Inaspettato.
Questa è la parola che immediatamente mi
viene in mente, quando penso a questo romanzo. Al periodo in cui feci della
storia di Callie come una seconda pelle, dove un turbinio di frasi e periodi
sembravano staccarsi dalla carta e, come ragni d'inchiostro, trascinarsi sulle
mani e sulla faccia. Attraversando la pelle e annidarsi nelle vene fino a
colmare il cuore d'infinita tristezza e annebbiare le pupille di pozzanghere
cristalline.
Meraviglioso. Improvviso. Confuso. Come le
cose che si mescolano le une alle altre e, diventando un'unica macchia, si
confondono.
Vissuto come un impavida viaggiatrice in
cerca di avventure, mi sono imbarcata in una storia di cui
non sapevo assolutamente niente né dove mi avrebbe portato. Dalla Turchia del
crollo dell'Impero Ottomano all'America del proibizionismo, dai conflitti
razziali alla controcultura. Nel cuore di una giovane narratrice che ci induce
a percorrere i viali alberati di Middlesex con coraggio e determinazione; fra
ragazzi e giovani che hanno segnato un epoca che non è più nostra, in un campo
estivo, classicamente solenne e tranquillo.
Titolo: Middlesex
Autore: Jeffrey Eugenides
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 9, 80 €
N° di pagine: 601
Trama: Calliope Stephanides, detta Callie, poi Cal,
una rara specie di ermafrodito, ha vissuto i primi quattordici anni della sua
vita come bambina, senza che nessuno si accorgesse della sua anomalia, fino a
quando l'arrivo della pubertà l'ha sottoposta (sottoposto) a inevitabili
trasformazioni. E adesso, uomo adulto, vuole scoprire le origini della
mutazione genetica responsabile di questa sua "eccentricità
biologica", e per farlo ripercorre l'intensa, drammatica e a sua volta
alquanto "eccentrica" storia della famiglia Stephanides.
La recensione:
Se la normalità fosse stata normale, l'avrebbero lasciata tutti in
pace. Si potevano mettere tutti quanti comodi e lasciare che la normalità
esprimesse se stessa.
C'è
qualcosa di più incredibile di leggere una storia che parla di genetica,
mescolanze disomogenee e, soprattutto, di una storia d'amore che dalla Turchia
del crollo dell'Impero Ottomano attraversa l'America del proibizionismo, e sopravvive ai conflitti razziali della
controcultura?
Qualcosa
di più difficile da afferrare dell'idea che due giovani innamorati, ingenui e
conformisti, sempre impegnati a lavorare per condurre un'esistenza tranquilla e
agiata, fissi nella lista delle anime che costituiscono questo blocco
terrestre, un giorno si sono visti mancare la terra sotto i piedi? E' davvero
impossibile immaginare un padre - l'uomo che ti ha generato - capace di ingoiare
una pillola così amara come quella dell'anomalia genetica. Una madre, occupata
a badare ai figli e a tenere la casa pulita, che sogna di vedere un giorno la
propria figlia varcare la soglia di una grande navata e pronunciare quel
fatidico "Si" che molte ragazze in età da marito sognano, come
chiunque del resto, debba prendere consapevolezza di una realtà molto più cruda
di quel che sta già vivendo. Milton e Tess che hanno vissuto il loro amore così
intensamente, insensatamente, non avrebbero mai immaginato che Dio potesse
essere così poco misericordioso.
Anche
guardando indietro con l'occhio benevolo di un osservatrice attenta, devo
ammettere che tutto questo non è affatto bello. Non è affatto bello vivere in
un posto, in un oasi che prometteva pace e che invece si è rivelato il posto
più brutto dell'Inferno, alla fine di un lungo lungo declino, e scoprire che si
nasconde un gene misterioso che ha attraversato come una meteora incandescente
tre generazioni di famiglie e che solo al termine si è trasformato nel frutto
del loro amore. Loro figlia Callie. La bambina apollinea dal faccino luminoso,
un po' arcigno, e una massa informe di ricci che si crede normale come tutte le
ragazzine della sua età, ma che in realtà emerge ogni tanto come farebbe un
piccolo difetto di pronuncia non abbandonato del tutto nell'infanzia.
Le
predisposizioni di Callie tuttavia erano state sin troppo evidenti fin
dall'inizio. Aveva ereditato la bellezza della nonna, Desdemona. E, di origine
greca, Callie sembrava completamente femminile. Eppure nulla contribuì, sebbene
nemmeno in parte, a spiegare l'attrazione che provava per le altre ragazzine
che frequentava. L'anima di un adulto apparentemente maschio si era risvegliato
di colpo in lei e aveva indossato la sua pelle come fosse una vestaglia troppo
larga. Ha affiorato il suo passo fanciullesco, il fluido della disperazione
adolescenziale che scorre nelle sue vene e improvvisamente è svanito, così come
era comparso.
All'età
di quasi ventidue anni avevo condiviso questa storia come se avessi deciso di
condividere la stessa camera da letto con un amica, ma questo risale a quattro
anni fa. Una sfida indetta su Facebook mi aveva scoperto a fiondarmi fra le
pagine del romanzo di Eugenides, nel momento in cui Callie aveva nuovamente
chiesto ed espresso interesse per me, io risposi alla sua chiamata con un certo
entusiasmo.
Leggevo
sdraiata sul divano, indossando la mia morbida vestaglia con un disegno a fiori
rosa, e divoravo Middlesex come se
non ci fosse un domani. Nel giro di un centinaio di pagine avevo compreso
l'anomalia di Callie e, al di là delle apparenze, al di là della sua
femminilità sconosciuta, come sostiene lei stessa, scoperto come ci fosse in
realtà un mostro. Un raro ermafrodito il cui gene, come l'Ulisse di Omero
impiegò dieci anni a tornare a casa, ha impiegato duecento anni per iscriversi
nel suo corpo. Concepito dopo una tediosa serata a teatro, nell'incauta
circostanza in cui il Minotauro e il suo atteggiamento nei riguardi delle
vittime aveva eccitato la dolce Desdemona al punto tale di vergognarsene e di
non lasciar trasparire niente. Attraversando generazioni e generazioni, in un
viaggio travagliato nel cuore di un passato che cela i segreti del suo destino,
alla soglia di una città che, all'epoca, non era un luogo preciso. Non
apparteneva a nessun paese perché erano tutti paesi, mentre adesso costituito
da una distesa di grattacieli, viali, aziende e quartieri.
La ragazza che divora i libri non aveva mai parlato di sé stessa,
prima di allora, e non aveva mai scoperto fino in fondo cosa volesse dire
essere diversi. Fino a quando non arrivò Jeffrey Eugenides che, impartendogli
lezioni private di sessualità e sentimenti, in balia di uno stato confusionale,
aveva sperato in un atto di coraggio. In un barlume di speranza che l'avrebbe
finalmente destata da questo strano stato di stupore. Col timore che i
personaggi e la loro storia non l'avrebbero soddisfatta del tutto. Eppure
esplorarlo strato dopo strato, tirare fuori l'immagine di una bambina, di un
martello e di un cuore dalla forma ristretta, senza sapere di leggere una
storia toccante e a tratti complicata - le pagine di diario di un narratore dal
temperamento apolitico, liberatorio e coraggioso -, ha rivelato una sensibilità
capace di strappare dolcemente, a una a una, le sottili membrane che avvolgono
il cuore umano.
Ciò che
dimenticano gli esseri umani ricordano le cellule. Il corpo, quella memoria da
elefante... Il romanzo di Eugenides getta
una particolare luce sui significati intimi di questa frase che, a seconda
delle varie interpretazioni, ha un che di profondo e nascosto. Così come il
narratore della storia, che percependo la presenza del lettore instaura un
genere d'intimità che lo mette subito a suo agio, Eugenides riavvolge la
pellicola della vita di Callie all'indietro come un nastro, percorrendo un
percorso formativo ed evolutivo, e crea una sorta di relazione fra autore e
lettore fatta esclusivamente di parole, dialoghi asciutti e descrizioni a
matriosca - talvolta inutili, talvolta noiose - che non sempre lasciano un
segno indelebile nei recessi più remoti di chi legge. Esamina la crescita
interiore dell'individuo, combina eventi storici all'analisi dell'animo umano,
intrecciando dramma e commedia, cinismo e ingenuità, articolando un romanzo
vivo, pulsante, intenso come un esistenza stessa. Attraverso lo sguardo di
Calliope, il lettore vede e comprende sviluppi e riflessioni. Assiste a un
lungo esame sulla libertà individuale e d'espressione e, ponderando quello che
nei secoli passati è sempre stato visto come una specie di tabù, riconosce la
capacità del romanzo di spiegare cosa significhi appartenere al terzo sesso.
Adoro le storie d'amore melense, impossibili, i libri belli e
indimenticabili, ed ero convinta che questa storia mi regalasse qualcosa di
simile: due amanti che non riescono a smettere di amarsi e che, allo stesso
tempo, non possono stare insieme. Che pensano sia più facile annegarsi o
scegliere un suicidio d'amore, pur di riuscire a vivere il loro sogno. Tra
l'odore della polvere da sparo dei fucili o la paura del popolo che serpeggia
in ogni parte. Il genere di storia che io prediligo moltissimo e per cui non
rinuncerei per nulla al mondo.
Middlesex, invece, non è niente di tutto questo. Nulla che possa
paragonarlo a una bellissima e indimenticabile storia di amori proibiti, ma un
libro modernissimo, acuto, impressionante e, per certi versi, memorabile. Un
grandioso atto d'immaginazione; fatto di cronaca straordinario che nasce,
cresce e si evolve. Si riproduce mediante un miscuglio genetico fra famiglie,
fra due giovani aventi lo stesso DNA che scoprono come a volte l'amore può
tramutarsi in condanna. La storia di minuscole particelle che nuotano contro un
tetro fondale nero, come un lungo serico filo bianco che ha cominciato a
srotolarsi un giorno di duecentocinquanta anni fa, quando per divertirsi gli
dei della biologia scherzarono con un gene nel quinto cromosoma di un bambino.
Rimase intrappolato in una città che bruciava e fuggì a bordo di una nave...
Fin quando si trasferì in un nuovo corpo. Fin quando il mondo andò in frantumi.
Precipitò verso la lavagna bianca di una personalità da formare. Un nuovo
individuo. Un nuovo essere. Un Kafka in miniatura. Una fenice che risorge dalle
ceneri.
Callie. Questo libro è di Callie. E' Callie in ogni forma e sfaccettatura. Segue un ordine preciso,
scandisce i capitoli attraverso repentini passaggi dal presente al passato e
viceversa, in cui Callie adulta ci parla della vita che si è dovuta lasciare
alle spalle. E' un romanzo che parla di genetica, di tabù. Un omaggio alla
legge di appartenenza per gli ermafroditi che fa riflettere, lascia un po'
d'amaro in bocca e che parla di un amore per nulla puro che porta dritto alla
tristezza, a una brutta condizione che mette in discussione l'identità
individuale e l'approccio col prossimo. Parla di quella bambina che ha sempre preservato la beata speranza di poter,
un giorno, diventare una donna e che, col suo candore e l'ingenuità tipica
della sua età, mi ha permesso di capire cosa voglia dire essere padroni di se
stessi.
Middlesex, impregnato di una sottilissima vena di drammaticità, è un
romanzo di un intensità disarmante: un manipolo di particelle che viaggiano fra
i posti più sperduti del mondo. Superbo. Particolare. Lo consiglio
spassionatamente specialmente ai lettori più esigenti, per tre semplicissimi
motivi: un'attenta ricostruzione, una vibrante rievocazione, una dimensione
squisitamente famigliare. Leggetelo quando avrete pazienza e tempo in quantità.
Perché se partite col piede giusto, senza pregare furtivamente di portarlo al
termine il prima possibile, le pagine non sembreranno interminabili come
pensavate.
Adesso che siamo informati ci portiamo in giro questa mappa di noi
stessi che determina il nostro destino anche quando non stiamo facendo niente,
che scova sulle nostre facce le stesse rughe e le stesse macchie dei nostri
genitori.
Valutazione d'inchiostro: 4
recensione accuratissima, come al solito, devo dire che anche i temi trattati da questo libro sono altrettanto interessanti. Non ho mai letto un libro che parlasse in particolare del (come ben definito dall'autore) "genere di mezzo": sicuramente non incontriamo ermafroditi tutti i giorni o comunque non capita facilmente di pensarci.
RispondiEliminaè affascinante scoprire come invece è un argomento affrontato in maniera così diligente, fino ad essere sviscerato da un libro che, a quanto vedo, indaga non solo sull'aspetto genetico ma anche su quello sentimentale!!
Grazie, Sabrina!! Se dovesse incuriosirti fammi sapere 😉
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