Anche la scrittura, a dispetto di ciò che può sembrare, è un’arte. Una forma espressiva mediante cui innumerevoli scrittori, autori hanno espresso un tipo di libertà senza limiti che solo il piacere intrinseco della parola scritta può conferire.. e l’importante è capirlo. Perchè io che leggo così tanto, un tempo lo facevo esclusivamente per diletto, sono consapevole che la scrittura può frantumare ogni barriera, è un paese immenso da cui è possibile attingere a tante cose. E queste cose da cui attingo quasi sempre infervorano il mio spirito, facendomi dimenticare, anche se per poco, che, alla fine, si tratta quasi sempre di finzione, immaginazione e che la realtà nuda e cruda è molto più ingestibile di quel che sembra. Un tempo lavoravo molto col cuore, ma l’età adulta mi ha lasciato un bagaglio di esperienze in cui inevitabilmente bisogna ragionare con la testa per comprendere… Eppure il sole sorge sempre da una prospettiva migliore, illumina forme o archetipi architettonici di nozioni grammaticali che, messe di traverso o lungo una corrente di parole, presto o tardi domineranno il mondo. Lasceranno un segno indelebile sul cuore, delle splendide vedute artistiche, messaggi che in relazione col mondo circostante sono allegorie ad una vita migliore, più accessibile di quel che si crede.
Una miriade di situazioni forti, passionali, che trascinano in un turbinio di emozioni inspiegabili, attraverso una sorta di monologo interiore che mette a nudo l'anima dei protagonisti. Un harem fatto di lettere che tuttavia prende vita, ci divora da dentro anche solo per poco tempo, pochi secondi. Impressi nella nostra anima, e già conoscerlo a memoria.
Titolo: Il delta di Venere
Autore: Anaïs Nin
Prezzo: 12, 00 €
Casa editrice: Bompiani
Trama: Un misterioso collezionista di libri nel 1940 offrì a Henry Miller cento dollari al mese per scrivere dei racconti erotici. Miller cominciò entusiasta, ma si stancò presto e passò l'incarico all'amica Anais Nin che aveva bisogno di soldi. "Cominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità" ricorda Anais Nin. "Passavo giorni in biblioteca a studiare il Kama Sutra, ascoltavo le avventure più spinte degli amici.. Tutte le mattine, dopo colazione, mi sedevo a scrivere la mia dose di pornografia..." Solo ogni tanto riceveva una telefonata dal mandante. Una voce diceva: "Va bene. Ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri sul sesso." Nacquero così questi racconti erotici che si possono meritatamente annoverare tra le opere della letteratura erotica di maggior successo.
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Il trionfo dell'amore è maggiormente efficace dinanzi alla sorpresa noiosa e impolverata della realtà. E' un romanzo genuino e scorrevole, nonché il vano tentativo di un cuore fragile incline alla malinconia, che ci parla dei pensieri, dei desideri di un uomo solo e incompreso riposti sulla carta come slanci di puro amore.
Una lettura sentimentale che si divora in una manciata di giorni. Un romanzo che traccia il labile confine fra sogno e realtà, in cui si instaura nell'immediato una certa intesa. Una complessa e acuta metafora sulle speranze o sulle delusioni in cui la felicità, la comprensione rimangono sospese nell'aria come bolle di sapone.
Titolo: Lettere a Milena
Autore: Franz Kafka
Casa editrice: Oscar Mondadori
N° di pagine: 319
Prezzo: 10€
· Trama: Sul balcone della pensione Ottoburg di Merano, dove si era recato per un soggiorno di cura, Kafka scrisse, a partire dall'aprile del 1920, le prime lettere a Milena Jesenskà Pollak, una giovane traduttrice ceca che aveva conosciuto a Praga. Amici e amiche così la descrivono: "Fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti... Non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L'amore era per lei un che di chiaro, di ovvio". Kafka ne completa il ritratto: "Lei è un fuoco vivo come non ne ho mai visti". Prima di Milena ci furono altre donne nella vita di Kafka, ma nessun'altra riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, ma per l'incapacità di scendere a compromessi. Le Lettere a Milena sono la cronistoria di un amore complesso, profondo e che già prima di iniziare sembrava destinato a finire.
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Un vasto cosmo di tante cose diverse. Un immenso contenitore di riflessioni e idee su ciò che ha più significato per l'autore che, tra circostanze straordinarie e situazioni diverse, condensa in pochissime pagine, attraverso una sorta di monologo interiore che mette a nudo una parte della sua anima. Personali e modeste riflessioni sulla corsa, sulla strada sbagliata che spesso percorre, tanto come scrittore quanto corridore.
Generalmente innovativo, semplice e reale, funge inoltre da ammenda utile a ricordarci che, pur di realizzarci, è necessario spesso saper combattere.
Titolo: L'arte di correre
Autore: Murakami Haruki
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 146
Trama: Una riflessione sul talento, sulla creatività e più in generale sulla condizione umana; l'autoritratto di uno scrittore - maratoneta, di un uomo di straordinaria determinazione, di profonda consapevolezza - dei propri limiti come delle proprie capacità -, di maniacale disciplina nel sottoppore il proprio fisico al duro esercizio della corsa; e non da ultimo la sorpresa di scoprire che un autore celebrato per la potenza della sua fantasia sia in realtà una natura estremamente metodica, ordinata, agli antipodi dello stereotipo dell'artista tutto <<genio e sregolatezza>>.
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Un diario: una sequela di confessioni, segreti che parlano al cuore con pazienza e parsimonia, si sistemarono in un angolo del mio cuore per poi permeandolo completamente, illustrando la virtù di questo povero uomo meditando sulle tempeste emotive che il povero Wolf subì in prima persona, specialmente quando si riflette sul significato intrinseco di relazionarsi col mondo, se avrebbe mai trovato il coraggio di resistere a qualcosa più grande di lui.
Titolo: I dolori del giovane Werther
Autore: Johann Wolfgang Goethe
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 8, 50 €
N°di pagine: 152
Trama: La trama è semplice eppure di un agghiacciante realismo: Werther è innamorato di Lotte, di cui sa fin dall’inizio che non è libera, perché legata ad Albert. << Stia attento a non innamorarsene >>, sarà il consiglio di una cugina a Werther. Ma la tragedia è già innescata.
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Un mondo conchiuso disegnato con la chiarezza di parole semplici, ma perfette. Snaturato dagli scarabocchi di altre menti, altri bisogni, in cui persino il tempo - così facile da stabilire e segmentare ad intervalli regolari - nel romanzo gocciola a poco a poco in modo incontrollabile. Una fonte di segretezza che rievoca il piacere della reminescenza e della scrittura; quest'ultima, intesa nel romanzo come una pratica per rievocare tutto ciò che si credeva saldamente nascosto.
Titolo: L'ombra del silenzio
Autore: Kate Morton
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 19, 90€
N° di pagine: 545
Trama: 1961. E' una splendida giornata d'estate e la famiglia della sedicenne Laurel è in partenza per un picninc sulle rive del fiume che scorre vicino alla sua fattoria, nel Suffolk. Mentre tutti sono indaffarati nei preparativi, la ragazza si rifugia nella casa sull'albero della sua infanzia, e inizia a sognare. Sogna di Billy, il ragazzo che le fa battere il cuore, e di trasferirsi a Londra, dove è sicuri che la aspetti un futuro straordinario. Ma prima che il sole tramonti su quel pomeriggio idilliaco Laurel assiste, non vista, a un crimine terribile. Un segreto che custodirà per anni e anni.
2011. Come aveva spesso fantasticato, Laurel è diventata un'attrice famosa e amatissima. Nemmeno il successo, però, ha potuto dissipare le ombre lunghe di quel passato lontano. Ossessionata dagli oscuri ricordi di ciò che accadde cinquant'anni prima, Laurel ritorna alla casa nel Suffolk per ricomporre i frammenti di una storia rimasta sepolta troppo tempo. La storia di un uomo e due donne, cominciata per caso nella Londra semidistrutta dalle bombe della Seconda guerra mondiale. Una storia di passioni fatali che segnerà tragicamente i destini di quei tre giovani tanto diversi eppure uniti da un indicibile mistero. Quello che solo Laurel, testimone innocente di un delitto nell'estate della sua adolescenza, è in grado di svelare.
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Una storia che non esiste naturalmente per essere una semplice storia a se stessa, ma una specie di mezzo verso il cuore di una creatura umana.
Una fiaccola da cui scintillano le valorose gesta di un entità pronta ad amalgamarsi e ad implodere, che ci parla di solitudine, malinconia, il dolore di chi è desideroso d'amore, di essere compreso.
Titolo: Diario d'inverno
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 184
Trama: << Piaceri fisici e dolori fisici. Ipiaceri del sesso innanzitutto, ma anche quelli del mangiare e del bere, di stare nudo in un bagno caldo, di grattarti un prurito, di starnutire e di scoreggiare, di stare a letto un'ora in più, di voltare la faccia verso il sole in un mite pomeriggio di tarda primavera o d'inizio estate a sentire il tepore posarsi sulla pelle >>. Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei lì. Lo sei perché c'è il tuo corpo e tu sei il corpo. Il tuo corpo è lo spazio che hai attraversato, ma anche il tempo che ti ha reso ciò che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono parole ( questa racconta di quando bambino scivolasti così vicino a un chiodo da poterne rimanere cieco, quest'altra ti ricorda di quando quasi uccidesti tua moglie e tua figlia) e le parole sono cicatrici ( quelle che ti disse tua madre dopo che la sentisti parlare al telefono con un uomo che non era tua tuo padre ). Ma non c'è il solo dolore. C'è il piacere, tutto il piacere che hai vissuto, che ti ha travolto in questi sessantaquattro anni: da quello che provi guardando il collo di tua moglie al mattino, a quello che ti insegnerò una prostituita nel Quartiere Latino quando tu, ventenne solitario e senza un soldo a Parigi, l'ascoltasti sbalordito recita a memoria una poesia di Bodelauire. E infine il corpo da cui il tuo corpo ha iniziato a esistere, quello di tua madre. La sua storia e il tuo rapporto con lei sono il cuore pulsante di questo libro (una sorta di doppio, di gemello segreto del tuo L'invenzione della solitudine, dov'era il padre il fulcro dell'ossessione ). Hai capito dal silenzio con cui hai accolto la notizia della sua morte e dalla crisi di panico che ne è seguita - fu come sentire il tuo stesso corpo fuggire da te - che qualcosa era cambiato, che dovevi fermarti a ricapitolare. Che eri entrato nell'inverno della vita.
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Entrare nei propri libri preferiti, confondendo la realtà con la finzione, mescolandosi con personaggi fatti solo di carta e inchiostro, è sempre stato il mio sogno. Cuore d'inchiostro è un chiaro omaggio a quelle storie di cui lettori avidi e appassionati amano trascorrere giornate che non sanno più di solitudine, con la perenne speranza che i suoi amici d'inchiostro possano divenire in carne e ossa. Qualcosa per cui valga la pena colmare quel senso di vuoto e incompiutezza, e affrontare la giornata con un sorriso stampato sulle labbra.
Titolo: Cuore d'inchiostro
Autore: Cornelia Funke
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 507
Trama: Meggie ama i libri. E ama moltissimo anche il padre Mo, che però rifiuta di leggerli a voce alta. Se lo facesse, infatti, porterebbe la vita nei libri e i personaggi dei libri alla vita. In una notte crudele lesse "Cuore d'inchiostro" e un malvagio signore dal cuore nero, Capricorno, si liberò dai lacci delle parole per materializzarsi nel suo salotto. In quell'attimo fatale accadde anche qualcosa di più grave: la moglie di Mo scomparve per sempre tra le pagine del libro. E ora il perfido Capricorno cerca Mo per piegare i suoi poteri a perfidi scopi …
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Una lieve tortura di parole, suoni e musica. Un tributo oltraggiante e dannoso che rende ingiustificabile dare alle fiamme qualcosa che ha una sua anima. Un immenso contenitore di riflessioni e idee su ciò che ha dettato il cuore all''autore che, tra situazioni che scivolano un po' nella malinconia, condensa in pochissime pagine, attraverso una sorta di ammenda interiore in cui riporta personali e modeste riflessioni sui libri, i sogni, sull'essere lettori. Un trattato sociale sulla natura lineare del tempo, sull'incapacità dell'uomo di non saper ribellarsi alle leggi imposte.
Titolo: Fahreneit 451
Autore: Ray Bradbhuri
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo:10 €
N° di pagine:
Trama: Morgan fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.
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Sebbene il desiderio di scrivere è qui esaltato come espressione necessaria delle cose. Piuttosto di una lenta e crudele agonia in cui ci si trova immancabilmente coinvolti. E non c'è stato niente che abbia potuto fare o dichiarare, sebbene il mio volere.
Titolo: Un romanzo russo
Autore: Emmanuel Carrère
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 288
Trama: "Hai creduto che l'amore di Sophie, la lingua russa, le ricerche sulla mia vita e sulla mia morte ti avrebbero liberato, ti avrebbero permesso di chiudere i conti con un passato che non è il tuo ma che si ripete in te in modo ancora più implacabile proprio perché non ti appartiene. Ma l'amore ti ha mentito, ancora non riesci a parlare russo correttamente e quello che in me era irrimediabilmente infetto continua a infettare anche voi, e vi sta uccidendo l'uno dopo l'altro. Per amore non c'è bisogno di saltare dalla finestra, ci sono quelli come te che muoiono restando vivi. Per te non c'è liberazione. Ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, ti aspettano l'orrore e la follia."
Un giorno, però, dopo aver concluso la stesura dell' Avversario, alla follia e all'orrore decide di sfuggire. Trova un nuovo amore e accetta di realizzare un reportage su un prigioniero di guerra ungherese dimenticato per più di cinquant'anni in un ospedale psichiatrico russo. Arriva così in una cittadina a ottocento chilometri da Mosca, dove tornerà poi una seconda volta, ad aspettare, quasi in agguato, che accada qualcosa. Qualcosa accadrà; un delitto atroce. La follia e l'orrore l'hanno dunque << riagguantato >>. Anche nella vita amorosa: un racconto erotico scritto per gioco, per << fare irruzione nel reale >>, precipita lui e la sua compagna in un incubo destinato a devastare le loro vite e il loro amore. Nel frattempo, il viaggio in Russia ha messo fatalmente in gioco le sue origini e il suo rapporto con la lingua della madre - e così Carrère comincia a indagare su quello che, non solo implicitamente, gli << è stato proibito raccontare >>; la storia del nonno materno, il quale, dopo un'esistenza segnata dal fallimento e dalle umiliazioni, è scomparso nell'autunno del 1944, ucciso probabilmente per aver collaborato con l'occupante. << E' il segreto di una madre, il fantasma che ossessiona la nostra famiglia >>. Per esorcizzare quel fantasma lo scrittore compie << un oscuro percorso nell'inconscio di due generazioni >>, che lo porterà alla resa dei conti con un retaggio << di paura e di vergogna >> e al tempo stesso alla riconciliazione con l'incombente genitrice - e marcherà la disfatta ( sia pur soltanto provvisoria ) di quel nemico ghignante, crudele e mostruoso che da sempre lo assedia.
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Ho visto questo mondo dipinto da Auster come un lungo e oscuro corridoio inondato poi dal bagliore accecante della speranza, dell'andare avanti, che hanno aiutato sia l'autore sia me nel momento del bisogno. Circondato da anime ignare della propria identità, depravate dalla vita ma vive, impossibilitate a tornare in se nel momento in cui decidono di farlo.
Titolo: L'invenzione della solitudine
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 185
Trama: Il libro si compone di due scritti speculari. Il primo, "Il ritratto di un uomo invisibile", è una meditazione sulla scomparsa del padre, scritta qualche settimana dopo la sua morte. "Niente è più terribile che trovarsi faccia a faccia con gli oggetti di un morto. Le cose di per sé sono inerti: assumono significato solo in funzione della vita ne fa uso", scrive Auster nel passare in rassegna le carte e gli oggetti del padre. Nel secondo "pezzo", "Il libro della memoria", l'autore sposta la sua attenzione della sua identità di figlio a quella di padre: riflette sulla condizione solitaria dello scrittore e prova a immaginare quella che sarà fatalmente la separazione dal figlio che cresce.
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Lottare per mettere ordine nel tumulto delle emozioni non è cosa semplice. Non esiste possibilità di riparare ciò che si è frantumato. Non esiste possibilità di recidere un legame che si è solidificato in pochissimo tempo. Esistono però diverse opportunità per sfruttare il mio amore per la lettura arricchendo il mio bagaglio culturale con le opere complete di John Fante. È quello che più desidero. Leggere trattati realistici che descrivono la vita con poesia, intimità, introspezione, ferite dell’animo ancora aperte in cui inevitabilmente ci si sente partecipi.
Titolo: Chiedi alla polvere
Autore: John Fante
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 13€
N° di pagine: 234
Trama: La saga dello scrittore Arturo Bandini, alterego dell’autore, giunge in questo romanzo al suo snodo decisivo. L’ironia sarcastica e irriverente, la comicità di Arturo Bandini si uniscono alla sua natura di sognatore sbandato, che ne fa il prototipo di tutti i sognatori sbandati che hanno popolato la letteratura dopo di lui. Al centro della vicenda è il percorso di Bandini verso la realizzazione delle sue ambizioni artistiche e la sua educazione sentimentale dopo l’incontro con la bella e strana Camilla Lopez.
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Un toccante viaggio nella Londra dei primi anni 20 è quella narrata in queste pagine. La sua autrice non nasconde un forte attaccamento nei riguardi dei suoi figli di penna, sorvolando nei tetti di borghi umidi e maleodoranti, a bordo di una vettura diretta in un Paradiso mancato. Una zona dimenticata persino da Dio, illesa da simili torture. Quel genere di storia che ho ascoltato con un certo fascino, ammaliamento, perturbamento, constatando quanto ci sia di magnifico e allo stesso tempo terribile fra le sue pagine.
Titolo: Company Parade
Autore: Margaret Storm Jameson
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N°di pagine: 403
Trama: Nel 1918 la giovane Hervey Russell si trasferisce a Londra lasciandosi alle spalle il marito, ufficiale di terra dell'Air Force impiegato a Canterbury, e il figlio piccolo, che viene affidato alle cure di una nutrice. Hervey è forte e vulnerabile al tempo stesso, a muoverla è la voglia di affermarsi, ma anche il desiderio di dare al figlio le migliori condizioni di vita. Viene assunta come assistente copywriter presso un agenzia pubblicitaria, dove lavora per David Renn, solitario e disilluso veterano di guerra; ha due amici storici, Philip e T. S, due ex soldati che hanno in mente di dare vita a un nuovo giornale; Philip è innamorato dell'amica mentre T. S. è sposato con Evelyn Lamb, direttrice e editor del << London Review >>. Mentre scopre la vivace scena culturale londinese, popolata da scrittori presuntuosi, intellettuali salottieri e spregiudicati uomini d'affari, Hervey è tormentata dalle sue vicende sentimentali. Il rapporto con il marito Penn non è affatto semplice: Hervey non è più innamorata di lui e ha una relazione con 'l' americano'. Dal canto suo, anche Penn tradisce la moglie con la giovane Len Hammond, e la scoperta da parte di Hervey della relazione del marito accresce i problemi nella coppia. Il mondo va avanti, ma la guerra ha lasciato un segno indelebile nelle vite di tutti e ognuno, guardandosi dentro, non può fare a meno di scontrarsi con un grande buio.
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Come le parole stesse divengono masse di vita, beneficio per l’anima di uomini o donne comuni, appassionati di letteratura e scrittura, e che fece di questo saggio una constatazione, scritta con una certa frustazione e rassegnazione, di qualcosa che è potente, continua, minacciosa, reale. Derivati da letture frenetiche, appassionate, o da semplici osservazioni o riflessioni profonde, dal magnetismo che esse esercitarono e che cozzarono col nostro essere.
Titolo: Potere alle parole. Perché usarle meglio.
Autore: Vera Gheno
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 176
Trama: Che cosa penseremmo del proprietario di una Maserati che la lasciasse sempre parcheggiata in garage pur avendo la patente? E di una persona che, possedendo un enorme armadio di vestiti bellissimi, indossasse per pigrizia sempre lo stesso completo? Queste situazioni appaiono improbabili: eppure, sono esempi dell’atteggiamento che molti hanno nei confronti della propria lingua: hanno accesso a un patrimonio immenso, incalcolabile, che per indolenza, o paura, imperizia, usano in maniera assolutamente parziale. Anche se l’italiano non ha bisogno di venire salvato, né tantomeno preservato, è pur vero che dobremmo amarlo di più, perché è uno strumento raffinatissimo, ed è un peccato limitarsi a una frequentazione solamente superificale. Perché conoscerlo meglio può essere, prima di tutto, di grande giovamento a noi stessi; più siamo competenti nel padroneggiare le parole, più sarà completa e soddisfacente la nostra partecipazione alla società in cui viviamo.
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In una cornice di una melodia che non ha effettivamente una sua collocazione, premuroso a tenerci ancorato a quelle note che rivelano quella parte fragile e precaria della sua anima.
Titolo: Memorie postume di Bràs Cubas
Autore: Machado De Assis
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 300
Trama: Come è possibile intuire dal titolo di questo sorprendente romanzo, il narratore, Bràs Cubas, è già morto. Non ha niente da perdere e può permettersi di raccontare la storia della sua vita senza preoccuparsi delle norme sociali o del giudizio dei suoi contemporanei; si dedica quindi alla stesura di queste sue “memorie postume” in barba a qualunque convenzione, non solo sociale, ma anche letteraria. Così, a cominciare dal suo funerale, si dipana l’esistenza di Bràs Cubas: un’esistenza ordinaria, priva di particolari meriti o demeriti, vissuta tra i salotti dell’alta società carioca di metà Ottocento. Il protagonista – narratore non si esime dal raccontarci con autoironia ogni dettaglio della sua vita, senza tralasciare i suoi vizi e fallimenti: l’indulgente educazione borghese ricevuta in famiglia, le ambizioni politiche frustrate a causa della sua mancanza di determinazione, lo scarso interesse verso la possibilità di un buon matrimonio – ossessione, invece, di sua sorella Sabina -, la passione giovanile per una prostituta che lo porterà quasi alla follia, il grande amore per Virgilia, sposata a un importante e onorevole membro del governo. E ancora, a inframezzare i ricordi, le elucubrazioni sul senso della vita, alimentate dalla filosofia “humanista” inventata di sana pianta dal suo amico Quincas Borba. Alla luce degli eventi, soppesando gioie e dolori, rimpianti e momenti felici, Bràs Cubas dalla posizione privilegiata della sua tomba, non si sente in diritto di insegnarci alcunchè, ma ci ricorda, con sagacia e spensieratezza, che in fondo l’unica vera disgrazia è quella di non essere mai nati.
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Un mondo conchiuso disegnato con la chiarezza di parole non sempre semplici, ma perfette. Snaturato dagli scarabocchi di altre menti, altri bisogni, in cui persino il tempo - così facile da stabilire e segmentare ad intervalli regolari - nel romanzo gocciola a poco a poco in modo incontrollabile. Una fonte di segretezza che rievoca il piacere della miniaturizzazione e della scrittura; quest'ultima, intesa nel romanzo come una pratica incerta, vulnerabile e imbarazzante.
Titolo: Espiazione
Autore: Ian McEwan
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 381
Trama: All'età di tredici anni, in un caldo giorno d'estate del 1935, Briony Tallis sente di essere diventata una scrittrice. La sera stessa, accusando di un crimine odioso un innocente, commette l'errore che la segnerà per tutta la vita. Eppure la giornata era iniziata sotto i migliori auspici. C'era la commedia da mettere in scena, i cugini arrivati dal nord per trascorrere qualche tempo in casa Tallis, e da Londra era atteso l'amatissimo fratello Leon con un amico, industriale della cioccolata. Soltanto la sorella maggiore Cecilia impensieriva Briony, con quel suo misterioso rapporto che la legava a Robbie Turner, il figlio della loro donna di servizio.
Tutti i personaggi entrano in scena ma, nella commedia della vita, non ci sono prove prima della recita e ogni gesto assume un carattere definitivo. Presto, sarà troppo tardi per fermare la macchina dell'ingiustizia e la guerra arriverà a spazzare via il vecchio mondo con le sue raffinate ipocrisie.
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Non un modo per sopravvivere, ma il desiderio ardente di comprendere quale sia il cemento che tiene saldo ogni cosa. L’autore non si limita a raccontare la sua esperienza ma a scandagliare ogni romanzo, e nel bene e nel male abbraccia la scrittura proprio per interpretare meglio il mondo che ci circonda. Una zona affascinante ma ricca di insidie, trasversalmente messa in pratica con coraggio e trasporto di cui la sua autrice ha trasgredito alle regole della << normalità >> ponendosi delle domande su cui dovremmo avere delle risposte. Beneficio per l’anima di uomini o donne comuni, appassionati di letteratura e scrittura, constatazione di qualcosa che è potente, continua, minacciosa, reale.
Titolo: Scrivere per dire si al mondo. Quello che i grandi autori ci insegnano sulll’arte e sulla vita
Autore: Leonardo Colombati
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 303
Trama: Leggere è uno dei più piacevoli vizi solitari, in grado di farci ricordare, immaginare, commuovere con un’intensità che prescinde da dove lo si fa ( a letto o su un treno ) e quando; Italo Calvino sosteneva che quando leggi, << il tempo sei tu che lo decidi >>. I grandi autori, da Dante a Flaubert, da Tolstoj a Proust, da Kafka a Joyce, attraverso i loro privilegiati punti di vista, potenziano la nostra percezione e il nostro sguardo, e così ci insegnano a guardare il mondo con occhi nuovi. Per questo Leonardo Colombati, scrittore, critico letterario e docente di scrittura creativa, ci prende per mano e ci conduce in un percorso di rilettura e analisi delle opere di genio, indagando – dal << principio >> << alla fine>> - le componenti essenziali della creazione letteraria: la definizione dell’io, in apparenza quello dei personaggi, in realtà quello del romanziere e, sorprendentemente, anche del lettore; l’utilizzo multiforme della parola che va a comporre la voce del narratore ( o, per meglio dire, << l’illusione di una voce >>); la creazione dei personaggi, alcuni dei quali sono diventati veri << caratteri >>, come Don Chisciotte, Falstaff, Anna Karenina o Lolita, e che alla fine sono riconducibili a due grandi categorie, gli Ulisse ( << con la sua barba e la cicatrice >> ) e gli Amleto ( << con la sua calzamaglia e il teschio >>); la gestione del tempo, così compresso nei libri rispetto a quello che sperimentiamo nella nostra vita e, diversamente da quanto succede nel mondo reale, capace di procedere in avanti e all’indietro a piacimento dell’autore; e poi l’amore, unico vero tema poetico. E come non soffermarsi sul ruolo della memoria, dalle madeleines proustiane al racconto di Ulisse alla corte dei Feaci, e sul potere curativo della lettura?
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Non si discosta dall'idea di tristezza o rammarico che suscitano le sue pagine. Qualunque forma di gioia o contentezza è un soffio di vento che a malapena si riesce ad avvertire. E, una certa luce negli occhi, è ciò che più si brama, come se in attesa di un miracolo. Nel bene o nel male, desiderosa di veder consolidare quel qualcosa che tutti desidererebbero concretizzare. Affidandosi all'immaginazione, o all'istinto, come unico giustificato rimedio.
Titolo: David Copperfield
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Bur
Prezzo: 15 €
N°di pagine: 930
Trama: "Non permetteró mai a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita", scriveva Paul Nizan riferendosi ai suoi vent'anni e in generale al tempo della sua adolescenza. Perché quel tempo, quello durante il quale si varca il confine che separa la giovinezza dall'età adulta, è spesso feroce e terribile. Di tutto questo si rese conto Dickens quando scrisse la storia di David Copperfield, un vero e proprio inno alla dolcezza e alle amarezze intrinseche al crescere e al formarsi. Quello del protagonista è un percorso di apprendistato prima di tutto umano, a confronto con personaggi di ogni tipo, dalla stramba zia Betsey a Uriah Heep, sullo sfondo di una Londra plumbea e sulfurea.
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Nessuno potrà eguagliare la scrittura di Stephen King, nessuno potrà eguagliare il suo inarrestabile talento, nessuno più ammirevole di un autore di questo calibro che mi hanno indotto a riflettere su quanto domina il bene ma anche il male in ogni individuo. Mucchio d’ossa mi è piaciuto molto, mi è piaciuto sin dal primo momento in cui vi ho messo piede, e sono certa che lo sarà anche in futuro, perché il legame fra me e Stephen King è divampato come una fiamma, e continuerà ad esistere perché d’ora in avanti soddisferò qualunque desiderio di leggere qualcos’altro di suo.
Titolo: Mucchio d’ossa
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 12, 90 €
N° di pagine: 624
Trama: Mike Noonan – quarant’anni, autore di best – seller – è un privilegiato: un discreto successo, un buon conto in banca, la consapevolezza di sentirsi arrivato; tutte cose che ovviamente non hanno alcun senso se l’unica persona a cui tieni un giorno esce di casa e non ritorna più, folgorata per strada dalla morte. Quattro anni dopo è uno scrittore finito, afflitto da un’esistenza vuota. È alla resa dei conti ma è anche angosciato dalla sensazione che “qualcos’altro”, oltre a lui, non sappia rassegnarsi all’ineluttabile di un’esistenza troncata, qualcosa che si fa strada nella sua mente insinuando dubbi tormentosi, procurando incubi che travalicano i limiti del reale…
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Edificante ma non necessario o universale, proiettato in uno spazio ristretto di pensieri e parole che esalta l’anima di una donna particolare critica e autocritica che considera il sonno come beneficio dell’anima. Risultato di effetti che snocciolano opinioni che sono effetti evidenti di assetti cinici, pertinenti, lamenti continui che personalmente non mi hanno divertito piuttosto incuriosito nell’osservare il suo essere autocritica e pungente. Lei così sentenziosa, diretta, irriverente di cui le passioni non dovrebbero insozzare la nostra anima semplice piuttosto essere alimentati dalla stessa vita. Non prendendola sul serio quanto ironizzando, sbeffeggiandoci in ogni modo possibile.
Titolo: La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire
Autore: Fran Lebowitz
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 240
Trama: Fran Lebowitz è senza dubbio la voce umoristica più sferzante d’America. Ha un’opinione su qualsiasi argomento e non si fa pregare per esternarla. La sua grande amica Toni Morrison diceva: “Ha sempre ragione perché non è mai imparziale”. È arguta, crudele, pungente, se colpisce è per affondare. Newyorchese impenitente, amante della moda, dei mobili di lusso e dell’arte, è diventata suo malgrado un’icona di stile: dagli anni Settanta porta occhiali tondi tartarugati, camicia con gemelli, jeans, giacca di taglio maschile e camperos. Ha ufficialmente smesso di scrivere nel 1900 e da allora non ha mai smesso di parlare: si è ritagliata una carriera come public speaker e ha tenuto conferenze e interviste pubbliche praticamente su tutto: dalla politica alla moda, all’arte, al cinema, al teatro. Nessuno ha mai osato contraddirla.
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Esperienza personale che sebbene parli di fulgore dell’anima ne è un po' priva, perlomeno indirettamente. Lancia il lettore in forme sofisticata di vita e interpretazione che ricordano i motivi per cui si ama la lettura e i libri. Che non è giusto che la letteratura non possa spiccare ampiamente in mezzo ad altre forme di vita, di sopravvivenza perché fa ampio uso della stessa in modo autonomo e al culmine della sua possibilità. Saggio culturale e di forte impatto il cui contenuto intenso e significativo mi ha rivelato i segreti più intimi nel raddrizzare, intorno al mio piccolo satellite, poi tornando sui miei passi, quei piccoli segreti conosciuti e non della vita di un uomo che amo molto, in un momento imprecisato della mia vita.
Titolo: Nuotare sott’acqua e trattenere il fiato
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Casa editrice: Minimut Fax
Prezzo: 8 €
N° di pagine: 114
Trama: Questo volume raccoglie le riflessioni e i giudizi espressi dal grande scrittore americano, lungo tutta la sua vita, sul tema dello scrivere: cos'è lo scrittore e che cosa fa, cosa vuol dire scrivere, come si gestiscono i personaggi di un romanzo, qual è il rapporto tra lo scrittore e il mondo dell'editoria e della critica. L'autore simbolo dei Roaring Twenties fornisce suggerimenti assai vari, assecondando la sua naturale tendenza a insegnare, a comunicare la propria esperienza. In tempi in cui tutto sembra procedere verso lo smascheramento dell'apparenza, Fitzgerald va nella direzione opposta, lontano dalle certezze che ostacolano il cammino verso l'illusione della bellezza. "Scrivere bene", dice, "è sempre nuotare sott'acqua e trattenere il fiato".
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Racconto quasi toccante che è un omaggio a Mary Shelley e che ha il sentimento delle storie gotiche e misteriose, ci parla di anime inquiete e insoddisfatte che vagano inconsapevolmente senza alcuna meta. Un quadro raffinato che non illustra niente di speciale o di interessante che esula la semplice figura di una donna come la Shelley che altro non è che una storia di pena eterna. Tormenti, flagelli del cuore, nella quale – nonostante gli innumerevoli tentativi – non si ottiene alcuna redenzione dei peccati.
Titolo: Mary
Autore: Anne Eekhout
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 366
Trama: Ginevra, maggio 1816. Una giovane donna si sveglia nel cuore della notte, assediata dagli incubi del suo passato e dalla gelosia per la sorellastra, Claire, che sembra cogliere qualsiasi occasione per insidiare suo marito Percy. Lei è Mary Shelley, née Wollstonecraft, e suo marito è Percy Shelley, poeta inglese celebrato e amatissimo, che Mary ha seguito per tutta Europa fino a giungere, insieme a Claire, in quel luogo di villeggiatura sulle sponde del lago di Ginevra. Sono in cinque in vacanza a Villa Diodati, compresi John Polidori e Lord Byron detto Albe, e il 1816 è l’«anno senza estate», quando l’eruzione di un vulcano in Indonesia ha oscurato il cielo in tutto il mondo e impedito al calore del sole di allietare le loro giornate. Così, la compagnia trascorre tutte le sere di pioggia di fronte al fuoco, a bere vino e laudano e a raccontarsi storie di fantasmi. Ma i fantasmi dei racconti non sono gli unici ad abitare quella grande casa. Mary ha solo diciannove anni ma alle spalle tutta una vita vissuta, di sentimenti e avventure. E, nonostante il piccolo William sia la sua gioia, non riesce a dimenticare la figlioletta morta che ogni notte, all’ora delle streghe, la sveglia con l’eco remota di un pianto disperato. Ma soprattutto Mary non riesce a dimenticare gli eventi di quattro anni prima, in Scozia, quando a Dundee ha conosciuto Isabella Baxter e l’affascinante ma sinistro Mr Booth. Isabella, riccioli scuri e pelle chiarissima, un’adorabile fossetta sul mento, è per Mary una creatura di irresistibile fascino; Mr Booth è untuoso, e dei pomeriggi passati in casa sua con Isabella spesso Mary non ha alcuna memoria. Quegli enigmatici eventi monteranno nell’immaginazione della futura scrittrice, fino a esplodere in un vortice in cui verità e finzione si mescolano senza soluzione di continuità. Ed è da quei ricordi misteriosi che, nelle lunghe sere ginevrine, Mary partorisce un incubo che abiterà le notti del mondo per i secoli a venire: il mostro di Frankenstein.
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Effetto scaturito quasi spontaneamente, forse più marcato dalla possibilità di aver accolto questa quotidiana odissea di una derelitta, una persona cui mi sono legata moltissimo. Perché la Ranieri è una delle voci italiane più belle di cui non se ne potrà fare a meno, una volta la si conosce, la si ascolta, stando sul podio invisibile dell’arte con una bacchetta, un piccolo strumento in cui dirige l’orchestra, la cui melodia scaturita è un essenza che colpisce e che solo mediante a una vera e propria rinascita è possibile liberarsi del passato.
Titolo: Stradario aggiornato di tutti i miei baci
Autore: Daniela Ranieri
Casa editrice: Ponte delle Grazie
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 696
Trama: Tutte le forme d'amore. «Una volta c’erano in Italia giornalisti che erano anche scrittori, avevano qualcosa da dire e sapevano dirlo. Oggi ne sono rimasti ben pochi: fra loro c’è Daniela Ranieri.» Alessandro Barbero «Dolce nel disincanto, feroce nella tenerezza. I suoi personaggi sono tragici, epici, comici e fragili come tutti noi. Nessuno in Italia scrive come Daniela Ranieri.» Maurizio Crosetti «Potente, labirintica, pietrosa (di quelle pietre che diciamo preziose) è la scrittura di Daniela Ranieri: un impasto tra l’ingegneria di Gadda, il barocco di Bufalino, il bisturi di Kafka, il martello di Nietzsche e l’onestà silenziosa di Marco Aurelio.» Vito Mancuso Una donna in dialogo perpetuo con sé stessa e con il mondo disegna una mappa delle sue ossessioni, del suo rapporto con l’amore e con il corpo, serbatoio di ipocondrie e nevrosi: il nuovo romanzo di Daniela Ranieri è un diario lucido e iperrealistico, in cui ogni dettaglio, ogni sussulto di vita interiore è trattato allo stesso tempo come dato scientifico e ferita dell’anima. Dalla pandemia di Covid-19 alla vita quotidiana di Roma, tutto viene fatto oggetto di narrazione ironica e burrascosa, ma in special modo le relazioni d’amore: le tante sfaccettature di Eros – l’incontro, il flirt, il piacere, le convivenze sbagliate, la violenza, l’idealizzazione, la dipendenza, l’amore puro – vengono sviscerate nello stile impareggiabile dell’autrice, un misto di strazio, risentimento, ironia impastati con la grande letteratura europea (e non solo). E forse è proprio la lingua di Daniela Ranieri il vero protagonista di questo Stradario aggiornato di tutti i miei baci, una lingua ricchissima di echi gaddiani, di irritazioni à la Thomas Bernhard, di citazioni, e allo stesso tempo inquietantemente diretta e inaudita, una lingua la cui capacità di nominare e avvicinare le cose è pari soltanto alla sua potenza nel distruggerle. Lo Stradario di Daniela Ranieri non è solo un romanzo: ha la sostanza di un corpo vivente che abita nel mondo, di una voce che avvince e persuade con la forza della grande letteratura.
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La vita, dice Proust, la si può comprendere solo mediante letteratura e dalla quale è possibile esaltare il valore conosciuto, rievocando se stessi, combattendo contro la sua mancanza di volontà e la sua bassa autostima, la sua fragilità psichica e fisica, il Tempo così veloce e netto inteso nell’unica direzione utile: scrivere un romanzo. Unica vera vita vissuta, unica forma di espressione che dimora volontariamente e non dentro ognuno di noi, non solo nell’artista ma anche in ogni individuo in quanto grazie all’arte vediamo il mondo quadruplicarsi. Il reale diviene così figurazione di valori ideali, eterni, segno di verità che però resta limitato alla memoria, alla materia. La verità sta così lontana dall’eternità dello spirito e solo all’artista sarà possibile conoscere i segreti mediante l’arte ed esprimerli.
Titolo: Alla ricerca del tempo perduto. Dalla parte di Swan
Autore: Marcel Proust
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 12, 50 €
N° di pagine: 473
Trama: Quasi un preludio "musicale" all'intera Recherche, Dalla parte di Swann (1913) introduce i temi cruciali dell'intera opera: il senso del tempo, la memoria, il sogno, l'abitudine, il desiderio. E poi ancora la gelosia, il rapporto tra arte e realtà, l'interagire di rituali ed emozioni. Il lettore fa conoscenza in queste pagine con i personaggi destinati ad accompagnarlo lungo i sette libri – Odette, Bloch, Françoise, Charlus... –, mentre la storia d'amore di Swann diventa quasi "figura" del contrastato rapporto che legherà poi il Narratore a Gilberte e Albertine.
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La caducità della vita mi aveva condotta dritto dritto dinanzi alla solitudine, a dibattermi verso fonti più verdi in cui i sogni si elevano al di sopra di sé stessi in una sorta d’iniziazione e l’invisibile presenzia e domina il visibile in cui la gioia del cuore è interrotta da forme di tristezze ancora più dolci. La voce dell’immaginazione e dell’anima la sola che avrebbe tratto risonanze felici, in cui l’amore avrebbe potuto splendere nella sua interezza.
Titolo: I piaceri e i giorni
Autore: Marcel Proust
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 372
Trama: La caducità della bellezza, il tempo distruttore, l'incombere della morte. E poi la resurrezione del passato grazie alla memoria affettiva, la nostalgia per la simbiosi infantile con la figura materna, la gelosia che trasforma l'amore in tortura. Sono i temi che attraversano, come motivi musicali, le pagine dei Piaceri e i giorni (1896), conferendo a quest'opera composita di novelle, versi e prose un'unità profonda all'insegna della malinconia e del disincanto. Ironico aggiornamento del poema di Esiodo dedicato ai lavori agricoli, Le opere e i giorni , il primo libro pubblicato da Proust raccoglie testi composti tra il 1892 e il 1894 e descrive il bel mondo parigino alla fine dell'Ottocento, alternando pungenti osservazioni sulla sofisticata società mondana e i suoi difetti (snobismo, ipocrisia, ricerca dell'originalità a ogni costo) e riflessioni generali sui fuggevoli incanti e le inevitabili delusioni di ogni esperienza d'amore. È racchiusa in queste pagine tutta la giovinezza di Proust: visioni fugaci, sogni, moti dell'animo, impressioni di vita, satira di ambienti, paesaggi, atmosfere e personaggi tratteggiati con una scrittura limpida e veloce. Riletta alla luce della Recherche , la raccolta del 1896 rivela una ricchezza e una profondità insospettate. Questa edizione ripropone la forma originale dell'opera, con la prefazione di Anatole France, le preziose illustrazioni di Madeleine Lemaire, artista mondana frequentata dallo stesso Proust, e gli spartiti di Reynaldo Hahn, grande amore e amico dell'autore. In appendice alcuni testi mai pubblicati o mai ripresi in volume dallo stesso Proust.
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La Barnes non ha fatto nient’altro che indicare ciò che ai suoi occhi fosse più ovvio: colei che desidera amare senza peccare. E lei sarebbe stato il problema ma anche la soluzione. La soluzione di scoprire un sé completamente estraneo al resto della comunità ma che è, come nel caso dell’onda di cui facevo cenno prima, destinato a diventare parte integrante di un regno celeste.
Titolo: La foresta della notte
Autore: Djuna Barnes
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 176
Trama: Al centro della Foresta della Notte dorme la Bella Schizofrenica, in un letto dell'Hotel Récamier. T.S. Eliot, accompagnando questo libro alla sua uscita, scrisse che vi trovava «una qualità di orrore e di fato strettamente imparentata con quella della tragedia elisabettiana». E presto il romanzo sarebbe diventato una leggenda. La foresta della notte è del 1936.
Ottimo recap, grazie
RispondiEliminaA te 😊😊
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