Un martedì
pomeriggio di fine aprile, neanche un mese dopo l’inizio di questa tremenda ed
infinita quarantena, decisi di rifugiarmi fra le pagine di una saga fantasy che
quando ero ragazzina amai intensamente. Con gli anni cedetti più volte alla tentazione
di soggiornarvi nuovamente, ma quel giorno si impose come uno strappo alla regola perché
il Mondo d’inchiostro era il luogo che avrei voluto vedere, sebbene tale
itinerario non fosse in programma, ma né alcun romanzo o nuovo autore avrebbe
distolto i miei intenti che mi avrebbero vista impelagata in situazioni o
vicende che già conoscevo. Se non avessi assecondato tale desiderio, per l’ennesima
volta, avrei dovuto vederlo ancora una volta.
Cornelia Funke fu
quell’autrice tedesca, naturalizzata statunintense, che come tanti altri
autori, ha segnato la mia infanzia, e gran parte della mia adolescenza,
nonostante quelle ritratte nei suoi romanzi sono storie che se fossi stata un
po’ meno grande avrei apprezzato molto di più dell’entusiasmo che riservo ogni
qualvolta mi ci imbatto, ma il Mondo d’inchiostro che amo tanto è perfetto così
com’è. Quante volte ho immaginato viverci? Incontrare Maggie, Mo, Dita di
Polvere, quel meraviglioso mondo in cui i libri hanno un importanza
fondamentale. Tanto fondamentale quanto pericolosi.
Ed è stato un caso
in cui sono stata involontariamente coinvolta. E’ oramai un’ossessione questa,
lo riconosco, ma rivedere una vecchia amica come Meggie, sentire sui miei
polpastrelli quella magia trascendentale che trasuda tutt’intorno, è qualcosa
di meraviglioso. Cornelia Funke, schiva e misteriosa, non concesse molte
interviste quando questa meravigliosa saga approdò nel campo dell’editoria. Gli
innumerevoli tentativi di agganciare un barlume d’informazione erano vani, ma
non come la forte speranza di andare a finire in un posto particolare: nel mio
cuore. Eppure, in ogni storia descritta dall’autrice, la magia sembra
fuoriuscire da pagine cariche di promesse. Suoni, rumori, voci, sussurri,
sembrano completamente diversi. Come ricordi lontani, racchiusi in piccole
sfere di vetro, di cui il lettore custodisce gelosamente nel palmo della sua
mano. E ciò è infatti ciò che ho fatto anche io. Custodire gelosamente ogni sua
storia. E le ragioni sono le più svariate: ragazzini che amano i libri e la
letteratura, ladri furbi e fuggiaschi ma giovani e imberbi, fauni
spaventosi ma dotati di un cuore. Tutte storie perfette per il mio essere, che
giorno dopo giorno desidero rileggere all’infinito.
Si è come
catapultati in una realtà che in pochissimo tempo diviene nostra, ci si rifugia
cercando aiuto o conforto vivendo realtà parallele molto simili alla nostra, in
cui la letteratura è sempre l’unica e sola linfa di sostentamento per il nostro
essere. Luoghi sicuri in cui depositarsi, che scritti in tempi diversi, con
amore e passione, rinfocolano lo spirito. Attingono a memorie che non sentono
la voce acuta di un lettore da qualche anno, o da alcuni decenni.
Ciò che secondo le
leggi della natura dovrebbe svanire viene, grazie al miracolo dell’inchiostro
sulla carta, conservato. La magia dei romanzi della Funke, infatti, si cela in
questo. Mentre la nostra anima è smossa dal tocco lieve come piuma di un’altra
mente che legge, sensibile e sentimentale, ma anche tragico e realistico, un sogno meraviglioso come un vivido ricordo lascia un dolce sapore. Una piccola
lanterna che divampa, all’infinito.
mercoledì, maggio 06, 2020
Amori di carta: Cornelia Funke
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Interessante, non conosco questa serie, grazie del post
RispondiEliminaDavvero molto bella ☺️
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