La fine dell’anno, anzi, questi ultimi giorni, scandagliano giorni all’insegna del benessere, della quiete. Il tempo, comunque, scorre inesorabile, e, in una manciata di ore da che si accoglie il nuovo anno, prepararsi per salutarlo. La magia di questi attimi, come mi piace definire certi momenti, certe cose, ha a che fare non solo col periodo natalizio, quello in cui ogni cosa sembra possedere una certa lucentezza, conferire gioia e benessere nei cuori di chiunque, e come tanti altri anni si ripete, sfruttando di ogni attimo presente. La mia teoria è la seguente: la vita può riservarci anche delle gioie, e il segreto è saperle riconoscere. Eppure, come nella vita, anche per quanto riguarda il mio percorso di letture, quest’anno ce ne sono state alcune che hanno corrotto il mio animo. Forse scrivere << corrompere >> è un esagerazione, se non addirittura una cattiveria, ma ci sono state letture, lette nel corso di un anno, che hanno tentato di salvarsi ma inutilmente. Se ci penso, forse non erano letture adatte a me, che avrei potuto anche non leggere, ma, se non vissute, non sarei ora qui per potervene parlare.
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E l'autrice, in un romanzo che altri non è che una confessione sussurrata nel cuore della notte all'anima di chiunque, un urlo lanciato dalla soglia della nostra coscienza, non ebbe motivo di sospettare che questa sua opera ne fosse del tutto esente.
Titolo: Più gentile della solitudine
Autore: Li Yiyun
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 319
Trama: Cosa unisce Boyang, giovane immobiliarista rampante di Pechino, Ruyu, commessa e amica-factotum di ricche e annoiate signore californiane, e Moran, ricercatrice di laboratorio in una sperduta azienda farmaceutica del Massachusetts? O meglio: quale segreto del loro passato li divide e li tiene lontani? E quale ruolo ciascuno di loro ha avuto nella morte dell'antica compagna cui si apprestano a dare l'ultimo saluto? Per scoprirlo, Yiyun Li ci riporta all'agosto del 1989, due mesi dopo il massacro di piazza Tienanmen. E tutto parte dall'arrivo a Pechino di Ruyu, orfana e (segretamente) cattolica, mandata in città dalle prozie a iniziare la scuola superiore con la sua preziosa fisarmonica come unico capitale. Quando la ragazza entra da outsider nel quadrilatero, il caseggiato tradizionale dove ogni aspetto dell'esistenza si svolge in comune, in apparente armonia, le vite di Boyang e Moran iniziano a cambiare. E lo stesso vale per il destino di Shaoai, studentessa universitaria e dissidente, piena di rabbia repressa per una società che sembra aver già cancellato i fermenti e il desiderio di libertà di poche settimane prima. L'alternarsi della realtà della Cina di fine anni Ottanta con la contemporaneità, tra Pechino e gli Stati Uniti, scandisce le esistenze dei quattro protagonisti, avvolte da un'aura di malinconia.
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Un inizio e una fine, allusivo ma poco intrigante che ho visto come tracce di lotta, orme in cui ci si dispera a trovarne le origini, la sua essenza, il bandolo di una matassa ingarbugliata, in cui le risposte alle mie domande non sono state soddisfatte, l’incantesimo della lettura frantumato in un battito di ciglia.
Titolo: La meccanica degli spiriti
Autore: A J West
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 368
Trama: Belfast, 1914. Finita l’era vittoriana, Inghilterra e Irlanda sono scosse dai cambiamenti. L’inaffondabile Titanic è affondato ormai da due anni, e la morte che ha portato con sé ha alimentato la passione – diffusa specialmente nella classe media – per occultismo e spirisimo. Uomo di scienza ma tribolato da infiniti problemi economici, William Jackson Crawford fa parte proprio di quella stessa classe in ascesa. Ingegnere, professore al Municipal Technical Institute di Belfast, è certo che non appena terminerà di scrivere il suo nuovo libro il successo giungerà e, con quello, la fine dei problemi. A interrompere la sua tranquilla vita familiare, tuttavia, giunge la tragedia: la morte dell’unico figlio maschio spinge prima la moglie e poi William stesso nelle spire del circolo di Kathleen Goligher, giovane medium dagli straordinari poteri che impazza in città. Da uomo di scienza qual è, William non può mettere da parte lo scetticismo e la razionalità che accompagnano da sempre la sua esistenza, eppure non può neanche negare ciò che vede e sente: durante le seance, voci dall’oltretomba raccontano segreti mai svelati, riportando a galla traumi di un passato forse non così ben sepolto. Ben presto, dunque, la sua unica missione diventa provare la scientificità del soprannaturale: William Jackson Crawford diventerà l’ingegnere degli spiriti e il suo nome sarà ricordato per sempre. Quello che William non sa, però, è che sta per entrare in un gioco dove ingannati e ingannatori si scambiano continuamente di ruolo, fino a giungere a quella che potrebbe essere la fine… o forse solo un ultimo esperimento.
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Così algido, imperscrutabile, quasi privo di fondamento che non è solito nel mio temperamento, è stato motivo di biasimo da parte mia, perché, a quanto pare,sino a quando non giunse una lettera in cui lui esprimeva chiaramente il suo desiderio di abbandono, ne ignorava i motivi e le necessità. E senza questa missiva non comprendo perché, al di là di tutto questo, non si sia interrogata sul suo passato. Sul suo essere tanto medico quanto uomo, riproduzione di un dramma che, miscelato al mistico e al sentimentalismo, ha un ché di familiare ma inespressivo.
Titolo: Il paziente inglese
Autore: Michael Ondaatje
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 336
Trama: Sul finire del secondo conflitto mondiale, tre uomini e una donna si rifugiano in una villa sulle colline di Firenze. Al piano superiore giace, gravemente ustionato in un incidente d'aereo e accudito dall'infermiera Hana, il misterioso «paziente inglese». Dai suoi racconti, allucinati dalla morfina, riemergono l'amore travolgente per Katharine e le avventurose peregrinazioni nel deserto. Intorno alla sua convalescenza s'intrecciano le vicende degli altri abitatori della villa: Hanam Caravaggio, un ladro che lavora per i servizi segreti, e Kip, un sikh, abile artificiere. La memoria, i miti e le leggende dei quattro protagonisti, lacerati e turbati dall'esperienza della guerra, ripercorrono la storia di un'epoca, e ci permettono di giudicarla. Ma «Il paziente inglese» è soprattutto una grande storia d'amore, un sogno emozionante, animato da una trascinante tensione lirica, ambientato in un fragile Eden, troppo vicino all'Apocalisse.
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Ci si perderà nel labirinto del tempo, dei ricordi di cui è prigioniera e, vagando in una grande casa che è una specie di labirinto, cercherà quella stanza particolare dove passato e futuro formano una corda ininterrotta e infinita. Uno spazio in cui è sospeso un codice che nessuno ha mai saputo decifrare, un accordo che nessuno ha mai ascoltato.
Titolo: La collezionista di libri
Autore: Elisabeth Beer
Casa editrice: Sperlyng & Kupfker
Prezzo: 18, 90 €
N° di pagine: 400
Trama: Sarah va a caccia di libri, ma non solo. Colleziona mappe, ama i manoscritti e le vecchie carte geografiche, e si trova decisamente più a suo agio con le pagine stampate che con le persone. Dalla morte della zia Amalia, che ha cresciuto lei e sua sorella, Sarah vive da sola nella sua villa circondata da un rigoglioso giardino in fiore e da tantissimi volumi antichi. Infatti, ha deciso di portare avanti la passione della zia, rilegando libri e prendendosi cura della sua sterminata biblioteca, con l'unica compagnia delle sue amate tartarughe Bonnie e Clyde. Ma tutto cambia improvvisamente quando Benjamin, un giovane bibliotecario della British Library, bussa alla sua porta: ha bisogno di aiuto per rintracciare un'antica mappa stradale romana, un incarico che la zia Amalia aveva accettato poco prima di morire, ma che non era riuscita a portare a termine. Così Sarah decide di partire con Ben all'avventura a bordo della sua vecchia auto, in compagnia delle due tartarughe, alcuni atlanti polverosi e tantissime domande in cerca di una risposta. Inizia un viaggio che li porterà in Francia e in Inghilterra, nell'incredibile mondo dei libri da collezione e delle mappe smarrite, e sulle tracce del passato di Amalia. Un viaggio che forse cambierà per sempre le loro vite.
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Nulla di così memorabile, dunque, ma sicuramente che tiene su un meccanismo a dir poco affascinante per gli amanti del genere che tuttavia mi si è rivolto con un sorriso. Un sorriso che, per educazione e curiosità, ho ricambiato serbando però la speranza nel cuore di un prossimo incontro con la sua autrice. Un incontro che possa lasciare un segno nella sabbia del tempo, proprio come accadde qualche tempo fa.
Titolo: Nel buio della casa
Autore: Fiore Manni e Michele Monteleone
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 17, 90 €
N° di pagine: 295
Trama: C'erano una volta Noah, Allison e la loro nuova splendida casa. Potrebbe essere l'incipit di una favola. Invece è l'inizio di un incubo. Un horror tutto italiano con echi nel mondo del fumetto e una grande storia d'amore. 2015 . Tutto comincia con una stupenda e antica dimora di campagna e con i sogni di una giovane coppia, Allison e Noah, che progettano di costruire lì la loro famiglia. Ma le case, soprattutto le più belle, spesso nascondono segreti e, anziché un futuro, la casa regala loro una tragedia. 2019 . Noah scopre che altre case infestate, come la sua, sono sparse per tutto il suolo americano. Queste dimore sono state trasformate in trappole per fantasmi da un oscuro personaggio: l'Architetto. Noah si mette sulle sue tracce con un aiuto speciale: il fantasma di Allison che, per un'anomalia, o forse per amore, è rimasto legato a lui. Non basta una mano di vernice per contenere l'oscurità imprigionata tra le mura di questa casa.
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Un indagine che non ha mai fine, perché va oltre l'infinito, entro i limiti del possibile e del necessario. Qui dentro c'era qualcuno che protestava. Scalciava, impaziente e ossessivo. Ed io sapevo che avrei dovuto cogliere già prima questi atti.
Titolo: L’anno che bruciammo i fantasmi
Autore: Louise Erdrich
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 368
Trama: Nella primavera del 2020, mentre il mondo è in lockdown e Minneapolis vive giornate di rabbia e guerriglia urbana a seguito dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco, la protagonista Tookie, una donna di mezza età con un passato difficile e turbolento, si ritrova a fare i conti con l’inopinato ritorno sotto forma di spettro di una petulante cliente della libreria in cui lavora, morta di infarto poco prima. Mentre la tensione cresce in parallelo nelle strade della città così come nell’animo e nella vita personale della protagonista, Tookie scoprirà qualcosa su di sé e sulla propria storia che nella sua infanzia defraudata era andato smarrito. Un romanzo spiazzante e avvincente che impasta, fra lampi di black humour, ironia e abbacinanti sprazzi poetici, il tema della cultura tradizionale degli indiani d’America e quello dei diritti delle minoranze etniche, demolendo sistematicamente i luoghi comuni che dominano l’immaginario collettivo sui popoli nativi, cantando la passione e l’amore per la letteratura. Perché i libri, dice la Erdrich (che nella trama si riserva un sorprendente cammeo) contengono tutto ciò che vale la pena di sapere, tranne ciò che conta veramente.
L’uomo dovrebbe pensare con reverenza e con gioia per raggiungere i suoi obiettivi. Può riversare le sue ambizioni dal sogno, dalla fantasia ma deve essere consapevole che li raggiungerà solo se realistiche, intaccate e attaccate dalla memoria. Decostruendo quelle gerarchie sociali e di genere che descrivono un villaggio gallese in inverno e l’emarginazione delle donne nel periodo delle due guerre.
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Inappropriato e inopportuno nel contesto scelto, espediente attraverso cui mi feci fuorviare dall’idea che, da grande amante dei classici e della parola scritta, questa storia potesse essere una bella opportunità. Quanto uno specchietto per le allodole per chi ama i romanzi e spera di incappare fra le pagine di una storia che espugni l’amore per i libri, la letteratura, nonché stratagemma di marketing per indebolire i cuori più pulsanti.
Titolo: I divoratori di libri
Autore: Sunyi Dean
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 324
Trama: Nascoste in Inghilterra e Scozia vivono sei antiche Famiglie di divoratori di libri. Ultimi della loro stirpe, i membri vivono ai margini della società, nutrendosi di carta stampata e mangiando volumi di ogni genere ed epoca, e così facendo ne assimilano i contenuti. Tra di loro nascono sempre meno bambini, ma Devon Fairweather ne ha avuti ben due; solo che Cai, il secondo, non è un divoratore di libri, è un divoratore di menti: non consuma le storie, ma i cervelli e i ricordi degli umani. Prima che il piccolo possa trasformarsi in un flagello per la sua stessa famiglia, e non solo, Devon scappa, e trova rifugio proprio tra gli umani, in cerca di una cura per l'appetito di Cai mentre gli procura di che sfamarsi. Ma non ha più molto tempo: la Famiglia la reclama, e intanto ogni mente di cui il figlio si nutre gli porta via un pezzo della sua interiorità.
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Anche questa storia, esattamente come le altre in questo ultimo periodo, non è la migliore che possa annoverarsi fra i fantasy che ho deciso di affiancare, in questo sesto mese dell’anno. Di fantasy tuttavia non ne leggo più con la medesima frequenza, non mi considero più del <<target >>, eppure a volte mi piace discostarmi dalla mia comfort zone per varcare i cancelli celesti di una storia che so potrebbe non rivelarsi la migliore dei fantasy che gironzolano in questi ultimi tempi quanto poggiavano su un sistema magico deboluccio ma nel complesso soddisfacente. Ma non in questo caso ...
Titolo: Where the dark stands still. La foresta dell'amore eterno
Autore: A B Poranek
Casa editrice: Il Castoro
Prezzo: 24 € N° di pagine: 408 Trama: Liska sa che è la magia è mostruosa e che chi la pratica è malvagio. Ha fatto di tutto per sopprimere il potere che le sboccia nel petto, con conseguenze disastrose. Così, per liberarsene, fugge dal suo villaggio e si inoltra nella Driada, il pericoloso bosco-vivo, per rubare il mitico fiore di felce, che le permetterà di esprimere il desiderio di una vita senza magia. Oltre al fiore, però, nella foresta Liska trova il Leszy, il demone guardiano del bosco, che invece di ucciderla le offre un patto: un anno di servitù in cambio del desiderio del fiore di felce. Costretta ad accettare per non morire, la ragazza viene portata dal mostro nel suo fatiscente maniero divorato dal bosco, e qui comincia a intravedere il groviglio di segreti e fantasmi che avviluppano il suo ospite. Eppure, intrecciati al dubbio, iniziano a germogliare in lei sentimenti nuovi. Ma qualcosa si sta svegliando nella Driada, qualcosa di letale e senza pietà. Qualcosa che spaventa persino il Leszy. Qualcosa che non può essere sconfitto, se Liska non abbraccia il mostro che ha sempre temuto di diventare…
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Questo testo nacque dalla produzione e dalla realizzazione di fatti realmente accaduti nei primi anni del Novecento in cui i personaggi, come marionette manovrate da un abile doppiogiochista, si muovono come schiere di anime contrite e dannate che entrarono nella lotteria della vita senza dargli una certa importanza.
Titolo: La cuoca segreta di Frida
Autore: Florencia Etcheves
Casa editrice: Salani
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 600
Trama: Le donne della famiglia Cruz hanno tutte un destino: crescere da sole le loro figlie. Paloma lo ha imparato sulla propria pelle: di suo padre infatti ha sentito raccontare una sola volta, come un'ombra passeggera, l'avventura di una notte; un uomo senza volto e senza nome, di cui è meglio non parlare. Ma quando sua nonna Nayeli muore in una casa di cura a Buenos Aires, Paloma scopre che quello non è l'unico segreto del loro passato. In un ripostiglio, infatti, trova un rotolo di tela ruvida. Dentro c'è un dipinto, bellissimo, che ritrae una giovane donna nuda mentre fa il bagno in un fiume. Una strana macchia di vernice rossa copre però una parte della tela, come se qualcuno avesse voluto renderla indecifrabile. Ma ancora più misteriose sono le parole che Nayeli ha lasciato per la nipote: ‘La storia vale più del quadro. È la storia la vera opera d'arte'. L'indagine su quel disegno la ripoterà indietro di ottant'anni, sulle tracce di una ragazza messicana in fuga dalla casa paterna, che arriva a Città del Messico e grazie alle sue portentose doti culinarie trova lavoro a Casa Azul, dove Frida Kahlo vive da sola dopo il turbolento divorzio da Diego Rivera.
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L’utile come motivo di azione umana -, consegue azioni che scaturiscono da un principio misterioso. Da una demoniaca forza interiore di cui bisogna postulare l’esistenza, se si vuol spiegare il motivo per cui certi individui a volte agiscono come pazzi.
Titolo: Operatori e cose. Confessioni di una schizofrenica
Autore: Barbara O’Brien
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 19€
N° di pagine: 250
Trama:Immaginate di svegliarvi una mattina come le altre e vedere ai piedi del vostro letto tre figure spettrali, ma terribilmente vere - un ragazzino con un sorriso stampato sul volto, un uomo anziano dall'aria autorevole, che ispira fiducia, uno strano individuo con lunghi capelli dritti e neri, lineamenti femminei e un'espressione arrogante. E immaginate, da quel giorno in poi, di non poter più pensare liberamente, di diventare le cavie di un oscuro esperimento e non poter fare altro che eseguire i loro ordini. È quello che è accaduto a Barbara O'Brien, pseudonimo di una giovane donna che alla fine degli anni Cinquanta ha pubblicato questo libro: una delle più straordinarie testimonianze dall'interno di un delirio schizofrenico durato sei mesi, da cui miracolosamente, e con le sue sole forze, è riuscita a liberarsi. Ma chi sono quelle figure che ha visto materializzarsi nella sua stanza, e cosa vogliono da lei? Sono gli «Operatori», occhiuti guardiani che nel suo universo paranoide studiano, sorvegliano, escogitano sempre nuovi modi per esercitare potere sulle loro vittime, le «Cose», a cui non resta che guardare e aspettare. Eppure, usciti insieme a lei dalla cronaca del suo delirio, ci sembra di avvertire una strana affinità fra l'operare di quelle feroci e persecutorie presenze e la struttura stessa su cui si regge il mondo chiamato «normale».
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Freddo e silenzioso come la solitudine, alla fine, il bello della sua lettura, sta nell'epoca in cui è ambientato. In un mondo senza armonia e amore, che ha segnato i momenti più belli della sua lettura. Non potendomi connettere a un livello così intimo da poter esserne travolta.
Titolo: Lily. Storia di una vendetta
Autore: Rose Tremain
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 19, 50€
N° di pagine: 272
Trama: Appena partorita, in una notte d’inverno del 1850, la piccola Lily è stata abbandonata ai cancelli di un parco londinese, in balia dei lupi e del gelo notturno. Salvata per caso da un agente di polizia, ha conosciuto per breve tempo il conforto di una casa, prima di essere rigettata nel crudele mondo delle istituzioni vittoriane. Ad attenderla, ora che è cresciuta, c’è la salvezza o la rovina? Cosa accadrà quando l’uomo che le fa battere il cuore scoprirà che Lily è un’assassina? C’è chi passa la sua prima notte di vita in una morbida culla, circondato dall’affetto dei genitori, e chi invece no. Lily Mortimer è stata infilata in un sacco e lasciata ai cancelli di un parco, esposta al gelo e alle bestie feroci. Si è salvata solo per il passaggio fortuito di un giovane agente di polizia. Affidata alle cure amorevoli di una contadina, ha trascorso i suoi primi sei anni di vita tra i luminosi campi del Suffolk, ma poi, come prescritto dalla legge, il grigiore di Londra e la freddezza dell’orfanotrofio l’hanno reclamata indietro. Punizioni, cattiverie e soprusi sono stati a lungo la quotidiana ricetta del Foundling Hospital per soffocare ogni ribellione di Lily e degli altri bambini orfani e indigenti come lei. Ora, a quasi diciassette anni, la giovane è finalmente libera e, grazie alle sue doti nel cucito, ha un impiego gratificante in un emporio di parrucche. In più, un sorriso gentile ogni domenica in chiesa la conforta: che il futuro le riservi finalmente l’attesa serenità? Ma il passato non allenta la morsa su di lei. La assillano sempre gli stessi orribili ricordi, il senso di colpa e la paura della forca. Perché nessuno ancora lo sa, ma Lily è un’assassina...
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Un romanzo che non spicca per bellezza ne resterà immemore nella mia fervida immaginazione, ma che oltrepassa quella barriera invalicabile dell'insoddisfazione umana. Ci parla di sentimenti, di esperienze conoscitive, dell'amore come un sentimento dolce, sensibile e toccante in cui ho potuto appropriarmi del cielo di un'altra nel momento del suo più grande sconforto.
Titolo: Il grande magazzino dei sogni
Autore: Mi Ye Lee
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 18,50 €
N° di pagine: 204
Trama: Penny è in grande trepidazione: sta per avere un colloquio con il famoso signor Dollagut, l’illuminato proprietario del Grande Magazzino dei Sogni, il negozio su quattro piani più ambito della città. Un posto del tutto singolare dove si accede solo da addormentati e dove si vendono solo sogni. Sogni di ogni tipo, per tutti i gusti, organizzati per sezioni: sogni legati ai piccoli piaceri della vita o ai ricordi di momenti speciali, sogni esclusivi che permettono di incontrare chi non c’è più, sogni dedicati ai riposini di animali e bambini, edizioni limitate e bestseller senza tempo venduti a prezzi speciali. Dopo un colloquio enigmatico in cui Dollagut la interroga sul significato dei sogni, Penny viene assunta, ma l’euforia cede il passo allo sconforto quando si trova letteralmente travolta dalla quantità di clienti che ogni giorno assalta gli scaffali del grande magazzino. Mentre impara a orientarsi affiancando i colleghi più esperti, scopre anche il segreto che rende il Grande Magazzino dei Sogni un luogo così speciale: la magica funzione che ogni sogno porta con sé, la capacità di risvegliare emozioni sepolte, di far vivere sensazioni mai provate, e molto spesso di far superare traumi, come un lutto o la fine di una storia d’amore. Tra i clienti a caccia di sogni Penny incontrerà Jeong A-young, che si rifugia nei sogni per sfuggire alla solitudine, alla ricerca di una scintilla che possa scaldarle il cuore, o Hyeon Jong-seok, che nei sogni cerca la conferma di essere di nuovo pronto ad amare. Imparerà che un sogno premonitore, come quello di avere un bambino, è una piccola incursione nel futuro, e che persino gli incubi sono preziosi alleati per superare un momento critico della vita.
Il Grande Magazzino dei Sogni è il romanzo che ha conquistato il cuore dei lettori coreani; un’incantevole favola contemporanea ricca di saggezza che celebra il potere misterioso dei sogni, capaci di influenzare le nostre scelte, anche se spesso non lo sappiamo.
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Corpi senza vita che apparentemente conducono la vita di un qualsiasi normale adolescente che, checché sostengono gli altri lettori, annoiano. Non ammaliano per il loro incarnato e la loro bellezza nè lasciano un segno inconfondibile del loro passaggio.
Titolo: I 100 amori di Giulietta
Autore: Evelyn Skye
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 396
Trama: È una gelida, incantevole serata invernale in una piccola città dell'Alaska quando Helene e Sebastien si incontrano per la prima volta. Peccato che non sia veramente la prima volta. La loro storia la conoscono tutti, ma non è andata proprio come l'ha raccontata Shakespeare.
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Quello di Keiko non è romanticismo. E nemmeno una forma di sentimentalismo. Fra le sue pagine batte un cuore giovane che è uno specchio perfettamente terso. Dove chi legge può semplicemente specchiarsi, trovandovi solo quanto vi si riflette. Non sforzandosi nemmeno di pensare. Ma, disgraziatamente per me, insufficiente per definirsi carino o accettabile.
Titolo: 108 rintocchi
Autore: Yoshimura Keiko
Casa editrice: Piemme
Prezzo: 16,90 €
N° di pagine: 176
Trama: «Ma io aggiusto solo finestre, tetti... oggetti qualunque.» Il maestro sorrise: «Credo tu faccia molto di più, Mamoru. In tanti momenti ci hai restituito il coraggio di continuare questa vita. Ci hai comunicato la fiducia nel fatto che le cose potessero andare a posto, che tutto, in un modo o in un altro, si potesse aggiustare». Tutto si guasta, si incrina, invecchia, si rompe. Sohara Mamoru, che è nato sull'isola più piccola dell'arcipelago di Izu ed è il tuttofare della comunità, lo sa. Durante i tre giorni che precedono il Capodanno, si svolge la storia di un uomo che ha sempre messo davanti alla propria realizzazione la felicità altrui. In quella goccia di terra sovrastata da un vulcano dormiente e coperta da boschi di camelie, Sohara sogna (e di nascosto realizza) piccoli atti magici. Aggiusta case, guardrail, lampioni e, insieme, persone. Sono i giorni in cui in Giappone tutti si affaccendano per pulire, mettere a nuovo le stanze e accogliere così l'anno che viene, accompagnato dai 108 rintocchi delle campane dei templi. Sono le 108 passioni umane da cui liberarsi per raggiungere il Nirvana, secondo la religione buddhista: 107 rintocchi prima della mezzanotte, uno subito dopo. Mentre le stradine dell'isola si riempiono del profumo dei cibi tradizionali, le uova di aringa, i fagioli dalla buccia nera e brillante, il riso dai grani rossi delle grandi occasioni, Sohara incontra Kodama e i tasti guasti del suo pianoforte, Nozato che si sa immaginare solo a bordo di una bicicletta, il maestro Kawakami cui scivolano dalle mani oggetti che Sohara, suo allievo, di nascosto aggiusta e restituisce alla casa. Ciò che Sohara non sospetta però è che, in quei giorni profumati di pino e pasticcio di pesce, giungerà per lui dal mare una lettera: porterà con sé una tremenda notizia da Yamada, figlio dannato dell'isola. Accadrà proprio nell'attesa di un Capodanno che, per la prima volta, gli racconterà chi sia lui per la comunità e quanto il senso della vita non stia in tutte le possibilità che essa offre ma nella scelta di una sola. Nella notte dei 108 rintocchi, arriverà per Sohara il tempo non più di dare ma di ricevere.
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Un opera che non nasconde un certo fascino, in cui ho trovato nozioni e concetti concerni al secolo. Gambarini ha indubbiamente tessuto una trama affascinante, ma confusionario e povera di emotività. Scevra di passione, fremiti di autoaffermazione dell'anima, rabbia o follia. La sua voce non arriva dritto nei cuori di chi legge, nè esamina i burattini di questo teatro allestito dalle sue parole.
Titolo: La papessa di Milano
Autore: Livio Gambarini
Casa editrice: Piemme
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 688
Trama: 22 gennaio, Anno Domini 1277. Dopo quindici anni di guerra civile, un corteo trionfale entra a Milano e culmina nella piazza innevata di Sant'Ambrogio. È l'inizio di un periodo di splendore per il giovane Matteo Visconti, che con determinazione punta alla grandezza come signore della città. A sostenerlo e consigliarlo c'è Maifreda Pirovano, sua cugina e amore giovanile, che ha rinunciato ai privilegi aristocratici per mettersi al servizio di Cristo e degli oppressi. Ma le braci dell'odio non sono sopite, e gli antichi nemici attendono solo l'occasione giusta per infrangere quel sogno dorato. Guido della Torre, erede in esilio degli antichi signori di Milano, e l'astuto Cassono tramano da lontano per riguadagnare il potere perduto. E il fremito spirituale che serpeggia nelle strade e raccoglie adesioni perfino nelle case dei Visconti potrebbe rivolgersi a loro vantaggio. Da qualche tempo, infatti, i Figli dello Spirito Santo vanno predicando qualcosa che non si è mai sentito prima. Parlano di parità tra uomo e donna. Parlano della necessità di rifondare la Chiesa. Parlano di una Papessa. Livio Gambarini ci conduce con maestria tra intrighi politici e ideali religiosi, rendendoci spettatori privilegiati del più drammatico processo inquisitorio che il medioevo lombardo ricordi, e ci fa rivivere la durissima scelta tra ciò che è giusto e ciò che conviene, tra dovere e ambizione, tra chi si ama e chi si può sacrificare.
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In una realtà parallela in cui la magia prosciugherà in modo gradevole e spietato ogni cosa, ho interpretato e letto questa storia pensando che al suo interno ci fosse racchiuso la magia di cui io necessito per sopportare la mia esistenza. L'autrice non è stata in questo caso una sarta sufficientemente abile da collezionare illusioni su misura per lettori disincantati, come la sottoscritta. Tuttavia, con questo romanzo d'esordio, ho avuto modo di fantasticare, svelando la bellezza di un mondo ancora spoglio, molto meno bello di quello che i miei occhi mi avevano mostrato.
Titolo: The hex ex
Autore: Erin Sterling
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 348
Trama: Mai mescolare vodka e magia. Nove anni fa, Vivienne Jones ha curato le ferite del suo cuore come qualsiasi giovane strega: vodka, musica strappalacrime, fiumi di bagnoschiuma... e una maledizione lanciata all'orribile ex fidanzato. Quando Rhys Penhallow torna a Graves Glen, Georgia, Vivi si accorge subito che i guai in cui il giovane incappa sono frutto del suo sortilegio non proprio innocuo. E in una ridda di giocattoli indemoniati, fantasmi furibondi e gatti parlanti, Vivi e Rhys devono trovare il modo di spezzare l'incantesimo prima che sia troppo tardi.
Mai letto uno; ottimo post, grazie
RispondiEliminami piacciono molto questi post, non ne ho letti nemmeno uno, ma ne ho alcuni in lista, a questo punto chissà
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