mercoledì, gennaio 23, 2019

Gocce d'inchiostro: La ragazza con la Leica - Helena Janeczek

L'entusiasmo con cui ho accolto l'opera di questa talentuosa autrice ungherese, naturalizzata italiana, si è ormai smorzato. Eppure non vi è stata ombra di ostilità, alcuna malizia a farmi vedere La ragazza con la Leica sotto certi punti di vista. Quella di Gerda Taro è senza alcun dubbio una storia davvero interessante di cui Helena Janecez estrapolò dal nulla mediante una parabola, che non coinvolge emotivamente ma politicamente, figura agile e tossicante per il sesso forte, affezionata a modo suo alla sua piccola amica. La Leica. La sua morte a un età ancora piuttosto acerba, fu senza alcun dubbio motivo di discussione.
Robert Capra, Ruth, il dottor George, nel romanzo narratori coprotagonisti a tutti gli effetti i cui avvenimenti narrati si dipaneranno se non grazie a loro, non possono non testimoniare o manifestare la realtà: Gerda Taro fu quella donna sincera, diversa dalle altre che, in uno spazio comune e gigantesco come quello narrato dall'autrice, fu ricordata e accolta calorosamente dall'autrice proprio perché chiunque, persino la stessa autrice, aveva perso il cuore per lei. Furono contagiate dalla sua natura onesta, determinata e diretta, dalla forza contro cui combattè tutto e tutti pur di aggrapparsi alla vita come una zattera nel bel mezzo di una tempesta.


Titolo: La ragazza con la Leica
Autore: Helena Janeczek
Casa editrice: Guanda
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 320
Trama: Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. E' il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa; Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopio, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. E' il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finchè Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

La recensione:

Qualunque siano le scelte che compiamo, qualsiasi ragione di lotta perseguiamo o finiremo per abbandonare d'ora in avanti non ci saranno che modalità diverse per salvarsi, ognuno secondo le sue possibilità e i suoi bisogni.

Certi romanzi ti aiutano a riflettere. Non si smette mai di pensarci, di riflettere sulla natura piuttosto ortodossa della storia, ai suoi innumerevoli personaggi, alle inclinazioni o perturbazioni che potrebbero avere su di noi, divorandoci da dentro, a furia di pensare, condannandoci ad abbandonare la nostra monotona vita, piatta e sempre uguale a se stessa. Spesso quando mi imbatto in letture proprio come questa mi dico: " Che cosa si deve fare … da che cosa partire per cogliere l'anima di questo romanzo?" Ogni tanto mi sembra di avere una risposta, altre volte invece no. Questo solitamente mi spinge a frantumare il riserbo per certe letture, e, recentemente, con la lettura di un romanzo che quasi un anno fa vinse il premio Strega del 2018 le cui perplessità, titubanze mi avevano prevalso a cincischiare sino a questo momento.
Credo che Gerda Taro, se avesse avuto possibilità di vivere un esistenza più lunga, dispetto a quella destinata, non avrebbe esitato a rivelarci il suo entusiasmo per cui un autrice ungherese quasi un anno fa le dedicò un opera in cui riuscì a mantenere intatta la sua figura eterea.
Le parole a questo proposito servono molto poco. Non si può rivivere un periodo storico come quello Fascista in cui il tempo scorre ininterrottamente avanti e indietro, in cui si va incontro a cose impreviste, inaspettate, e in cui qualunque cosa si provi lo si vive con disprezzo, paura, quasi sconforto. Come si poteva vivere liberamente mentre la minaccia perennemente presente del Terzo Reich era ancora viva? Si cerca di essere più vicini nella quotidianità, più temerari nei sogni da inseguire nel futuro affinchè la libertà d'espressione, di agire possa essere riconosciuta…. perché dovrebbe essere riconosciuta. Non c'è testo o documento storico in cui qualcuno parli positivamente delle nobili gesta di Adolf Hitler. Se si pensa solamente a quei poveri infelici, frutto della nostra carne e del nostro sangue, figlie e fratelli di Dio, si muovono sotto un'ingiuria di cui gradualmente giungeranno dinanzi alla brusca consapevolezza che non vi è alcuna prospettiva. Alcuna via d'uscita.
Helena Janeckzek, invitandoci a rispondere a questi quesiti, ci invita a spingerci a pensare così intensamente, portandoci lontano, rimanendo saldamente legati alle nobili gesta di una giovane donna la cui vita fu recisa dagli effetti della guerra, da un'idea di fedeltà tanto bislacca quanto coerente. La natura sincera, temeraria di Gerda Taro, lo si vedrà andando avanti con la lettura, è una figura così tenace, ostinata da rinvigorirsi nella segreta visione di un intimità domestica rievocata continuamente e freddamente. Tossicante per molti uomini, così fresca e dissetante come pochi, mossa e dilatatasi in uno spazio comune ma gigantesco che rivela pienamente il periodo storico di cui l'autrice ci parla. Ma fallire è stato l'errore fatale che la uccisse. Letteralmente. Immortalare innumerevoli istantanee che portano appresso la memoria viva della figura di una donna come Gerda ha frantumato quelle speranze di non riuscire ad estinguere la vivida speranza di salvezza.
Questa nuova argomentazione, nuova per me che di Gerda e della sua complicata storia non ne sapeva proprio niente, espone un chiaro e raffinato quadro di un gruppo di narratori co - potragonisti che danno vita al romanzo proprio grazie agli avvenimenti storici che essi vivono, come se il romanzo prendesse vita mediante i loro <<movimenti >>. In un certo senso, è stato così. La figura di questa misteriosa ma avvenente fotografa resta ai margini, diviene mito o pretesto storico a cui Robert, Ruth, George furono sedotti senza alcuna volontà. Io, in verità, non mi ero mai imbattuta nella lettura di romanzi in cui il lucido quadro politico e bellicoso ci presenta la sua "protagonista" come colei da cui dipenderanno le sorti di altri personaggi, quasi si trattasse di una condanna cui molti devono scontare sino in fondo. Questa esperienza di lettura mi ha insegnato che in determinate circostanze non bisogna farsi condurre dai personaggi ma dal suo creatore, risparmiadoci inutili propositi o congetture, qualunque essi siano. Come pochi lettori che hanno saputo cogliere la sua importanza, udire l'urlo della ribellione, ho colto nelle parole della Janeckzek una condanna nel Fascismo, mediante la figura affascinante di una giovane paparazza, rivolta a tutti quelli che le barricarono la strada.
Sostenendo le innumerevoli argomentazioni dell'autrice, ho così letto questa storia con l'unico proposito di conoscere Gerda Tarco. Alcune risposte le ho avute, nel momento in cui si sono affacciate alla mente degli stessi co - protagonisti, che si fondano sull'eccezionale natura della fotografa. Ed io, come quei pochi lettori, ho accettato questa atipica dichiarazione come se fosse inevitabile. Leggere La ragazza con la Leica, in un certo senso, mi ha condotta dove desideravo essere. Ho intuito i pensieri che vorticavano nella mente di Gerda, conoscendo la sua amarezza, i suoi paradigmi, indirizzati al lettore mediante la voce dei suoi << amici >>. Fariginoso sino all'inattuabilità, per certi versi la presenza evanescente della Tarco è qualcosa di poco attraente, inusuale nel filone narrativo moderno. Ma è stata proprio quest'ultima a creare una presenza ideale che ai miei occhi ha omesso i difetti. La figura di Gerda non perora le cause, il suo ruolo fra questi avvenimenti, diversa da quel tipo di energie di cui mi ero immaginata. Tuttavia è stata proprio questa tattica letteraria a suscitare il mio interesse.
Ricamandoci su, nel momento in cui dovetti separarmi, il mio dispiacere è stato piuttosto evidente. Presto o tardi sarebbe giunto questo momento, ed io non avrei potuto agire diversamente. Un gesto impulsivo, dettato dal cuore, bello in ogni sua sfumatura, mi ha affascinato e abbagliato sin dal primo sguardo.
Istantanee che si portano appresso la memoria viva di una donna che è stata pilastro di un periodo fondamentale come quello del Fascismo, realistico e denso, solenne, quasi aulico, è per me La ragazza con la Leica. Opera ove una semplice macchina fotografica funge da movente che avrebbe annullato completamente la vita di Gerda Taro, trascinandomi completamente fuori dal mio spazio personale, catapultandomi in una squallida stanza d'ospedale o in una fumosa reception nel cuore della città. L'arte dello scattare fotografie, dell'immortalare svariati momenti di vita, la danza vivace dei polpastrelli, il loro delizioso pulsare sui tasti, tutto questo ha avuto un chè di affascinante. Intriso di una massiccia dose di mistero, che per certi versi rallentano e appesantiscono l'andamento della lettura, rievocazione perfetta degli anni ruggenti di una delle più belle epoche del secolo. Una storia che, a parer mio, ognuno di noi dovrebbe leggere, almeno una volta nella vita, che vanta un eroina letteraria davvero indimenticabile e sorprendente.
Valutazione d'inchiostro: 4

8 commenti:

  1. Good review 😊 thanks for your sharing 😊

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  2. Nonostante la vittoria e la tua promozione, dispetto sia troppo cronachistico per i miei gusti.

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    1. Lo è, Mr Ink. Ma non è una lettura malvagia; a me ha affascinato sin dalla prima pagina ☺ fammi sapere se cambi idea ☺☺

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  3. questo libro, questa cover, le tue parole. io h voglia di leggere questo libro e spero di farlo quanto prima

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  4. le tue parole mi fanno ricredere sulla decisione di non leggere questo libro

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    1. A me è piaciuto, nonostante i difetti. Se ti incuriosisce non te lo sconsiglio, ma purtroppo non nascondo è una lettura semplice 😕

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