
posto in cui ho fatto perdere letteralmente le mie tracce. Mentre mi muovevo
fra le strade di una città dominata dall'arroganza e dalla brutalità dei
rappresentanti di potere di frotte di cittadini che si azzardavano a chiedere
spiegazioni, mi chiesi se in effetti ero pronta ad imbarcarmi in questo nuovo
viaggio. Confessargli le mie perplessità al riguardo non penso sarebbe stato
conveniente.
Con la sua stazza esile ma arcigna, Eduard Limonov era quella figura
di carta e inchiostro che mi trasmise una certa soggezzione sin dal primo
momento che lo conobbi. Rivoluzionario di professione, esperto di guarriglia
urbana, personaggio sulfureo di grande talento e impudenza.
Due universi così differenti che hanno tracciato una linea di
confine fra la figura di Limonov - detenuto comune in un campo di lavori
forzati - , uno scrittore - artista ambito che si muove in ambienti altrettanto
ambiti -, e il lettore che ha seguito di pari passo le vicende e le
testimonianze di entrambi. Vivendo molte più vite di quel che credeva, vestendo
i panni di sovietico, barbone, maggiordomo, domestico, scrittore, soldato,
amante, puttaniere, col desiderio insopprimibile di una trasformazione o
mutazione del terrorista e ribelle Limonov in pacifista.
Titolo: Limonov
Autore: Emmanuel Carrère
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 356
Trama: Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero:
" è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e
poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi,
soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo
comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si
vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il
giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha
deciso di scriverlo è perché ha pensato " che la sua vita romanzesca e
spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente
della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra
mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è inanzittutto un romanzo di
avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro,
sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un
personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino
accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di
alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima
moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad
arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di
lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima",
Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo …
La recensione:
Per scrivere
cose interessanti, bisogna innanzittutto vivere cose interessanti: conoscere le
avversità, la povertà, la guerra.
Mi
ero avvicinata di soppiatto alla figura di questo famigerato ribelle sovietico.
In una città di cui ancora non ne conosco la presenza, vidi un uomo con la sua
zazzera quasi sempre spettinata, una barba incolta, camminare dirimpetto una
strada al posto in cui abita non accorgendosi di essere seguito. I due tipi di
vita coesistevano: la guerra sembra un passatempo per i fanatici, anche se
questo non rende le vicende di questo giovane russo una questione meno seria.
E' anzi implacabile, come uno sciame di api che vanno a cibarsi nel suo
alveare, mentre nei pressi qualcuno aveva deciso di raccontare questa storia,
seduto su una poltrona gigante ma impolverata, assorto nel proprio lavoro di
creazione, nel salotto di casa sua, un giornalista freelance poneva su bianco
quelle che non sono altro che le sue vivide impressioni su una figura di
spicco: Eduard Limonov. Già conosciuto per le sue gesta bellicose, per i suoi
scritti che puntavano alla prosaicità anziché al preziosismo.
Mentre
scrivo tutto questo penso a quando Limonov mi aveva afferrato per un braccio e
mi fece segno di seguirlo. Lo scompiglio generale che imperversava dentro la
sua anima - apparentemente semplice, ma macchiata dall'esperienze della vita -
avevano coperto la sua aria arcigna, i suoi modi poco affabili e cortesi, il
suo essere amaro e pessimista. Seppur con un certo riserbo, i suoi pensieri non
riuscirono a coprirne il rumore. Talvolta sembravano girare continuamento verso
esiti all'insegna dell'eroismo, della durezza, in cui la guerra aveva morso
tutti con i suoi denti. Immobilizzato in un ambiente famigliare e variopinto,
poetico e stravagante, come un bellissimo quadro, sempre a rischio di vita.
Come
spronata da una qualche forza anomala, mi sono sentita a dir poco entusiasta -
sebbene di entusiasmo ce ne sarebbe voluto ben poco -, stupita, estasiata
dall'entità di questo leader russo, dominato dalla guerra e dalle fazioni
politiche, inebriata dalla nobile arte della letteratura da cui vi ricavò
beneficio per la sua anima, le tormentate passioni morali di un uomo che cammina
fra la vita e la morte.
Non
è stato facile capirlo. Limonov è una figura talmente complicata, enigmatica,
introversa, arcigna, malinconica, bellicosa, a cui penso ci penserò per tutta
la vita con una certa ammirazione e una certa amarezza. Sebbene qualche
difficoltà, ho avanzato con passo regolare senza fermarmi nemmeno un istante,
se non per registrare ogni sua nuova mossa e allontanarmi da ogni emozione come
un enorme sforzo mentale. Mi ero fermata, in particolare, nel momento in cui
aveva colto l'importanza della scrittura come quel mezzo perfetto in cui
riversare frustazione, rancore, invidia, odio, fantasie sadiche, senza alcuna
ipocrisia o vergogna. Il trionfo della scrittura avrebbe dovuto vendicare
l'insuccesso dell'avventuriero e dell'amante. La sua vita avrebbe dovuto
divenire una materia sbiadita e mediocre, destinata a recitare nel mondo una
comparsa, amareggiata e invidiosa.
Limonov
si era preso la briga di emettere un certo ululato, che per molti è stato
satanico e destibilizzante, e con il quale ha avuto un certo successo. Ne è
uscito il rumore stesso della notorietà, un suono che montava fino a
raggiungere la fama a cui ciascuno individualmente aveva accolto nel suo
cantuccio personale. La storia di un uomo comune le cui gesta indimenticabili
non lo si sono potute prendere in maniera personale. Emmanuel Carrère è stato
guidato, oltre che ispirato, da tutto questo. E correndo con lui fino alla
stanza luminosa della sua casa, l'aveva toccato così tanto, prendendo una
decisione al posto suo, sentendo dunque l'impossibilità di non poterla
abbandonare.
Limonov trasporta la bomba di un sapere individuale di
un uomo qualsiasi. Un sapere trascendentale, estraneo a questo mondo, frammenti
di una esistenza per gran parte conosciuta dell'universo di un sovietico, calato,
per errore, sui cieli celesti di chiunque incrociava il suo cammino. Coperto
sotto una cortina grigia e fredda di segreti, passioni represse e poi ritrovate,
oscurità e malvagità che nel 1900 possedette una certa importanza. Era questo
l'effetto dell'aver superato in un balzo il mio mondo e averne attraversato un altro,
attraversandolo semplicemente con un romanzo!
Nell'incanto della scrittura, come
consolazione o saluto da lontano, ho accolto il romanzo di Carrère nel
mio cantuccio personale nella sua magnificenza. Non c'erano più le vecchie e
fredde mura della mia stanza, né le mie ansie o preoccupazioni: solo una forte
tormenta che infuriava implacabile, l'aria intrisa di qualcosa di bello.
Meraviglioso. Quasi che questa storia si fosse accorta di me e, consapevole del
suo incredibile potere, godesse del fascino di cui godeva. E, avanzando,
colpiva tutta affannata a richiamare la mia attenzione.
Ho fissato a lungo questa storia che ho
finito per avere la sensazione che figure in movimento camminassero sulla linea
di un orizzonte sconosciuto annotando qualcosa. L'anima si accordava al
frenetico e appassionato ritmo di questo uomo russo dalle ambizioni piuttosto
vaste. Qui ho provato il desiderio di sognare, di perdermi nell'intrico
rocambolesco delle sue parole.
Ogni cosa, gesto o azione, apparivano
lucidi e calcolati: nell'insieme risultavano come inconsciamente inebriati
dalla comune della corrente della vita. Il sole, attribuito del luogo,
illuminava con ritegno la scena, sembrava vegliare sulle sorti di questo personaggio,
come una spettatore curioso che avvicinatosi allo spettacolo osserva questo
individuo prendere vita.
Ricordo la magica esaltazione della notte,
quando questa figura di
carta si era mosso agile al mio cospetto. Più di ogni altra cosa avrei voluto
cadere ancora una volta in questo meraviglioso stagno di parole e gioie
infinite. Da ogni angolo il popolo si riversava nelle strade. Una vera fiumana.
Visi vecchi o giovani, studentesse o operai, mi unì assieme a questo sparuto
gruppo e mi misi ad ascoltare ciò che questo autore aveva da dirmi. In questo
periodo dell'anno, assieme a un'aria luminosa e asfissiante, vi abitavano persone
poco serie, rozze, liberi professionisti dalle misere entrate.
Per il fascino, misto a una buona dose di
ammirazione e ammaliamento, per tutto il tempo trascorso qui, per il tono per
nulla semplice e soave del canto e per la melodia così intensa e agghiaciante
che aveva sprigionato così bene la sua lettura, e per una scarsa tempistica, ho
provato un inspiegabible
confusione, come un delirio insensato,
dolorosamente esaltante. L'essenziale era quello che mi stava attorno. Limonov
che si muoveva in
un mondo esterno che ci stringeva da ogni parte, così
tangibile, impenetrabile, incontestabile come una foresta. E se di questa
vicenda ne ero rimasta completamente ammaliata era proprio perché in questo
bellissimo disegno mi ero smarrita e ritrovata improvvisamente umanime. Un
disegno che ha scandito attimi di vita trascorsi in sua compagnia:
la scomparsa di
genitori poco attenti, il sentimento dell'amore mai idealizzato in un'unica donna
ma in più amanti, la letteratura e la scrittura come mezzi che leniscono le
ferite inflitte al nostro animo.
Restava il mondo contorto in cui si svolge
il tutto; così diverso da come me l'ero immaginata. In queste pagine ho voluto
fuggire nell'apparente silenzio della natura, nel muto carcere di un lungo
tenace lavoro, nell'ineffabilità di un sonno proibito, in una vera musica o in
un soave frastuono.
Intorno, tutto fermentava. Cresceva,
saliva o sscendeva,
a seconda dei casi, al rumoroso appiglio
dell'esistenza. Il fervore della vita, come una burrasca, avanzava in una larga
ondata, senza sapere dove, sulla terra e sulla città, abbracciando col suo
fremito quanto incontrai sulla mia strada.
Leggendo Limonov mi è
sembrato di assistere alla
rinascita di un uomo, un sogno divenuto incubo che, in un
giorno qualunque, cominciò a cadere il suono, regolare e martellato, di una
voce che in poco tempo era divenuta famigliare, già sentito qualche giorno fa.
Una bella voce, penetrante e suadente.
Io, assieme a una nazione a cui è stata
strappata ogni cosa, mi sono trovata circondata e coinvolta, sotto un cielo
trapunto di stelle. E non ci è stato nulla che potesse dichiarare la libertà
come caduta dal cielo, superiore a ogni aspettativa. Ottenuta per caso, per un
malinteso.
Ho immaginato questo ambizioso giornalita freelance,
seduto alla scrivania, accanto alla finestra, e
davanti a lui una pila di fogli rilegati di varie forme e colori. Intento a
porre nero su bianco, in un tetro diario composto da prose e versi, nozioni di
vita su ciò che essa svolse per Eduard Limonov.
Una storia in cui il cuore resta sospeso
per tutto il tempo. Sotto il bianco riflesso del cielo di pioggia, fattosi
chiaro man mano che si avanza, l'ho raccolta sul palmo roseo della mia mano.
Qui ho ricevuto in dono dalle mani dell'autore una rozza ma strepitosa
bellezza creata da Carrère.
Mi ha letteralmente aperto le porte a figure avvolte da una particolare
oscurità. E la promessa di una certa intimità, contenuta, fredda come una
luminosa notte del nord, di Limobov e Anna e Natascha ma anche di chi li
circonda o legge, che mi si è accorsa incontro come una potente onda verso cui
sono accorsa nel buio delle stanze remote della mia coscienza.
L'anima sembrava pesasse della stessa
tenebra, netta, senza passaggi e mezze tinte che l'attenuassero. Questa duplice
fusione, incrociata oscurità conferiva una certa inquietudine come la lettura
di un necrologio o un sommesso borbottio. Fra echi di un discorso sorpreso, in
mezzo a fantasmi che si tengono per mano, facendo come cenni di ringraziamento
alla storia che mi è stata raccontata e che ho visto così bene.
Il libro della vita di un uomo le cui gesta hanno fatto storia, e che
poi giunge irrimediabilmente alla fine, alla pagina più preziosa d'ogni cosa
sacra. Ove ogni cosa si compirà e che io ho lasciati si compisse.
<< Questo mi aspettavo da me. Ora nessun castigo
può toccarmi perché saprò trasformarlo in fiducia. Uno come me può trarre gioia
anche dalla morte. Non tornerò alle emozioni dell'uomo comune. >>
Valutazione d'inchiostro: 4
Ciao Gresi, ho sentito parlare bene di questo libro, ma non avendo mai letto Carrère credo che inizierò da L'avversario. Comunque terrò conto anche di questo.
RispondiEliminaCiao, Beth! L'avversario è un romanzo che leggerò presto o tardi :) Grazie per il consiglio! Se lo leggerai, fammi poi sapere ;)
EliminaChe vita intensa ha avuto il protagonista di questo libro! Mi hai fatto venire voglia di buttarmi a capofitto in questa lettura!
RispondiEliminaTe lo consiglio, Maria!!! A me è piaciuto davvero molto, e sono contenta di averlo conosciuto ☺
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