Ora non mi importa sapere cosa avrebbe comportato spendere un certo lasso di tempo fra le sue pagine. Se, quando decisi di inoltrarmi lungo questo cammino, sarei stata consapevole della durata, di quei momenti in cui la mia coscienza si dibatteva con la realtà circostante, e cinicamente assimilando il tutto non volgendo le spalle a niente e nessuno, quanto lavando via i << veleni >> del mondo. Certo che lo sapevo! Secondo me quello della Ricerca non è quel genere di lettura a cui bisogna avvicinarsi con timore, perché di timore o paura non infligge. Quanto reverenza. Non poche volte ho creduto di non esserne in grado, di non poter capire, o addirittura, se avessi potuto galleggiare in questo mare dal fondale irto di scogli taglienti, trasformando ben presto ogni cosa in oro colato. A quasi un anno di distanza posso asserire sia stato così, i cui timori reverenziali riservati all’inizio sono poi lentamente scomparsi. Assemblati da altro, pronta a vivere sulla pelle un sogno che lentamente stava per avviarsi alla sua conclusione.
Titolo: Alla ricerca del tempo perduto. La prigioniera
Autore: Marcel Proust
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 464
Trama: Quasi come in una tragedia classica, nel quinto libro della Recherche tutta l'azione si concentra attorno a due soli protagonisti, il Narratore e Albertine, in uno scenario di tempo e luogo – un appartamento borghese parigino – ben delimitato. Predomina quindi l'introspezione psicologica, la descrizione dell'amore, un amore quasi patologico, fatto di sofferenza e gelosia. "La Prigioniera" (1923) si configura come una grandiosa indagine sul sentimento erotico che demolisce miti e stereotipi romantici e ne inaugura una concezione moderna.
La recensione:
Se l’arte non era davvero un prolungamento della vita, valeva la pena di sacrificare qualcosa? Non era l’arte irreale quanto la vita stessa?
In una libreria zeppa di tante cose, peluche, tazze, ninnoli propinatemi da amici o parenti, una piccola collezione di libri, anzi a dire il vero tutti quelli che possiedo, spiccano con magnificenza. Da grande amante della parola scritta e del libro come oggetto espositivo, messa lì davanti a questa gigantesca pila sorrido orgogliosa. Quante vernici << letterarie >> mi hanno propinato certe storie durante il corso della mia vita?!? Chi silenziosamente continua a farlo, e chi invece meriterebbe di essere attenzionato nuovamente. Una serie in particolare colpisce: quella della Ricerca del Tempo perduto, una serie di sette volumi scritti da un uomo che quando concepì questo splendido capolavoro, forse era consapevole di ciò che ne avrebbe dipeso, derivato. Un lavoro che alcuni critici hanno studiato, assemblato, reso parte integrante della loro vita come espediente per alleviare le sofferenze dell’umanità, raggiungendo però una certa totale dedizione. Leggere La Ricerca sarebbe equivalso a comprendere il mondo, sotto una nuova prospettiva, ripulendo ogni negatività della nostra anima con un bel lavaggio del corpo.
Credo che la metafora del lavaggio non sia casuale. Durante il lasso di tempo speso nei salotti parigini, ho davvero lavato la mia anima con estrema cura, assaporando il piacere di essere pura, pulita, scevra da ogni confusione cerebrale, quanto affascinata da ciò che i miei occhi assistettero. A quel bellissimo momento in cui Marcel divenne scrittore, inconsapevole di esserlo mediante l'interpretazione di alcune anime, combattendo la volontà mancata, la bassa autostima, la sua fragilità psichica e fisica, proiettato nel tempo che scorre velocemente e allo stesso modo travolge.
Considerato come il capolavoro per eccellenza della letteratura francese, leggere la Ricerca per intero si sarebbe rivelata una sfida: quanto sarei stata in grado di spingermi più in là? Ma la Ricerca non è stata solo una sfida, ma un bellissimo viaggio il cui significato è legato o intrinseco all’esperienza umana, prima fra tutti la memoria. Esempio di vita raccontata in ogni minuzia, in ogni forma o contrapposizione, in cui il reale avrebbe prevalso sul possibile, e per comprendere il mondo circostante sarebbe stato possibile capire o fingere di non capire. In questo modo sarebbe stato possibile delineare i contorni, gli effetti o gli elementi pittorici poiché l’arte si fonda sull’apparire.
Dal filosofo Henri Bergson attinse l’idea di tempo come elemento omogeneo, misurabile a cui Proust contrappone una durata interiore che è discernimento continuo. Ciò che ha a che fare col vissuto di una persona che lo caratterizza e crea il paradosso del cambiamento continuo nella conversazione, avrebbe equivalso a dispensare in forme abitudinarie qualunque aspetto normale. Sequenze di eventi o avvenimenti ordinati ma anche riflessivi sulla lettura, sulla memoria, sul tempo spesso legato ad altri poiché mediante esperienze negative sarebbe stato possibile giudicare, comprendere il prossimo, aggrappandosi all’arte e alla letteratura. Esplicare l’amore perduto avrebbe equivalso a conformarsi a qualunque idea di prigionia, di nichilismo, diretti nel presente ma persi nell’infinito e nell'inconsistenza, nella felicità dei riti e delle poetiche che si attacca la gente di mondo.
Questo quinto volume della Ricerca va continuamente alla ricerca di una sua identità in cui i sentimenti, quali la gelosia, divengono così forti e impossibili da scacciare come una condanna, contornati da un linguaggio in cui la realtà sembra prendere vita. Sterminare la memoria come principio volontario o involontario, in cui la percezione dell’insolito è un distillato assoluto posto al di là del tempo e del mondo, lo stesso tipico aspetto che i mistici scovano in Dio, e che Proust scova mediante arte trasmettendo realtà. Il tempo si posa come espediente per descrivere la nascita e la fine di un visaggio mediante l’attenzione di tante altre persone. Ed è proprio da questo sguardo che si posa che si crea un capolavoro che non dimenticherò tanto facilmente. Un mondo a sè così nitido e netto poiché inconsapevolmente diretto all'inseguimento di un uomo che va alla ricerca della sua identità in uno stato di grazia che intravede negli attimi fuggenti, fissando con le parole qualcosa ma nel cui cuore cova una certa speranza di scovare qualcosa di migliore poiché divorato dal tempo. La vita può essere scovata, interpretata mediante quel fanciullo che va alla ricerca della felicità assoluta rifiutando l’ineluttabile, conducendo alla vittoria sul tempo e sulla morte affermando noi stessi come esseri capaci di recuperare il tempo e la coscienza come unica parte intrinseca alla felicità. Ricordare equivale a creare, ricreare attingendo dall’infanzia è possibile scorgere l’eterno, l’universale. la verità ma non impelagata nel trovare una sua coscienza, una sua identità quanto resuscitando il passato, fissando la realtà transitoria.
Di tutto questo l’arte avrebbe offuscato quel velo opprimente che ricopre l’essenziale e la vera malattia di cui saranno affetti i personaggi di questo quinto compendio è il non saper guardare, ascoltare, toccare, gustare, nella constatazione che i sensi non saranno mai in grado di conferire un'immagine dettata dalla realtà, in cui ogni cosa è opaca perché rifiuta ogni limpidezza, ogni negazione di un colloquio fra materia e spirito. Disincantando le illusioni dell’amore spietate della moralità, concepita dal fondo di se stessa, faticando o trasmutando in qualcosa di intelligente come se estranea al mondo.
L’uomo aveva il compito di mettere in ridicolo ogni cosa. Rappresentando la derivazione di quel presente che si riflette nelle sue azioni, mediante un linguaggio che riconducono a quel ricettacolo di morte mortuaria per natura grazie alle reminiscenze di cui la scrittura non dovrebbe rappresentare qualcosa quanto instaurare rapporti. Sfuggendo ad esperienze che non appartengono solo al passato ma anche al presente e sono motivo di felicità perché cancellano ogni sensazione di perdita di tempo, ogni espressione di eternità e vittoria sulla fede e sul tempo.
La vita vissuta diviene finzione, scenografica di qualcosa che potrebbe tendere a recuperare quel passato inviolabile e irrecuperabile di cui fa sempre e continuamente testo questo quinto volume, sfuggendo al reale, realizzando un'architettura stilistica e metaforica che conferisce una rivoluzione fisica e morale. Una sorta di sapere architettonico e universale che funziona mediante leggi che hanno mosso e delineato un mondo meraviglioso, proprio come questo.
L’amore, nell’ansia dolorosa come nel desiderio felice, è esigenza di tutto. Non nasce, non sussiste se non resta almeno una parte da conquistare. Si ama soltanto ciò che non si possiede per intero.
Valutazione d’inchiostro: 5
Dovrei decidermi a iniziarlo sto Alla ricerca del tempo perduto; ottima recensione, grazie
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