Adesso comprendo i motivi per cui ho desiderato leggerlo. Era
questo il luogo che avrei voluto esplorare e da dove nacque il mio puro
interesse, senza il quale non credo sarei giunta qui. Quando La ferrovia
sotterranea vinse il premio Pulitzer, oramai due anni fa, ero una lettrice che
si cibava esclusivamente di romanzi di narrativa senza aver le giuste doti per
comprendere affondo la realtà che mi circondava. La vita però ti porta dinanzi
a scelte che in un certo senso ti cambiano.E ogni volta che mi guardo indietro,
i pensieri che tartassavano i miei pensieri non avevano la stessa natura di
adesso. Ma questo fu molto tempo fa. E, crescendo, ho preso direzioni diverse. In
parte, mi sono allontanata da certi porti sicuri che credevo solidi. E da ciò
mi ha permesso di conoscere Colson Whitehead ed interpretare la sua anima. Ciò
che racchiudono le pagine di questo romanzo è un tema che non avevo mai
approfondito, e sapevo di doverlo fare, prima o poi. E il momento giunse nel
momento in cui meno me lo sarei mai aspettata, crudo, forte e senza preamboli.
Titolo: La ferrovia sotterranea
Autore: Colson Whitehead
Casa editrice: Bigsur
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 376
Trama: << La ferrovia sotterranea
>> è il nome con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete
clandestina di militanti antischiavisti che nell’Ottocento aiutava i neri a
fuggire dal Sud agli stati liberi del Nord. Nel suo romanzo storico dalle
sfumature fantastiche, Colson Whitehead la trasforma in una vera e propria
linea ferroviaria operante in segreto, nel sottosuolo, grazie a macchinisti e
capistazione abolizionisti. E’ a bordo di questi treni che Cora, una giovane
schiava nera fuggita dagli orrori di una piantagione della Georgia, si imbarca
in un arduo viaggio verso la libertà, facendo tappa in vari stati del Sud dove
la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata
da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie,
riuscirà a guadagnarsi la salvezza?
La recensione:
Molto
difficile recensire certi romanzi, specie nei momenti in cui attanagliano le mie
viscere. E quando ho decifrato le parole con cui sono state scritte queste
pagine, scoprì che era valsa la pena attendere così tanto. Sono state raccolte
frammenti di storia Americana, isolate nelle vicende di una giovane donna,
Cora, priva di valore ma esaminata con cura, che con una certa forza e un certo
vigore sfiorò la mia anima con estrema cura. Queste annotazioni si sono
rivelate perfette per creare una storia realistica, politico o sociale il cui
obiettivo consistette nella costruzione simbolica di una ferrovia, che concedesse la
concretezza, la validità di certi valori che si credevano perduti. Colson Whitehead
parte da una base limitata di fatti: la formazione del popolo di una razza
completamente diversa dalla nostra, ma non da quella dell’autore, la reclusione
della sua figlia di carta, il suo sentirsi inadatta e prigioniera, una trama
che prometteva una narrazione dallo stile aulico ed importante che tuttavia non
ha mancato nel scovare una via d’uscita. Vicende in cui il presente è
perfettamente attinente al passato, e che mi hanno particolarmente colpito. Avevo
sempre immaginato che la chiave di una buona storia, che producesse un buon
lavoro, fosse l’osservazione ravvicinata di certi particolari. Più accurato il
rivelamento, più positivi i risultati. La premessa era che il comportamento
individuale talvolta è incomprensibile, e per certi atti d’incomprensione,
dietro l’infinita facciata di gesti, ci siano coerenza, ordini, moventi. Nel
caso de La ferrovia sotterranea si
lotta affinchè possano essere portati a galla certi elementi che sembravano
quasi scomparsi, e il suo autore evidenzia tutto ciò non potendo non sentirsi
più vicino di quando mi misi sotto le spoglie di Cora. Ho vissuto la vita di
questa forte e coraggiosa donna di colore, camminando al suo passo, vedendo
quello che lei vedeva, e la sola cosa che provai nei suoi riguardi fu empatia. Invece
di diminuire la distanza tra me e lei, avevo visto come le nostre anime si
fossero incontrate a vista d’occhio.
Quello
di Colson Whitehead è un piccolo segno, tracciato nelle pagine bianche della
letteratura contemporanea, che rintraccia quei bruschi comportamenti compiuti
nel corso della sua esistenza dall’individuo, con un registro completo dei
movimenti di una giovane donna cui è stato davvero difficile non poter
rispecchiarsi. Il risultato fu, che sebbene la mancata emotività di certi fatti
descritti, l’autore ha vagliato i confini di un territorio non propriamente
sconosciuto ma in cui ci si avventura con una certo slancio. Il disegno
ritratto assomiglia a molti stati immaginari che rappresentano il viavai, l’emigrazione
di certi poveri contadini, schiavi o latifondisti, che nella loro imperfezione
fanno parte di una certa totalità, una certa universalità. Un disegno da cui è
davvero impossibile non concepire riflessioni forti o spietate, forme astratte
collegate da un minuscolo ponticello gettato dall’autore nell’atto di costruire
una ferrovia che rifletta ciò che più si desidera. Uno scarabocchio senza
senso?
In
atti sovversivi che non tralasciano alcun dubbio su ciò che successe in
America, La ferrovia sotterranea è un
romanzo di rivolta, una perpetua conquista alla fuga o alla libertà che mi
rammarico non aver scoperto prima, non tanto per l’importanza del tema trattato
quanto per l’anima che vi è racchiusa in questa storia. Un anima semplice,
devastata, svezzata che rifacendosi al passato si proietta in avanti. E giunge
alla fine solo dopo aver intuito il principio.
La
cosa più logica, naturalmente, era di continuare a proseguire nel sentiero che
avevo imboccato. Il rischio era alto, ma dedicare del tempo prezioso a Colson Whitehead
ha alimentato una scintilla che inizialmente credevo si affievolisse. Ultimo
bacio di un condananto, il commiato a una via di redenzione o libertà, che mi
ha resa un piccolo involucro trasparente senza peso, senza anima, soffiata come
una canula dal primo vento, da certi tipi di letture si imparano
inevitabilmente tante cose. E, uno fra tutti, quanto i gesti impuri sono
talvolta atti di oscenità.
Valutazione d’inchiostro: 4
Libro dalla storia interessante e particolare; ottima recensione
RispondiEliminaTe ne consiglio la lettura, Benedetta :)
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