Ultimamente le mie letture mi tengono in tensione , diciamo così. Leggere qualcosa che si discosta dalla mia comfort zone, a volte, può essere un buon espediente per lenire la nostra anima. Valicare cancelli celesti in cui lo splendore a cui si presta poi attenzione, sebbene non in sintonia con ciò che il nostro cuore desidera, fungono da motivazioni o espedienti per raccontare qualcosa. Una guerra, una storia d’amore, qualcosa insomma che alla fine lasci un segno del suo passaggio. Questo testo, che, lo ammetto, l’ho letto esclusivamente per la bellissima copertina, esplica un certo amore per la famiglia, le tradizioni, le unioni strettamente coniugali,e in particolare, la sua patria. La sua autrice, originaria del messico, dipinge un quadro non propriamente bello per i miei gusti in cui i vasti echi al realismo di Marquez, a La casa degli Usher di Edgar Allan Poe e la cultura messicana, cade in mano a una fitta rete di segreti, misteri in cui raccapezzarsi, comprendere qualcosa, fra passato e presente, è stato davvero difficile. Perchè caotico, nostalgico e un pò angosciante tipicamente pregno di magia ed esoterismo che, per i miei gusti ha prodotto solo tanto rumore. Il problema di questo testo, se così lo si può definire, è che a differenza degli ultimi testi che ho recentemente recensito, poggia su un sistema letterario solido, concreto, valido ma si perde in rimasugli di vita passata, lontana, in caotiche scenate famigliari, quasi dividendo i numerosi elementi di questa famiglia anziché legandola. Perché tutti desiderano solo un’unica cosa: Madame Orquidea deve morire. Desiderio, sospiro che, giunta ad un certo punto, ho esalato anche io.
La recensione:
Alla luce degli ultimi eventi, questo salotto letterario virtuale ha ospitato romanzi non propriamente soddisfacenti che, per coincidenza o come ripicca da parte di qualche divinità sconosciuta, mi si sono aizzati contro. Resta sempre, alla fine, un forte senso di aspettativa, dispiacere perchè la fioca luce che aveva illuminato il mio spirito, i miei occhi, se prima era stata alimentata dalla novità della storia, alla fine si perse fra i folati di un vento impetuoso e improvviso. Il profilo di qualche autore o qualche autrice intarsiato sulla pila di una torre di romanzi ancora da leggere e vivere che passano di mano in mano e di mese in mese e la tacita promessa che le loro storie, così tanto attese, possano soddisfare, regalarci più di una semplice emozione.
Rimasi un’oretta a godere di quell’ovattato silenzio che generalmente mi circonda, quando devo riporre i miei pensieri, il cursore di word che lampeggia, una pagina bianca da riempire di ricordi, di pesi dell’anima, di dolore, gioie o delusioni. Tornando alla mia vecchia vita ero come riconciliata con il mondo e mi viene solo da sorridere a vedere che, ancora una volta, ero stata travolta dal brusco tepore della delusione.
Forse questa lettura mi aspettava, o ero io che l’aspettavo, e mi chiesi se lasciarsi andare così facilmente a qualcosa che effettivamente era necessario conoscere a fondo, avrebbe dovuto farmi fare il giro della città - quella della mia anima - prima di portarmi fra le braccia di questa storia. In una fatiscente dimora, così lussuosa ma dispersa fra le campagne verdeggiante degli Stati Uniti d’America che avrebbe dovuto conferire un certo senso di libertà, frescura. Davanti alla residenza di Orquidea Divina non ho potuto fare a meno che restare sbalordita, ripiegata nel suo grembo come una piccola cellula dentro un organismo. Ma mi sentì, dopo un pò come dispersa. A bordo di un’astronave che scivolava nello spazio fra passato e presente, fin troppo velocemente per i miei gusti, ma senza più il bisogno, una volta di esserci salita e poi scesa, di risalire o restarvi per più di qualche pagina. Realismo magico e stregoneria avrebbero potuto essere quelli giusti ingredienti mediante cui avrei potuto adornare il mio spirito, affascinarmi a tal punto da, tenace, divorare le pagine come se animate da volontà propria. Quanto saltarle, giungere furiosamente all’epilogo perchè la tortura, la condanna imposta fu troppo lenta, troppo netta per essere metabolizzata. Continuò ad appassire in mezzo a tanto verde. A tanti fiori, tra stanze luminose e odorose, lasciandomi però cogliere solo da immagini sconnesse: corpi nudi che nel cono di una luce che divenne sempre più fievole confubaloro di eredità, morte, passione e vita, sfrecciando poi via come ratti spaventati.
L’eredità di Orquidea Divina mi vide risiedere, come un sogno, contenta, entusiasta, sulle prime, poi buttare giù queste poche righe con rammarico e dispiacere << dimenticando >> la gioia provata all’inizio…. o forse trattasi anche di illusione? Fossi stata preparata prima avrei ottenuto qualcosa. Cosa? Ancora non so dirlo, ma sicuramente non ci sarei rimasta così tanto male.
Il fattore, anche se il mio stato d’animo al principio era molto diverso da adesso, ora rivela un grande dispiacere per essere incappata in una delusione; cosa avrei dovuto fare se non vi ho riscontrato alcun coinvolgimento emotivo? Colui che ha scritto e preparato a puntino questo macchinoso marchingegno che circonda le mura di Quattrofiumi si congratuló con Agatha Christie, Arthur Conan Doyle per la fine di tante incertezze e lo rivela dimostrandolo mediante la stesura di questo romanzo. Confessando che, non appena aveva estrapolato questa idea dal nulla, anni di duro e intenso lavoro gli permisero di intuire che questa sarebbe stata la scelta più adatta per un amante di gialli. Gli era apparso così eccezionale, quando gli venne in mente la “giovane” Orquidea Divina, che avrebbe potuto vantare di un discreto numero di lettori. E, sicuramente, sarà così.Ma la parte restante ricorda come i romanzi doyliani o christiani non si mostrano così compiacenti o graziosi al pubblico per il loro bell’aspetto o il loro modo di porsi. Piuttosto il modo per cui si avvicinano al cuore del lettore. L'eredità di Orquídea Divina aveva tutta l’aria di un ulteriore sviluppo di fantasia, massima letteraria fortemente sentita e ben studiata, ma sorretto da una certa conoscenza pregna di realismo magico che scorre lentamente, quasi agonizzante, senza il senso di una volontà propria.
E le parole, seppur messe su sufficientemente bene, la cui natura era vastamente classica ma non brillante, aveva cominciato a spegnersi nel momento in cui subentrano alcune concezioni fantastiche, comuni nella letteratura fantastica e a coloro che si approcciano a questo tipo di romanzi sentendosi più uniti al suo autore che ai propri amici; così sono scivolata in questa passiva accettazione di questo progetto suggerita dall’autrice, prettamente disconnesso al mio stato d’animo.
Tuttavia i romanzi baldanzosi, quelli cioè che dovrebbero avere molto più di quel che si crede, a me non piacciono. In realtà, non mi piace dover ‘implorare‘ in un cambiamento. Da lettrice accanita e appassionata non mi tiro mai indietro, dinanzi a una sfida, qualunque essa sia, cosa che poi ha le sue conseguenze. Ma ciò che non avevo ponderato fu il fatto che la mia anima non si sentiva appagata. Per niente emozionata o esaltata, malgrado le logiche dimostrazioni dell’autrice e delle necessità che inducono la sua protagonista a svelare questo arcano, vi fu in verità un elemento di precipitazione in questo caso, come mi apparve alquanto evidente dopo un centinaio di pagine. Avrei potuto amare moltissimo L'eredità di Orquídea Divina, ma forse i miei sentimenti al riguardo erano troppo ideali e fantastici che non si sono sposati per nulla all’aura distaccata e fredda dell’autrice. Così credetti che, a una vita travagliata, ricca di sfarzo e ricchezza, potessi trovare dietro le quinte un fascino come quello osservato in questa creatura che avrebbe potuto essere idilliaca.
Il segreto sta in quel pizzico di temerarietà mancata di questo romanzo e al suo carattere troppo caotico e particolare che mi sono vista poco coinvolta per alcuni elementi negativi di questa storia. Primo fra tutti, la piattezza di alcune scene. Lo stile non sempre semplice e architettonico. Un puzzle che quando sembra trovare il suo pezzo mancante si frantuma nuovamente in mille pezzi.
Le mie domande erano troppe, senza alcuna risposta. La sua voce mi è apparsa come un grido che ha la parvenza di una condanna. Potevano semplici parole incastrarmi al punto di stimolarmi, ridare equilibrio a ciò che effettivamente non ne ha, e saggezza, a una massa instabile di pelle e ossa che lentamente hanno cominciato a vagare verso la riva dell’assurdo? Per quanto mi riguarda, no. Assolutamente no! E tutti gli indizi che mi suggerì il mio istinto ebbero effetti devastanti. Rivelarono qualcosa che mi intristirono, delusero, desiderosa di non protrarre più di tanto il mio soggiorno.
Ho potuto riconoscere come ognuno di questi personaggi sia legato fra loro, come essi indossano continuamente una maschera, poiché frammenti di una stessa anima, responsabili di ogni peccato subito. Ma nulla mi ha resa assuefatta dalla linfa vitale di questa storia, nulla per non essere accecata dall’aura luminosa dei protagonisti. Nulla che mi facesse scorgere anche un briciolo di emozione, insinuandosi nel mio cuore come piccole crepe.
Una trama imperfetta, ma studiata per benino, che è un'oscura dichiarazione d’amore al passato, alla famiglia, ai legami, nella frenetica confusione di vicende che non hanno una vera e propria natura. Una tela fin troppo accesa, che prende vita in un soffio ma che non divora da dentro per come pensavo. Un vertiginoso labirinto che disgraziatamente per me mi ha resa impossibilitata nel contenere la mia insoddisfazione per la sua lettura.
Valutazione d’inchiostro: 2 e mezzo
Sembrava interessante, peccato il voto basso; grazie comunque per la recensione
RispondiEliminaGrazie a te 😊😊
EliminaSicuramente non è bello quando una lettura non ti coinvolge emotivamente. Grazie per aver condiviso le tue opinioni con tutti noi. Un cordiale saluto :)
RispondiEliminaGrazie a te 😘
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