Andò
a finire che, solo qualche giorno prima che il film uscisse nelle sale
cinematografiche, il romanzo, che avevo sistemato sullo scaffale di una
libreria troppo piena, conteneva di per sé una storia molta bella e che il film
a mio avviso promulga molto bene. Quasi nell’immediato, all’aspetto umile e
dimesso di quattro giovani donne e dei dispiaceri vissuti prima che varcassero
l’età adulta, e alla sua successiva perfezione, la Gerwing ha costruito le
piccole fondamenta di un classico moderno, intelligente e dinamico che ha
lasciato un segno del suo passaggio. I continui salti temporali, che
evidenziano un certo dinamismo agli eventi narrati, se in un primo momento
disorientano, in una manciata di minuti acquisiscono forza e importanza. Dopo
una prima metà ricca di eventi e situazioni di diverso genere, sarà più chiaro
il lavoro effettuato dalla regista perché la storia realizzata dalla Alcott
potesse continuare ad andare avanti da sola, acquisisse una sua figura,
realizzando così una sorta di piccola biografia della sua autrice e della
genesi del romanzo. Quando si coglierà al volo questo messaggio, mentre la
macchina da presa continua inarrestabile a muoversi su paesaggi bellissimi ed
indimenticabili, la sua forza ed importanza, che ho sempre acquisito in un
certo senso a Jo, alla scrittrice incompresa, accrescerà e si uniformerà
persino nel resto dei membri della famiglia March. Un pellegrinaggio sulla
forza dei sentimenti, sui legami famigliari, sulle ambizioni, su quelle virtù
che all’epoca erano soppiantate dal senso del dovere e da diverse ed inutili
istituzioni, come il matrimonio, ad esempio, rievocano ciò che alla Alcott fu
sempre scomodo e che aveva detto di aver sempre odiato. Il film, infatti, non
intende dire nulla di diverso da ciò, e a mio avviso tale forza è evidenziata
dalla stessa regista, che quasi come stile di vita fece delle vicende della
famiglia March come sue e, dell’interpretazione psicologica e sociale del
romanzo, un insieme di messaggi che a mio avviso sono ben seminati nell’intero
film.
Cosa
ci sarebbe stato di più bello, di tornare nella vecchia e malconcia casa di
legno, la prima e l’unica da dove si dirameranno le vicende, dove ogni cosa ha
avuto inizio? Cosa, se non un film che estrapolato da vecchie e logore pagine
vergate a penna ha custodito per anni i sogni e i desideri di tante
generazioni, soprattutto di sesso femminile, che come un invisibile patina mi
ha avvolta e fagocitata mentre assistevo alla crescita personale delle sorelle
March? Su una poltrona deforme e un po’ scolorita ho visto una donna che si
dilettava scrivere con passione: felice, immaginavo, come poteva essere un
esordiente che si affaccia alla scrittura. E’ una delle tante immagini a cui
sono affezionata, e che per un amante della scrittura e della lettura come me,
la realizzazione di questi ritratti dell’anima sussurravano ed intrappolavano
il concetto di vita così come nessuno aveva mai fatto, fin da allora. Nonostante
gli aspetti ingenui con cui si abbraccia spesso la vita, nonostante la lotta e
la forza di volontà nel contrastare o cambiare qualcosa a cui solo il tempo
potrà dare delle risposte e che pendono sulle anime di Jo, Meg, Beth ed Amy
come un fardello troppo pesante e che, per tutto il film, terrano testa sebbene
con visioni e temperamenti diversi, passando dolorosamente da una vicenda ad un’altra,
da eventi che colpiscono come mazzate ad altri, pur di non perdere vigore.
Ai
miei occhi, quello di Greta Gerwig è stato un progetto, un lavoro ingegnoso,
intelligente, dinamico, emotivo che mi ha sorpresa parecchio e che sorprenderà
parecchio specialmente il pubblico femminile. Porta con sé il rigore di certi
messaggi che i due romanzi, Piccole donne e Piccole
donne crescono racchiudono perfettamente, avvertendo qualunque segnale come
nuovo modo di espressione, pur di immaginarsi o immedesimarsi mentre si esce da
un periodo storico rischioso e soffocante in cui si anela la libertà, una certa
rivalsa. Pur essendo donne forti, indipendenti, e non più succubi o inette e
servizievoli, la Alcott ha ritratto la figura di una nuova eroina ottocentesca
che corre, con la sua armatura scintillante, incontro al mondo e che, pur di
contrastarlo, si sarebbe sacrificata, qualunque azione o conseguenza sarebbe
sopraggiunta. Così vicina alla donna moderna del XXI secolo che quasi ho potuto
accarezzare, e che con il potere dell’immaginazione è stata composta come
qualcosa d’intero. Come poteva non essere così, quando lei stessa, al di là
della genesi del romanzo, sentì la forte esigenza di dare come risultato
esattamente una visione più “distorta” del mondo in cui fu costretta a vivere?
La
presuntuosa innocenza della ribelle Jo, interpretata da una straordinaria Saoirse
Roan, promulga un tema caro all’intera produzione alcottiana, e che la Gerwig
devo dire ha colto magnificamente: le donne sono destinate ad asservire,
seguire certe istituzioni. Ma cosa accadrebbe se si nasce con una tempra
indomabile che, con tutta la forza necessaria, rivela ambizioni solide, salde,
che prevederanno la conclusione di una storia dal sapore dolce e amaro? A
venticinque anni dalla sua ultima trasposizione, le Piccole donne in salsa cinematografica tornano con una gran voglia
di essere << mature >>. Se in alcuni momenti, non lo sono state è
semplicemente dovuto dalla misura in cui hanno dovuto adattarsi per guardare e
comprendere meglio il mondo, mediante responsabilità più dirette, con l’intensità
di un desiderio di piccole ma grandi donne che contempleranno la vita dal vetro
opaco di una finestra.
Voto: 4 e mezzo
Ottima recensione, ma io la penso un po' diversamente.. sul mio blog trovi la recensione al film se ti interessa
RispondiEliminaGrazie! Verrò certamente a trovarti ☺️☺️
EliminaHarika bir inceleme olmuş 😊 merak ediyorum bu filmi en kısa zamanda izlemek istiyorum...
RispondiEliminaEğer bir fırsatınız varsa, kesinlikle tavsiye ederim ☺️☺️
EliminaCiao Gresi, anche a me è piaciuto molto il film :-)
RispondiEliminaSono contenta ☺️☺️
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