Mi sono trovata su uno spazio grande e arioso. In una perpetua collisione fra passato e presente, scottature che si prendono involontariamente, il tutto dipanato in una storia che è una canzoncina. Una melodia composta da parole ritmate accompagnate da gesti delle mani. In un mondo che è stato modificato per sempre. Popolato da sventurati che sono sopravvissuti in atrocità viventi, deformi fino a diventare irriconoscibile, versione perversa delle rispettive forme vitali.
La storia era sempre la stessa. Il ragazzo/uomo si aggrappava a ricordi che non le appartenevano. Convivere con l'idea che ci sia qualcosa di tremendo, qualcosa che costringe ad annegare in un pozzo oscuro e profondo è come se un giovane principe, il principe dei suoi sogni, gli avesse rubato le ali e l'avesse costretto a sposarlo. Divenendo un brutto re.
Ma cosa c’è stato di bello e affascinante in questa storia?
Un popolo che si bea di menzogne ben intenzionate, che dovrebbero essere di conforto. Un ragazzo che si sente tagliato fuori dal mondo, sospeso nell'aria come un granello di cenere in controluce. La speranza che tutto può accadere e cambiare.
Titolo: We are the ants
Autore: Shaun David Hutchinson
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 504
Trama: Henry Denton sa alcune cose, e altre no. Sa che sua mamma, mentre fuma una sigaretta dietro l'altra, lotta per tenere assieme la famiglia. Che il fratello maggiore ha mollato il college e messo incinta la sua ragazza. Che la nonna ha l'Alzheimer e lui la sta lentamente perdendo. E sa che l'anno scorso il suo fidanzato si è tolto la vita. Ciò che non sa è perché gli alieni abbiano scelto di rapire lui quando aveva tredici anni e perché tuttora la notte lo prelevino dal suo letto per portarlo a bordo della loro astronave. E non sa neppure perché il mondo stia per finire e perché i visitatori dallo spazio abbiano dato proprio a lui l'opportunità di impedire la catastrofe premendo un bottone rosso. Eppure tutto ciò è successo e lui ha 144 giorni per decidere cosa fare. Il fatto è che Henry non è sicuro che il mondo meriti di essere salvato. Almeno fino a quando non incontra Diego Vega, un artista con un passato segreto, che lo costringe a mettere in discussione le sue convinzioni, il suo posto nell'universo, e a chiedersi se tutto ciò abbia davvero importanza. Prima di salvare il mondo, però, Henry deve trovare il modo per salvare se stesso. Ma gli alieni non gli hanno consegnato un bottone per farlo.
La recensione:
Anche questa lettura, come gran parte di romanzi che ho letto e che mi hanno affiancata, in questo 2024, oramai sempre più vicino alla fine, fu letta per una sfida. Ed effettivamente si rivelò davvero bella, in quanto ho potuto stare o risiedere, a seconda di come lo si voglia attribuire, su una baia che aveva le fattezze di un gigantesco cosmo, quasi dispersi, e dimenticati persino dallo stesso Dio, mediante cui i suggerimenti di chi mi tese la mano, una mano la cui stretta fu all’inizio alquanto violenta, stritolante, poi calda e morbida, mi aveva pescata, strappata dalla mia banalissima vita e condotta in una specie di navicella.. No, perdon.. Non ero a bordo di una navicella, ma è stato come essere trasportati in un mare di infinita bellezza, in mezzo a carcasse, specie di individui che erano riversi su strade o acciottolati fangosi, che tuttavia la marea, una brutta venuta aveva portato via.
E’ raro leggere romanzi di fantascienza, anche quelli moderni. Che cosa incredibile quello che fagocita, assorbe e poi espelle la mente umana; eppure questo romanzo fu una delle più belle scoperte di questo 2024. La varietà è grande, vasta e il rischio che possa incappare in qualche delusione è quasi sempre vicino l’angolo. Eppure a colpirmi è stato il modo per cui sono stata “preparata” a tutto questo. Così semplice, forse un pò troppo frettoloso all’inizio, ma in cui ho potuto bearmi, cibarmi di odori, sapori che fanno parte della gioia tipica di un lettore, quando incappa nella conoscenza di una storia per lui atipica. Ogni lettura, poi, esattamente come un piatto caldo e succulento, ha poi quel suo speciale valore che rende magico, più attraente il suo approcciarsi, il suo stare in sua compagnia. Una lettura da cui non ci si aspetta assolutamente niente, che giunge al momento perfetto e che come una cometa trascina in una splendida galassia, ha ossessionato comunque la mia esistenza. L’ha resa unica, incredibile, sbalorditiva, che persino certi eventi, certe situazioni che si ripeterono all’unisono apparvero sopportabili.
La lettura domina la mia vita, è una costante che coopera con la mia intera esistenza. Per alcuni potrebbe apparire come un’esagerazione, per altri come un espediente per colmare la monotonia. Per me, uno stile di vita, ed ora che sono sempre più vicina alla mia meta, al raggiungimento di certi obiettivi, l’idea di dovermene prendere una pausa, di discostarmi per qualche giorno, sembra inconcepibile… Ma necessaria! E We are the ants è stato necessario, identico all’esperienza di poter avviare un nuovo percorso di lettura.
Non era un semplice young adult, ma qualcosa di più, ho constatato mentre fui condotta all'interno delle sue viscere a spintoni, come un gregge di pecore irrequiete. E fortunatamente per me la sua anima risultò molto più familiare di quanto avevo desiderato. La storia che l’autore si porta dentro, che mi aveva reso prigioniera in un luogo in cui ho fatto perdere completamente le mie tracce, mi parve così bella, che immediatamente pensai di trovarmi dinanzi a un film che profumasse di "già visto", ma che mi spinse di qua e di là in più e diverse dimensioni, in un modo che mi ha consentito di osservarlo con i miei occhi. E ciò che alla fine mi permise di riconoscerla come originale nella sua stranezza fu l'improvvisa svolta che avvolse il tutto, come un bendaggio avvolto saldamente, un sudario non ancora completo con l'impronta di macchie dorate non ancora distinte.
La strada che mi si era snodata dinanzi mostrava una tranquillità inquietante. Non si avvertiva il minimo segno di distruzione, desolazione da nessuna parte, per cui supposi che la storia non fosse ancora completa per avanzare completamente verso il traguardo. Ma non fu completamente difficile volgere la mia più completa attenzione a Henry, perché non solo mi aveva incuriosita, ma nell'aria fluttuava il sapore famigliare delle cose dette e non dette. Solo così ho potuto viaggiare su una navicella, su uno sfondo cangiante di puntini luminosi, stelle e galassie lontane.
Nel titolo, estremamente evocativo, e nella trama - che unisce distopia e fantascienza -, ho scorto una storia che sfida qualunque legge metafisica dalle tonalità neutre, grigie, asettiche come una spoglia stanza. Diversa, originale nella sua eccentricità, scintillante e fulgida come stelle danzanti l'una accanto all'altra nel buio.
Un affresco della narrativa dello young adult realizzato non alla perfezione ma quanto da considerarlo ai miei occhi piacevole e godibile, composto mediante una sceneggiatura già vista prima: una nave modellata come una contea in miniatura, intrappolata in una palla di vetro. Una città ammonticchiata da un lato, con strade nette, ordinate, che formano una rete di isolati al cui centro sono impilati container che fungono da case e locali.
Una storia di forte impatto, abbinata a un titolo perfetto, in un viaggio sfavillante che galleggia entro i limiti della nostra immaginazione, trapuntato da pianeti e stelle, posto giusto per gente che ha bisogno di trovare la propria identità. Adolescenti che desiderano ritagliarsi un posto nel mondo, bramosi, irrequieti, giovani e inesperti, circondati da tecnologie avanzate, popolati da figure bizzarre che hanno dei sogni, speranze che si incontrano e si separano, corrono e oziano, deteriorati da entità oscure.
E' un romanzo che ha piena consapevolezza degli eventi, maturo, equilibrato, con uno stile giovane e fresco, che procede in maniera analitica e precisa ma non privo di quella mancata di libertà che comporta il restare chiusi in una solida cella.
Accozzaglia di eventi che per molto tempo erano rimasti nascosti e che una volta manifestati sarà impossibile tornare indietro. Leggendolo si ha la sensazione che un pezzo del nostro essere, prima vuoto e triste, durante il corso della lettura fosse stato riempito dalla luce brillante di questa storia. Lucente come splendidi gigli, infinito come l'avverso universo. Le emozioni vengono spente, il caos così come la guerra vengono gestiti da un leadership, anche se la sua identità è completamente avvolta nel mistero, e una crescente curiosità ci accompagna nella lettura, con le voci melodiche di Henry, la sua famiglia … e i suoi problemi. Lui, con i detriti trascurati dei ricordi del passato, cui sono state addossate importanti responsabilità, convive perennemente col disagio di sentirsi quasi sempre fuori posto, combatte sperando di poter scovare la propria identità, presto o tardi..
Impregnato da una sottilissima vena di drammaticità, è un romanzo semplice ma ipnotico che soddisfa già dalla copertina: uno splendido sole che tramonta ma anche sorgere, quando meno lo si aspetta. Avvincente. Intrigante che, per qualche giorno, mi ha reso passeggera di questa navicella letteraria.
Valutazione d’inchiostro: 4
Non conosco, ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te 😘
Elimina