giovedì, settembre 05, 2019

Gocce d'inchiostro: La concubina russa - Kate Furnivall

Queste innocue letture, che poi tanto innocue non sono, di gran lunga sono adatte ad un pubblico giovane, ingenuo, emotivamente immaturo, che danno l'opportunità di rifugiarsi dietro a maschere di inutile stupidità. Mi sono tenuta lontana, distaccata da questa lettura, probabilmente perché della Furnivall e del suo romanzo d'esordio avevo letto anni e anni fa e il nostro incontro non fu propriamente positivo.
Perché dunque tornare in un luogo dove si è già stati ma che intanto ho voluto sentire nuovamente sulla pelle, come un idea che mi ha turbata parecchio? In cima alle mie prospettive o preferenze La concubina russa non ha spiccato per originalità né per rendimento storico, ma ha scacciato definitivamente il tarlo della curiosità, alimentata dagli irrimediabili, dolorosi ed urgenti sensi di colpa, che si avvincendavano fra loro come brusche nuvole, nota per averne abbandonato la lettura anni e anni fa.



Titolo: La concubina russa
Autore: Kate Furnivall
Casa editrice: Leggereditore
Prezzo: 14,90€
N° di pagine: 663
Trama: Cina 1928. In una città insidiata da ladri, pericoli e sofferenze di ogni sorta, la giovane Lydia ha dovuto imparare presto a sopravvivere. Proviene da una famiglia dell'aristocrazia russa, esiliata in seguito alla repressione bolscevica. A cinque anni ha visto morire suo padre e da allora il suo cuore è andato in frantumi. Ma Lydia non ha tempo per volgersi al passato, sua madre ha bisogno di lei e farà di tutto per assicurarle una vita dignitosa, persino commettere piccoli furti. E durante una delle sue uscite in cerca di fortuna che incontra il giovane Chang An Lo. Fra I due è amore a prima vista, è come se si fossero riconosciuti nella solitudine terribile che li sovrasta. Tuttavia, la loro complicità li spingerà a introdursi in luoghi in cui non avrebbero mai dovuto avvicinarsi: quelli delle lotte di potere fra comunisti e nazionalisti. Nonostante tutto sembri ostacolarli, in un'epoca in cui l'amore sembra la scelta meno indicata, Lydia e Chang non sono in grado di ignorare un sentimento che mostra loro, forse per la prima volta, una promessa di felicità.

La recensione:
Mentre decidevo su cosa avrei dovuto tenermi impegnata, in questi primi giorni di settembre, mi venne in mente che, fra gli scaffali stracolmi delle mie librerie, in una questione di secondi, decisi di scegliere quella con cui Kate Furnivall si affacció al pubblico italiano. Mi è sembrato di capire i motivi per cui qualche anno fa, quando lo lessi per la prima volta, non mi piacque. E il mio giudizio, quest'oggi, non lo si può considerare differente dal precedente. Ho avvertito così bene ogni cosa: l'odore di lerciume e sudiciume, gas di scarico che inquinavano strade polverose, e udii anche il lieve sfarfallio di un cuore minuto e fragile muoversi forsennato nella gabbia toracica di una bambina pensando che in un certo senso quella narrata è la disgraziata storia di ognuno di noi. Aspettare che qualcuno ci trascini via da questo immondiziaio è un utopia che ci impedisce di sopravvivere alla stupidità o alla idiozia umana. È una mano la cui stretta è solida, ferrea. Era la mano della guerra, delle lotte o guerre razziali, che prostano il popolo russo a sofferenze e sacrifici. Tornare nuovamente qui, alla mercé della supremazia del popolo cinese e russo, non è stata di certo una bella idea, con una madre allo sbando, un adolescente furba ma sempre in fuga, un'intera civiltà sul punto di crollare, in attesa del nulla. Qui c'erano gente che mendicava un misero tozzo di pane, un pó d'acqua, qualche provvista per la sopravvivenza, tutte cose che nessuno avrebbe dato o concesso con bontà d'animo. Eppure c'è stato un forte sentimento di speranza. La possibilità di fuggire, di vivere, anche se poco evidente. Per questo Lydia usava l'arte del furto come prorogativa per sopravvivere. 
In una terra in cui il cielo viene ripetutamente lavato, sporcato e imbrattato di sangue, zolfo, paura e polvere, con in sottofondo un pianoforte che suona un brano malinconico, la Furnivall scrive e ci racconta di una profusione di eventi, situazioni storiche che non conferiscono una certezza ma una validità a ciò che accadde alla fine degli anni '20, fra scontri e incontri mossi da un cantastorie che tiene nel palmo della sua mano una ragazzina sveglia e una madre sola e inefficiente. 
In un viaggio in corsa verso la salvezza, la libertà, La concubina russa non brilla per originalità né per resoconto storico, che come una guida inesperta e impreparata restituisce dal mondo dei morti un quadro non particolarmente bello. Zeppo di drammaticità e sofferenzache tuttavia non attrae né conquistare per la sua mancata sollecitudine, assumere svariate sfumature a seconda dei colori stantii che assumono. 
In parte, una cocente delusione poiché avrebbe potuto essere dotato di una voce tutta sua che non solo avrebbe frusciato fra strade polverose e malridotte, né insinuato nelle gallerie del mio cuore riecheggiando in altre e alte importanti postazioni. 
Valutazione d’inchiostro: 3 - 

4 commenti:

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