Mi
sono persa in un labirinto di parole, idee, come un'ostrica che ha sepolto la
testa sotto una montagna di carta, leggendo tuttavia una storia che non mi ha
soddisfatta come credevo. Sono partita volenterosa, determinata, ma il progetto
di leggere qualcosa di tremendamente bello e indimenticabile è crollato alla
fine di qualche capitolo, come una donna che oramai è rassegnata alle delusioni
della vita.
Non
ho idea di cosa non mi abbia pienamente soddisfatta; se non la mancata caratterizzazione
dei personaggi, o la rapidità di estrapolare una storia dalle soglie morali del
tempo. Ho cercato di comprendere, leggere, eppure nulla di tutto ciò è bastato.
Volevo solo averti accanto
è un romanzo indubbiamente particolare. Un richiamo al passato, che per viverlo
basta un semplice richiamo e che, per quanto mi riguarda, mi ha sospinta
lontana. A largo dai due protagonisti, e persino dall'autore.
Titolo: Volevo solo averti accanto
Autore: Ronald H. Balson
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 14, 90 €
N° di pagine: 420
Trama: E' la sera della prima al grande
teatro dell'Opera di Chicago. Morbide stole e sete fruscianti si scostano per
far largo al vecchio Elliot Rosenweig, il più ricco e importante mecenate della
città. All'improvviso fra la folla appare un uomo anziano in uno smoking
rattoppato. Tra le mani stringe convulsamente una pistola che punta alla testa
di Roseweig. La voce trema per la rabbia, ma lo sguardo è risoluto quando lo
accusa di essere in realtà Otto Piatek, il macellaio di Zamosc, feroce
criminale nazista. Ma nessuno sparo riecheggia tra i cristalli e gli specchi
del sontuoso atrio. E Ben Solomon, un ebreo scampato ai campi di sterminio,
viene atterrato dalla sicurezza e trascinato in prigione. Nessuno crede alle
sue accuse, nessuno vuole ascoltarlo. Tranne Catherine Lockhart, una giovane
avvocatessa alle prese con una scelta difficile della sua vita. Catherine
conosce l'olocausto esclusivamente dai libri di scuola, eppure solo lei riesce
a leggere la forza della verità negli occhi velati di Ben, solo lei è disposta
ad ascoltare la sua storia. Una storia che la porta nella fredda e ventosa
Polonia degli anni Trenta, a un bambino tedesco tremante e con le scarpe di
cartone che viene accolto e curato come un figlio nella ricca casa della
famiglia ebrea dei Solomon. Ma anche agli occhi ambrati di una ragazza
coraggiosa e a una storia d'amore, amicizia e gelosia che affonda le radici del
suo segreto in un passato tragico.
La
recensione:
Gli
esseri umani sono incapaci di pianificare e mettere in atto un genocidio di
massa, a meno che non siano aizzati da qualcun altro. L'animo umano è buono, è
Dio a crearci così.
Ho
sempre pensato molto, ma ogni tanto constato mi manca un anello. E qual è l'anello
mancante? E', come spesso mi dico, l'incapacità di essere compresa. E' la
visione di me che mi tiene lontana dagli altri con tanto potere. Ma lascio
perdere i dettagli insignificanti, e continuo per la mia strada, do alle mie
idee, alle mie azioni e alle mie esperienze la loro corretta importanza.
Quando
accolsi nel mio cantuccio personale il romanzo di Balson, stavo partecipando a una
sfida indetta su Facebook e ricordo decisi di leggere Volevo solo averti accanto man mano che smaltivo qualche arretrato.
Mi misi d'impegno a realizzare i miei progetti, il romanzo silenziosamente
racchiuso in una cartella virtuale, tenace ad ordire un progetto da cui avrei
avuto tante soddisfazioni … Perlomeno questo è ciò di cui credevo. Finì col
ridere di tutto questo. Non riesco a smettere di dispiacermi, finché non
giungerà qualche altro romanzo che mi faccia dimenticare la faccenda. Cerco
sempre un rimedio, una nuova lettura, un nuovo amico che possa sollevarmi dalle
mie caotiche e rumorose inflessioni letterarie. Lotto per sentirmi soddisfatta,
compiaciuta, pur di giungere alla fine del mese con un numero discreto di
letture che esplicano quanto più c'è stato di buono ad averli come compagni di
viaggio.
La
storia di Balson non è senza alcun dubbio una novità. Obbedisce ai ritmi
narrativi, e a quasi tutti gli schemi che possano rendere Volevo solo averti accanto un romanzo che tratta di guerra e Olocausto.
In
un momento imprecisato della sua lettura, tuttavia, ha cominciato a declinare,
a precipitare vertiginosamente lungo un baratro freddo e oscuro, spezzato dalla
perpetua voce del suo narratore e dai fermenti di ciò che è il pulpito
principale su cui ruota la storia. E questo è stato uno dei pochi elementi che
non mi hanno permesso di apprezzare il romanzo come desideravo. Una certa
staticità nel tutto, una freddezza nei cuori dei protagonisti, una storia che è
stata vissuta dall'autore ma non dal suo pubblico.
Ho
camminato per le strade di una cittadina della Polonia ignara di ciò che non ho
potuto amare. Un vecchio rugoso e dalla calvizie incipiente ha inutilmente
gettato una certa luce su qualcosa di cui i libri di Storia o i telegiornali ci
ricordano giorno dopo giorno, rapido e implacabile come foglie secche spazzate
via dal vento. Il vecchio si congiunge al nuovo, passa come un refolo di vento,
c'è gente appesa a uncini e famiglie povere stanziate in luoghi sporchi e
dimessi. Tematiche particolari, di forte impatto non per niente sconosciuti, in
cui si gioca fra il reale e il possibile, in un mondo che è pieno di gente
ordinaria.
Al
contrario di quello che mi aspettavo, non ho potuto vedere emergere la storia
che l'autore si porta dentro nonostante sia stata in pieno movimento. Una
storia che è un richiamo ad altre storie mentre ci si rende consapevoli della
fortuna che ognuno di noi possiede, in cui la vita non si ferma mentre Boris
ricorda. Analisi in movimento. Ma le sue chiacchierate con tutti, la sua vita e
i suoi ricordi, le sue conversazioni con lettori di ogni dove, che nei romanzi
considero come un'interruzione narrativa abilmente celata da situazioni o
eventi che stravolgono i protagonisti, ora credo non siano giunte al mio cuore.
Ronald Balson non scrive mai non più di due righe dei suoi protagonisti, né esplica
le motivazioni che li inducono a comportarsi in un certo modo; Ronald Balson
scrive a temperatura glaciale e tutto questo a me non è piaciuto per niente.
E'
questo quello che non ho gradito della prosa dell'autore, indirizzando i miei
pensieri su altro, valutando le possibilità di leggere qualcos'altro, mentre
aspettavo che il romanzo giungesse all'epilogo, in un viaggio che avrebbe
potuto essere all'insegna del divertimento e dello svago.
Non
mi piace criticare le mie letture, ne i romanzi in generale. I miei sforzi di
non pensare, attaccare l'autore nello studio di questo suo viaggio, il suo
interesse per la guerra, gli anni '40, l'Olocausto e poi trasformarli, sono
scivolati su quella copertina dai colori bluastri, non mettendoli bene a fuoco.
Il suo benvenuto mi sospinse lontano, in una città della Polonia, fra le
braccia di un uomo dal cuore puro, dilaniato dai traumi del passato, il cui
atto di cronaca non seppe incuriosirmi ne destò il mio fascino.
In
quattrocento pagine in cui avrebbe dovuto persistere la malinconia,
l'impossibilità di farsi contagiare nemmeno dalla fugacità di un misero atto di
felicità, silenzio, disprezzo e cinismo, io, seduta sulla mia poltrona
preferita, non ho potuto avvertire tutto questo. Forse non è stato naturale un
atteggiamento come questo, eppure non mi sento colpevole perché non considero Volevo solo averti accanto alla stessa
stregua di altri lettori. Si tratta di una mia pretesa personale, oppure il
romanzo di Balson non possiede quei requisiti adatti che non lo hanno reso ai
miei occhi indimenticabile o bellissimo?
Un
uomo e la sua segreta storia di tutto ciò che lo resero ciò che effettivamente
è, un anima dannata ma contrita che entra nella lotteria della vita, che emana
una luce intensa che tuttavia non cattura il cuore in una stretta ferrea.
Piuttosto se lo lascia scappare. Un'analisi prettamente realistica su un secolo
buio della Storia in cui c'è un invisibile linea di demarcazione sulla
disuguaglianza, e dove l'ago del tempo oscilla perpetuamente sul passato, in un
carosello di immagini vaghe e svariate.
Un
romanzo che avrebbe potuto essere delizioso, possedere una sua anima,
decantando le "bellezze" del passato e tutto ciò che ne conseguì. Una
storia realmente esistita in cui ho avuto l'impressione che l'autore volesse
creare qualcosa di grandioso, ma che alla fine possiede molta poca bellezza.
Sfogliandone le pagine, infatti, ho compreso i motivi per cui in patria non è
stato accolto nell'immediato e per cui, gli innumerevoli dinieghi editoriali,
hanno costretto Balson ad auto pubblicarsi. Semplice e piuttosto schietto, una
lettura che tuttavia si beve rapidamente come un sorso di tè. E, non facendo
vibrare il cuore con una melodia tutta sua, non appassiona ne scalda l'animo
come credevo in cui si perde il senno e i sensi ne procede verso l'estasi o la
soddisfazione morale.
<<
Non lasciarmi mai, aspettami. Non importa cosa abbiano in programma per noi
questi mostri, io ci sarò per sempre. Non ti abbandonerò mai. >>
Valutazione d'inchiostro:
2
da una recensione super positiva ad una decisamente negativa, mi dispiace, è sempre una seccatura trovare libri deludenti!!
RispondiEliminaspero che la tua prossima lettura sia più piacevole!
Grazie, Sabri! Spero anch'io ☺
EliminaChe peccato che non ti sia piaciuto, eppure mi ispirava molto questo libro
RispondiEliminaPurtroppo no!! 😌
EliminaSo cosa si prova quando un libro su cui riponiamo tante aspettative ci delude. Mi dispiace perché la trama mi ha colpito molto, ma credo che il difetto più grande che possa avere un autore è non riuscire a dare un'anima ai suoi personaggi, a lasciare tutta la scrittura in superficie. Peccato, sarebbe stata sicuramente un'ottima lettura in caso contrario.
RispondiEliminaPer l'appunto, Maria. È dispiaciuto anche a me, ma talvolta tali delusioni aiutano ad aprirci gli occhi ☺
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